tag:blogger.com,1999:blog-11621849854689747182024-03-13T12:59:44.598+01:00I viaggi di DanteIl blog di viaggio di Dante Castellano. Uno spazio dedicato ai viaggi d'autore, ai viaggi letterari e ai viaggi d'arte.Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.comBlogger312125tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-92026987230347209432021-12-28T21:07:00.002+01:002022-02-07T11:13:46.048+01:005 Località europee da girare in camper con Goboony<div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b>Il viaggio in camper è un'esperienza che unisce l'avventura al risparmio. Una soluzione alternativa, particolarmente apprezzata, soprattutto negli ultimi anni. Il tutto semplificato grazie a piattaforme di prenotazione come Goboony. </b><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEghjfvjB5aMR75f0tuxutqjq3iOGMr8hieFyZdDh6R-hL1uxRxX-oHL3bD5a7KuscVxWl3mMfJVgOaEi1lvj3_rB_wTZgOLitcLUgmNnCO0FKiEGEMmQSmjvY2LKi4YdH8bI6FFF4NxrG0jalyDI4S-jFm-fnnjScIkl6Phn9yPm8q9A8UrpcT-I9X1=s640" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEghjfvjB5aMR75f0tuxutqjq3iOGMr8hieFyZdDh6R-hL1uxRxX-oHL3bD5a7KuscVxWl3mMfJVgOaEi1lvj3_rB_wTZgOLitcLUgmNnCO0FKiEGEMmQSmjvY2LKi4YdH8bI6FFF4NxrG0jalyDI4S-jFm-fnnjScIkl6Phn9yPm8q9A8UrpcT-I9X1=s16000" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #eeeeee;"><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #444444;"><br />Foto di Pexels, dal sito Pizabay</span><br /> Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/pexels-2286921/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1845590">Pexels</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1845590">Pixabay</a></span></span></td></tr></tbody></table><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br />Negli ultimi 2 anni le dinamiche della pandemia hanno cambiato le abitudini dei viaggiatori. La voglia di indipendenza, dovuta al non volersi ritrovare in luoghi affollati - come i grandi mezzi di trasporto, o gli hotel -, ha portato in molti a scegliere soluzioni alternative. Fra queste il camper è risultato, assieme al van, uno dei mezzi più richiesti nelle ricerche.<br /><br />Una scelta che coniuga diversi aspetti positivi. Permette di mantenere una propria indipendenza, evitando di dormire in degli hotel, di viaggiare su autobus e treni potenzialmente affollati, o di dover cercare un ristorante. Al contempo garantisce un’esperienza di viaggio che diviene avventura. Lo spostamento fra le località diviene così la parte bella del viaggio: fa scoprire quel qualcosa in più delle località che si attraverseranno.<br /><br />Ma da dove partire per prenotare un camper? Consiglio <a href="http://www.goboony.it" target="_blank">la piattaforma olandese Goboony,</a> intuitiva ed economica, che consente di scegliere i camper a disposizione nelle diverse località presenti.<b><br /><br /><br />COME FUNZIONA LA PIATTAFORMA GOBOONY</b><br /><br />La piattaforma Goboony è semplice da utilizzare. Basterà avere le idee chiare sulla destinazione di partenza, sulle date della visita e sul numero delle persone, che si otterranno diversi risultati suddivisi in base alle caratteristiche del mezzo e dei costi.<br /><br />Una volta prenotato il mezzo la cancellazione sarà flessibile. Naturalmente consiglio di valutare il rapporto fra i servizi del mezzo e la fascia di prezzo. Alle volte di concedersi un particolare sfizio. Per esempio per gli amanti del vintage, come me, si potrà scegliere l’esperienza di noleggiare un camper d’epoca. Inoltre si potrà condividere l’esperienza con altre persone: basterà noleggiare un camper nella stessa località e nelle stesse date, viaggiando assieme su una rotta condivisa.<br /><br />Ma quali sono le destinazioni consigliate per chi vuole viaggiare in camper?<br /><br /><br /><b>1. LE ISOLE CANARIE<br /><br /></b>Negli ultimi 2 anni, soprattutto con le dinamiche della pandemia, le Isole Canarie sono diventate una delle mete preferite dei turisti di tutta Europa. Sono in molti coloro che hanno affittato un camper, o un van, per muoversi nell’isola. Il vantaggio è quello di potersi fermare a ridosso delle spiagge più belle o di svegliarsi davanti a un particolare panorama.<br /><br /><br /><b>2. IL PORTOGALLO</b><br /><br />Siamo chiari: visitare Lisbona, e i suoi dintorni, non vuol dire aver visitato il Portogallo. Il cuore di questa nazione non è nella sola capitale, ma è distribuito in tutti quei piccoli centri sparsi, in cui il turismo non è di massa. Qui si possono scoprire dei luoghi di cui innamorarsi. Soprattutto nella regione dell’Algarve, laddove le piccole città “bianche” si sposano con i paesaggi atlantici.<br /><br />Nel tour in camper non dovranno mancare: le città di Faro e Tavira, Praia de Rochas, Lagos e la Grotta di Benagil.<b><br /><br /><br />3. L’ANDALUSIA<br /><br /></b>Il mio primo grande viaggio in Europa fu proprio il tour dell’Andalusia in treno. La difficoltà nel viaggiare su rotaia, in questa regione, è data dalla morfologia eterogenea, che alterna paesaggi montani ad altri marittimi. Il modo migliore per scoprire le peculiarità dell’Andalusia è quello di muoversi sulle 4 ruote.<br /><br />Nel tour in camper non dovranno mancare: le città di Granada, Siviglia, Cordoba, Malaga e Cadice. Ma anche il piccolo borgo di Ronda.<br /><br /><br /><b>4. LA VALLONIA</b><br /><br />Una terra verde, poco turistica, ricca di storia e di luoghi non convenzionali. La Vallonia è una regione facile da girare in camper: magari con un giro ad anello che inizierà da Bruxelles per attraversare altre città quali Mons, Liegi, Namur.<br /><br />Oltre alle località appena citate, nel tour in camper dovranno essere inclusi: la visita a Thuin, al Castello di Jehay e alla città di Dinant.<b><br /><br /><br />5. LA FRANCIA DEL SUD<br /><br /></b>La Costa Azzurra, la Provenza e l’Occitania: sono queste le peculiarità presenti nella Francia del Sud. In questo tour si avrà il modo di scoprire una terra disomogenea e colorata, scelta dai grandi artisti per i suoi paesaggi. Qui si alterneranno paesaggi marittimi fra i più belli d’Europa, distese colorate in fiore e centri abitati ricchi di storia.<br /><br />In camper è fondamentale visitare: Nizza, Monaco, la Provenza, Arles, Avignone, Carcassonne, Tolosa.<br /></div><br /><br /><i>Articolo scritto: Dicembre 2021.<br />Ultima modifica: Dicembre 2021.</i><br />Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-38223410037139722142021-06-24T17:49:00.000+02:002021-06-24T17:49:02.815+02:00Viaggio a ogni costo - quando un autostop ti porta fino in Medio Oriente <div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b>Viaggio a ogni costo è libro d'esordio della scrittrice, e blogger, Diana Barbieri. Scritto in prima persona, racconta il suo tour in autostop dall'Italia alla Turchia nel 2013: fra avventure, difficoltà e luoghi magici lungo il percorso. <br /><br /><br /></b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiT1rFbimtUmQpVI1F07NT__KlXpuUvASzYYvk1TAe-w5-z44T-rFk4z16alRbbRA_dPgC9awMFe95FtV5D2aVyiOgQxqV5fWU-8KVU-Zwon3yhL5xvelyALEjAA2ZGCyAC93l8dfcZG0/s640/Diana+Barbieri+-+Viaggio+a+ogni+costo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="copertina in viaggio a ogni costo di diana barbieri" border="0" data-original-height="433" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiT1rFbimtUmQpVI1F07NT__KlXpuUvASzYYvk1TAe-w5-z44T-rFk4z16alRbbRA_dPgC9awMFe95FtV5D2aVyiOgQxqV5fWU-8KVU-Zwon3yhL5xvelyALEjAA2ZGCyAC93l8dfcZG0/s16000/Diana+Barbieri+-+Viaggio+a+ogni+costo.jpg" title="Viaggio a ogni costo copertina di Diana Barbieri una blogger che raggiunge il medio oriente in autostop. Da mantova alla turchia" /></a></div><br /><br /><br />Bisogna trovare il giusto coraggio per alzare il pollice sul ciglio di
una strada e affidare la propria vita alla guida di un automobilista
sconosciuto. Inconsapevoli della durata del viaggio, inconsapevoli di
ciò che si troverà lungo il percorso. <b>L’autostop diventa un viaggio nel
viaggio</b>. Un’immersione che trasforma il tutto in un’avventura. Da vivere
appieno, lasciandosi trasportare in tutti i sensi. Con le spalle
rilassate sul sedile di un’automobile a guardare il mondo oltre il
finestrino, rispondendo alle curiosità di un’autista che proverà a
dialogare con te.<br /><br /><br /><b>LA TRAMA</b><br /><br />Era il 2013 quando una giovane ragazza dai capelli blu mandava una preghiera al Dio degli autostoppisti: che se non esiste andrebbe inventato. E magari venerato. Di sicuro c’era solo il punto di partenza: Mantova. Tutto il resto era da scrivere, come il solco di una penna sul proprio diario, come il segno di una frenata sull’asfalto. <b>Diana</b>, il suo nome, non partì da sola: condivise il viaggio con un ragazzo conosciuto col couchsurfing, esperto di campeggio, esperto di autostop. Sarà grazie alla sua presenza che lei imparerà i segreti del viaggiare in autostop e riuscirà, come in pochi riescono, a dar senso a quel pollice alzato sul ciglio della strada: che come nel suo caso potrebbe portarti fino <b>in medio oriente</b>.<br /><br />Ma la storia non nasce dal primo passaggio in macchina rimediato. È antecedente e riguarda il momento in cui Diana progettò <b>il viaggio da Mosca a Bali</b>, da intraprendere solo via terra e mare. In attesa di realizzarlo, si circondò di viaggiatori da tutto il mondo, ospitandoli nella propria abitazione e studiandone i profili. Gabriel, il suo futuro compagno di viaggio, era fra loro. Assieme superarono i paesi dell’ex Jugoslavia, passando in città perle del Mediterraneo, come Spalato e Dubrovnik. Dall’Albania arrivarono in Grecia e quindi entrarono in Turchia spingendosi verso il confine con Iran e Siria. E pensare che di lì a poco questi territori sarebbero divenuti pericolosi, sconsigliati da qualsiasi ente turistico al mondo.<br /><br />Ma lei si appassiona alle persone e alle culture conosciute passaggio dopo passaggio e rispetto a Gabriel entra più in una dimensione spirituale e meno pratica del viaggio. Nell’osservare “il diverso” scopre le differenze fra la cultura medio orientale e quella occidentale. Si sente di appartenere a una società standardizzata, sogna una libertà ideale: <b>vuole una sua indipendenza</b>.<br /><br />Pagina dopo pagina le sue parole accompagnano il lettore verso le nuove mete. Ci si appassiona di questa ragazza all’apparenza vulnerabile che solo <b>lungo il percorso scopre la sua vera forza</b>. E il riflesso della sua esperienza ti entra dentro e ti spinge a buttarti in un’avventura del tutto pazza: pazza solo se non ci credi, pazza solo se non hai il coraggio di trasformarla in straordinaria.<br /><br /><br /><b>LE 10 REGOLE DELL’AUTOSTOPPISTA SECONDO DIANA BARBIERI</b><br /><br />Al termine del libro Diana offre una lista di 10 regole. Le sintetizzerò:<br /><br />1. Prima o poi qualcuno si fermerà.<br />2. Il passaggio è più facile se sei vicino alla meta.<br />3. Una coppia, ragazzo-ragazza, ispira fiducia.<br />4. Non chiedere passaggi di notte.<br />5. Usa i cartelli solo in alcune circostanze.<br />6. Chiedi al conducente la sua destinazione e non viceversa.<br />7. Le frontiere si oltrepassano a piedi.<br />8. Fatti portare in luoghi insoliti dai locali.<br />9. Mai salire su un mezzo dove la forza fisica è superiore alla tua/vostra.<br />10. Non proseguire a ogni costo.<br /><br /><br /><b>COSA HO APPREZZATO DEL LIBRO “VIAGGIO A OGNI COSTO”</b><br /><br />Non è un classico libro di viaggio e Diana non censura nulla della sua
avventura. È bello il sentirti parte della sua spedizione, come se un
posto libero su quelle automobili fosse stato lasciato libero per il
lettore. Inoltre ho apprezzato molto <b>il voler ricreare l’atmosfera del
viaggio</b> con delle canzoni consigliate all’inizio di ogni capitolo. Il
libro è un film mentale del lettore, con le sue colonne sonore e le sue
scenografie scorrevoli.<br /><br /><br /><b>INFORMAZIONI SUL LIBRO</b><br /><br />Titolo: Viaggio a ogni costo – Autostop dall’Italia al Medio Oriente<br />Autore: Diana Barbieri<br />Anno: 2021<br />Pagine: 348 pagine.<br />Data d’uscita: 15 febbraio 2021.<br /><br /><br /><b>INFORMAZIONI SULL’AUTRICE</b><br /><br />Diana Barbieri, classe 1985, è una ragazza di Curtatone di Mantova e assieme al suo compagno, Marco Dominici, gira in lungo e in largo per il mondo. Cura il suo blog <b>Close to Eternity</b> ed è molto attiva sui social media, soprattutto sul suo canale Youtube. L’autostop fino in Medio Oriente è stato solo il primo di una lunga serie di viaggi nel mondo. Fra i più importanti vanno ricordati la traversata da Mosca fino a Bali via terra e mare, il tour on the road fra l’Australia e la Nuova Zelanda e infine la traversata dall’Alaska fino all’Antartide in van.<br /><br /><br />DOVE ACQUISTARE IL LIBRO “VIAGGIO A OGNI COSTO”<br /><br />Viaggio a ogni costo è un’autopubblicazione e può essere acquistato su <b>Amazon</b>, <a href="https://www.amazon.it/Viaggio-ogni-costo-Autostop-dallItalia-ebook/dp/B08W1N5FXY"><span style="color: #3d85c6;">in questo link</span></a>, al costo di 16,90€. <br /><br /><i><br />Articolo scritto: Giugno 2021.<br />Ultima modifica: Giugno 2021.</i><br /></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-78560304905752825982021-06-08T00:02:00.006+02:002021-06-08T00:02:44.834+02:00La Cascata di Moraduccio e il borgo abbandonato di Castiglioncello<div><div style="text-align: justify;"><b>Al confine fra l’Emilia Romagna e la Toscana si trova la Cascata di Moraduccio. Un gioiello della natura, facilmente accessibile, ideale per trascorrere una giornata nel verde. Dalla stessa cascata si potrà scoprire il territorio: in trekking, in mountain bike, in kayak.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje1pB_uzX6eSvovGB-zPtChJCKxnirjSOZ8q6daa1kbHjupzSS5t8bNvMiWCzp754Dv5pI0gLjGxOo3szyXUZBcCI1JvnMe4JXqNHz2e0LXTf1ZB-N3SWEQmZXSw1xFNZsbRi4e7JLw0c/s640/Cascata+Moraduccio+%25288%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="cascate emilia romagna" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje1pB_uzX6eSvovGB-zPtChJCKxnirjSOZ8q6daa1kbHjupzSS5t8bNvMiWCzp754Dv5pI0gLjGxOo3szyXUZBcCI1JvnMe4JXqNHz2e0LXTf1ZB-N3SWEQmZXSw1xFNZsbRi4e7JLw0c/s16000/Cascata+Moraduccio+%25288%2529.jpg" title="Cascata Moraduccio" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Cascata di Moraduccio<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br />Dalla strada non la si riesce a vedere, ma la si sente. E solo una volta discesa la via, e oltrepassato il ponticello, la si ritrova in tutta la sua bellezza e imponenza. La Cascata di Moraduccio, detta anche <i>Rio dei Briganti</i>, non è fra le più famose in Italia, ma si ritaglia comunque uno spazio fra i luoghi nascosti più affascinanti della penisola. Le sue acque scendono da un’altezza di circa 30 metri e si immettono nel <b>Fiume Santerno</b>, lo stesso che attraversa Imola fino a congiungersi col Reno.<br /><br />La Cascata di Moraduccio è il luogo ideale in cui trascorrere una giornata estiva. Godendo appieno della natura, avendo la possibilità di mangiare con la propria famiglia, o comitiva di amici, attorno a una tovaglia del pic-nic. Il tutto utilizzando il luogo come una “spiaggia” di montagna, in cui refrigerarsi nelle gelide acque del fiume. Da qui si può scegliere se fare <b>un trekking</b> o addirittura sfidare le mulattiere in mountain bike. <br /><br />Salvo possibili piene, e prestando la massima attenzione, si riesce a guadare il fiume, per andarsi a porre al di sotto della cascata stessa. Qui si trovano basamenti rocciosi, ideali per sostare in tranquillità. Nel tratto appena oltre la cascata le acque saranno basse e stagnanti, il che favorisce la camminata in acqua.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJp5SnlQftKs3gZr4juKNbK3wNPMUzvUwWleBQTPswLnZbi7eU72mCBwsk8A5JjAjKJjKu6GZqxWcRiLZOcTYvgLg5EJvVO3FgwTjgWJyUl9Ng53I3rgKJgFI4uaTWoOe0Z6Z18igLaBs/s640/Cascata+Moraduccio+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJp5SnlQftKs3gZr4juKNbK3wNPMUzvUwWleBQTPswLnZbi7eU72mCBwsk8A5JjAjKJjKu6GZqxWcRiLZOcTYvgLg5EJvVO3FgwTjgWJyUl9Ng53I3rgKJgFI4uaTWoOe0Z6Z18igLaBs/w300-h400/Cascata+Moraduccio+%25281%2529.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cascata di Moraduccio<br /></td></tr></tbody></table><br /> <br /><br /><b>IL BORGO DI CASTIGLIONCELLO </b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Prima di parlare del borgo è giusto precisare una cosa: è una proprietà privata formata da un insieme di case ridotte a rudere. Pertanto le strutture potrebbero cedere improvvisamente. Lo si può osservare già dalla statale, ricoperto dalla vegetazione. O dalla strada che risale dalla cascata.<br /><br />Ha una particolarità: <b>si trova nell’esatto confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna</b>, ma viene geograficamente assegnato al comune di Fiorenzuola. La sua storia risale al IX secolo e si protrae fino alla seconda guerra mondiale, quando lo spopolamento aveva già colpito il borgo. Tantoché nel censimento del 1960 il borgo risultò abbandonato. Per oltre cent’anni ebbe una popolazione di 60 persone: dato che ci fa intuire come il paese fosse in decaduta da un secolo. <br /><br />Ma cosa vedere qui? Ci sono pochi ruderi, distribuiti lungo una via. Inaccessibili per via dei crolli interni. Resta la chiesa con la sua facciata e gli interni in cui non è rimasto nulla, se non parti colorate salvatesi nel tempo.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCER5i-9SnaStzIYq9THj7eklWvM3-CAU_bcalZ_krSe2aHc1DlOsRcoBX4zmCGxhTx2DJcbFwBKgeL_mi7mbVtP8GIH6SoGLphc__mJpGXm8c8d5uhk16xBm4uuNpjczjOG3Qq2P-Tro/s640/Cascata+Moraduccio+%252816%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="castiglioncello moraduccio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCER5i-9SnaStzIYq9THj7eklWvM3-CAU_bcalZ_krSe2aHc1DlOsRcoBX4zmCGxhTx2DJcbFwBKgeL_mi7mbVtP8GIH6SoGLphc__mJpGXm8c8d5uhk16xBm4uuNpjczjOG3Qq2P-Tro/s16000/Cascata+Moraduccio+%252816%2529.jpg" title="Chiesa borgo castiglioncello" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La chiesa del borgo di Castiglioncello<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: left;"> <br /><br /><b>COME ARRIVARE ALLA CASCATA DI MORADUCCIO </b><br /><br /><div style="text-align: justify;">La Cascata di Moraduccio si trova nell’omonima località, nel mezzo fra i comuni di Castel del Rio e Fiorenzuola. Per chi viene dall’Emilia-Romagna bisognerà raggiungere la città di Imola e da lì proseguire in direzione Tossignano, quindi Castel del Rio. Dopo mezz’ora di automobile si giungerà a Moraduccio. Da Firenze – Prato occorrerà arrivare al paese di Fiorenzuola e da lì continuare lungo la Strada Montanara Imolese. <br /><br />I parcheggi a disposizione sono pochi. A ridosso del cartello di confine fra l’Emilia Romagna e la Toscana c’è uno spiazzo per una decina di macchine. Alcuni parcheggiano ai bordi della statale, invadendo la carreggiata. Altri centinaia di metri prima, laddove il bordo stradale permette la sosta. Va comunque detto: non è giusto invadere i parcheggi delle abitazioni del luogo, così come quelli del ristorante a meno che non si vada a mangiare lì. <br /><br />Una volta parcheggiata la macchina bisognerà spostarsi a piedi fino all’ingresso della stradina che scende verso la cascata. Essa si trova nel territorio toscano, a circa 200 metri dal confine regionale. Si scenderà lungo i due tornanti asfaltati fino ad arrivare a un ponte pedonale. Dallo stesso si scorgerà la cascata sulla destra. <br /><br />Attenzione: molti scambiano una semplice via al fianco del Ristorante La Cascata per l’ingresso alle cascate. Lì al confine regionale c’è una stradina che scende verso il fiume. Non prendetela, anche perché vi porterà in una proprietà privata e vi farà ritrovare in un punto cieco.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8g1xI90TuUFKz63X1BxSgR8WftFwXIs_WaUPnoRH4QPCcnJBBIHZw0OGgkdERXwX1dkvPXH_qPfyfFoROkxjVmp4ejPHNIq6XGUGv0Rx0D5lypJtcMdlx32bbh09cAfduGAUMVhCa6NY/s640/Cascata+Moraduccio+%252820%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Moraduccio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8g1xI90TuUFKz63X1BxSgR8WftFwXIs_WaUPnoRH4QPCcnJBBIHZw0OGgkdERXwX1dkvPXH_qPfyfFoROkxjVmp4ejPHNIq6XGUGv0Rx0D5lypJtcMdlx32bbh09cAfduGAUMVhCa6NY/s16000/Cascata+Moraduccio+%252820%2529.jpg" title="Castiglioncello borgo abbandonato moraduccio" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Cascata di Moraduccio dal Borgo di Castiglioncello<br /></td></tr></tbody></table><br /> <br /><br /><b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DI MORADUCCIO</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">A dieci minuti da Moraduccio si trova il paese di <b>Castel del Rio</b>. Esso possiede non solo un nucleo storico di pregio, ma anche un palazzo cinquecentesco che domina il paese: <b>Palazzo Alidosi</b>. Inoltre vi sono i ruderi del castello e<b> un ponte a schiena d’asino </b>che è un gioiello di ingegneria. A mezzora si trova la città di Imola. Vale la pena girare per il centro storico, fermandosi magari alla Rocca Sforzesca.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0VmC34jPoguK7V8MTnAR9kOaJgSYiPVmahY-ZBoPXpNLKUtuIQh7Giyp9fztII8ZzlODbiLsu1CHvbcFIophCNG7Y0JhVp6IGEEPKGPTwB5r0ev2I_LMp3IIp4T0iBHtJYmkW8i5wMjk/s640/Cascata+Moraduccio+%252826%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="castel del rio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0VmC34jPoguK7V8MTnAR9kOaJgSYiPVmahY-ZBoPXpNLKUtuIQh7Giyp9fztII8ZzlODbiLsu1CHvbcFIophCNG7Y0JhVp6IGEEPKGPTwB5r0ev2I_LMp3IIp4T0iBHtJYmkW8i5wMjk/s16000/Cascata+Moraduccio+%252826%2529.jpg" title="Castel del Rio, il Ponte Alidosi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Castel del Rio, il Ponte Alidosi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><i>Articolo Scritto: Giugno 2020. <br />Ultima Modifica: Giugno 2020. </i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com050033 Moraduccio FI, Italia44.1747462 11.486806215.864512363821156 -23.6694438 72.484980036178854 46.643056200000004tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-32545252130558474002021-06-07T23:29:00.003+02:002021-06-07T23:33:57.666+02:00Dante Alighieri a Ravenna - Tutti i luoghi da visitare<div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><b>Il Sommo Poeta trascorse gli ultimi tre anni della sua vita a Ravenna, città in cui è tutt'ora sepolto. Nonostante il breve soggiorno, in città sono molti i luoghi che parlano di Dante Alighieri. Questo articolo li raccoglie.</b><br /><br />Dante Alighieri è forse il protagonista della storia italiana: colui che - al pari di Leonardo da Vinci - rappresenta la nostra cultura nel mondo. Se ne andò in una notte di 700 anni fa nella città di Ravenna, lontano dalla sua Firenze, lasciandoci in eredità una lingua che stava plasmandosi. La sua produzione letteraria segnò la prima grande pietra miliare della letteratura italiana.