Abruzzo, una visita al borgo di Santo Stefano di Sessanio

Il paese di Santo Stefano di Sessanio oltre ad essere considerato uno dei borghi più belli d’Italia, è anche il luogo simbolo della identità abruzzese. La sua storia è lunga e travagliata e viene fatta risalire sino ai tempi della preistoria. Più recentemente il borgo è ha subito il terremoto dell’Aprile 2009, che ne ha distrutto una parte delle sue abitazioni.

Andiamo con ordine. Per arrivare a Santo Stefano di Sessanio occorre prendere la Strada Statale 17, cioè quella che conduce da Bussi (uscita autostradale consigliata) verso il comune di Bazzano, alle porte dell’Aquila. Superata la Piana di Navelli, famosa per le sue coltivazioni, si deve ricercare lo svincolo per Barisciano, fiancheggiante il comune di Poggio Picenze. Una volta entrati nel paese, noto per la “sagra delle patate”, si può scegliere di fare una sosta nel bel complesso del Monastero di San Colombo, oppure proseguire alla volta si Santo Stefano di Sessanio. Si attraversa una strada provinciale, fatta di tornanti e con fondo stradale molto ruvido, dall’asfalto drenante utile per le tante precipitazioni nei mesi invernali. Ci si inoltra per una ventina di minuti sino a quando il borgo comparirà sullo sfondo, con tutta la sua bellezza. SI parcheggia la vettura negli appositi parcheggi (uno nella parte superiore, altri nelle vicinanze del bivio per Campo Imperatore), e può cominciare la visita.


La sua storia, come già premesso, risale ai tempi della preistoria: la testimonianza ci è data da alcuni ritrovamenti nelle vicinanze. Siamo certi che i romani furono i primi ad insediarsi in questa località, che veniva considerata una succursale dell’accampamento di Picenze. Durante questo periodo il paese assunse il suo nome. “Di Sessanio” deriverebbe dalla frase “des six ans”, vale a dire dei sei anni. I sei anni era probabilmente la condanna che doveva essere scontata dai carcerati che venivano condotti nella Rocca, e fra le tante possibilità di nome, questa rimane la più probabile. Nel medioevo assunse il nome “Sextantio”, e fu durante il periodo rinascimentale che il borgo conobbe il massimo splendore. Venne acquistato dalla famiglia dei Medici, e trasformato in un centro di produzione della lana “Carfagna”, lavorata a Firenze e venduta in tutta Europa.  Nell’ottocento, con la privatizzazione delle terre, cessò la transumanza e il paese entrò in una fase transitoria nella quale venne lentamente abbandonato, passando dai quasi 1500 abitanti del 1900, ai miseri 404 del dopoguerra. Recentemente sono rimaste solo un centinaio di persone nel borgo, tuttavia nel 2004 l’imprenditore italo - svedese Kihlgren ha acquistato una grande parte del borgo e l’ha trasformata in un albergo diffuso. Tutt’oggi, a distanza di dieci anni dal restauro completo del paese, l’albergo “Sextantio” è una realtà del turismo abruzzese.


Nel 2009 il terremoto ha raso al suolo la torre medicea (in fase di ricostruzione), che era il punto più alto del paese, nonché il suo simbolo. In più sono andate distrutte alcune abitazioni e anche una parte della Chiesa della Madonna del Lago. 

Chiesa della Madonna del Lago (foto precedente al 2009)
Cosa vedere? Il borgo è già da se un museo all’aperto. Le sue abitazioni, pur avendo subito un restauro, sono rimaste le stesse da secoli ed è suggestivo osservare le loro mura ricoperte da una sottile patina scura che ne crea un gioco di chiari e scuri. Vale la pena visitare la torre (sperando venga ricostruita fedelmente), ma anche gli archi e le porte d’ingresso del borgo. I cortili dei palazzi hanno un loro fascino, così come i vicoletti che vengono esaltati dalla fioritura di piante rampicanti. Curioso il vicolo più stretto del borgo, che è in realtà un passaggio largo poco meno di una cinquantina di centimetri. E infine la Chiesa della Madonna del Lago, è caratterizzata dal suo riflesso sul lago.
Il suo gemellaggio con il museo degli Uffizi di Firenze, ha fatto si che in questi anni alcune delle opere conservate nel palazzo toscano, venissero trasferite temporaneamente nel borgo abruzzese, dunque in tali occasioni la visita risulterebbe più interessante.


Quando? Tutto l’anno. La primavera porta con se la fioritura dei campi limitrofi e dei tanti giochi di colore che il territorio del Gran Sasso conserva. D’estate è una piacevole visita, che può essere accompagnata da un escursione in trekking verso la vicina Piana di Campo Imperatore, oppure verso Rocca Calascio. Durante l’autunno il circondario si ricolora con tonalità calde, dovute al cambio della stagione: il rosso delle piante rampicanti, il giallo dei campi. L’inverno, forse, è il momento migliore per visitare il borgo. Viene completamente ricoperto dalla neve, che ne regala un immagine d’insieme suggestiva. Il bianco avvolge anche i vicini campi precedentemente coltivati e il freddo ghiaccia le acque del lago, rendendolo accessibile. In più la nebbia oscura il tutto e risalta le forme del borgo.


Dove alloggiare? L’albero diffuso “Sextantio” vanta una qualità superiore alle altre strutture, per via delle sue stanze arredate con un design ricercato e per la sua locazione all’interno del borgo. Comunque nel borgo sono presenti degli affittacamere e appartamenti, dai prezzi molto più bassi, che ti faranno dormire in abitazioni antiche, dagli arredi originali.



Enogastronomia? Santo Stefano di Sessanio è famosa per la produzione di Lenticchie. Si possono gustare o nella omonima sagra, oppure nei ristorantini. Verranno servite in zuppe, oppure con dei crostini di pane e un filo di olio extravergine di oliva. Alcuni le cucinano accompagnandole con delle patate e della salsiccia.
Altro da degustare possono essere le carni accompagnate dalle uova e formaggi. E ancora gnocchi, ricotta di pecora, formaggio pecorino, fagioli, melanzane, pasta e ceci.



Luoghi consigliati? Il locale forse più bello in assoluto del borgo è il “Cantinone”, situato al centro del borgo. Una cantina dove si possono scegliere fra varietà di vini che verranno accompagnati da degustazioni di formaggi, miele e altro. Il cantante Lucio Dalla amava suonare fra le mura di questa piccola stanza, assieme alla sua pianola.
“La bottega di Nonna Peppina” e la “Bottega delle Arti e dei Mestieri” e “La Buscella” sono  piccoli negozi di prodotti realizzati a mano.
Infine consiglio di mangiare presso “L’Area Verde” da Carletto, un ristorante appena fuori le mura del borgo immerso nel verde.



 





(precedente al 2009)

(foto precedente al 2009)
 

2 commenti:

Powered by Blogger.