<br /><br />Dante ha parlato di Ravenna e Ravenna oggi parla di Dante. Un connubio curioso e fortunato, indissolubile. Con aneddoti particolari, alle volte avvincenti. Nonostante i tre anni di soggiorno, nonostante Ravenna sia stata solo l'ultima tappa della sua incredibile vita da viaggiatore.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj744WWXx45kmgkKBB1spN0I_876iqRLZRBEIo4H7hgqX8UXwHQk8fV26hprZndFg4JabVIEqJ7J6Z6xOqj1eeXLSr6BqPzYrAtMFpb4kcn2s_O5F8BUwQdm7LhGE4z7tp3kpKRChZPkps/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25285%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Kobra Dante ALighieri" border="0" data-original-height="452" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj744WWXx45kmgkKBB1spN0I_876iqRLZRBEIo4H7hgqX8UXwHQk8fV26hprZndFg4JabVIEqJ7J6Z6xOqj1eeXLSr6BqPzYrAtMFpb4kcn2s_O5F8BUwQdm7LhGE4z7tp3kpKRChZPkps/s16000/Ravenna+Dante+Aligheri+%25285%2529.jpg" title="A Ravenna tutto richiama la presenza di Dante Alighieri, dall’omonimo Teatro Comunale alle vie, pasticcerie, hotel e scuole che portano il suo nome, ai murales più contemporanei, come quello celebre dello street artist Kobra, in via Pasolini, o quelli di artisti internazionali arrivati a Ravenna in occasione dell’ultima edizione del festival di street art Subsidenze, dedicata proprio al Poeta." /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Murale di Dante Alighieri realizzato da <i>Kobra</i><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>I (NUOVI) LUOGHI DANTESCHI A RAVENNA: INIZIATIVE E INSTALLAZIONI ARTISTICHE PER IL 700ESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SOMMO POETA</b><br /><br />Sono le 18 in punto quando le campane della Basilica di San Francesco iniziano a suonare e il vociare delle persone riunite nella piazza si interrompe. Siamo davanti alla <b>Tomba di Dante</b>, uno dei monumenti più visitati a Ravenna, e qui ogni giorno, nell'ora "che volge il disìo", in occasione del settimo centenario della morte del Sommo Poeta, vengono recitati i versi della Divina Commedia. Non si tratta di attori, ma quelli che si presentano qui ogni giorno, davanti al leggìo allestito per la lettura, sono ravennati e gente comune, pronti a recitare con orgoglio il canto che segue quello del giorno precedente. Questo testimonia quanto il legame tra Dante e gli abitanti di Ravenna sia radicato e forte. Oggi c'è un bambino che recita il XV canto del Purgatorio. Qualcuno lo sta filmando perchè la lettura ogni sera passa anche in diretta streaming sulla pagina Facebook di <i>Ravenna per Dante</i>. Questa è solo una delle tantissime iniziative e installazioni artistiche che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna ha lanciato in occasione del <b>700esimo anniversario dedicato al Sommo Poeta</b>. <br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_wu8_a8aGuakqFGs74hACruUWJktltxfy53h0xlGiNGPNVZPVvv1NQ8GSl0jSp8PX2h2twzgDC1BajuoU36YrFcOdbNAdt27EZQO0EgwIFVnEQvaEXFriNkunSOLgdAGcdqT9uGj63BI/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25284%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Museo Dante Alighieri Ravenna" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_wu8_a8aGuakqFGs74hACruUWJktltxfy53h0xlGiNGPNVZPVvv1NQ8GSl0jSp8PX2h2twzgDC1BajuoU36YrFcOdbNAdt27EZQO0EgwIFVnEQvaEXFriNkunSOLgdAGcdqT9uGj63BI/s16000/Ravenna+Dante+Aligheri+%25284%2529.jpg" title="Il nuovo museo Dante Alighieri di Ravenna, inaugurato nel 2021" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Installazioni nel <i>Museo di Dante</i><br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Primo tra tutti il nuovissimo <b>Museo di Dante</b>, inaugurato nel maggio 2021. Si tratta di una piccola, ma imperdibile mostra all’interno dei chiostri Francescani che, trasportandoti continuamente tra antico e moderno riesce a farti vivere un’esperienza sensoriale unica. <br /><br />A Ravenna tutto richiama la presenza di Dante Alighieri, dall’omonimo <b>Teatro Comunale</b> alle vie, pasticcerie, hotel e scuole che portano il suo nome, ai murales più contemporanei, come quello celebre dello street artist <i>Kobra</i>, in via Pasolini, o quelli di artisti internazionali arrivati a Ravenna in occasione dell’ultima edizione del <b>festival di street art Subsidenze</b>, dedicata proprio al Poeta.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg4LSeFLYDRQIauSVFAA290LCPQK8WuuMwdcKj5_RM1tmaDI70I0vyCt2f6h-m19NJC1vc9A3S25ewt3royLGbuDiLVfvxd9qn-6T1fT2F0AzPmQ0PpJ-CyrZP0XjWWdwPdjp1qUGVGDo/s640/Ravenna+%252811%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg4LSeFLYDRQIauSVFAA290LCPQK8WuuMwdcKj5_RM1tmaDI70I0vyCt2f6h-m19NJC1vc9A3S25ewt3royLGbuDiLVfvxd9qn-6T1fT2F0AzPmQ0PpJ-CyrZP0XjWWdwPdjp1qUGVGDo/s16000/Ravenna+%252811%2529.jpg" title="Tomba Dante Alighieri a Ravenna" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Tomba di Dante Alighieri a Ravenna<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Se passeggiare di giorno per le strade di Ravenna può farvi comprendere il legame tra Dante e questa città d’arte, passeggiare di notte vi farà trasportare davvero all’interno delle storie narrate nella Divina Commedia. La luce delle parole è infatti un progetto che coinvolge tutto il centro storico di Ravenna, illuminata da una lunga scia di installazioni che trasformano in luminarie alcuni dei più emblematici versi della <b>Divina Commedia</b>.<br /></div><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><br /><br /><b>GLI STORICI LUOGHI DI DANTE ALIGHIERI A RAVENNA</b><br /><br /><b>La Tomba di Dante Alighieri</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Nelle vicinanze della Basilica di San Francesco sorge il tempietto neoclassico in cui si trova la Tomba di Dante Alighieri. Fu costruito nel 1782 dall'architetto Camillo Morigia ma le spoglie del sommo poeta furono portate qui solo anni dopo, a seguito del loro ritrovamento. Dalla morte di Dante nel 1721, fino al 1865, le spoglie furono nascoste dai frati, in una cassetta in legno. Dapprima murate, quindi tenute al riparo. Tutto questo per evitare che venissero riportate a Firenze. Durante la seconda guerra mondiale furono protette al di sotto di un terrapieno al fianco dello stesso mausoleo, per paura che venissero trafugate o distrutte. <br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT604NO_wFw4NtTc2F17cgd1K_7YzB7RLyMvfOP5TxU3mfmz7rMk2V1EBpBA_soVl1eIeNdHAkZWfpouxyL6x2bKlilpn8QPKefO0CFmQa3eIfffevJ1ZvA0XR_mnHRnog1Ab8F0G1Q7o/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25288%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Tomba Dante Alighieri" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT604NO_wFw4NtTc2F17cgd1K_7YzB7RLyMvfOP5TxU3mfmz7rMk2V1EBpBA_soVl1eIeNdHAkZWfpouxyL6x2bKlilpn8QPKefO0CFmQa3eIfffevJ1ZvA0XR_mnHRnog1Ab8F0G1Q7o/s16000/Ravenna+Dante+Aligheri+%25288%2529.jpg" title="Tomba di Dante Alighieri a Ravenna dietro il complesso di San Francesco" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ravenna, la Tomba di Dante Alighieri<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /><b>La basilica di San Francesco</b><br /><br />Alle spalle del tempietto neoclassico che custodisce la Tomba del Sommo Poeta, nel perimetro di quella che viene nominata la Zona Dantesca di Ravenna, sorge la basilica di San Francesco. È qui che, il 13 settembre 1321, <b>fu celebrato in pompa magna il funerale di Dante Alighieri</b>, morto a 56 anni di malaria.<br /><br />La particolarità di questa chiesa, oltre che il suo ruolo nella storia di Dante, è la sua cripta, che ci ricorda che Ravenna è, oltre ad una città d’arte, soprattutto una città di mare. <b>La cripta infatti è interamente sommersa</b>, trovandosi sotto il livello del mare. Sporgendosi da una finestrella è possibile ammirare l’antica pavimentazione ricca di mosaici, che emerge dalle acque limpide dove talvolta nuotano indisturbati numerosi pesciolini. <br /><br /><i>Ingresso: Piazza San Francesco 3.<br /><br /><br /></i><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0v8NDNLiHZGfmsCXqh78D0DrOYfuXQT24Lg0qv6pTgQLRTS0fXzaPtF4nuRCpgnWJ0I3wY8Nd_1BiiAnPGZzTh906ZFQpv7Na-L5zmKZiaBTCLU2BTRK8eq4erIvW7B_Ur8clfUVX95M/s640/Ravenna+%2528111%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Cosa vedere a Ravenna Dante" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0v8NDNLiHZGfmsCXqh78D0DrOYfuXQT24Lg0qv6pTgQLRTS0fXzaPtF4nuRCpgnWJ0I3wY8Nd_1BiiAnPGZzTh906ZFQpv7Na-L5zmKZiaBTCLU2BTRK8eq4erIvW7B_Ur8clfUVX95M/s16000/Ravenna+%2528111%2529.jpg" title="Cripta di San Francesco a Ravenna allagata" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Cripta allagata di San Francesco<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>I mosaici di Galla Placidia e San Vitale </b><br /><br />Probabilmente, i mosaici bizantini di Ravenna valgono da soli il viaggio in città. Mentre resterete incantati con il naso all’insù davanti a questi <b>patrimoni UNESCO</b>, immaginatevi lo stesso Dante Alighieri, mentre, stregato da tutta questa bellezza, visitava questi luoghi guidato dal Signore della città, Guido Novello Da Polenta. Queste opere d’arte furono una fonte d’ispirazione per Dante, che concretizzò visivamente dentro di sé quelle immagini evocative e simboliche, riflettendole <b>in alcune descrizioni del suo Purgatorio, Inferno e Paradiso</b>. L’imperatore Giustiniano, ad esempio, raffigurato nei mosaici della Basilica San Vitale, ha avuto <b>un ruolo di spicco nel Paradiso dantesco</b>, così come il martire rappresentato nel mosaico di Galla Placidia. <br /><br /><i>Ingresso e biglietteria: Via Argentario 22.<br /><br /><br /></i><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinYtgzjBlqaeeyLLoK62Yo92uE36_ulbUGmCb3DattXMFfLVd0pP6lY_E1qDMG4T93mq_t3giQsX9Vi6F044Cax10zSa5JuTybak9TFpIwhRVPL4uPMM07Lg5KLPHxBezst7Fu-qQaJ2g/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25283%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Ravenna mosaici san vitale" border="0" data-original-height="427" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinYtgzjBlqaeeyLLoK62Yo92uE36_ulbUGmCb3DattXMFfLVd0pP6lY_E1qDMG4T93mq_t3giQsX9Vi6F044Cax10zSa5JuTybak9TFpIwhRVPL4uPMM07Lg5KLPHxBezst7Fu-qQaJ2g/s16000/Ravenna+Dante+Aligheri+%25283%2529.jpg" title="San Vitale mosaici galla placida" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ravenna, i Mosaici di San Vitale<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><div style="text-align: justify;"><b>Sant’Apollinare Nuovo </b><br /><br />Anche i mosaici di questa basilica paleocristiana, hanno ispirato il Sommo Poeta nella descrizione di alcune immagini della sua Divina Commedia. Tra tutti spicca la somiglianza tra le dodici vergini e i dodici santi in processione raffigurati nella navata della chiesa, con <b>il corteo che anticipa l’arrivo di Beatrice nell’ultimo canto del Purgatorio</b>.<br /><br /><i>Ingresso e biglietteria: Via Roma 53.</i><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCNiQDPkBk2ENGyXqEthYp4DzLaogROV4a0g47kH__X8By4V_kwhmF1rYoswIBb4Oh1PiQK2Np-JIO6p0WciSir2imd11mFdsB3YKfk5HKSyTq_iE7dVEIrZiHsZpsbAMoOt2XAT0LKkc/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25282%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="mosaici ravenna" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCNiQDPkBk2ENGyXqEthYp4DzLaogROV4a0g47kH__X8By4V_kwhmF1rYoswIBb4Oh1PiQK2Np-JIO6p0WciSir2imd11mFdsB3YKfk5HKSyTq_iE7dVEIrZiHsZpsbAMoOt2XAT0LKkc/s16000/Ravenna+Dante+Aligheri+%25282%2529.jpg" title="Sant'apollinare in nuovo dante alighieri" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ravenna, i mosaici della Basilica di Sant'Apollinare in Nuovo<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>La Sala Dantesca dell’ex refettorio camaldolese </b><br /><br />Racchiuso nella Biblioteca Classense, è custodito l’antico refettorio del monastero camaldolese, completato nel tardo Cinquecento. Nel 1921, dopo la soppressione del Monastero camaldolese e in occasione del Sesto Centenario della morte di Dante, questo luogo fu nominato “Sala Dantesca”, adibendolo a letture dantesche. La sala si propone nuovamente come il luogo deputato alle Letture Classensi che, ogni anno dal 1965, ininterrottamente vengono dedicate a Dante. <br /><br /><i>Ingresso: Via Alfredo Baccarini 3.</i><br /><br /><br /><b>La casa natale di Francesca da Rimini</b><br /><br />Il V canto dell'inferno è il più amato dai lettori de La Divina Commedia. Narra dell'amore fra <b>Paolo e Francesca </b>e della loro morte, avvenuta per mano di Gianciotto Malatesta, marito di Francesca e fratello di Paolo. Fra intrighi e tradimenti, riferimenti alla storia di Lancillotto e Ginevra, questa storia trae ispirazione dalla realtà. Lo stesso Dante Alighieri aveva rapporti col padre di Francesca, <b>Guido da Polenta</b>, e probabilmente conobbe la vicenda direttamente da lui. O da uno dei suoi figli. Tutt'oggi la casa natale di Francesca è visibile ma non visitabile (in quanto privata). <br /><br /><i><span class="aCOpRe"><span>Posizione: via Zagarelli alle Mura 2A.</span></span></i><span class="aCOpRe"><span><br /></span></span><br /><span class="aCOpRe"><span><span class="aCOpRe"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_o9THauoX1PSNR117y84w2VdMcdXXLeAqSuqrW1Umf1W5qnPkkuQQCqj59N7gh7HyxwlIrut0JAvs-jClUqpfoWFsvUKJQIwUwbf3P4JQwTi3fctgbmNW9w-dxJWoPh2j01Ho8vhvm4w/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25281%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Paolo e Francesca storia vera" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_o9THauoX1PSNR117y84w2VdMcdXXLeAqSuqrW1Umf1W5qnPkkuQQCqj59N7gh7HyxwlIrut0JAvs-jClUqpfoWFsvUKJQIwUwbf3P4JQwTi3fctgbmNW9w-dxJWoPh2j01Ho8vhvm4w/w300-h400/Ravenna+Dante+Aligheri+%25281%2529.jpg" title="Francesca da Polenta casa natale" width="300" /></a></div></span><br /><br /><b>SULLE VIE DI DANTE: BEST IN TRAVEL 2021 LONELY PLANET </b><br /></span><br /></span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"> Ogni anno Lonely Planet stila la classifica dei “Best in travel”, ossia
l’elenco delle mete più ambite dell’anno. Quest’anno sono state premiate
le mete che stanno trasformando l’idea di viaggio, puntando sulla
sostenibilità e l’ambiente. In questa classifica, l’unica destinazione
italiana ad essere premiata per la categoria “Sostenibilità” è stato
l’esempio di slow travel tra Firenze e Ravenna, le Vie di Dante, sulle
orme del sommo poeta. <br /><br /></div> <br /><b>COME MUOVERSI PER VISITARE I LUOGHI DI DANTE A RAVENNA</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Ravenna è una città di piccole dimensioni e i luoghi danteschi sopra
menzionati si trovano a una breve distanza a piedi tra loro. Se avete la
necessità di raggiungere qualche sito fuori dal centro città, come ad
esempio la bellissima Basilica di Sant'Apollinare in Classe, circondata
dalla Pineta che altri non è se non la Selva Oscura della Divina
Commedia, allora è consigliabile noleggiare una bicicletta.<br /><br /><br /><b>GLI ALTRI LUOGHI DI RAVENNA DA VISITARE</b><br /><br /><b>Il Battistero Neoniano</b><br /><br />È fra i monumenti più antichi della città, risalente al V secolo. Ha una forma ottagonale in muratura e all'interno conserva dei mosaici e degli stucchi di influenza ellenistico-romana. Al centro della cupola è visibile il Battesimo di Cristo, circondato dai 12 apostoli. <br /><br /><i>Ingresso e biglietteria: Piazza Duomo 1.<br /></i><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoTlvjNOhPKH1qW1Nnp440ryBWinAq1mDy6SIGNsTY8drUqVJMLQJKx_e5LrObdGFmzbI4Yypp2UCg22KPp85oiODc3kygs3SlVu3tplEAYPF93lmNSTobIrjztCUsojQQjC0GjjdUZg8/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25289%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Mosaici Ravenna" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoTlvjNOhPKH1qW1Nnp440ryBWinAq1mDy6SIGNsTY8drUqVJMLQJKx_e5LrObdGFmzbI4Yypp2UCg22KPp85oiODc3kygs3SlVu3tplEAYPF93lmNSTobIrjztCUsojQQjC0GjjdUZg8/s16000/Ravenna+Dante+Aligheri+%25289%2529.jpg" title="Battistero Neoniano" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La cupola del Battistero Neoniano<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>Il Museo Arcivescovile e la Cappella di Sant'Andrea</b><br /><br />All'interno del Palazzo dell'Arcivescovado sono conservate opere d'arte e dei reperti archeologici provenienti dall'antica cattedrale e da altre costruzioni oggi perdute. Nella torre Salustra è esposta la Cattedra vescovile di Massimiano: un'opera bizantina. <br />La Cappella di Sant'Andrea è un vano a pianta cuciforme, in cui sono presenti marmi che raffigurano la glorificazione di Cristo in chiave anti-ariana. Di particolare interesse la volta del vestibolo, con 99 specie di uccelli alcuni dei quali autoctoni del ravennate.<br /><br /><i>Ingresso e biglietteria: Piazza Arcivescovado 1.<br /><br /></i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiyW8XHvDjNQXRtbD-6vTVUoXfekkM_HWgF4pLaxwOWi7zXm9DLKxzOKZGXOKOPUVO03WA0DysyVTk2L3P7tN9kTfDOB4juhLkAv6m8QZXtk3YUPX2abVeayUEVfu0dOGoTBFVVojWByg/s640/Ravenna+Dante+Aligheri+%25286%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Mosaici ravenna" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiyW8XHvDjNQXRtbD-6vTVUoXfekkM_HWgF4pLaxwOWi7zXm9DLKxzOKZGXOKOPUVO03WA0DysyVTk2L3P7tN9kTfDOB4juhLkAv6m8QZXtk3YUPX2abVeayUEVfu0dOGoTBFVVojWByg/w300-h400/Ravenna+Dante+Aligheri+%25286%2529.jpg" title="cappella Sant'andrea Ravenna" width="300" /></a></div><br /></div><br /><b>Battistero degli Ariani</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Costruito sotto Teodorico per il culto dell'arianesimo, ha perso nel tempo gran parte degli stucchi e delle decorazioni. Tuttavia nella Cupola è rimasto intatto il mosaico originale raffigurante il Battesimo di Cristo e i 12 apostoli. <br /></div><br /><br /><b>Il Mausoleo di Teodorico</b><br /><br />Fu costruito per ospitare la tomba di Teodorico. È realizzato con blocchi di Pietra d'Istria ed è articolato in due ordini sovrapposti decagonali, sormontati da una cupola monolitica. La tomba è stata nel tempo spogliata e adibita a più usi. <br /><br /><i>Ingresso e biglietteria: Via delle Industrie 14.<br /></i><br /><br /><b>Sant'Apollinare in Classe</b><br /><br />Uno dei maggiori esempi di architettura bizantina, in cui scoprire l'arte paleocristiana. Al suo interno conserva dei mosaici di pregio che hanno come tema principale la lotta alla dottrina dell'arianesimo e il ribadimento della natura divina di Cristo. <br /><br /><i>Ingresso: Via Romea Sud 224.<br /><br /></i><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF2lexliqq8YproZhbjt362h6d5y-nrcm3XcWTfXHrBFvWaGkNmEVdfpGFjkSGgiy37BljyV1qEgkkVu8qUMzTd2pU1-LsXsPBN3rtzhj1EOEcSv3aYQOuzx-jysFDXV9FAQa-0rP1KRE/s640/archi-2247303_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Uno dei maggiori esempi di architettura bizantina, in cui scoprire l'arte paleocristiana. Al suo interno conserva dei mosaici di pregio che hanno come tema principale la lotta alla dottrina dell'arianesimo e il ribadimento della natura divina di Cristo." border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF2lexliqq8YproZhbjt362h6d5y-nrcm3XcWTfXHrBFvWaGkNmEVdfpGFjkSGgiy37BljyV1qEgkkVu8qUMzTd2pU1-LsXsPBN3rtzhj1EOEcSv3aYQOuzx-jysFDXV9FAQa-0rP1KRE/w640-h426/archi-2247303_640.jpg" title="Sant'apollinare in classe ravenna" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sant'Apollinare in Classe<br /><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #f3f3f3;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/chatst2-2267263/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2247303">chatst2</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2247303">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A RAVENNA</b><br /> <br /><div style="text-align: justify;"> Ravenna è raggiungibile comodamente con un treno regionale da Bologna,
in appena più di un'ora, oppure da Firenze, attraverso l’antica via
Faentina, un treno regionale che percorre in 1 ora e 30 minuti alcuni
dei borghi di Toscana e Romagna. Quest’ultimo è appunto nominato “il
treno di Dante” ed è sicuramente un’esperienza di viaggio lento che vale
la pena vivere.<br /></div><br /><br /><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE DI RAVENNA</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Ravenna è vicinissima ai tantissimi stabilimenti balneari della celebre
riviera romagnola, tra il Mare Adriatico ed una fitta pineta
mediterranea. <br /><br />1) <b>Cervia</b>. Tra i suoi lidi, vale sicuramente una sosta Cervia, sia per
una passeggiata nel centro storico di questo borgo marinaro, sia per le
bellezze naturalistiche delle sue saline, che, specialmente al tramonto,
si mostrano in tutto il loro splendore.<br /><br />2) <b>Le vie di Dante</b>. Se il vostro interesse è culturale, vi consiglio di
percorrere le Vie di Dante e fermarvi in alcune delle tappe che abbiamo
percorso nel nostro viaggio con Lonely Planet. La prima che incontriamo,
a una 30ina di km da Ravenna, è <b>Faenza</b>, anch’essa luogo di vicende,
storie e personaggi che hanno ispirato Dante nei racconti della
Commedia. Faenza oggi resta una vivace cittadina dalla forte identità,
che offre numerosi musei, residenze e teatri che testimoniano il suo
gusto per l’arte neoclassica e per l’arte ceramica. Sulle colline di
Faenza poi si trova un’altra tappa imperdibile, prima che le Vie di
Dante si inerpichino tra le foreste casentinesi:<b> il borgo di
Brisighella</b>. Qui Dante soggiornò nella rocca che ancora oggi sovrasta il
borgo, all’epoca del signor Maghinardo Pagani, noto al Poeta, che lo
collocò nell’Inferno, per “fare il ghibellino in Romagna e Guelfo a
Firenze”. </div></div><div style="text-align: left;"> <br /><br /><b>DOVE MANGIARE A RAVENNA</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Pur essendo una città di mare, a Ravenna le trattorie tipiche romagnole
offrono principalmente piatti di carne. Tra i piatti tradizionali che
non potete perdervi ci sono i cappelletti al ragù. A differenza di
quelli emiliani i cappelletti romagnoli sono ripieni di formaggio. Ma
dove mangiare i migliori cappelletti in città? <br /><br /><b>1. Ca' de Vèn</b>. Se cercate un’osteria dal sapore antico, che
sappia racchiudere tutti gli aspetti della “romagnolità” a tavola,
allora questo locale storico, dove i tavolini in legno trovano posto tra
grosse botti di vino sangiovese, fa il caso vostro. </div></div><div style="text-align: justify;"><br /><b>2. Il Mercato Coperto</b>. Era il più antico mercato alimentare della città,
caduto in disuso negli anni ’60 e oggi recuperato e rinnovato per
accogliere ristoranti, chioschi alimentari, cocktail bar e librerie. È
una struttura moderna e di design ma il gusto è quello verace romagnolo.
<br /><br /><b>3. Ristorante dell’Hotel Cappello.</b> Perfetto se cercate un locale più
ricercato, dove cenare sotto un soffitto affrescato e assaggiare anche
piatti di pesce. <br /></div><div style="text-align: left;"> <br /><br /><b>DOVE DORMIRE A RAVENNA</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">In pieno centro storico, l'<b>Hotel Cappello</b> è la struttura ricettiva più
antica della città, una residenza d’epoca veneziana del Rinascimento. Si
dice che in questo palazzo furono ospiti diversi personaggi illustri di
passaggio a Ravenna ed è sicuramente un luogo unico per trascorrere un
soggiorno in città, in un contesto di soffitti affrescati e tesori
d’arte.<br /></div><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il biglietto cumulativo permette di visitare 5 attrazioni principali della città, fra cui la Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placida. Tuttavia è consigliata la prenotazione anticipata, al fine di prevenire le lunghe code che si formano davanti ai monumenti.<br /><br />Un racconto completo sulle Vie di Dante lo si può leggere sul blog Out of Office di Annalisa Zamboni, disponibile <a href="https://outofofficediannalisa.com/2021/06/07/vie-di-dante-lonely-planet-da-firenze-a-ravenna/"><span style="color: #3d85c6;">in questo link</span></a>. <br /><br /><br /></div><i>Articolo Scritto (da Annalisa Zamboni): Giugno 2021.</i></div><div style="text-align: left;"><i>Ultima Modifica: Giugno 2021.</i><br /></div></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com1Ravenna RA, Italia44.4183598 12.203529416.108125963821152 -22.9527206 72.728593636178843 47.3597794tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-34964665049099085262021-04-14T15:19:00.002+02:002021-04-14T15:19:35.921+02:00Visitare i luoghi di Enzo Biagi sull'Appennino Bolognese<div style="text-align: justify;"><b>Il giornalista Enzo Biagi nacque nel 1920 a Lizzano in Belvedere e visse i primi anni della sua vita a Pianaccio. In questa piccola frazione, completamente immersa nella natura, si possono visitare alcuni dei suoi luoghi, come il Centro Documentale e la sua tomba.<br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6rr78JGwWvYkS6SOHFM3vtcDIg9hLqKMbh1pV0pIOHESczIc4UVgy4WFcqDKjWQ1OBpb7dGGXUHfI2WhIou3TnsiRt1SIS0OVjToePtFmHjy55qIej1KFOFLjkOOgR_zi7F8W5vqa_60/s640/biagi+pianaccio+%252822%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="BIagi casa natale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6rr78JGwWvYkS6SOHFM3vtcDIg9hLqKMbh1pV0pIOHESczIc4UVgy4WFcqDKjWQ1OBpb7dGGXUHfI2WhIou3TnsiRt1SIS0OVjToePtFmHjy55qIej1KFOFLjkOOgR_zi7F8W5vqa_60/s16000/biagi+pianaccio+%252822%2529.jpg" title="Il giornalista Enzo Biagi nacque nel 1920 a Lizzano in Belvedere e visse i primi anni della sua vita a Pianaccio. In questa piccola frazione, completamente immersa nella natura, si possono visitare alcuni dei suoi luoghi, come il Centro Documentale e la sua tomba." /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, la Casa Natale di Enzo Biagi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Lo conosciamo tutti per <b>la sua attività giornalistica </b>e per quella vita spesa fra le pagine di un giornale e gli approfondimenti dei suoi programmi televisivi. Inchieste, servizi e interviste che hanno reso Enzo Biagi un volto celebre dell’Italia del dopo guerra. Eppure fra l’Enzo Biagi che lasciò il piccolo paese di Pianaccio, e l’Enzo Biagi che ricordiamo, c’è stata una sequenza di avvenimenti che lo hanno plasmato fino a portarlo a una maturità completa. Lo hanno reso un uomo libero, al di sopra di qualsiasi pensiero o dinamica politica.<br /><br />L’infanzia di Biagi era quella di tanti bambini cresciuti sotto il fascismo. Fascismo che ordinò la soppressione della <b>prima rivista cofondata da Biagi</b>: il "Picchio". Da lì i primi lavori e la chiamata alle armi. Ma non andò mai sul fronte, per via dei suoi problemi fisici. I suoi compagni di classe sì e alcuni trovarono la morte in Russia, nella disfatta di Stalingrado. Si sposò e fuggì nelle montagne, lasciando momentaneamente Bologna.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA5jlwiV0dVfV2AOq-7GeQHxoEiLcnU9bfoV_KfTS-RO5petaCLpbdXPY3pOku4734CGLqSCiV5IhWbG_yiUCi-vDC8iR8XMu2saa1_mgAb_1-LfNkGqtBwJZ3TkbS4o3-kT2GrPUHkJg/s640/biagi+pianaccio+%252819%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Biagi pianaccio" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA5jlwiV0dVfV2AOq-7GeQHxoEiLcnU9bfoV_KfTS-RO5petaCLpbdXPY3pOku4734CGLqSCiV5IhWbG_yiUCi-vDC8iR8XMu2saa1_mgAb_1-LfNkGqtBwJZ3TkbS4o3-kT2GrPUHkJg/s16000/biagi+pianaccio+%252819%2529.jpg" title="Centro documentale Biagi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, il Centro Documentale Biagi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Intanto nelle montagne bolognesi i partigiani si erano organizzati. E lungo la Porrettana, in quella che successivamente sarà la linea gotica, la popolazione corse alle armi in difesa della propria terra. Biagi <b>si arruolò ai partigiani</b>, ma per via del fisico gracile fu allontanato dal campo di battaglia. Tuttavia restò in contatto con i partigiani e divenne il redattore della rivista “Il Patriota”, successivamente repressa dai tedeschi. Al termine della guerra entrò a Bologna con gli alleati e <b>fu lui ad annunciare </b>ai microfoni del <i>Psychological Warfare Branch</i> la liberazione.<br /><br />Da lì Biagi cominciò la sua carriera, spostandosi fra l’Italia e il mondo. Ma nonostante i tanti viaggi e gli anni lontani dalla sua terra natia, Pianaccio ha sempre rappresentato un angolo di cuore in cui sarebbe voluto tornare. Se non per la vita carnale per quella eterna.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxAHxcMkPfjXZMYWKPLOlZmIuB6g8pwCiIW4TVp4X-Ci_JI1OMcPluOYTxkLP7jiVkuoT2soapf6zsmghRz5ASnxCZSQmIQBIjvJDC6g26h3xBCr8GVOyChDMeqk-Zb4uPISwZr0PU7fU/s640/biagi+pianaccio+%25283%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="centro documentale biagi" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxAHxcMkPfjXZMYWKPLOlZmIuB6g8pwCiIW4TVp4X-Ci_JI1OMcPluOYTxkLP7jiVkuoT2soapf6zsmghRz5ASnxCZSQmIQBIjvJDC6g26h3xBCr8GVOyChDMeqk-Zb4uPISwZr0PU7fU/s16000/biagi+pianaccio+%25283%2529.jpg" title="Pianaccio Enzo Biagi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, il Centro Documentale Biagi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>IL CENTRO DOCUMENTALE ENZO BIAGI</b><br /><br />Arrivando a Pianaccio in automobile il primo grande edificio che si incontra a ridosso della strada è un elegante palazzo anni ’20. Si trova subito dopo il belvedere e anticipa la curva che immette nel centro abitato. Esso non ospita solo è il più grande Centro Visita del Parco, ma anche il Centro Documentale Enzo Biagi. I quattro piani mettono assieme sia quelli che sono approfondimenti sulla flora e la fauna del territorio, sia la vita del celebre giornalista, nato in questa località nel 1920. Di suo sono conservati ed esposti, <b>scritti, oggetti e filmati </b>che ripercorrono la sua carriera giornalistica.<br /><br />All’esterno dell’edificio un murale raffigura i tratti somatici di Biagi, mentre una scritta si mette in mostra sulla facciata rosa. Si legge una sua citazione: “ho girato il mondo da cronista, ma in fondo non sono mai andato via da Pianaccio”. C’è <b>una statua</b> realizzata dall’artista giapponese <i>Yazuiuki Morimoto</i>: rappresenta il giornalista seduto sulla panchina che guarda chi gli siede di fianco.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpBCUuBr24VFhoq9BA_gPVBlizbsSQWa0dZw20i1iO6lXKma9lAbHhNfLIL6qWdow3IKHewA0r1Tn0xplJvOh3m2TOlwVuJz9t4M28k5X9mZC4qYDcP1_FQ5gJpsZLRsNq9GFZKEBvznY/s640/biagi+pianaccio+%252818%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpBCUuBr24VFhoq9BA_gPVBlizbsSQWa0dZw20i1iO6lXKma9lAbHhNfLIL6qWdow3IKHewA0r1Tn0xplJvOh3m2TOlwVuJz9t4M28k5X9mZC4qYDcP1_FQ5gJpsZLRsNq9GFZKEBvznY/s16000/biagi+pianaccio+%252818%2529.jpg" title="biagi pianaccio ho girato il mondo da cronista, ma in fondo non sono mai andato via da Pianaccio" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, particolare del Centro Documentale Biagi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>VIA ENZO BIAGI</b><br /><br />Un cartello stradale in ghisa si erge nella via principale del paese. Segna <i>Via Enzo Biag</i>i, già <i>Via Maggiore</i>. Una via che attraversa l’intera frazione di Pianaccio passando dinanzi la <i>Chiesa dei Santi Giacomo e Anna</i>. Sulla facciata di questo edificio una stele ricorda i cittadini che morirono per la patria durante la prima guerra mondiale. Ma non ci sono altre iscrizioni che ricordano i morti della seconda guerra mondiale. Eppure qui i tedeschi fecero molto male alle popolazioni locali. Si scannarono sui civili: su quelle famiglie che ebbero la sfortuna di vivere lungo la linea gotica.<br /><br />E a proposito di civili, Via Enzo Biagi termina laddove comincia <i>Piazza Don Giovanni Fornasini</i>. La storia di quest’uomo ha molto in comune con quella di Enzo Biagi. Primo perché i due erano quasi coetanei, in secondo perché entrambi vissero qui i primi anni della loro vita. Ma soprattutto in quanto furono due partigiani a loro modo. Biagi non fu il partigiano di prima linea, ma contribuì sia come staffetta, sia come redattore della rivista “Patrioti”, a sposare la causa dei difensori della patria. <b>Don Giovanni Fornesini</b>, invece, appoggiò in tutti i modi la <i>Brigata Stella Rossa</i>, costituita dai partigiani di Monte Sole. E proprio nell’altopiano il giovane prete <b>trovò la morte</b>, per mano di un ufficiale nazista. Il suo corpo fu ritrovato tempo dopo, decapitato.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtqJjseIdn_BsrLSFZ0DztQVerST2jyOB9VqQZBYhk07pcgwKbQkppxQj18FkeDnYiDucJaIHBznh7QSit3kZfT4lhpkY2zd1TECVQBuACFiyDhKS8tjyJ6r7Dn0r-IFToowWHV-kgDsY/s640/biagi+pianaccio+%252829%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Enzo Biagi Pianaccio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtqJjseIdn_BsrLSFZ0DztQVerST2jyOB9VqQZBYhk07pcgwKbQkppxQj18FkeDnYiDucJaIHBznh7QSit3kZfT4lhpkY2zd1TECVQBuACFiyDhKS8tjyJ6r7Dn0r-IFToowWHV-kgDsY/s16000/biagi+pianaccio+%252829%2529.jpg" title="Via Biagi Pianaccio" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, Via Enzo Biagi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>LA TOMBA DI ENZO BIAGI</b><br /><br />La sua tomba si trova nel <b>piccolo cimitero del paese</b>. Non c’è una strada carrabile con cui arrivarci, ma una via sterrata: la stessa che dopo alcuni metri diviene un sentiero del CAI. La si intraprende proprio davanti al Centro Documentale Enzo Biagi ed è segnalata da un cartello posto all’inizio della via.<br />Il cimitero è molto piccolo, con una cappella al centro e un muretto basso che lo separa dalla vita. Nessun rumore: ma suoni. Suoni della natura. Come il fruscio delle foglie al vento, come il torrente che scorre in basso, come gli animali che fuggono fra i cespugli, o almeno credo siano animali. Il tutto completamente immerso nel bosco.<br /><br />La tomba la si scorge subito. È semplice, molto semplice. E non entra in competizione con l’armonia delle altre lapidi. Non si distingue. Ha un’aiuola in basso su cui qualcuno ha lasciato fiori finti, sbiaditi dal sole, divenuti giallognoli. E questa mancata distinzione mi fa pensare che forse Enzo Biagi sia rimasta una semplice persona fra i suoi conterranei. <b>Tutte le lapidi sono rivolte verso il verde </b>della natura: perché i sepolti possano essere dimenticati dal tempo in un luogo di assoluta pace.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRAhzlo5hxJTHc1opB4hlLmQnzNzDL1-mr_aaU3c5vKwtjUcIf082XeuuSGAsN9keGIlsR56-rCi1O-szK8XuJWpQKWro5asXdPMm29EG0TMFFSQQa1MW-ByJOlKWmzn4kZ87t8KIPaAM/s640/biagi+pianaccio+%252810%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="enzo biagi cimitero pianaccio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRAhzlo5hxJTHc1opB4hlLmQnzNzDL1-mr_aaU3c5vKwtjUcIf082XeuuSGAsN9keGIlsR56-rCi1O-szK8XuJWpQKWro5asXdPMm29EG0TMFFSQQa1MW-ByJOlKWmzn4kZ87t8KIPaAM/s16000/biagi+pianaccio+%252810%2529.jpg" title="tomba enzo biagi pianaccio" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, la tomba di Enzo Biagi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A PIANACCIO</b><br /><br />Da Porretta Terme, SP64, che collega Bologna a Pistoia, seguire le indicazioni per Lizzano in Belvedere, SP324, e risalire la strada fino alla frazione di Panigale. Da qui svoltare a sinistra al bivio per Pianaccio e proseguire per un paio di km. Al bivio successivo svoltare sulla sinistra seguendo le indicazioni per Pianaccio.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7COG-MHgqxR5-ra4orwHMmXmEI7enUEdqcSIYzTFM4rJFmuwRE3Cwu_Z6AvhBklwmW9LVXyxeYbT20xjAUg5Ba50p_ONDeNAJ0eZ04EEecDkj8iKiFLzTYBMncB4dvCWs3eEyU227Zv0/s640/biagi+pianaccio+%252825%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="statua biagi pianaccio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7COG-MHgqxR5-ra4orwHMmXmEI7enUEdqcSIYzTFM4rJFmuwRE3Cwu_Z6AvhBklwmW9LVXyxeYbT20xjAUg5Ba50p_ONDeNAJ0eZ04EEecDkj8iKiFLzTYBMncB4dvCWs3eEyU227Zv0/s16000/biagi+pianaccio+%252825%2529.jpg" title="statua realizzata dall’artista giapponese Yazuiuki Morimoto biagi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pianaccio, statua di Enzo Biagi dell’artista giapponese <i>Yazuiuki Morimoto</i></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE DI PIANACCIO</b><br /><br />Le montagne che circondano il centro abitato di Pianaccio possiedono alcuni luoghi di pregio che meritano di essere visitati. Innanzitutto nelle immediate vicinanze si trova il <b>Rifugio Segavecchia</b>. Esso è il punto di partenza per alcuni trekking, ma anche escursioni a cavallo e in mountain bike. Da qui si può salire fino al Corno alle Scale oppure al Monte la Nuda. Sempre nelle vicinanze di Pianaccio si trova Monteacuto delle Alpi, un piccolo borgo con vista panoramica.<br /><br />Uscendo e spostandosi verso Lizzano in Belvedere, e oltre, si potranno visite sia il <b>Santuario della Madonna dell’Acero</b>, sia le <b>Cascate del Dardagna</b>. Proseguendo oltre si potrà intraprendere uno dei sentieri che conduce al <b>Corno alle Scale e al Lago Scaffaiolo</b>. Scendendo verso Porretta Terme si avrà la possibilità di entrare nel fitto bosco per vedere il <b>Santuario della Madonna del Faggio</b>. Poco prima il suggestivo <b>borgo di Tresana</b>.<br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br />Prima di visitare i luoghi di Enzo Biagi, consiglio di leggere uno dei suoi libri autobiografici. Quello che mi è tornato utile è stato "Era Ieri", scritto nel 2005 e pubblicato dalla Rizzoli. <br /><br /><br />Ti potrebbero interessare anche questi articoli:<br /><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/11/sentiero-terzani-orsigna.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare i luoghi di Tiziano Terzani a Orsigna</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/10/trekking-corno-alle-scale.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Il trekking per i Corno alle Scale</span></a><br /></div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">- <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/11/madonna-del-faggio.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">La Madonna del Faggio: un gioello dell'Appennino Bolognese</span></a><br /><br /><br /><i>Articolo Scritto: Aprile 2021.<br />Ultima modifica: Aprile 2021.</i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com040042 Pianaccio BO, Italia44.1380626 10.871875615.827828763821152 -24.2843744 72.44829643617885 46.028125599999996tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-62314869700808611232021-04-13T22:44:00.002+02:002021-04-21T10:44:52.088+02:00Visitare il cimitero del Père-Lachaise a Parigi: dalla tomba di Oscar Wilde a quella di Jim Morrison<div style="text-align: justify;"><b>Il Père-Lachaise è il più grande cimitero di Parigi all’interno di quella che era la cinta muraria della città. Con i suoi 3 milioni e mezzo di visitatori è inoltre il cimitero più visitato al mondo. Ospita molte tombe di uomini illustri della storia.<br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRmq2H4QSDuy5nJAgbSFA6N__6MEPtSJZ9Sfx2PXQ5HuLtrFOjF6fDULx4941q3oWzR8AdMATB8vHrkfLYBU__t_xHg7Ll_NDNmXf9q-Le4v9tEzqmGDyNVRdg2gG7OZvqQa6B0aCwjUc/s640/cemetery-1188050_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRmq2H4QSDuy5nJAgbSFA6N__6MEPtSJZ9Sfx2PXQ5HuLtrFOjF6fDULx4941q3oWzR8AdMATB8vHrkfLYBU__t_xHg7Ll_NDNmXf9q-Le4v9tEzqmGDyNVRdg2gG7OZvqQa6B0aCwjUc/s16000/cemetery-1188050_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, viale<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/wm444-1049480/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1188050">Warren Miller</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1188050">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Sarebbe impossibile elencare tutte le attrazioni turistiche di Parigi. Come accade spesso, vi sono alcuni luoghi che vengono preferiti rispetto ad altri. Un po’ per la loro importanza culturale, un po’ per la forte spinta turistica. D’altronde sarebbe impossibile andare a Parigi e non vedere la Torre Eiffel, l’Arco di Trionfo e il Museo del Louvre. Poi, però, ci sono delle attrazioni secondarie che sono in grado di ritagliarsi uno spazio nella pianificazione del soggiorno di un turista. Fra queste il Cimitero del Père-Lachaise.<br /><br />Perché un turista dovrebbe visitare un cimitero? La maggior parte lo fa per andare alla ricerca della tomba di un uomo illustre da lui amato. Magari un grande scrittore, o un grande artista. E solo quando scopre la bellezza di un luogo del genere tende a cambiare i propri piani, a dedicare maggior tempo alla visita. Il Père-Lachaise ha questo potere: affascinare ancor di più di altri luoghi famosi di Parigi.<br /><br /><br /><b>LA STORIA DEL PÈRE-LACHAISE</b><br /><br />Il Cimitero Monumentale del Père-Lachaise sorse su una delle 7 colline di Parigi, dal nome di Champ-l’Èveque. Essa apparteneva al vescovo di Parigi e veniva <b>utilizzata per la coltivazione delle viti</b>. Col tempo il terreno fu acquistato dall’ordine dei gesuiti che qui edificò una prima loro residenza. Fra gli ospiti anche il Re Luigi XIV. Il più illustre inquilino fu Francois d’Aix de La Chaise, detto “Père La Chaise”. Fu il confessore del re ed ebbe un ruolo importante nella Francia monarchica di quegli anni. Tuttavia i debiti accumulati dall’ordine portarono all’abbandono dell’intera aera, almeno dal 1762 fino al 1803.<br /><br />Con le leggi napoleoniche vi fu l’ordine di spostare i cimiteri fuori dai centri abitati. A Parigi venne definitivamente chiuso il <i>Cimitero degli Innocenti</i>, al tempo il più importante della città. In compenso il prefetto della città ordinò <b>la creazione di 4 nuovi camposanti</b>, da posizionare nei 4 punti cardinali rispetto la città. A nord fu allestito il Cimitero di Montmartre, ad est il Cimitero di Passy, a sud il Cimitero di Montparnasse e infine a ovest il cimitero del Père-Lachaise. Quest’ultimi fu progettato dall’architetto neoclassico Theodore Brongniart e inaugurato nel 1804. Le sepolture andarono a rilento almeno fino al 1817: anno in cui il sindaco vi spostò i resti di <i>Moliere </i>e di <i>La Fontaine</i>, oltre ad <i>Abelardo ed Eloisa</i>. A seguito di questa scelta le tombe aumentarono in maniera esponenziale.<br /><br />Nel 1871 il Cimitero del Père-Lachaise fu al centro di una battaglia cittadina. A scontrarsi furono i federati e i Versagliesi di Thiers. Ad avere la peggio furono federati: tutti i 147 furono fucilati il 28 maggio 1871, davanti al muro a sud del cimitero che da quel momento prende il nome di “Muro dei Federati”. Nel 1894 iniziarono i lavori per il forno crematorio del colombario. Fu <b>il primissimo costruito in Francia</b> ed entrò in funzione il 30 gennaio 1889. C’è da considerare che oggigiorno il 45% dei parigini ricorre alla cremazione.<br /><br />Nel cimitero ci sono dei comparti speciali. Il primo è il comparto ebraico in cui è seppellita parte della famiglia dei <b>Rothschild</b>. Il secondo è il comparto musulmano, il primo mai realizzato in Francia. Fra l’altro nel 1855 cominciarono i lavori per la costruzione di una moschea. La stessa non fu mai terminata, anche per via dei rapporti politici fra la Francia e la Turchia. Durante la prima guerra mondiale quel poco che era stato costruito fu distrutto definitivamente.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhRVWyBd7oehuXyUEGfTa2eC7QPh-_pAEACJyWhXTNG5aodOkazo9eGFsMEmZzYw4X5didYinS18TbFFESgDbbnko13TM5Gt2CD-ZUGWdOSkrbqZ5Wu2SvJiGBMaYj2KeSuVcvRB3sA9o/s640/Pere+Lachaise+%252876%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Pere lachaise tombe" border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhRVWyBd7oehuXyUEGfTa2eC7QPh-_pAEACJyWhXTNG5aodOkazo9eGFsMEmZzYw4X5didYinS18TbFFESgDbbnko13TM5Gt2CD-ZUGWdOSkrbqZ5Wu2SvJiGBMaYj2KeSuVcvRB3sA9o/s16000/Pere+Lachaise+%252876%2529.JPG" title="Il Père-Lachaise è il più grande cimitero di Parigi all’interno di quella che era la cinta muraria della città" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, insieme di lapidi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>LE SEPOLTURE ILLUSTRI NEL PÈRE-LACHAISE</b><br /><br />Le prime sepolture illustri del cimitero del Père-Lachaise furono traslate qui per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. Fra queste la tomba comune di Abelardo ed Eloisa, visitata soprattutto dalle coppie di innamorati. Quindi quella del commediografo Moliere. E infine dell’autore di favole Jean de La Fontaine: colui che scrisse, fra le tante, “il corvo e la volpe”.<br /><br />Nel XIX secolo scelsero di essere seppellite qui altre celebrità del panorama artistico e culturale non solo francese, ma anche europeo. Alcuni artisti che hanno fatto grande la Francia trovano sepoltura qui. Fra loro <i>Theodore Gericault, Jacques-Louis David, Eugene Delacroix, Jean-Auguste-Dominique Ingres e Georges Seurat</i>. Molti i compositori di fama mondiale, come <i>Vincenzo Bellini, Luigi Cherubini, Gioacchino Rossini, Georges Bizet e Fryderyk Chopin</i>. Quindi l’egittologo <i>Jean-Francois Champollion</i>, il matematico e disegnatore <i>Gaspard Monge</i>, i filosofi <i>Henri de Saint-Simon e Auguste Comte</i>. E ancora il <i>Barone Hausmann</i>, prefetto della Senna, colui che cambiò l’urbanistica di Parigi trasformandola nella città che tutt’oggi conosciamo. Ma soprattutto lui: <b>Oscar Wilde</b>.<br /><br />Nel XX secolo il cimitero era divenuto talmente famoso da essere scelto da molte celebrità per la loro sepoltura. Anche in questo caso ne citerò alcune: le più importanti. Gli artisti <i>Camille Pissarro</i>, <b>Amedeo Modigliani</b>, <i>Max Ernst</i>, la cantante <b>Edith Piaf</b>, la soprano <b>Maria Callas</b> (ricordata con un cenotafio in quanto le sue ceneri furono sparse nel Mar Egeo). L’imprenditore automobilistico<i> Armand Peugeot</i>, l’anarchico <i>Nestor Machno</i>. Quindi i letterati <i>Guillaume Apollinaire, Marcel Proust, Gertrude Stein</i>. Il fotografo <i>Felix Nadar </i>e infine <b>la rockstar Jim Morrison</b>. Del XXI secolo troviamo le sepolture dell’attore <i>Marcel Marceau</i>, delle attrici <i>Marie Trintignant</i> e <i>Maria Schneider</i>, quest’ultima ricordata per l’interpretazione nel film “Ultimo tango a Parigi”.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-eqB30I94CInxAbkcLmysK4uzNYJhENg9GOU4_wJ6_DPqHXKna_bedsAwT1j4WIhjaBqqoVw4N8U6_U5tETWAjtF811t8YOY5Y9ktiWRqXLbQTFgO5DNDabFM1sVh9buMB1Lypo23Psk/s640/Pere+Lachaise+%252870%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-eqB30I94CInxAbkcLmysK4uzNYJhENg9GOU4_wJ6_DPqHXKna_bedsAwT1j4WIhjaBqqoVw4N8U6_U5tETWAjtF811t8YOY5Y9ktiWRqXLbQTFgO5DNDabFM1sVh9buMB1Lypo23Psk/s16000/Pere+Lachaise+%252870%2529.JPG" title="Pere Lachaise parigi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, tomba di una donna sofferente<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>ALCUNE TOMBE DEL PÈRE-LACHAISE CHE VALE LA PENA VEDERE</b><br /><i><br /><b>1. LA TOMBA DI JACQUE-LOUIS DAVID: L’ARTISTA ACCUSATO DI AVER UCCISO IL RE</b></i><br /><br />Una tomba in marmo bianco in cui risalta il medaglione bronzeo col volto dell’artista. L’ossidazione ha sporcato il tutto, rendendola comunque affascinante. Ma questa tomba ha una storia molto particolare. Jacques-Louis David venne accusato di aver ucciso Luigi XVI. Fu imprigionato assieme a Robespierre per le sue idee rivoluzionarie. Dopo la morte di Napoleone fuggì in Olanda e in Belgio. Morì investito da un carro ma non poté essere seppellito in Francia: era una legge che spettava ai regicidi. Così fu sepolto a Bruxelles. Tuttavia <b>il suo cuore</b>, o almeno così si racconta, venne inserito nella bara della moglie, lì nel Cimitero del Père-Lachaise.<br /><br /><br /><i><b>2. LA TOMBA DI ABELARDO ED ELOISA</b></i><br /><br />Il loro fu un amore difficile e contrastato. Abelardo era un chierico che si innamorò di Eloisa. I due si dedicarono poesie e scritti fino a quando lei rimase incinta del loro figlio <i>Astrolabio</i>. Siccome lui era destinato alla vita ecclesiastica, cercò di nascondere la gravidanza di Eloisa in un monastero. La famiglia di lei intervenne: aggredì Abelardo e lo castrò. I due vissero gli anni successivi chiusi nei loro monasteri, senza mai più rincontrarsi. Almeno fino al 1817: quando i loro resti furono messi nella stessa tomba.<br /><br /><br /><i><b>3. LA TOMBA DI VICTOR NOIR: LA PIÙ “PORNO” AL MONDO</b></i><br /><br />La si potrebbe inserire nella lista delle tombe più curiose al mondo. Eppure ciò che rende questa tomba “porno” è un qualcosa del tutto casuale.<br />Partiamo dalla storia di Victor Noir. Egli fu un giornalista francese impiegato presso il giornale La Marseillaise. Il suo caporedattore decise di sfidare a duello <i>Pierre Bonaparte</i>, cugino di Napoleone III. Per organizzare la sfida, egli inviò il 22enne Victor. Tuttavia Pierre Bonaparte, in maniera impulsiva e inaspettata, uccise il messaggero Victor. <b>Questo gesto scatenò un’orda repubblicana</b> di 100.000 persone che in nome del povero giornalista protestarono contro Napoleone III. Di lì a poco la destituzione e l’avvento della Terza Repubblica.<br /><br />Victor Noir divenne il simbolo di una nuova epoca e la sua salma fu spostata dal cimitero di Neuilly al Père-Lachaise. Il famoso scultore <i>Jules Dalou</i> realizzò la sua tomba. Essa consta di una statua bronzea a grandezza naturale che raffigura Victor Noir morto. Quella statua, però, ha <b>una grande protuberanza nei pantaloni</b>. Essa venne ribattezzata “protubérance de son entrejambes”. Secondo la credenza per un aumento della fertilità basterebbe strofinare la mano sulla protuberanza, sulle labbra e sui piedi della statua.<br /><br /><br /><i><b>4. LA TOMBA DI FRYDRYK CHOPIN</b></i><br /><br />Il compositore polacco è oggi considerato uno dei più grandi della storia. Tuttavia morì giovane, all’età di 39 anni, di tubercolosi. Nel Père-Lachaise è conservato quasi tutto il suo corpo: il cuore – invece – si trova nella chiesa di Santa Croce a Varsavia. La statua al di sopra della sua tomba è quella di Euterpe: la musa della musica. Essa tiene fra le braccia una lira rotta, in segno di tristezza per la morte del pianista.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGSLw54tdl5aUimll1OqXWgVJb1oD2CBuvoQn6QiD8KqvBGznegVDi1hircb5PCMlDMHvPXuNBABXxmIZtFZRRzUxT_KmHmRzLtuets8o-UqxJgIsJ_fCOZptS2G04GYL49E2v00X3gX0/s640/Pere+Lachaise+%252881%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGSLw54tdl5aUimll1OqXWgVJb1oD2CBuvoQn6QiD8KqvBGznegVDi1hircb5PCMlDMHvPXuNBABXxmIZtFZRRzUxT_KmHmRzLtuets8o-UqxJgIsJ_fCOZptS2G04GYL49E2v00X3gX0/s16000/Pere+Lachaise+%252881%2529.JPG" title="LA TOMBA DI FRYDRYK CHOPIN" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> Père-Lachaise, La tomba di Frydryk Chopin<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b><i>5. LA TOMBA DELL’UOMO CHE GUARDA IL SUO VOLTO</i></b><br /><br />Non è la tomba di un personaggio famoso della storia. Eppure è fra le più visitate e inoltre desta molta curiosità ai visitatori che se la ritrovano davanti. Trovandosi in un punto strategico del cimitero, laddove sono concentrate le tombe di Delacroix, Chopin e Cherubini, non sarà difficile ritrovarla, seppur non sia segnalata. Sulla sommità della lapide c’è la figura bronzea di un uomo che sul letto di morte tiene fra le mani la propria maschera.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpZisYv6X7mw4oGveIWu2P2t__woUxW5nD6aG3r_6sLc2VJTpQQnZbqKK4C2qfYIQq0cfFS-Yjg5Yw27D4eubN_i73Nf1CLmCDvdFbeLqIz1elVEH2KRhnsawfaCoo-DCiBfLheaecCfE/s640/IMG_20170918_162002.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpZisYv6X7mw4oGveIWu2P2t__woUxW5nD6aG3r_6sLc2VJTpQQnZbqKK4C2qfYIQq0cfFS-Yjg5Yw27D4eubN_i73Nf1CLmCDvdFbeLqIz1elVEH2KRhnsawfaCoo-DCiBfLheaecCfE/s16000/IMG_20170918_162002.jpg" title="tomba pere lachiase uomo che guarda il suo volto" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, la tomba dell'uomo che guarda il suo volto<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><i><b>6. LA TOMBA DI JIM MORRISON: IL RE LUCERTOLA</b></i><br /><br />Va premesso: la tomba di Jim Morrison è la più visitata del cimitero del Père-Lachaise. Ma è anche quella che desta più curiosità. Anche perché si è diffusa nel tempo <b>una leggenda</b>, secondo cui il “Re Lucertola” – suo soprannome – non sia mai morto, tantomeno seppellito lì. I dubbi restano, perché Jim Morrison morì in circostanze mai chiarite e il suo corpo venne seppellito in fretta e furia, lì dove oggi si trova la sua tomba. D’altronde il suo ultimo anno di vita, a Parigi, fu difficile e vissuto fra gli eccessi. Quando venne portato qui, il 3 luglio del 1971, l’allora direttore del Père-Lachaise si rifiutò di accoglierlo. Tuttavia dopo aver letto i suoi scritti accettò la tumulazione.<br /><br />Oggi la tomba <b>è meta di pellegrinaggio</b> non solo dei suoi fan, ma degli amanti della musica in generale. È sempre piena di fiori, lettere e cimeli lasciati dai visitatori. Nel tempo hanno provato a circoscrivere l’area con catene: il risultato sono stati migliaia di lucchetti lasciati lì.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-mAxR3KevKlOlZj25RRIpd0izKkz5OGQJE1zoU6WV2JqB38wMUaJ3IsuNmraX0I29DAx7RsalNV8FEB6eLLPerU9dWN5VfedL_s4nFISEkOlxymNazoexj1OPpJJSzLVpIY5LAGKZm4c/s640/Pere+Lachaise+%252899%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Jim morrison parigi" border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-mAxR3KevKlOlZj25RRIpd0izKkz5OGQJE1zoU6WV2JqB38wMUaJ3IsuNmraX0I29DAx7RsalNV8FEB6eLLPerU9dWN5VfedL_s4nFISEkOlxymNazoexj1OPpJJSzLVpIY5LAGKZm4c/s16000/Pere+Lachaise+%252899%2529.JPG" title="tomba di jim morrison" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, la tomba di Jim Morrison<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><i><b>7. LA TOMBA DI OSCAR WILDE: LA PIÙ BACIATA AL MONDO</b></i><br /><br />La seconda tomba più visitata del cimitero è quella di Oscar Wilde. Di sicuro essa possiede un record: è la più baciata al mondo. La pratica cominciò nel 1990 quando le ammiratrici dello scrittore cominciarono a baciarla d<b>opo essersi messe il rossetto</b>. Per anni la pratica è stata contrastata, con multe elevate. Ma solo nel 2011, in occasione dell’anniversario di morte, furono installati dei plexiglass protettivi. Essa venne realizzata dallo scultore <i>Jacob Epstein</i> che si ispirò all’opera “La Sfinge” dello stesso Wilde.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFhHkc1-v0yQwrBTq4DAtN8bN1rNv0rbjUFUfJRsrFg1THMyqQspO3Eesu8mEAmfh95oBedWrgAwIA26N9yEzw1z0xKRuVIOiyBEaJ3kMryu0KHxHuuAK_Sm-cS18O3KOqnLrwQwGleBQ/s640/Pere+Lachaise+%252861%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFhHkc1-v0yQwrBTq4DAtN8bN1rNv0rbjUFUfJRsrFg1THMyqQspO3Eesu8mEAmfh95oBedWrgAwIA26N9yEzw1z0xKRuVIOiyBEaJ3kMryu0KHxHuuAK_Sm-cS18O3KOqnLrwQwGleBQ/s16000/Pere+Lachaise+%252861%2529.JPG" title="tomba oscar wilde" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, la Tomba di Oscar Wilde<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><i><b>8. LA TOMBA DI GEORGES RODENBACH: LA PIÙ ROMANTICA</b></i><br /><br />Drammatica e al contempo romantica. È la tomba di Georges Rodenbach, uno scrittore belga autore dell’opera Bruges la Morta. La sua tomba raffigura il corpo dello stesso Georges mentre esce dalla tomba, distruggendo la pietra, con <b>una rosa fra le mani</b>.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYPHXx02dXYaqltzVuGQ5ieZZW2vEaSTIwUiKXlRgHf_MJrsiU1u86mBE-1YdDb_DMOP9ojFi9qgc7MM_RCoU1HsW46mR8oJYtnttgaIOgrO_yDAE4KeO0hdsNCd1XZLWAyl9qfJ-PfO0/s640/cemetery-966199_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="427" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYPHXx02dXYaqltzVuGQ5ieZZW2vEaSTIwUiKXlRgHf_MJrsiU1u86mBE-1YdDb_DMOP9ojFi9qgc7MM_RCoU1HsW46mR8oJYtnttgaIOgrO_yDAE4KeO0hdsNCd1XZLWAyl9qfJ-PfO0/s16000/cemetery-966199_640.jpg" title="Pere lachaise georger rodenback" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, la tomba di Rodenbach<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/gianfrancodebei-1441712/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=966199">Gianfranco De Bei</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=966199">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><i><b>9. LA TOMBA DI EDITH PIAF</b></i><br /><br />La sua fu una vita difficile. Cresciuta in strada, con il padre circense e la nonna posseditrice di un bordello, cominciò a cantare per le vie di Parigi per guadagnarsi qualche soldo. Restò incinta giovanissima, subì l’uccisione del marito ed ebbe delle successive relazioni complicate. Ma nonostante ciò la sua vita venne vissuta con gran dignità e tutt’oggi viene ricordata per la sua personalità solare. La sua è una tomba famigliare, molto semplice. Insieme a lei è sepolta sua figlia Marcelle Dupont, morta all’età di due anni nel 1935. Al fianco della sua tomba si trova quella di <i>Henri Salvador</i>, il primo cantante rock and roll in Francia.<br /><br /><br /><b><i>10. ALTRE TOMBE DA VEDERE</i></b><br /><br />Infine ci sono le tombe di persone comuni o di personaggi non così famosi, che probabilmente la storia dimenticherà. Una su tutte la tomba di <i>Bernard Verlhac</i>, conosciuto con lo pseudonimo di <b>Tignous</b>. Egli fu un fumettista francese, morto il 7 gennaio 2015 a seguito degli attentati terroristici alla sede del giornale satirico <b>Charlie Hebdo</b>. O come la tomba della giovanissima <i>Suzan Garrigues</i> che trovò la morte il 13 novembre 2015 nell’attentato terroristico al <b>Bataclan</b>.<br />Un memoriale ricorda tutte le vittime del <b>volo Air France 447</b>, caduto nell’oceano Atlantico il 1° giugno 2009. Perirono tutti i 228 occupanti. Di essi furono recuperati solo 51 corpi. C'è anche spazio per una "non tomba" del tutto particolare: la Memoire Necropolitaine.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJhp2KAFwEBgeUmearKGn5Qb6G9y921Ondr761aVdSZk0QG9q9Ls9lH04kMhXgVOWzImO3zLTy8TBj9UDsy8llbF6pMwVunER0spKBtdW3GbvsrXxbBiLzlznztaJzuwhPYSc04kYe80M/s640/Pere+Lachaise+%2528115%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJhp2KAFwEBgeUmearKGn5Qb6G9y921Ondr761aVdSZk0QG9q9Ls9lH04kMhXgVOWzImO3zLTy8TBj9UDsy8llbF6pMwVunER0spKBtdW3GbvsrXxbBiLzlznztaJzuwhPYSc04kYe80M/s16000/Pere+Lachaise+%2528115%2529.JPG" title="parigi pere lachiase tomba macchina fotografica" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Père-Lachaise, la Memorie Necropolitaine<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME MUOVERSI ALL’INTERNO DEL PÈRE-LACHAISE</b><br /><br />Il cimitero del Père-Lachaise si estende in un’area di circa 1 km quadro col lato lungo che supera i 700 metri di lunghezza. Insomma, uno spazio molto grande che richiederebbe <b>diverse ore se non giorni per un’intera visita</b>. La prima volta che lo visitai impiegai un’intera giornata per visitare tutte le tombe in lista e dovetti rinunciare ad altri monumenti della città. Perciò è importante organizzarsi prima della vista. Un luogo del genere tende ad affascinare molto il visitatore: al contempo gli compromette i piani.<br /><br />La prima cosa da fare è scegliere, in partenza, quali siano le tombe da visitare. Basterà ricercare <b>la lista completa delle sepolture</b> note online. Successivamente scaricarsi una mappa del luogo (che contenga i numeri delle tombe) o una delle applicazioni sul luogo. Ci si muoverà solo a piedi. Alcuni comparti del cimitero sono accessibili a tutti. Tuttavia ci sono dei piccoli vialetti in cui il terreno scosceso e le radici rendono difficile la visita per chi non è normodotato.<br /><br />Nel cimitero vi sono dei punti dedicati ai turisti in cui <b>si potrà ricevere gratuitamente la mappa</b> in cui sono indicate le tombe delle persone illustre. Nelle quattro occasioni in cui ho visitato il cimitero non sono mai riuscito a trovarne una: erano già terminate.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrBFwHtbVMG02L5izRissTUGK8ii5VorYo8qSGkSt1MG3Nvc6LZHg9C39MydJcwT7-Roh9Vb7vJCXzREvBMAsywQrr05H9d5WiV2NessjXbDM7BKWr7yPteI5NtsccOE4c8oA6xTTwYjA/s640/Pere+Lachaise+%252886%2529.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrBFwHtbVMG02L5izRissTUGK8ii5VorYo8qSGkSt1MG3Nvc6LZHg9C39MydJcwT7-Roh9Vb7vJCXzREvBMAsywQrr05H9d5WiV2NessjXbDM7BKWr7yPteI5NtsccOE4c8oA6xTTwYjA/s16000/Pere+Lachaise+%252886%2529.JPG" title="Tombe Pere Lachaise" /></a></div><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE AL PÈRE-LACHAISE</b><br /><br />Il cimitero del Père-Lachaise si trova nel XX Arrondissement, nella parte est di Parigi. Ha 5 ingressi:<br /><br />- Entrata principale. Su Boulevard de Menilmontant 8, fermata della metropolitana Philippe Auguste, linea 2. Fermata bus Roquette-Père-Lachaise, linee 61, 69, 71, N16, N34.<br /><br />- Entrata “Porte des Amandiers”. Su Boulevard de Menilmontant, fermata della metropolitana Père-Lachaise, linee 2 e 3. Fermata bus Père-Lachaise, linee 61, 69, 71, N16, N34.<br /><br />- Entrata “Porte du Repos”. Su Rue de Repos, fermata della metropolitana Philippe Auguste, linea 2. Fermata bus Roquette-Père-Lachaise, linee 61, 69, 71, N16, N34.<br /><br />- Entrata “Porte de la Reunion”. Su Rue de la Reunion, fermata della metropolitana Alexandre Dumas, linea 2. Fermata bus La Reunion, linea 76.<br /><br />- Entrata “Porte Gambetta”. Su Rue des Rondeaux, fermata della metropolitana Gambetta, linee 3 e 3b. Fermata bus Martin Nadaud, linee 26, 60, 61, 69, 102, N16, N34. <br /><br /><br /><b>ORARI, PREZZI E VISITE GUIDATE</b><br /><br />Il cimitero è aperto da metà marzo fino a ottobre con i seguenti orari: lunedì-venerdì 8:00-18:00, sabato 8:30-18:00, domenica e festivi 9:00-18:00. <br />Da metà novembre fino alla metà di marzo: lunedì-venerdì 8:00-17:30, sabato 8:30-17:30, domenica e festivi 9:00-17:30. <br /><b>L’ingresso è gratuito</b>. Vi sarà la possibilità di prenotare delle visite guidate.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzCxL4GRFHUmgWhZ8XPzOChx7SlpUVOcifMOdfzAmd9EHJvmmcXcYK_H3lzi7AK_S6-pE0JVJIlcKsc4GueQ7YRj9Lz9X9nrwKXsNaF9uGBiWUN-0eFcAI_BL2wQ5eblk3B0FjshWfYSU/s640/Pere+Lachaise+%252872%2529.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzCxL4GRFHUmgWhZ8XPzOChx7SlpUVOcifMOdfzAmd9EHJvmmcXcYK_H3lzi7AK_S6-pE0JVJIlcKsc4GueQ7YRj9Lz9X9nrwKXsNaF9uGBiWUN-0eFcAI_BL2wQ5eblk3B0FjshWfYSU/s16000/Pere+Lachaise+%252872%2529.JPG" title="Pere-Lachiase Parigi" /></a></div><br /><br /><br /><b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DEL CIMITERO PÈRE-LACHAISE</b><br /><br />A pochi isolati dal Père-Lachaise si potrà visitare uno dei quartieri più particolari di Parigi: <b>Belleville</b>. Qui si incontrano culture, colori e soprattutto arte. Non a caso è stato scelto dallo scrittore <i>Daniel Pennac</i> per ambientare alcune delle sue storie più famose. A Belleville si potrà visitare il <b>Museo di Edith Piaf</b>, in Rue Crespin du Gast 5. <br /><br />Consigliato il <b>Parco Buttes Chaumont</b>, con la riproduzione del <b>Tempio della Sibilla</b>. Il luogo è particolarmente adatto per un relax o un pic-nic. Senza spostarsi troppo dal parco si potrà visitare il <b>villaggio di Butte Bergeyre</b> da cui si potrà godere di un'interessante vista sul Sacre Coer. <br /><br />Dal Père-Lachaise, con una camminata di mezz'ora, si potrà giungere nella Piazza della <b>Bastille</b>, famosa per le sommosse rivoluzionarie del 1789. Nei dintorni della stessa si giungerà a ulteriori attrazioni turistiche, come la <a href="https://www.iviaggididante.com/2013/11/parigi-le-promenade-plantee.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Promenade Plantee</span></a>, il <b>Canale Saint-Martin</b> - inserito fra <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/11/10-cose-fare-parigi-di-amelie.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">i luoghi de "Il Favoloso Mondo di Amelie"</span></a> - e infine il quartiere di <b>Marais </b>con la particolare Places des Vosges. <br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br />Conviene organizzare la visita con largo anticipo, prefissandosi delle tombe da visitare e un massimo di ore da dedicare al luogo.<br /><br />Importante vestirti comodo. Siccome a Parigi le piogge sono una costante, conviene avere sempre dietro un ombrellino e delle scarpe che siano impermeabili. Nel caso di pioggia il fango del luogo potrebbe rovinare la visita. <br /><br /><br />Ti potrebbero interessare questi articoli:<br /><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2021/03/parigi-luoghi-victor-hugo.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare i luoghi di Victor Hugo a Parigi</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2018/01/cosa-fare-parigi-3-giorni.html" target="_blank"> <span style="color: #3d85c6;">Cosa fare a Parigi in 3 giorni</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2013/11/parigi-10-soluzioni-per-risparmiare.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Parigi, 10 soluzioni per risparmiare</span></a><br /><br /><br /><i>Articolo scritto: Aprile 2021.<br />Ultima modifica: Aprile 2021.</i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com016 Rue du Repos, 75020 Paris, Francia48.861472 2.393472520.551238163821154 -32.7627775 77.171705836178845 37.5497225tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-60358205244150419922021-04-13T14:08:00.001+02:002021-04-14T14:51:09.431+02:00I luoghi di Amedeo Modigliani a Livorno <div style="text-align: justify;"><b>Amedeo Modigliani nacque nel 1884 a Livorno e visse nel capoluogo toscano i primi anni di vita e un ulteriore soggiorno dal 1909. Dei luoghi in cui visse e operò oggi resta ben poco. Ma in città la figura dell'artista è ricordata, sempre e comunque.<br /><br /><br /></b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhlam0fkdqbo0luLkJQsivreiYA46p-ZeakVJMOljqg1yBsy22IRb5d7HLvrzHkdL8H1OO220grD_pYt_QJKxDJZF-Sbf0M2ehea4GxXkZwLyvQeD0Ol5Wm-xyToJJfwa2BWGRvPnweeo/s640/Modigliani+Livorno.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Livorno Modigliani" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhlam0fkdqbo0luLkJQsivreiYA46p-ZeakVJMOljqg1yBsy22IRb5d7HLvrzHkdL8H1OO220grD_pYt_QJKxDJZF-Sbf0M2ehea4GxXkZwLyvQeD0Ol5Wm-xyToJJfwa2BWGRvPnweeo/s16000/Modigliani+Livorno.jpg" title="Amedeo Modigliani nacque nel 1884 a Livorno e visse nel capoluogo toscano i primi anni di vita e un ulteriore soggiorno dal 1909. Dei luoghi in cui visse e operò oggi resta ben poco. Ma in città la figura dell'artista è ricordata, sempre e comunque." /></a></div><br /><br /><br />La vita di Amedeo Modigliani fu degna di un film drammatico. Non a caso la pellicola a lui dedicata, "I colori dell'anima", appartiene a questa categoria. La sua è una storia che potremmo definire "assurda": dal primo giorno fino all'ultimo giorno della sua vita. Basti pensare che nacque in un letto pieno di oggetti accatastati, durante il fallimento economico della sua famiglia. Basti pensare che morì di meningite tubercolare, pochi giorni prima di diventare padre. Ma padre non lo diverrà mai, nemmeno postumo alla morte. La sua donna si suiciderà il giorno dopo, non accettando la morte di Modì. Offrendo al mondo una delle storie d'amore che più ci colpiscono e commuovono.<br /><br />Eppure Modigliani è diventato immortale. Si è ritagliato uno spazio fra i grandi artisti della storia. La sua fama si è espansa da Parigi fino al resto del mondo, tornando anche in quella Livorno da cui proveniva. Ed ecco perché oggi la città lo celebra. Lo ricorda con statue, targhe, murales e percorsi tematici.<br /><br /><br /><b>LA CASA NATALE</b><br /><br />Amedeo Modigliani nacque nel quartiere ebraico di Livorno, in <i>Via Roma 38</i>. Al tempo la strada prendeva il nome di V<i>ia della Barriera Maremmana</i> e fu qui, al primo piano di un palazzetto ottocentesco, che Amedeo venne alla luce il 12 luglio 1884. La sua nascita passò alla storia per un episodio singolare: mentre la madre Eugenia partoriva, un ufficiale giudiziario entrò in casa sua per pignorarle i beni. Tuttavia un’antica legge prevedeva che si potesse pignorare tutto tranne il letto di una partoriente. Fu così che la famiglia gettò quante più cose possibili nel letto della stessa Eugenia, mentre Modì nasceva.<br /><br />L’appartamento ospita oggi l’<b>Associazione Casa Natale Modigliani</b>: oltre a una mostra permanente sulla vita livornese dell’artista, con documenti storici, rappresenta un punto di riferimento per tutti gli studiosi di Modì. Oltre a documenti di Modigliani, vi sono alcune opere di artisti come Rotella e Guttuso.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_i1eb7d9v-eUWQt1zzwr_1-ZKUMRxV8gC1XLTVtPouF87XwoLzBrp_FDeMdbSYkNpIdQTNwHajj-_0IL4Gh3gDl4CHIcGuDLBqpucjMu-qyL6GxQEvbSnq7eePkjmCgi2V75xzrylnfM/s640/Modigliani+Livorno2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Modigliani casa livorno" border="0" data-original-height="477" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_i1eb7d9v-eUWQt1zzwr_1-ZKUMRxV8gC1XLTVtPouF87XwoLzBrp_FDeMdbSYkNpIdQTNwHajj-_0IL4Gh3gDl4CHIcGuDLBqpucjMu-qyL6GxQEvbSnq7eePkjmCgi2V75xzrylnfM/s16000/Modigliani+Livorno2.jpg" title="Casa natale di Amedeo Modigliani" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Livorno, la Casa Natale di Amedeo Modigliani<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>LA CASA DEL FRATELLO GIUSEPPE EMANUELE</b><br /><br />Il fratello di Amedeo, tale Giuseppe Emanuele Modigliani, ebbe un ruolo importante nella società livornese e nella vita di Amedeo. Innanzitutto dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti, egli si costituì parte civile nel processo al fascismo. Fu costretto a fuggire a Parigi in esilio e solo grazie al suo interesse il fratello Amedeo verrà sepolto assieme alla moglie Jeanne: dovettero trascorrere 30 anni dalla morte dei due prima della unione sotto la stessa lapide. La casa di Giuseppe Emanuele venne frequentata da Amedeo: si trovava in <i>Via Cambini 38</i>. Una targa ricorda il suo impegno contro il fascismo.<br /><br /><br /><b>GINNASIO GUERRAZZI</b><br /><br />Modigliani cominciò a frequentare il Ginnasio Guerrazzi che è situato in <i>Via Ernesto Rossi</i>. Nonostante fosse nelle vicinanze di casa sua, egli lo lasciò per problemi di salute. Decise così di andare <b>a scuola da Guglielmo Micheli</b>, in <i>Via delle Siepi</i>, al tempo un allievo dell’Accademia di Firenze. Qui studiavano anche altri futuri artisti della città, come <i>Aristide Sommati, Benvenuto Benvenuti, Gino Romiti, Oscar Ghiglia</i> tanti altri ancora. Gli stessi furono frequentatori assidui del Caffè Bardi.<br /><br /><br /><b>LA SINAGOGA DI LIVORNO</b><br /><br />A 13 anni, Amedeo Modigliani celebra il suo <b>Bar Mizvah</b>: un rito ebraico in cui l’adepto viene responsabilizzato nei confronti della legge ebraica. Questa giornata è raccontata da lui stesso all’interno del diario di sua madre Eugenie. La Sinagoga oggi non esiste più ma un tempo era situata laddove oggi sorge <i>Piazza Benamozegh</i>. Fu parzialmente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e successivamente <b>demolita </b>per far posto alla nuova, nel 1962. Era la seconda più grande d’Europa dopo quella di Amsterdam.<br /><br /><br /><b>IL MUSEO CIVICO G. FATTORI</b><br /><br />Il Museo, uno dei più interessanti della città, è dedicato a Giovanni Fattori: l'artista che diede vita alla corrente dei <b>macchiaioli</b>. La stessa corrente che diede a Livorno uno slancio artistico mai avuto prima. Nel museo c'è anche un'opera del giovane Modigliani.<br />Una curiosità: esiste una fotografia di Modigliani assieme a Giovanni Fattori: Amedeo sorride e tiene il braccio sulla spalla di Fattori, seduto e più serioso.<br /><br /><br /><b>LO STUDIO</b><br /><br />Tornato a Livorno nel 1909, Amedeo Modigliani affittò una stanza ai piani alti del Mercato delle Vettovaglie, al tempo in costruzione. La sua bottega faceva angolo con <i>Via Gherardi del Testa</i>. Non si possiedono molte informazioni sulla vicenda e le poche che possediamo furono raccontate dal pittore livornese <i>Filippelli</i>. Sta di fatto che da qui uscirono le famose sculture delle teste di Modigliani.<br /><br /><br /><b>IL CAFFÈ BARDI</b><br /><br />Situato all’angolo fra<i> Piazza Cavour </i>e <i>Via Cairoli</i>, il Caffè Bardi è stato un <b>locale storico di Livorno</b>. Esso fu aperto dal 1908 fino al 1921 e ospitò pittori, scultori, musicisti, letterati e autori teatrali. In questo luogo in culturale si concretizzò l’idea del <b>Gruppo Labronico</b>: un movimento artistico composto soprattutto da livornesi, inquadrato nella corrente dei <b>postmacchiaioli</b>. Qui Amedeo Modigliani realizzava degli schizzi su tovagliette o fogli di carta, chiedendo in cambio soldi per bere. Questi disegni sono quasi del tutto andati perduti, tranne uno: il ritratto di <i>Aristide Sommati</i>.<br /><br /><br /><b>IL FOSSO REALE</b><br /><br />Il Fosso Reale si trova in <i>Piazza della Repubblica</i> ed era nato non come un canale, ma come un fossato che al tempo seguiva il perimetro fortificato della città. È qui che è ambientata la più famosa leggenda legata a Modigliani. Leggenda che è tornata in auge durante il centenario della nascita dell’artista. Secondo la stessa Amedeo Modigliani, dopo aver ricevuto dei commenti dispregiativi da parte degli amici del Bardi, <b>prese le sue tre sculture e le gettò nel Fosso Reale</b>. Durante il centenario si dragò il fosso, per ricercare le teste. Fu in quel momento che tre ragazzi gettarono, per scherzo, tre sculture realizzate da loro con un trapano: sia l’opinione pubblica, sia alcuni dei più famosi critici d’arte, abboccarono allo scherzo.<br /><br />Tuttavia nel 1991, all'interno di un'officina, furono ritrovate tre teste con tratti scultorei tipici dell'artista. Secondo il proprietario, esse deriverebbero da un suo avo amico di Modigliani. Dalle indagini è emersa l'autenticità delle stesse.<br /><br /><br /><b>ALTRI LUOGHI DI MODIGLIANI A LIVORNO</b><br /><br />Nella città di Livorno sono presenti targhe, statue e murales dedicati ad Amedeo Modigliani. Il primo busto si trova a ridosso della casa natale dell'artista. All'interno della Stazione Centrale, in <i>Piazza Dante</i>, c'è un quadro realizzato dall'artista <b>Alessandro Bulgini</b> che ritrae Modigliani mentre beve, con lo sguardo perso. Nel <b>famedio di Monentero</b> - un portico con le spoglie dei più importanti livornesi - c'è una targa commemorativa. Infine le spoglie dei famigliari di Modigliani sono conservate nel cimitero ebraico in <i>Via Ippolito Nievo</i>.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuQL8_yIWFOA3RTyjTMxqqwV3t15eQg1epvJs_gho8DMOS6G5uU159QrhMrJqit7HK2znxjahBmq6ekig8AtfOwY0_e9kepctLEIHyiMsumh8c1sWgJpv9UqQ20Joj6euGtT6WUBpqta8/s640/Modigliani+Livorno1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuQL8_yIWFOA3RTyjTMxqqwV3t15eQg1epvJs_gho8DMOS6G5uU159QrhMrJqit7HK2znxjahBmq6ekig8AtfOwY0_e9kepctLEIHyiMsumh8c1sWgJpv9UqQ20Joj6euGtT6WUBpqta8/s16000/Modigliani+Livorno1.jpg" title="Modigliani Livorno" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Livorno, il busto di Modigliani in Via Roma<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A LIVORNO</b><br /><br />Livorno può essere raggiunta dal cielo al mare. L'aeroporto di riferimento è il Galileo Galilei di Pisa. Si trova lungo la tratta ferroviaria che da Roma conduce a Genova. In macchina per chi viene da nord occorre imboccare dapprima la A1, quindi la A15 da Parma, con direzione La Spezia. Infine A12 verso Livorno. Da Roma A12 e Strada Aurelia (E80). Da Bologna A1 fino a Firenze e proseguo verso Pisa-Livorno. <br /><br /><br /><b>COME MUOVERSI DURANTE IL TOUR DI MODIGLIANI</b><br /><br />Livorno non è una città grande, tuttavia è dispersiva. La fortuna è che i luoghi di Modigliani sono concentrati nel raggio di un paio di km. Li si possono visitare facilmente a piedi. Ancor meglio con una bicicletta o con un monopattino elettrico.<br /><br /><br /><b>CONSIGLIATI DURANTE IL TOUR</b><br /><br />Consigliata una sosta al <b>Bar Civili</b>: il bar più antico di Livorno. Attivo dal 1890, sei anni dopo la nascita di Amedeo Modigliani. Qui, in una tipica atmosfera da osteria, si potrà sorseggiare il Ponce alla Livornese. Si trova in <i>Via Vigna 55</i>. A cena, invece, si potrà mangiare all'<b>Osteria Modì</b>. Si trova in <i>Via della Coroncina 13A</i>, a pochi passi dalla casa natale del maestro <i>Giovanni Fattori</i>. Gli interni del locale sono interamente dedicati a Modigliani, con le riproduzioni di alcune tele famose.<br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br />Prima di scoprire i luoghi di Amedeo Modigliani consiglio di informarsi bene sulla vita dell'artista. Fra i libri consiglio "Modigliani - L'ultimo dei romantici" di <i>Corrado Augias</i>. <br />Consigliata la visione del film "I colori dell'Anima". <br /><br /><br />Ti potrebbero interessare i seguenti articoli:<br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2021/04/visitare-cimitero-pere-lachaise-parigi.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare il cimitero del Père-Lachaise di Parigi: dalla tomba di Oscar Wilde a quella di Jim Morrison</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/05/viaggi-letterari-luoghi-pasolini-bologna.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Viaggi letterari: il Tour Pasolini a Bologna</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/11/murale-tuttomondo-keith-haring.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Il capolavoro italiano di Keith Haring: il murale tuttomondo di Pisa</span></a><br /><br /><br /><i>Articolo scritto: Aprile 2021.<br />Ultima modifica: Aprile 2021.</i><br /></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Livorno LI, Italia43.548473 10.310567415.238239163821156 -24.8456826 71.85870683617884 45.4668174tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-67321076522480916912021-04-04T16:16:00.002+02:002021-04-21T10:44:19.466+02:00Visitare i luoghi di Michelangelo Buonarroti a Roma<div style="text-align: justify;"><b>Michelangelo Buonarroti visse per gran parte della sua vita a Roma. Qui realizzò delle opere importanti per il nostro patrimonio artistico e culturale. In questo tour andrò a ripercorrere i luoghi dell’artista: quelli in cui visse, quelli in cui sono oggi visibili le sue opere. <br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqHkPTFJGiGeaGK8oYWid30dWt4UcA9dzhaWd8IQQDZ7CBUQoBo2MahmCeaeRU4FJsIk30sjUXk8rWWTHp6QTu0jHrA4jOafSgRN9WAPTaIW2RKKocm7Qp5g38WHP_Pqv_n7hWFUJnwHE/s640/pexels-julia-volk-5273638%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="San Pietro Michelangelo" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqHkPTFJGiGeaGK8oYWid30dWt4UcA9dzhaWd8IQQDZ7CBUQoBo2MahmCeaeRU4FJsIk30sjUXk8rWWTHp6QTu0jHrA4jOafSgRN9WAPTaIW2RKKocm7Qp5g38WHP_Pqv_n7hWFUJnwHE/s16000/pexels-julia-volk-5273638%25281%2529.jpg" title="Cupola San Pietro" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Cupola della Basilica di San Pietro<br /><div class="level__left">
<div class="level__item">
<div class="js-copy-attribute-content photo-page__adp-cta__container__attribution"><span style="color: #f3f3f3;">Foto di <strong>Julia Volk</strong> da <strong>Pexels</strong></span></div>
</div>
</div></td></tr></tbody></table><br /><br />È stato uno dei più grandi artisti della storia, un simbolo del Rinascimento italiano assieme a Leonardo da Vinci. Michelangelo era un'artista a 360°: scultore, pittore e architetto. Visse molto: all'epoca gli 89 anni erano un'eccezione. E fino alla sua morte confezionò opere su opere, molte delle quali visibili a Roma. <br /><br />Il suo patrimonio artistico è visibile e visitabile. Quasi tutte le sue opere sono al centro di percorsi turistici cittadini. Altre sono entrate nella lista dei Patrimoni dell'Umanità. Questo tour va alla scoperta di 10 luoghi capitolini in cui visse e operò Michelangelo Buonarroti. Ho preparato il percorso anche su Google Maps: in modo da averlo in tempo reale sul proprio smartphone. Ma prima di condividere il link sarà giusto fare delle premesse e indicare quali siano i luoghi scelti.<br /><br />La premessa riguarda il punto di partenza del tour. Consiglio di far partire il tour dalla Stazione Termini. Non perché al suo interno contenga un’opera di Michelangelo, ma in quanto è facilmente raggiungibile sia in treno, sia con la metropolitana (linee A e B).<br /><br /><br /><b>MICHELANGELO A ROMA</b><br /><br />Dopo aver vissuto a Firenze sotto la protezione dei Medici, Michelangelo Buonarroti si trasferì a Roma, accettando l’invito di un cardinale rivale degli stessi Medici. Era il 25 giugno 1496 ed ebbe il modo di osservare le sculture romane ed elleniche conservate nella città eterna. Poco tempo dopo scolpì <b>il Bacco</b>, oggi conservato al Museo del Bargello. L’opera restò per anni a casa di Jacopo Galli, colui che ospitava Michelangelo. Attraverso lo stesso Galli, egli ricevette delle importanti commissioni in ambito ecclesiastico. Fra queste <b>la Pietà</b> che inizialmente era destinata alla <i>Chiesa di Santa Petronilla</i>, ma che oggi è uno dei capolavori di <i>San Pietro</i>.<br /><br />Rientrò a Firenze per un nuovo soggiorno di 4 anni e quando tornò a Roma, nel marzo del 1505, lavorò dapprima col Papa Giulio II e quindi con i suoi successori. Da questo momento in poi Michelangelo realizzerà nella città eterna capolavori dell’arte italiana.<br /><br /><b><br />1. LA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI</b><br /><br />Durante il rinascimento ci fu un recupero del patrimonio archeologico della città di Roma. Fra i monumenti interessati vi erano anche le <b>Terme di Diocleziano</b>. Esse si conservarono parzialmente, in quell’area poco distante dall’attuale Stazione Termini. Fu così che nel 1562 il Papa affidò a Michelangelo l’inserimento di una <b>Basilica </b>in quelle che erano le stanze termali. Michelangelo inserì il corpo principale della Basilica nella stanza del frigidarium e si preoccupò anche di riadattare le altre stanze del tepidarium e del calidarium. Alla morte dell’artista il progetto passò per le mani di altri architetti, uno su tutti Luigi Vanvitelli.<br />Oggi la Basilica ospita le <b>tombe di alcuni uomini illustri</b>, fra cui il Generale Armando Diaz. Ha ospitato le nozze di stato e attualmente viene utilizzata per celebrazioni solenni nazionali.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1tR8nZzyWIx_E4Vabk5VqTj8K6b53_5YwJQDLGBObDyNIcDnYV_baGENt2mz4W9uSOgY0iptYyn4Cg6YimAc2dkPkB2T1snPCMDgqKabkm_iqXMsOfiQF8cJYbK3JEInsCfNVuVYEJvU/s640/Immagine+2021-04-04+132826.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="michelangelo roma" border="0" data-original-height="460" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1tR8nZzyWIx_E4Vabk5VqTj8K6b53_5YwJQDLGBObDyNIcDnYV_baGENt2mz4W9uSOgY0iptYyn4Cg6YimAc2dkPkB2T1snPCMDgqKabkm_iqXMsOfiQF8cJYbK3JEInsCfNVuVYEJvU/s16000/Immagine+2021-04-04+132826.jpg" title="Santa maria angeli martiri roma" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri<br /><span style="color: #cccccc;"><span style="font-size: small;">(screenshot da Google Street View)</span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>2. PORTA PIA</b><br /><br />Porta Pia è passata alla storia per essere un luogo cruciale per il risorgimento italiano. L’episodio della <b>Breccia di Porta Pia</b> segnò l’annessione di Roma al Regno d’Italia. A essere buttata al suolo, per entrare nella città, non fu la Porta stessa, ma una delle pareti laterali fortificate. <br />Michelangelo la realizzò fra il 1561 e il 1565, al posto della <i>Porta Nomentana</i>, non più in grado di garantire il transito in contemporanea dei carri. Si occupò di disegnare sia la porta, sia di scolpire alcuni elementi decorativi. Il tutto in tre versioni di progetto, al tempo ritenuti “stravaganti”. Fra le <b>decorazioni da lui scolpite</b>, una merita di essere citata: è una bacinella con un asciugamano e sapone. Secondo la leggenda Michelangelo la inserì per ricordare a Papa Pio IV di avere un’origine non nobiliare – dalla famiglia dei Medici – ma di essere nato dalla famiglia di un barbiere.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja2MKVC-6Y1Ft73QlsqAH5Q9axtuTzhDaaLuRz37d4Vot1h0SwULAhP39LerTimNBV24a_tpZBnVzivJcC3pepphlvuwdUofzoUnOBgTGyJUsF4V9Kx1fT9jAQRVBpVGiae5BZkodvMy4/s640/Immagine+2021-04-04+131809.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja2MKVC-6Y1Ft73QlsqAH5Q9axtuTzhDaaLuRz37d4Vot1h0SwULAhP39LerTimNBV24a_tpZBnVzivJcC3pepphlvuwdUofzoUnOBgTGyJUsF4V9Kx1fT9jAQRVBpVGiae5BZkodvMy4/s16000/Immagine+2021-04-04+131809.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Porta Pia<br /><span style="color: #cccccc;">(screenshot da Google Street View)</span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>3. LA CAPPELLA SFORZA NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE</b><br /><br />Arrivato a 87 anni, Michelangelo ideò la <b>Cappella Sforza</b> nella <i>Basilica di Santa Maria Maggiore</i>. Tuttavia non riuscì a vedere i lavori completati in quanto morì due anni più tardi. Il lavoro fu completato da un suo assistente, Tiberio Calcagni. Michelangelo disegnò uno spazio ellittico con absidi incorniciati da colonne e volte a vela. Previse sui lati le tombe dei committenti. Essa è oggi considerata <b>l’ultima opera dell’artista</b>.<br /><br /><br /><b>4. LA TOMBA DI GIULIO II – BASILICA DI SAN PIETRO IN VINCOLI</b><br /><br />La <b>Basilica di San Pietro in Vincoli</b> fu fatta costruire a partire del 442, laddove sorgevano le <b>Terme di Tito</b>. È un elegante complesso di tre navate, con una facciata semplice ed è nota per contenere le tombe di Niccolò Cusano e di Papa Giulio II. Quest’ultima venne ideata da Michelangelo.<br />Fra la prima proposta, e la realizzazione, passarono 40 lunghi anni, in cui Michelangelo si ritrovò in più occasioni impossibilitato a procedere con i lavori. Poi, nel 1545, la definitiva realizzazione. Ciò che colpisce di questa tomba è la figura del <b>Mosè</b>, scolpito nel marmo di carrara.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Mose roma" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP26XRzs0Og_4e022LWMVP17HRyH1Q4a7ysmzsVnNvVUVbjWPM0u1l7hRBt9VZlZ0iKldqCu9QtNHsUJgpjIIlAK3pyMiTsHxyt1V0gEGmPjZyeuVTmK7d3HRhnG3hcYXrM7Kjck_Zkxc/s16000/moses-601752_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Mose Michelangelo" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Mosé<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/loggawiggler-15/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=601752">LoggaWiggler</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=601752">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><br /><br /><br /><b>5. LA PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO</b><br /><br />Situata sull’omonimo colle, la P<b>iazza del Campidoglio</b> è fra i luoghi più importanti di Roma. Non da un punto di vista artistico, ma in quanto ospita da quasi un millennio la sede del municipio della città. Venne riprogettata da Michelangelo Buonarroti fra il 1534 e il 1538 con l’intento di volgerla non più in direzione del Foro Romano, alle spalle del <i>Palazzo Senatorio</i> (del Municipio) ma verso la Basilica di San Pietro, nuovo centro politico della città. Conservò l’andamento obliquo delle preesistenze e progettò il <b>Palazzo nuovo</b>, facendo assumere alla piazza una forma trapezoidale. Progettò anche la scalinata della Cordonata che immette direttamente alla piazza. Infine fece posizionare qui la <i>Statua Equestre di Marco Aurelio</i>: essa era stata tolta da Piazza San Giovanni per far posto a un obelisco.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJUrKc4z0yH4lWEqn6Vm8Xz1vaNiDl9Gc3ga3yM2T_8CPBxSeWwgsohjTwXuSIKeWwkBCmwEsiqWtHrvp-Y_dv0W2zV3YdW9BIBkR52hjLqDCFQd5Asf_QAC9Gk77RP4iO4-OrsjudBQY/s640/capitoline-hill-1156731_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Campidoglio Roma" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJUrKc4z0yH4lWEqn6Vm8Xz1vaNiDl9Gc3ga3yM2T_8CPBxSeWwgsohjTwXuSIKeWwkBCmwEsiqWtHrvp-Y_dv0W2zV3YdW9BIBkR52hjLqDCFQd5Asf_QAC9Gk77RP4iO4-OrsjudBQY/s16000/capitoline-hill-1156731_640.jpg" title="Campidoglio Michelangelo" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Piazza del Campidoglio con il Palazzo Nuovo<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/ajel-676477/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1156731">Edward Lich</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1156731">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>6. LA STATUA DEL CRISTO PORTACROCE NELLA BASILICA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA</b><br /><br />La Basilica di Santa Maria sopra Minerva sorge nelle vicinanze del <i>Pantheon</i>. È uno dei pochissimi esempi di architettura gotica della città e ospita, al suo interno, le spoglie di Santa Caterina da Siena e del Beato Angelico. È ricordata in quanto, nel convento adiacente alla stessa, Galileo Galilei abiurò le sue tesi scientifiche, dopo esser stato sospettato di eresia.<br />Qui è conservata la statua del <b>Cristo Portacroce</b>, realizzata da Michelangelo nel 1518. Il Cristo è raffigurato in piedi mentre si tiene sulla croce. In mano tiene la canna e la spugna. Inizialmente egli era scolpito nudo, tuttavia dopo il Concilio di Trento gli fu aggiunto un drappeggio in bronzo.<br /><br /><b><br />7. PALAZZO FARNESE</b><br /><br />Il Palazzo Farnese di Roma, sede oggi dell’Ambasciata di Francia, fu progettato da <i>Antonio da Sangallo il Giovane</i>. I lavori cominciarono nel 1517 tuttavia, alla morte del progettista, il palazzo era incompleto di parte della facciata e del secondo piano. Fu impartita una gara d’appalto e a vincere fu proprio Michelangelo.<br />Ripensò l’ultimo livello, facendolo molto più alto degli altri. Ridisegnò le finestre con tocchi di manierismo. Infine si dedicò al completamento del cortile interno.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5y4TBm4lxOVlksx3bmR9cxErnZizC06gRSgc3m3plwCRcSHQ7OtoGOfrQmOrtfwQF_rrOhNxN7UUBfkkPmrng0_K8NPsemhWWrHi2hxKgClIy5GbN9lCRR4bPDwcz67dKNs5f9ptASGE/s640/Immagine+2021-04-04+132352.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="347" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5y4TBm4lxOVlksx3bmR9cxErnZizC06gRSgc3m3plwCRcSHQ7OtoGOfrQmOrtfwQF_rrOhNxN7UUBfkkPmrng0_K8NPsemhWWrHi2hxKgClIy5GbN9lCRR4bPDwcz67dKNs5f9ptASGE/s16000/Immagine+2021-04-04+132352.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Palazzo Farnese<br /><span style="color: #cccccc;">(screenshot da Google Street View)</span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>8. LA CAPPELLA PAPALE DEI SANTI COSMA E DAMIANO</b><br /><br />Nel 1514 Papa Leone X commissionò a Michelangelo la realizzazione della <b>Cappella Papale dei Santi Cosma e Damiano</b>. Essi erano due gemelli che la famiglia dei Medici aveva adottato come protettori. La Cappella fu realizzata nel cortile di <b>Castel Sant’Angelo</b>, dove tutt’oggi è visibile.<br /><br /><b><br />9. LA BASILICA E LA CUPOLA DI SAN PIETRO</b><br /><br />Sotto il papato di Niccolò V partirono <b>i lavori per il rinnovamento della Basilica di San Pietro</b>. Il progetto fu affidato a <i>Bernardo Rossellino</i> che tuttavia morì pochi anni più tardi, in una fase embrionale. Subentrò alla direzione dei lavori <i>Giuliano da Sangallo </i>e quindi, nel 1505, il Bramante. Quest’ultimo progettò una rivoluzionaria basilica a croce greca che fece molto discutere al tempo. Alla morte di <i>Bramante </i>toccò a <a href="https://www.iviaggididante.com/2019/07/visitare-luoghi-raffaello-sanzio.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Raffaello Sanzio</span></a> e quindi, nel 1520, toccò ad <i>Antonio da Sangallo il Giovane</i> con <i>Baldassarre Peruzzi</i>. Infine, solo nel 1546 subentrò Michelangelo. Riprogettò una Basilica a croce latina, proprio come quella del suo maestro Bramante. Tuttavia il maestro non riuscirà a vedere completato il tutto. Morirà nel 1564, anno in cui saranno <i>Giacomo della Porta</i> e <i>Carlo Maderno</i> prenderanno in mano i lavori, alterando il progetto di Michelangelo.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSRNNQtzk6ScziTobMASE3nYUzBwUi60UPFH3y-qEcjSgl6yJRJB5FP3qLFCG2pQtYmM0l8qCLrsKrjacg-sBVlyDXRl_SE0KrKliPsanvVPX82ebOELGgzPGpAhMSsk2d7u_JEAJqnOU/s640/st-peters-basilica-1030710_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="basilica san pietro" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSRNNQtzk6ScziTobMASE3nYUzBwUi60UPFH3y-qEcjSgl6yJRJB5FP3qLFCG2pQtYmM0l8qCLrsKrjacg-sBVlyDXRl_SE0KrKliPsanvVPX82ebOELGgzPGpAhMSsk2d7u_JEAJqnOU/s16000/st-peters-basilica-1030710_640.jpg" title="san pietro michelangelo" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Basilica di San Pietro<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/photos/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1030710">Free-Photos</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1030710">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br />All’interno della Basilica di San Pietro è conservata una delle opere più importanti non solo dell’artista, ma della storia dell’arte. È la Pietà di San Pietro, nota al mondo come la <b>Pietà di Michelangelo</b>. Fu realizzata fra il 1497 e il 1499, quando Michelangelo era un ragazzo poco più che ventenne. È l’unica su cui si legge la firma dell’autore: MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT (“Fatto dal fiorentino Michelangelo Buonarroti”).<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1PfSITJKjpP2ocnx2tIrFzeHsYINzreLxI7SzP0FOt1cSKCJyzRIax2ixn_ixXEBZRgDuyUg8KOcBXtP9EWPHxGgvE9HnGaFSrNUQxw3qI3bwFPMPo_706BFW3wgonpcgeEPDSyJr1Ic/s640/vatican-1183970_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Michelangelo Roma" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1PfSITJKjpP2ocnx2tIrFzeHsYINzreLxI7SzP0FOt1cSKCJyzRIax2ixn_ixXEBZRgDuyUg8KOcBXtP9EWPHxGgvE9HnGaFSrNUQxw3qI3bwFPMPo_706BFW3wgonpcgeEPDSyJr1Ic/s16000/vatican-1183970_640.jpg" title="Pietà Michelangelo" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Pietà di Michelangelo nella Basilica di San Pietro<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/rongagne-1976711/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1183970">Fr. Ron Gagne, M.S.</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1183970">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>9 BIS. LA CAPPELLA SISTINA</b><br /><br />La Cappella Sistina venne fatta costruire da papa Sisto IV della Rovere, di cui porta il nome. È il luogo in cui si tiene il conclave oltre ad altre cerimonie papali. Al suo interno sono conservati <b>gli affreschi di Michelangelo</b> che ricoprono l’intera volta e la parete di fondo al di sopra dell’altare. Gli altri affreschi appartengono ad artisti del calibro di <i>Botticelli, Perugino, Pinturicchio, Ghirlandaio</i>. Michelangelo vi lavorò per quasi tutta la vita dipingendo qualcosa come 300 figure. Sulla volta raccontò la genesi, sulla parete sopra l’altare il Giudizio Universale. E proprio quest’ultimo affresco rappresenta il momento più importante quando si visitano <a href="https://www.iviaggididante.com/2014/03/roma-i-musei-vaticani.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">i Musei Vaticani</span></a>. Negli ultimi anni, dopo un restauro completo, la Cappella Sistina è tornata a godere dei colori cangianti del tempo.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMMw6_49Glo8C7_ct4fj0EVIQCAJ6A6M_3ZTSvpuqee7xhVu1YZsNMAvEN5NNwTJvJ2J5ZkYU6QHBllAaNJBsEXHDTAx1MgL_BhVnqBmsTz278hAaILptQfOWoFBf4wdKDY6vdDXh__y0/s640/the-creation-of-adam-436007_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Creazione d'adamo roma" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMMw6_49Glo8C7_ct4fj0EVIQCAJ6A6M_3ZTSvpuqee7xhVu1YZsNMAvEN5NNwTJvJ2J5ZkYU6QHBllAaNJBsEXHDTAx1MgL_BhVnqBmsTz278hAaILptQfOWoFBf4wdKDY6vdDXh__y0/s16000/the-creation-of-adam-436007_640.jpg" title="Michelangelo Cappella sistina" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Creazione di Adamo nella Cappella Sistina<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/anassar-421921/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=436007">Andres Nassar</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=436007">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>10. LA CASA DI MICHELANGELO BUONARROTI A ROMA</b><br /><br />Durante la sua vita nella capitale, Michelangelo Buonarroti visse e soggiornò in più abitazioni. La prima era probabilmente il <b>Palazzo della Cancelleria</b> in costruzione, al tempo di proprietà del Cardinale Raffaele Riario. Successivamente soggiornò presso Borgo: il quartiere a ridosso del Vaticano demolito per far spazio a Via della Conciliazione. Tra il 1505 e il 1513 stette in una casa vicino al Passetto, prima di trasferirsi nell’ultima dimora di Marcel de’ Corvi. Tuttavia oggi l’unico luogo riconosciuto come la “Casa di Michelangelo Buonarroti” resta un vero e proprio mistero della storia. È visibile, non visitabile. <b>Si trova lungo la passeggiata del Gianicolo</b>, nelle vicinanze di <i>Porta San Pancrazio</i>. Si tratta del prospetto della sua ultima abitazione. Sì, perché oltre a quel prospetto non c’è null’altro. La casa fu demolita durante i lavori di rifacimento di <i>Piazza Venezia</i>, lavori che interessarono anche <i>Via delle Tre Pile 7</i>. Ma prima di procedere alla definitiva demolizione, il prospetto fu salvato e trasferito sul Gianicolo, posizionato a ridosso di un grosso serbatoio idrico denominato Serbatoio Gianicolense. Così dal 1939 il prospetto della casa di Michelangelo è visibile.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM1lDEoo7tMCDSblGsa004Q7GOGX0lz8B9y0YaJBLpDXeB64YUBmQxoQaKtVANcFUoOx7ceemheRa_kogVKCCWSHtB792PhgrNwWnogvq2Y5w8-u9n5To916E3PKVt8fOlSqP9RuR9XIs/s640/Immagine+2021-04-04+134034.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="407" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM1lDEoo7tMCDSblGsa004Q7GOGX0lz8B9y0YaJBLpDXeB64YUBmQxoQaKtVANcFUoOx7ceemheRa_kogVKCCWSHtB792PhgrNwWnogvq2Y5w8-u9n5To916E3PKVt8fOlSqP9RuR9XIs/s16000/Immagine+2021-04-04+134034.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casa Buonarroti<br /><span style="color: #cccccc;">(screenshot da Google Street View)</span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>IL PERCORSO DEI LUOGHI DI MICHELANGELO SU GOOGLE MAPS</b><br /><br />Per facilitare la visita, <a href="https://goo.gl/maps/Sm5uUfgLFm2bzywM7 " target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">ho riportato su Google Maps la lista dei luoghi di Michelangelo Buonarroti</span></a>. Si avrà la possibilità di seguire le indicazioni direttamente sul proprio smartphone. L’itinerario è lungo circa 9 km e la sola camminata è di circa 2 ore. La visita ai luoghi citati va dal semplice passaggio, come nel caso di Porta Pia o della Casa di Michelangelo, fino alle eventuali 5-6 ore per visitare la Cappella Sistina e i Musei Vaticani.<br /><br /><br /><b>COME MUOVERSI</b><br /><br />Il percorso è studiato per essere realizzato a piedi o con dei mezzi di trasporto lenti, quali biciclette e monopattini. Alcuni dei luoghi riportati sono distanti dalla linea metropolitana. Tuttavia il percorso non è consigliato a piedi per chi non è normodotato: alcune pendenze della strada potrebbero rendere difficoltosa la visita. In tal caso meglio muoversi in macchina.<br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A ROMA</b><br /><br />Roma è connessa molto bene sia con l’Italia, sia con il resto del mondo. Gli aeroporti principali sono Roma Fiumicino e Roma Ciampino, quest’ultima per i voli low-cost. In treno vi si può giungere sia con la rete ferroviaria, sia con l’alta velocità. Le principali stazioni ferroviarie sono Roma Termini e Roma Tiburtina. Per chi giunge in autobus la stazione di riferimento è Roma Tiburtina.<br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br />Prima di cominciare il tour consiglio di leggere dei libri specifici sull’argomento. Fra questi:<br /><br /><i>- “Michelangelo. Una vita inquieta” di Antonio Forcellino<br />- “La Cappella Sistina” di Antonio Paolucci</i><br /><br />Consigliato un abbigliamento comodo e al contempo sobrio: dovendo entrare in delle chiese, sarà giusto rispettare le regole.<br /><br /><br />Ti potrebbero interessare anche questi articoli:<br /><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/03/50-cose-fare-roma-una-volta-nella-vita.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">50 cose da fare almeno una volta nella vita</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2019/07/visitare-luoghi-raffaello-sanzio.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare i luoghi di Raffaello Sanzio</span></a><br /><br /><br /><br /><i>Articolo scritto: Aprile 2021. <br />Ultima modifica: Aprile 2021.</i><br /> </div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Piazza San Pietro, 00120 Città del Vaticano41.9021667 12.45393679.2044557912965175 -22.7023133 74.59987760870348 47.6101867tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-19372302331617218002021-03-25T23:45:00.002+01:002021-04-21T10:44:27.338+02:00Visitare i luoghi di Victor Hugo a Parigi<div style="text-align: justify;"><b>Victor Hugo fu il più grande letterato del XIX secolo, non solo per la Francia. Visse gran parte della sua vita a Parigi e qui ambientò le sue opere più famose: Notre Dame de Paris e I Miserabili. I suoi luoghi sono inseriti negli itinerari turistici della città. Questo articolo li raccoglie tutti.<br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjpf64-wNwIsijc4j5fNF8lUCeSc-MXSGl7QuFh7tGcrIDMDPK3F72Dn0Sq-7plKDsQxU1OD-l9ObmLLqCQROf4zFUZL9vLly-8dNUbahfX9JmC6UeWjboAGxcAzBK1alrW53rqi92Z8c/s640/pexels-arthouse-studio-4330053%25281%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Notre Dame Parigi" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjpf64-wNwIsijc4j5fNF8lUCeSc-MXSGl7QuFh7tGcrIDMDPK3F72Dn0Sq-7plKDsQxU1OD-l9ObmLLqCQROf4zFUZL9vLly-8dNUbahfX9JmC6UeWjboAGxcAzBK1alrW53rqi92Z8c/s16000/pexels-arthouse-studio-4330053%25281%2529.jpg" title="Parigi Victor Hugo" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi, la Cattedrale di Notre Dame<br /><div class="level__left">
<div class="level__item">
<div class="js-copy-attribute-content photo-page__adp-cta__container__attribution"><span style="color: #cccccc;">Foto di <strong>ArtHouse Studio</strong> da <strong>Pexels</strong></span></div>
</div>
</div></td></tr></tbody></table><br /><br />La vita di Victor Hugo è stata un film candidato al premio Oscar. La scenografia di quel film fu la città di Parigi, in cui lo scrittore visse in due momenti distinti della sua vita. Due momenti separati solo dall’esilio, che lo portò lontano dalla Francia a rinnegare la situazione politica del tempo. E quando tornò a casa ritrovò una Parigi diversa, lontana da quella da lui raccontata.<br /><br />Nel frattempo la città aveva subito un cambiamento. I <b>quartieri medievali</b> avevano fatto posto ai grandi viali. Le storie nascoste nelle case di quei quartieri si erano perse dietro le macerie trasportate via. Restavano vivi i personaggi che vi abitavano, raccontati nei libri dell’autore. E così Hugo ebbe il merito di consegnarci <b>un ritratto realistico e al contempo romantico di quella Parigi</b>. Nostalgico, che ci porta ad appassionarci a quelle storie. Da Notre Dame de Paris, fino ai Miserabili, il viaggio nei luoghi di Victor Hugo.<br /><br /><br /><b>I LUOGHI DI VICTOR HUGO A PARIGI</b><br /><br />Victor Hugo nacque nel 1802 a <i>Besançon</i>, al confine con la Svizzera. E prima di trasferirsi a Parigi con la madre, stette col padre in Italia, ad <i>Avellino</i>. Dimorò presso <b>Palazzo De Conciliis</b>, da lui definito come “Il Palazzo di Marmo”. Tornato in Francia frequentò l’Ecole Polytechnique per seguire studi ingegneristici e militari. Tuttavia lasciò la stessa per iscriversi al <b>Liceo Louis-le-Grand</b>, fra i più antichi della città. Questa scuola, inaugurata nel 1563, si trova tutt’oggi in <i>Rue Saint-Jacques 123</i> e ha avuto come studenti grandi letterati come <i>Charles Baudelaire, Denis Diderot, Moliere, Jean-Paul Sartre, Voltaire</i>. Ma anche artisti dal calibro di <i>Edgar Degas, Eugene Delacroix, Theodore Gericault</i>. E ancora <i>Jacques Chirac, Georges Pompidou e André Citroen</i>.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj24fprsAquqN9VxUvEgZknIqwOWpyTaBB3OH4fIE7IFiT-Z3BSVAcfE-CLynr900jLssocb1GoHFJg3TA25ZQXJvbSLZXivDxCUamZPIE-O-GsClkoczLBky6Jx_9mA8l-3p0rEqdCpQ/s640/IMG_20170919_190956.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Hugo Saint-Sulpice" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj24fprsAquqN9VxUvEgZknIqwOWpyTaBB3OH4fIE7IFiT-Z3BSVAcfE-CLynr900jLssocb1GoHFJg3TA25ZQXJvbSLZXivDxCUamZPIE-O-GsClkoczLBky6Jx_9mA8l-3p0rEqdCpQ/s16000/IMG_20170919_190956.jpg" title="Chiesa di Saint-Sulpice" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi, la Chiesa di Saint-Sulpice<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Durante il periodo degli studi la formazione di Victor Hugo passò per la <b>Biblioteca dell’Arsenale</b>, nel quartiere di Marais. Si trovava in <i>Rue De Sully 1</i> ed era caratterizzata dalla presenza del letterato <i>Charles Nodier</i>. Fu lui ad organizzare salotti fra intellettuali, conosciuti come “il Cenacolo”. Per la prima volta Victor Hugo si fece notare nella società parigina.<br /><br />Si sposò il 12 ottobre 1822 presso la <b>Chiesa di Saint-Sulpice</b> con l’amica d’infanzia <i>Adele</i>. Oltre ad essere la chiesa più grande di Parigi dopo Notre Dame, Saint-Sulpice è caratterizzata da una famosa facciata turrita. I <b>due campanili </b>che spiccano nella geometria furono altamente criticati da Victor Hugo. Li definì “due grossi clarinetti”. Il matrimonio durò un paio di anni e terminò per via dei tradimenti reciproci.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmkLF3H1InCXJ6LdJI-89ppuxwlDYfI4zM-4qI3_VI3QZcBBoduW_QgRQ5YgRcSqh_ylceWqqyKj79yo4FmSz-1kjDsyc5nYpspiqGC8vVPbWDrQP3fakzcEylQu3FRlQ5a55db1MK2pI/s640/Parigi+%2528342%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Maison Hugo" border="0" data-original-height="447" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmkLF3H1InCXJ6LdJI-89ppuxwlDYfI4zM-4qI3_VI3QZcBBoduW_QgRQ5YgRcSqh_ylceWqqyKj79yo4FmSz-1kjDsyc5nYpspiqGC8vVPbWDrQP3fakzcEylQu3FRlQ5a55db1MK2pI/s16000/Parigi+%2528342%2529.JPG" title="Place des Vosges" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi, Place des Vosges<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Nel 1829 Victor Hugo incontra <i>Theodore Gautier</i>, suo vicino di casa in <b>Places Des Vosges</b>. I due divennero amici, tantoché lo stesso Gautier prese le difese di Hugo durante quella che fu ricordata come “La Battaglia di Hernani”. In quella serata, la prima messa in scena, parte del pubblico non gradì lo spirito rivoluzionario dell’opera. Ci fu <b>una grande rissa</b> che dal teatro si spostò lungo le vie limitrofe. A risaltare nella folla c’era proprio Gautier, col suo gilet rosso simbolo provocatorio e antiborghese.<br /><br />Nel 1841 entrò nella ristretta cerchia dell’<b>Accademia di Francia</b>, con sede presso il Palazzo dell’Institute de France. Qui occupò il seggio 14. Da buon intellettuale frequentò il <b>Procope</b>, il caffè più antico della città. All’interno dello stesso sono conservati tutt’oggi cimeli storici, appartenuti ai grandi uomini del passato. Fra gli esposti troviamo <b>il cappello di Napoleone</b>. Si trova in <i>Rue de l’Ancienne-Comédie 1</i>.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgktpR_wJU2wBQqSklzZxJ103_RRoQ8VcvD3gp-rXssyXpVM8i5Pg9W_AbPT-iGS1Z306tXTgq3isbwdrp0HoPGJ5tKwuXB4J2G1zlwPCyX6pszf2qbhZ2pLw748HueAvAGf6J4ww00WGk/s640/IMG_20170920_111550.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Procope Hugo" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgktpR_wJU2wBQqSklzZxJ103_RRoQ8VcvD3gp-rXssyXpVM8i5Pg9W_AbPT-iGS1Z306tXTgq3isbwdrp0HoPGJ5tKwuXB4J2G1zlwPCyX6pszf2qbhZ2pLw748HueAvAGf6J4ww00WGk/s16000/IMG_20170920_111550.jpg" title="Procope Cafè" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi, il Procope Cafè<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>I LUOGHI DI "NOTRE DAME DE PARIS"</b><br /><br />Il romanzo Notre Dame de Paris venne pubblicato nel 1831 e segnò il primo grande successo per Victor Hugo. All’epoca era un ragazzo di 29 anni e passava spesso di fronte la Cattedrale di Notre Dame. Soprattutto quando si spostava dal quartiere latino verso Marais.<br /><br />Uno dei primi luoghi descritti è il <b>Palazzo di Giustizia</b>, situato sull’Ile de la Cité, laddove sorgeva il <b>Palazzo Reale di San Luigi</b>, di cui oggi resta in piedi solo la Saint-Chapelle. Il luogo in cui era presente il patibolo era l’antica <b>Place de la Greve</b>, dal 1803 nota come <i>Place de l’Hotel-de-Ville</i>. È qui che si può ammirare il palazzo municipale di Parigi.<br /><br />Ma il luogo principale, che dà il nome all’opera, è per l’appunto la <b>Cattedrale di Notre Dame</b>. Se era stata scelta da Victor Hugo come ambientazione, c’era un motivo. Al tempo la Cattedrale destava in pessime condizioni, soprattutto dopo la Rivoluzione Francese. Il degrado e il parziale abbandono degli spazi rischiarono di compromettere la sostenibilità dell’edificio. Lo stesso Hugo sottoscrisse una petizione per salvarla. E fu soprattutto grazie alla spinta del libro che <b>la cattedrale verrà restaurata</b> pochi anni più tardi, dall’architetto <i>Viollet le Duc</i>. Tuttavia, nel 2019, la Cattedrale è stata parzialmente distrutta da un incendio. Resterà chiusa per i prossimi anni.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2OQlG19Txtuf59AOy5C7qVGW0greFdkGVn7JQXdefQYuDuMZe3vw8mvGiCK5ahWtr_qXXTudh7s2nUJ588I3sfk0fe_F1GLzn6Lofhrefs8jPEXFJmO7Jnrw2cM0KGzLfbNCQlCzfCII/s640/pexels-adrienn-1460145%25281%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Parigi Hugo" border="0" data-original-height="445" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2OQlG19Txtuf59AOy5C7qVGW0greFdkGVn7JQXdefQYuDuMZe3vw8mvGiCK5ahWtr_qXXTudh7s2nUJ588I3sfk0fe_F1GLzn6Lofhrefs8jPEXFJmO7Jnrw2cM0KGzLfbNCQlCzfCII/s16000/pexels-adrienn-1460145%25281%2529.jpg" title="Cattedrale di Notre Dame" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi, la Cattedrale di Notre Dame<br /><div class="level__left">
<div class="level__item">
<div class="js-copy-attribute-content photo-page__adp-cta__container__attribution"><span style="color: #cccccc;">Foto di <strong>Adrienn</strong> da <strong>Pexels</strong></span></div>
</div>
</div></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>I LUOGHI DE "I MISERABILI"</b><br /><br />Il romanzo I Miserabili è considerato un capolavoro della letteratura. Già al tempo era uno dei libri più letti. Raccontava la storia dei “miserabili”: quelle categorie di <b>persone ai margini della società</b>, la cui condizione economica non era migliorata né con la Rivoluzione Francese, né sotto Napoleone, né sotto Luigi XVIII. L’arco temporale abbraccia il periodo che va dal 1815 fino al 1832.<br /><br />E fu proprio in quel 1832 che lo stesso Hugo fu testimone delle sommosse popolari, che caratterizzarono l’<b>Insurrezione Repubblicana</b>. Stava scrivendo ai <b>Giardini di Tuileries</b> quando sentì colpi d’arma da fuoco provenire dai mercati (<i>Les Halles</i>). Gli scontri erano difficili da arginare e i manifestanti riuscivano a sfruttare le piccole vie medievali per creare barricate o per fuggire dall’esercito. Per questo motivo il <i>Barone Hausmann</i>, prefetto di Parigi, si convinse a eliminare parte delle costruzioni medievali, al fine di realizzare grandi viali con palazzi a schiera e tetti mansardati. Nacque la Parigi che oggi conosciamo.<br /><br />Con la cancellazione dei quartieri medievali si perse parte della narrazione de i luoghi raccontati ne “I Miserabili”. A eccezione del quartiere di <b>Marais</b>, l’unico ancora oggi medievale. Non a caso i protagonisti del libro – Cosette e Marius - vi si recarono per sposarsi, nella <b>Chiesa Gesuita di Saint-Paul-Saint-Louis</b>. La stessa in cui sono presenti le acquasantiere donate da Hugo, dopo il matrimonio della figlia.<br /><br />Ma passiamo agli indirizzi legati ai personaggi del libro. Nelle vicinanze della Torre Eiffel si trova <i>Rue Plumet 7</i>: <b>qui abitava Jean Valjean</b>. Nella <i>Piazza de la Bastille</i> si trovava <b>la statua a forma di elefante</b> in cui il monello Gavroche trovava rifugio. La stessa fu fatta costruire sotto Napoleone, nel 1813, ma venne abbattuta nel 1846. In <i>Rue des Filles-du-Calvaire 6</i> <b>abitava Monsieur Guillenormand</b>, il nonno di Marius. In <i>Rue Sévigné </i><b>si trovava la prigione</b> da cui evase il tutore di Cosette, Thénardier. Fra il Pont au Change e il Pont Notre Dame si trovava il punto in cui Javert si buttò nella Senna.<br /><br />Altri luoghi citati nel libro sono l’<b>Università della Sorbona</b> e i <b>Giardini del Lussemburg</b>o. Qui, nel mezzo di un viale, si potrà ammirare la scultura de “Il venditore di maschere”, risalente al 1883. Ha una particolarità: la maschera sollevata dal soggetto è quella di Victor Hugo. Infine meritano una citazione, e una visita, le fognature della città. Grandi protagoniste nel libro. Basterà visitare il Museo delle Fogne di Parigi.<br /><br /><br /><b>LA MAISON HUGO IN PLACE DES VOSGES</b><br /><br />Nel 1832 Victor Hugo si trasferì in un appartamento al secondo piano di <i>Place des Vosges 6</i>, nel quartiere di Marais. Era <b>la piazza più antica della città</b>, la prima a essere progettata secondo criteri urbanistici innovativi per il tempo. Fu qui, in quella che oggi conosciamo come Maison Victor Hugo, che nel 1862 scrisse uno dei libri più importanti della letteratura: "I Miserabili". Utilizzò questo appartamento per ricevere gli intellettuali del tempo. L’appartamento d<b>ivenne un museo</b> nel 1905. Oggi espone una mostra dedicata allo scrittore, con mobili a lui appartenuti, testi da lui scritti e anche ritratti da lui dipinti.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU4gN51oRj15ateduuYaMwyFuJun9i0IDx8TVdoziQPP9-4A4rhZqttrGp9bekpL19oLX686GuTuqXHiqWRiQq8ytZSiwlbJdB2gRgVMy2kx5DQVPqulbVyIum5icSzwRxRO1jlp2uwyQ/s640/Parigi+%2528346%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Parigi Hugo" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU4gN51oRj15ateduuYaMwyFuJun9i0IDx8TVdoziQPP9-4A4rhZqttrGp9bekpL19oLX686GuTuqXHiqWRiQq8ytZSiwlbJdB2gRgVMy2kx5DQVPqulbVyIum5icSzwRxRO1jlp2uwyQ/s16000/Parigi+%2528346%2529.JPG" title="Maison de Victor Hugo" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Parigi, la Maison de Victor Hugo<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>LA TOMBA DI VICTOR HUGO</b><br /><br />Sul letto di morte Victor Hugo espresse il suo ultimo desiderio: quello di esser seppellito in una bara povera. Non si sarebbe mai immaginato il suo funerale: così solenne da essere definito “il funerale del secolo”. La città gli dedicò giorni di lutto ed accolse la stampa da tutta Europa. A Parigi si riversarono 2 (o forse 3) milioni di persone, per rendergli omaggio. Il feretro venne fatto sfilare lungo le <i>Champs-Elysées</i> e quindi lasciato, la notte del 1° giugno, sotto l’<b>Arco di Trionfo</b>. Infine, dopo una prima sepoltura al cimitero monumentale del <b>Père-Lachaise</b>, venne tumulato nella cripta del <b>Pantheon</b>, fra le tombe di <i>Alexandre Dumas</i> e di <i>Emile Zola</i>.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFO1uA48GuDUs_8hanQoqFUdVZRfPzwrQyglpJfYCW9-UT4p_0GDPwHINX7AH4lrMQIBlIRJIu-Sw6cVRR77pXJHL37TcGvChdpugjA7poyUh6B9rhQiQc4btmAjLW4hvVm-eQcjGNNnE/s640/pexels-nicolas-7067324.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Parigi Pantheon" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFO1uA48GuDUs_8hanQoqFUdVZRfPzwrQyglpJfYCW9-UT4p_0GDPwHINX7AH4lrMQIBlIRJIu-Sw6cVRR77pXJHL37TcGvChdpugjA7poyUh6B9rhQiQc4btmAjLW4hvVm-eQcjGNNnE/s16000/pexels-nicolas-7067324.jpg" title="Pantheon Victor Hugo" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div class="level__left">
<div class="level__item">
<div class="js-copy-attribute-content photo-page__adp-cta__container__attribution">Parigi, il Pantheon<br /><span style="color: #cccccc;">Foto di <strong>Nicolas</strong> da <strong>Pexels</strong></span></div>
</div>
</div></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME MUOVERSI PER VISITARE I LUOGHI DI VICTOR HUGO</b><br /><br />La<b> linea metropolitana di Parigi</b> è fra le più efficienti che esistano e permette di spostarsi da un quartiere all’altro in pochissimo tempo. In più le principali attrazioni parigine hanno l’accesso alla metropolitana a poche centinaia di metri (esclusa la Torre Eiffel). Eppure il mio consiglio è quello di muoversi in una maniera più lenta. <br /><br /><b>A piedi, in bicicletta o col monopattino elettrico</b>, si avrà la possibilità di godere appieno dei luoghi riportati. Anche perché il Quartiere Latino e Marais meritano di essere attraversati lentamente, perdendosi nei vicoletti che li caratterizzano.<br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A PARIGI</b><br /><br />Parigi è servita da <b>3 aeroporti</b>: lo <i>Charles de Gaulle</i>, connesso alla città tramite la linea metropolitana <i>RER</i>, l’<i>Aeroporto di Orly</i> e l’aeroporto di <i>Parigi Beauvais</i>, entrambi coperti da voli low cost. In treno ci sono collegamenti con tutte le principali città francesi ed europee. In autobus la capitale è collegata con tutta la Francia e principali città europee, Londra compresa. A garantire il servizio sono compagnie low cost di autobus, una su tutte <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/10/interflix-viaggio-flixbus.html" target="_blank"><span style="color: #6fa8dc;">Flixbus</span></a>.<br /><br /><br /><b>DOVE DORMIRE A PARIGI</b><br /><br />Nei miei soggiorni parigini ho avuto modo di alloggiare in diversi hotel. Quello in cui mi sono trovato meglio è lo <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/10/yooma-hostel-parigi.html" target="_blank"><span style="color: #6fa8dc;">Yooma Urban Lodge</span></a>: un concept hotel nelle vicinanze della Torre Eiffel, in cui si potrà vivere un soggiorno esperienziale a un buon prezzo.<br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br />Lo so, è scontato: prima di partire per Parigi è fondamentale fare una full immersion sulla vita di Victor Hugo. Al contempo leggere i suoi due libri principali (Notre Dame de Paris, I Miserabili). E magari approfondire la storia degli anni in cui visse lo scrittore.<br /><br />Il secondo consiglio è di vestirsi comodi: Parigi è una città che ti fa percorrere tanti km, senza che tu te ne possa accorgere. Ma al momento di togliersi le scarpe…<br /><br /><br />Ti potrebbero interessare questi articoli:<br /><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/11/10-cose-fare-parigi-di-amelie.html" target="_blank"><span style="color: #6fa8dc;">10 cose da fare nella Parigi di Amelie</span></a> <br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2018/01/cosa-fare-parigi-3-giorni.html" target="_blank"><span style="color: #6fa8dc;">Cosa fare a Parigi in 3 giorni</span></a> <br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2013/11/parigi-10-soluzioni-per-risparmiare.html" target="_blank"><span style="color: #6fa8dc;">Parigi, 10 soluzioni per risparmiare </span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2013/11/parigi-10-consigli-per-visitare-il.html" target="_blank"><span style="color: #6fa8dc;"> Parigi, 10 consigli per visitare il Louvre </span></a><br /><br /><br /><i>Articolo scritto: Marzo 2021.<br />Ultima modifica: Marzo 2021.</i><br /></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com06 Place des Vosges, 75004 Paris, Francia48.8548256 2.366191120.544591763821153 -32.7900589 77.165059436178836 37.5224411tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-17610655811581666562021-02-10T10:23:00.001+01:002021-02-10T10:23:25.022+01:00Visitare Ventotene: l'Isola di confino in cui visse Altiero Spinelli <div style="text-align: justify;"><b>La piccola Isola di Ventotene si trova a largo delle coste laziali, nell'arcipelago delle Isole Pontine. È considerata la culla dell'Europa: fu qui che venne scritto il Manifesto di Ventotene. Fra i firmatari c'era un giovane Altiero Spinelli, padre fondatore della Comunità Europea.</b></div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><div style="text-align: justify;"><b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho9KktShmgpfXgJoZaYxg5c6ly-yUkWpDMCeT-1RhAXDLYIYJXxVp62n8CMNLNfBUXhclfmA7baB0LVTDtqzdV23BGTkklNFapPMihsqz2vbBpOecQMPLejE5RkIwJuish28ijSFU2HYw/s640/DSCF9233.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="ventotene spinelli" border="0" data-original-height="481" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho9KktShmgpfXgJoZaYxg5c6ly-yUkWpDMCeT-1RhAXDLYIYJXxVp62n8CMNLNfBUXhclfmA7baB0LVTDtqzdV23BGTkklNFapPMihsqz2vbBpOecQMPLejE5RkIwJuish28ijSFU2HYw/s16000/DSCF9233.JPG" title="ventotene cosa fare" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Due scogli dell'Isola di Ventotene e sul fondo l'Isola di Santo Stefano<br /></td></tr></tbody></table><br /> </b></div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Era il 2006 quando, ancora liceale, giunsi per la prima volta su quest’isola del <b>Mar Tirreno</b>. Mi sentivo perso, spiazzato da un’isola così piccola su cui avrei dovuto trascorrere una settimana. Ma non sapevo ancora che avrei vissuto una delle esperienze indimenticabili della mia vita. E così vi tornai l’anno seguente, e quello dopo ancora. E poi per altri tre anni. Insomma: divenne uno dei miei luoghi del cuore.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Se ero su quest’isola c’era un motivo e ne parlerò a breve nell’articolo. Proverò a distaccarmi da quelle emozioni vissute in maniera soggettiva e a raccontare l’isola per come è. Ma una cosa la devo anticipare. Se oggi parliamo di Comunità Europea lo dobbiamo soprattutto a quest’isola e a quegli uomini che qui furono confinati durante la seconda guerra mondiale.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsgrDJYkWHPziZ7pnPy4ahBZhg0B2XvgFWP8C29ePJKi3Qflb3PSswBMvnH3AwMiGkMOV9LlCzt32ZPeVicApu90L9mEka2qB6r5MrP5cZb7LPeEIbeFdF2SY8AjITjte723qsWP1x2_o/s640/Ventotene+%2528200%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsgrDJYkWHPziZ7pnPy4ahBZhg0B2XvgFWP8C29ePJKi3Qflb3PSswBMvnH3AwMiGkMOV9LlCzt32ZPeVicApu90L9mEka2qB6r5MrP5cZb7LPeEIbeFdF2SY8AjITjte723qsWP1x2_o/s16000/Ventotene+%2528200%2529.JPG" title="ventotene cosa fare" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Isola di Ventotene dal Porto Romano<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>VENTOTENE STORIA DI UN ISOLA DI CONFINO</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Al largo di Gaeta, laddove il Mar Tirreno si fa profondo, vi sono delle isole vulcaniche denominate Pontine. Sono collegate l’un l’altra visivamente, grazie al cielo terso o alle luci accese nella notte. La più importante fra loro è l’Isola di Ponza, che non a caso dà il nome all’arcipelago. Ma poi c’è lei: <b>Ventotene</b>. Essa non è isolata nel mare, bensì si trova a soli 3 km da un’altra isola: l’<b>Isola di Santo Stefano</b>. Le due sono vicine fra loro, tantoché sono in diversi quelli che sfidano le correnti nuotando dall’una verso l’altra isola.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Questo isolamento rispetto al continente ha fatto sì che nel tempo Ventotene e Santo Stefano fossero <b>utilizzate per isolare prigionieri politici</b>, criminali e altre figure che in qualche modo erano state giudicate colpevoli. Una pratica che cominciò parallelamente alla nascita di Gesù Cristo per protrarsi fino agli anni nostri, fino al recente 1965. Ventotene fu utilizzata come isola di confino, con i prigionieri che avevano modo di poter frequentare intere porzioni dell’isola, ma Santo Stefano come carcere di massimo isolamento.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmiPrCvk0eQb0U5ygRdjXeDEY6SySIQHAJP6hHbyHXMlCjbYIz3R8JnX6vrMxa_LMElXJ18s6CukX2b0LJ1V0_7nqBzKtX1KEoOvJpg_vOU4bwJjqbC3Qd5FSJgI3jKANSu10WgeuiNus/s640/Ventotene+%252815%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmiPrCvk0eQb0U5ygRdjXeDEY6SySIQHAJP6hHbyHXMlCjbYIz3R8JnX6vrMxa_LMElXJ18s6CukX2b0LJ1V0_7nqBzKtX1KEoOvJpg_vOU4bwJjqbC3Qd5FSJgI3jKANSu10WgeuiNus/s16000/Ventotene+%252815%2529.JPG" title="Faro Ventotene" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventotene, il faro<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">La prima persona che venne isolata a Ventotene – secondo le fonti – fu Giulia, <b>la figlia dell’imperatore Ottaviano Augusto</b>. Fu accusata di tradimento e di adulterio, nei confronti del futuro imperatore Tiberio. Per tenerla in vita, suo padre le fece costruire una villa oltre a delle vasche sparse sulle due isole. Qui visse per 5 anni, senza comodità, senza nessun sistema idraulico che garantisse acque potabili. Morì appena dopo la morte del padre. La stessa sorte toccò ad <i>Agrippina</i>, <i>Giulia Livilla</i>, <i>Claudia Ottavia</i> e <i>Flavia Domitilla</i>. La villa è ancora lì nell’isola. Sono visitabili le rovine e una vasca sull’Isola di Santo Stefano, in cui ci si può fare il bagno.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Nel ‘700 Ventotene ritornò a essere luogo di confino. Nella vicina Santo Stefano, invece, fu costruito un carcere per volere di <i>Ferdinando IV di Borbone</i>: quello che oggi conosciamo come il <b>Carcere di Santo Stefano</b>. Vi furono trasportati pirati, ladri e criminali. Gli stessi che nel tempo si fecero una vita sull’isola facendo aumentare la popolazione locale. Ma è solo con l’avvento del fascismo, e la successiva seconda guerra mondiale, che Ventotene conobbe un periodo difficile. Qui furono portati gli <b>oppositori politici del partito fascista</b>. Fra loro un giovane ribelle dalle idee ben chiare: Altiero Spinelli.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Fu <b>Altiero Spinelli</b>, assieme a <i>Ernesto Rossi</i> ed <i>Eugenio Colorni</i>, a scrivere <b>il Manifesto di Ventotene </b>(titolo originale “Per un’Europa libera e unità. Progetto d’un manifesto”). Essi indicarono la via per un’Europa federale, in grado di garantire una pace fra le nazioni. E lo fecero proprio nel momento in cui l’Europa, e il mondo, erano separati. Terminata la guerra, e l’esilio, Spinelli divenne un padre fondatore dell’Europa che tutt’oggi conosciamo. Sarebbe nata dì lì a poco la Comunità Europea: un sogno che fu pensato proprio su questa piccola isoletta sperduta nel Mar Tirreno.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzWkolFE33J1r8gIv7F5RApAjRWjoE7a8Pr3u6oLsx8Q9W5kRAOiX20dgglbVs4Pj6WA9zFgBJ0Xw0mkyLhv5aq7Kh0Y1Yugry0llNkR84-9Sof25zXy3LoAATTH51r1wvBfxbn_G3gzw/s640/Ventotene+%252833%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="ventotene" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzWkolFE33J1r8gIv7F5RApAjRWjoE7a8Pr3u6oLsx8Q9W5kRAOiX20dgglbVs4Pj6WA9zFgBJ0Xw0mkyLhv5aq7Kh0Y1Yugry0llNkR84-9Sof25zXy3LoAATTH51r1wvBfxbn_G3gzw/s16000/Ventotene+%252833%2529.JPG" title="ventotene cosa fare" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Vie nel centro di Ventotene<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>I LUOGHI DI ALTIERO SPINELLI A VENTOTENE</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Nei pressi della piazza centrale dell’Isola, denominata Piazza Castello, vi sono alcuni edifici in cui gli esiliati trascorrevano le proprie giornate. Fra loro Altiero Spinelli. Non potevano parlare di politica, tenere comizi, ubriacarsi ed entrare in contatto con donne. Ma potevano leggere. E nella <b>biblioteca</b> dell’isola c’erano libri quali quelli di Maupassant, Kant, Marx. Non è difficile trovare scritte e vie che richiamano i luoghi in cui visse Spinelli. Ad esempio vi è la Strada delle Botteghe dei Confinati, la Via delle Mense Comuniste. E ancora la <b>Mensa Socialista</b>, col capo mensa Sandro Pertini. Ma anche un Laboratorio Isole della Memoria in cui viene raccontata la storia dei confinati delle isole di Ventotene e Santo Stefano.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Di Altiero Spinelli resta <b>la tomba</b>, collocata nel piccolo cimitero dell’Isola. Colpisce per la sua semplicità. È stata omaggiata da Presidenti del Consiglio e della Repubblica, ma anche da capi di stato di paesi dell’UE, come la Merkel. Tuttavia delle voci dicono che in realtà il corpo di Spinelli fu cremato e le sue ceneri sparse in mare.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3ETfGPldr9z7U-Tj_a2q4Sl0LtywMc6rmCWDvVGg9jmyr7bu0k3Zwoe3FT-gavCZfOixgnPobiTUyXlxtR7oiolJRmUw8AoCOknU4X4H5K3YxzM8ET_zvaJQaCDmZ6OigWgWMmEY4eZg/s640/Ventotene+%2528195%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="tomba altiero spinelli" border="0" data-original-height="404" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3ETfGPldr9z7U-Tj_a2q4Sl0LtywMc6rmCWDvVGg9jmyr7bu0k3Zwoe3FT-gavCZfOixgnPobiTUyXlxtR7oiolJRmUw8AoCOknU4X4H5K3YxzM8ET_zvaJQaCDmZ6OigWgWMmEY4eZg/s16000/Ventotene+%2528195%2529.JPG" title="spinelli ventotene" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La tomba di Altiero Spinelli a Ventotene<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>L’ISOLA DI SANTO STEFANO E LE CELLE DI SANDRO PERTINI E GAETANO BRESCI</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">L’Isola di Santo Stefano è famosa per il suo Carcere. Era di massima sicurezza e fu uno dei primi ad avere un <b>sistema Panottico</b>. I detenuti venivano costantemente sorvegliati, tranne nei momenti in cui svolgevano dei lavori utili, come ad esempio la coltivazione dei campi nell’Isola. Scappare era pressoché impossibile. In quasi 300 anni furono pochi quelli che riuscirono a evadere, ma tutti furono recuperati e riarrestati.</div><div style="text-align: justify;">Un fatto storico che avvenne su quest’Isola fu la proclamazione della <b>Repubblica di Santo Stefano</b>, istituita dai camorristi. Fu eletto il senato e stipulate delle regole. Tutto questo dall’ottobre 1860 fino al gennaio 1861.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Alcuni anni dopo <b>sull’isola venne internato Gaetano Bresci</b>: colui che aveva ucciso il re Umberto I. Venne tenuto in una cella in cui era sorvegliato costantemente, notte e giorno. Ma fu ritrovato impiccato. Non si sa bene se sia stato ucciso dai secondini o se si sia suicidato. La sua cella è parzialmente distrutta, ma ancora visibile. Fra le altre celebrità dell’isola vi furono il brigante Carmine Crocco, il politico Umberto Terracini e il partigiano Mauro Scoccimarro. Ma soprattutto lui: <b>Sandro Pertini</b>. Il futuro Presidente della Repubblica Italiana. Stette poco sull’isola per via delle precarie condizioni di salute.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwIuRIvtBXmGH1XdaMxG2zoluTv9xRDC79-41C75yxrjJNtlQPsuZqLrqKIFTyubiYoiQJdW7jr2c3F77_0IC0mnDibFuHtTZ0DFq2tpR_TzVbdg_CZ7WAZgZDl4WTKhpewedeSnsWipY/s640/Ventotene+%2528127%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Carcere santo stefano" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwIuRIvtBXmGH1XdaMxG2zoluTv9xRDC79-41C75yxrjJNtlQPsuZqLrqKIFTyubiYoiQJdW7jr2c3F77_0IC0mnDibFuHtTZ0DFq2tpR_TzVbdg_CZ7WAZgZDl4WTKhpewedeSnsWipY/s16000/Ventotene+%2528127%2529.JPG" title="isola santo stefano" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il carcere di Santo Stefano<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>VENTOTENE LA CULLA DELL’EUROPA</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Il Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il confino sull’isola, portò alla nascita della Comunità Europea subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ecco perché Ventotene è considerata la culla dell’Europa.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Ogni anno l’<b>Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli</b> organizza il <b>Seminario di Ventotene</b>. Dura poco meno di una settimana, dalla fine di agosto (in concomitanza dell’anniversario di nascita di Altiero Spinelli, il 31 agosto) fino ai primi giorni di settembre. Partecipano centinaia di ragazzi provenienti da tutta Italia e Europa, con età compresa fra i 18 e i 30 anni. Essi svolgono attività didattiche con relatori qualificati, per lo più esponenti politici, docenti universitari, esperti del settore. Inoltre, al termine del seminario, viene assegnato il “Premio Altiero Spinelli” al giornalista che si è distinto per le sue tematiche europee.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Di mio ho partecipato a 6 seminari federalisti. Non solo mi sono stati utili per un discorso formativo, ma durante quelle settimane sull’isola sono nati alcuni progetti che mi hanno impegnato negli anni. Inoltre ho avuto la possibilità di confrontarmi con ragazzi provenienti da tutta Europa. A far da contorno al lato formativo ci sono tutti quei momenti ludici vissuti con i compagni di avventura.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfBZcKVE4PTS-EQN-5uMJ_3d9vH5C3Gb1sXSAvm7I20imac_YtQOdlpHwxZ4whDkp1WWporQIox8tHpS5x5972VdEZ_xuTN7TfqIXvsm8VnyW__W_LNmBArSDabXOvja40Qm9Ne3Cj6EU/s640/Ventotene+giorno+5+%252883%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="scoglio federalista" border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfBZcKVE4PTS-EQN-5uMJ_3d9vH5C3Gb1sXSAvm7I20imac_YtQOdlpHwxZ4whDkp1WWporQIox8tHpS5x5972VdEZ_xuTN7TfqIXvsm8VnyW__W_LNmBArSDabXOvja40Qm9Ne3Cj6EU/s16000/Ventotene+giorno+5+%252883%2529.JPG" title="ventotene cosa fare" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo scoglio "Federalista"<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>COSA FARE E VEDERE A VENTOTENE</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Seppur Ventotene è isola lunga a malapena 2 km, ha diverse attrazioni turistiche consigliate. Va premesso che l’Isola andrebbe vissuta in tutto l’arco della giornata. Al mattino il viavai turistico dal porto ino alle cale la rendono un’isola frenetica. Ma già dall’ora di pranzo, anche grazie al caldo proibitivo, regna un silenzio, interrotto solo dal suono della ceramica dei piatti nei ristoranti. La sera diviene un luogo calmo in cui passeggiare piacevolmente.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>1. Visitare il centro dell’Isola. </b>Nella parte più bassa dell’Isola le caratteristiche abitazioni isolane creano un centro storico piacevole da visitare. Assolutamente consigliata una sosta in Piazza Castello, il centro nevralgico di Ventotene. Ma anche nelle piccole vie che si diramano dalla stessa.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>2. Prendere il sole a Cala Nave.</b> È la spiaggia più importante dell’isola e anche la più attrezzata. Qui si potranno noleggiare ombrelloni e sdraio per vivere un’intera giornata di mare. Mancano alcuni servizi per il divertimento, come i campi da beach volley. Ma di sicuro non ci si annoierà. Per arrivarci vi sono tre modi: scendendo le scalette da dietro Piazza Castello o passando per uno dei due tunnel scavati nel tufo. Il primo tunnel collega al faro, il secondo in una piccola baia.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>3. Visitare le cisterne romane. </b>È il sito archeologico meglio conservato nell’Isola. Si tratta di vecchie cisterne romane (sull’Isola non c’è acqua potabile) che col tempo sono state trasformate in prigioni. Per visitarle occorre scendere sotto terra e muoversi in tunnel scavati nel tufo. Si troveranno delle gallerie con pareti affrescate dagli stessi carcerati.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>4. Visitare il carcere di Santo Stefano. </b>Basterà chiedere informazioni presso il Porto Romano. Partono giornalmente (quantomeno in estate) dei tour dell’isola con la guida.</div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><div style="text-align: justify;"><b>5. Prendere il sole a Cala Rossano.</b> Questa spiaggia è molto più piccola e si trova a ridosso del Porto Nuovo. Trovandosi in una piccola baia, le sue acque sono molto più basse e protette.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>6. Fare immersioni. </b>A Ventotene ci sarà la possibilità di noleggiare tutto l’occorrente per immergersi. Essendo un’area protetta, col tempo si è investito sulla salvaguardia delle specie marine che popolano i fondali. Si potranno vedere murene, tonni, cernie, pesci San Pietro, delfini e capodogli. Ma anche gorgonie e coralli. In alternativa si potrà fare snorkeling.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>7. Visitare il Porto Romano.</b> Per realizzare questo porto i romani eliminarono 60.000 metri cubi di tufo. Inoltre scavarono delle stanze nella roccia: le stesse che oggi ospitano negozi, rimesse e locali.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>8. Visitare Villa Giulia. </b>Sono ancora presenti i resti archeologici della villa. Per lo più muretti che fornivano un’idea d’insieme degli ambienti. Gran parte dei reperti furono esportati dagli inglesi e portati nei musei della Gran Bretagna.</div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><div style="text-align: justify;"><b>9. Visitare la Peschiera Romana. </b>Una serie di vasche collegate al mare da canali. I pesci vi entravano, vi deponevano le uova, ma non potevano più uscire. Può essere visitata a nuoto, tuttavia con le immersioni si riesce a vedere la parte sottostante, più ricca.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>10. Noleggiare una barca.</b> Presso il porto romano ci sarà la possibilità di affittare un’imbarcazione per girare l’isola di Ventotene e quella di Santo Stefano. Inoltre i proprietari delle imbarcazioni sosteranno in punti sicuri per concedere dei tuffi dalla barca.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>11. Noleggiare una canoa</b>. Alcune attività dell’Isola permettono di noleggiare la canoa. Soprattutto a Cala Nave.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>12. Visitare i luoghi “europei”.</b> Come scritto in precedenza, sull’isola si potranno visitare alcuni dei luoghi in cui Altiero Spinelli, e gli altri confinati, cominciarono a pensare a un’Europa unita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh473NRwWq79wPH_WQzCYuVjWGNQFe8D36gGi-Dw5Tcyc04pcruTZ6_Uk8oghYh9BoHgK2sIXxBxK9bj3b09rRFYE7sRZvOpEJBefIpkkU26PrbWrWrxw-IhLAPdxiCtxUDD7uGoNG259A/s640/Ventotene+giorno+4+%2528145%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Cisterna romana ventotene" border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh473NRwWq79wPH_WQzCYuVjWGNQFe8D36gGi-Dw5Tcyc04pcruTZ6_Uk8oghYh9BoHgK2sIXxBxK9bj3b09rRFYE7sRZvOpEJBefIpkkU26PrbWrWrxw-IhLAPdxiCtxUDD7uGoNG259A/s16000/Ventotene+giorno+4+%2528145%2529.JPG" title="ventotene cosa vedere" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Affreschi all'interno delle Cisterne Romane<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>COME ARRIVARE A VENTOTENE</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Si può arrivare a Ventotene <b>solo via mare</b>. I mezzi a disposizione per compiere la traversata sono il traghetto (<a href="https://laziomar.it/orari/formia-ventotene-e-viceversa" rel="nofollow"><span style="color: #3d85c6;">in questo link gli orari</span></a>) e l’aliscafo. Il primo ha dei costi accessibili ma impiega circa 2 ore prima di arrivare a destinazione. Il secondo è molto più veloce (1 ora di traversata) ma ha dei prezzi più alti. Entrambi possono essere presi <b>dal Porto di Formia</b>, in provincia di Latina.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>COME MUOVERSI A VENTOTENE</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Sull’isola di Ventotene ci sono poche, pochissime automobili. Sia perché essa ha un sistema viario molto complesso e a tratti proibitivo, sia perché sostanzialmente la macchina non serve. <b>Ci si può muovere facilmente a piedi</b>, percorrendo tutta l’isola in un massimo di mezz’ora. Il punto più estremo si trova a quasi 2 km di distanza e può essere raggiunto da una delle navette che ogni ora corrono per l’isola. Gli hotel che si trovano distanti dal centro dell’Isola, in punti panoramici, mettono a disposizione delle navette per i loro clienti.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlQB9VBuL7wsBwVYwSqm0PKnllO7JFwbdLDJHlPyxaeCehcNxiLG81svSPaGAmbfFX24cecDAueVxUzWlnXZFappBrzPhTpufuorlYLLI7eAQQ457t6lPC8UzyzHVM85KYJJYGB2GQeHU/s640/Ventotene+giorno+2+%252838%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlQB9VBuL7wsBwVYwSqm0PKnllO7JFwbdLDJHlPyxaeCehcNxiLG81svSPaGAmbfFX24cecDAueVxUzWlnXZFappBrzPhTpufuorlYLLI7eAQQ457t6lPC8UzyzHVM85KYJJYGB2GQeHU/s16000/Ventotene+giorno+2+%252838%2529.JPG" title="Ventotene cosa fare" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventotene, Piazza Castello<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DI VENTOTENE</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Particolarmente consigliata una visita al <b>Carcere di Santo Stefano</b>, sull’Isola di Santo Stefano che fronteggia Ventotene. Partono giornalmente tour turistici alcuni dei quali non si fermano alla sola visita del carcere, ma conducono fino alla parte nascosta dell’Isola, laddove sono presenti le <b>vasche di Giulia</b>. Un consiglio: se si avrà la possibilità di immergersi in queste vasche, occorrerà fare attenzione all’appoggiarsi alle pareti rocciose: la flora marina potrebbe portare a manifestazioni cutanee come eritemi.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Dato che per arrivare a Ventotene occorre partite da Formia, si potrà visitare<b> la città di Gaeta</b>. Possiede un centro storico di gran pregio con la Cattedrale a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel contesto. È molto bello il <b>Castello Angioino-Aragonese</b>, una delle ultimissime roccaforti borboniche durante il risorgimento. Purtroppo è aperto alle visite solo in giorni specifici dell’anno. Infine le ultime attrazioni, e forse sono quelle più amate fra tutte, sono la <b>Montagna Spaccata </b>con la Grotta del Turco.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Vicino Gaeta è consigliata una sosta a <b>Sperlonga</b>, non solo perché è considerato uno dei borghi più belli d’Italia, ma anche per i siti archeologici che possiede. Uno di questi si trova all’interno della <b>Grotta di Tiberio</b>. Per chiudere le altre due isole che dialogano visivamente con Ventotene, ossia <b>Ponza </b>e Ischia, sono molto consigliate.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxID0BT9Bda_JWCwoQ-fRJDzfQbNhWV5nghUAp0bNM9cWxEa8wknAzv2JGukxj28o12IvPnOol-spTcMFstNn2N4-PWJ8QAPhCaJfeMmgK3M8hFwMo-4NOm-CywFNIFLW9wZ-_VsENyuo/s640/DSCF9167.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Gaeta" border="0" data-original-height="481" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxID0BT9Bda_JWCwoQ-fRJDzfQbNhWV5nghUAp0bNM9cWxEa8wknAzv2JGukxj28o12IvPnOol-spTcMFstNn2N4-PWJ8QAPhCaJfeMmgK3M8hFwMo-4NOm-CywFNIFLW9wZ-_VsENyuo/s16000/DSCF9167.JPG" title="gaeta formia" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gaeta e il lungomare Caboto<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>DOVE DORMIRE A VENTOTENE</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Nei sei anni in cui ho soggiornato a Ventotene ho dormito in diverse strutture. Quella che più di tutte mi sento di consigliare è l’Hotel Calabattaglia. Si trova nella parte più alta dell’isola, laddove si potrà godere un panorama che guarda verso l’Isola di Santo St</div><div style="text-align: justify;">efano e la lontana Ischia. La maggior parte delle camere non sono all’interno della struttura, ma accessibili da un grande cortile esterno. A colazione ci si potrà rigenerare anche grazie a quella vista panoramica. La notte, essendo tutto buio, si riusciranno a vedere tutte le stelle in cielo, Via Lattea compresa.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">In alternativa consiglio di valutare la possibilità di affittare una casa nella parte bassa dell’isola. Soprattutto per coloro che amano l’indipendenza. Alcune sono dotate di tutto il necessario, cucine comprese. In questo modo si avrà la possibilità di risparmiare.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRbuWGPkQth4W8mRWMJEL6U-dnXqwqJnGPxH2XWPEo-zIEXoNTozQckOVivSZOGr509aak7jxgeVWq4y3DFx-cVOZrQHI_HqFBD8zE4AOIGnTUC4vg_WRhQTEu11JNYabTk0O7SsmJJBI/s640/Ventotene+%2528187%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRbuWGPkQth4W8mRWMJEL6U-dnXqwqJnGPxH2XWPEo-zIEXoNTozQckOVivSZOGr509aak7jxgeVWq4y3DFx-cVOZrQHI_HqFBD8zE4AOIGnTUC4vg_WRhQTEu11JNYabTk0O7SsmJJBI/s16000/Ventotene+%2528187%2529.JPG" title="Ventotene" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La parte più alta dell'isola in cui godere di panorami sul circondario<br /></td></tr></tbody></table><br /> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>CONSIGLI</b></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Per chi andrà a Ventotene per mettersi <b>in spiaggia</b> ho diversi consigli da dare. 1) Essendo la sabbia di Ventotene di origine vulcanica, nera, tenderà a riscaldarsi molto facilmente. Per non ustionarsi è fondamentale portarsi delle ciabatte o meglio ancora delle scarpe da roccia. 2) Il mare è pieno di meduse, ma essendo l’acqua limpida il più delle volte si riesce a intercettarle.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">L’isola è ricca di <b>punti panoramici</b>, soprattutto nella parte alta. Qui, non appena si uscirà fuori strada, ritrovandosi fra la vegetazione, potrebbero esserci dei punti molto esposti in cui si rischia di cadere giù per decine e decine di metri. </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Se si deciderà di soggiornare sull’Isola, soprattutto nei periodi di massima affluenza, è fondamentale <b>prenotare con largo anticipo</b>.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Consiglio una visita alla Libreria “Ultima Spiaggia”. In tutti gli anni in cui sono passato sull’Isola, ho acquistato un libro qui. Il gestore è uno di quei librai all’antica e saprà consigliare il libro giusto sulla base delle preferenze. <br /><br />Infine prima di partire per l'isola sono consigliati i seguenti libri:<br />- "Come ho tentato di diventare saggio" di Altiero Spinelli<br />- "L'Isola Riflessa" di Patrizia Ramondino<br />- "Qui nacque l'Europa" di Paola Campetella<br /><br />e i seguenti film:<br />- "Un mondo nuovo" di Alberto Negrin<br />- "Ferie d'agosto" di Paolo Virzì<br />- "Il professor Cenerentolo" di Leonardo Pieraccioni<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXDsI6iEtmcnd_w7usIUmD6OhST5Yifz6LN5rXIhFc_LGpXb1nm7BmkIxXH1Hjb2z7deNRDBvLzq2evYgbUjfOFKcMJS-oiC7VxHyP6yjATOFYllS70Pr9R8S9a3Nm7DRPZ6JtwiAjm1I/s640/Ventotene+giorno+2+%252857%2529.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Film girati ventotene" border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXDsI6iEtmcnd_w7usIUmD6OhST5Yifz6LN5rXIhFc_LGpXb1nm7BmkIxXH1Hjb2z7deNRDBvLzq2evYgbUjfOFKcMJS-oiC7VxHyP6yjATOFYllS70Pr9R8S9a3Nm7DRPZ6JtwiAjm1I/w640-h424/Ventotene+giorno+2+%252857%2529.JPG" title="ventotene ferie d'agosto" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Ciak del film "Ferie d'Agosto"<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Articolo scritto: febbraio 2021.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ultima modifica: febbraio 2021.</i><br /></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Isola di Ventotene, Italia40.7931164 13.426613812.482882563821157 -21.7296362 69.103350236178841 48.5828638tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-43236143134607777812021-02-07T23:56:00.001+01:002021-02-08T00:03:52.204+01:00Visitare Auschwitz-Birkenau sulle tracce di Primo Levi<div style="text-align: justify;"><b>Nella storia dei campi di concentramento e di sterminio quello di Auschwitz-Birkenau è considerato il più importante. Si trova alle porte di Cracovia e ha visto nel giro di 4 anni la morte di 1.000.000 di prigionieri, la maggior parte ebrei.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgore_y3NEDx1II_TBG2ILS6TyMklA4s6Ue_aLt8rlpqE1ziY5G7V4ORYhoSot8eiu_fwvqX3gSU0soYO2iG8r5JNNUSN9jNgIbxvBd6QBF12QqZ_KO3SrVaZ5nr9hPI9PE4J-It-5umcM/s640/auschwitz-3485116_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz Birkenau" border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgore_y3NEDx1II_TBG2ILS6TyMklA4s6Ue_aLt8rlpqE1ziY5G7V4ORYhoSot8eiu_fwvqX3gSU0soYO2iG8r5JNNUSN9jNgIbxvBd6QBF12QqZ_KO3SrVaZ5nr9hPI9PE4J-It-5umcM/s16000/auschwitz-3485116_640.jpg" title="Auschwitz ferrovia" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Auschwitz, l'ingresso del Campo di Birkenau<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/carlosftw-9297419/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3485116">Carl S</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3485116">Pixabay</a></span></span><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr></tbody></table><br /><br />I libri di storia hanno il pregio di fornirci un’esatta cronologia degli eventi e di raccontarci ciò che è stato. Ma non riusciranno mai a trasmetterci le emozioni. Questo limite è colmabile in una sola maniera: andando incontro alla storia, visitando quelli che sono i luoghi in cui la storia si è svolta. Ed è proprio per questo motivo che decisi di <b>visitare il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau</b>. Un atto dovuto che mi ha permesso di tastare da vicino i drammatici fatti dei primi anni ’40 quando la dignità umana venne lasciata fuori dalle recinzioni del campo.<br /><br />La visita nel campo è un’esperienza significativa che tocca la coscienza. Si alternano sentimenti di dolore, rabbia, compassione e ribrezzo. Si impara che quella frase “per non dimenticare” è incompleta: andrebbe aggiunga anche l’espressione “per conoscere”. È solo arrivando fin qui, <b>a 60 km da Cracovia</b>, si potrà avere una precisa idea d’insieme. Per questa volta ho deciso di riportare nell’articolo una pagina del mio diario.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQIeKL6O8gNb8iWPstXnP9LrVgVEC19J4-a0ycEisy4x9zeMj9EQSbDutJkiWkv3KqVsFuCaq_hpHQiw3avdK06g5szRFZ2E4RRozc4tfbbXp1uWCyc3_Irt37CUSHj1pdlr0Yk6AhOlE/s640/auschwitz-1066204_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQIeKL6O8gNb8iWPstXnP9LrVgVEC19J4-a0ycEisy4x9zeMj9EQSbDutJkiWkv3KqVsFuCaq_hpHQiw3avdK06g5szRFZ2E4RRozc4tfbbXp1uWCyc3_Irt37CUSHj1pdlr0Yk6AhOlE/s16000/auschwitz-1066204_640.jpg" title="visitare Auschwitz" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Auschwitz, filo spinato fra i Blocks<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/dzideklasek-1329146/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1066204">Dariusz Staniszewski</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1066204">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>LA VISITA AL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ-BIRKENAU</b><br /><br />Oswiecim è il nome polacco di Auschwitz. Ed è un qualcosa utile da sapere, soprattutto quando ci si deve spostare in treno dalla Stazione Centrale di Cracovia per giungere in questa città a 60 km. Ci vuole circa un'oretta, con treni che partono ad ogni ora. D’altronde nella stessa Cracovia sono molti gli operatori turistici che ti vendono <b>il biglietto del treno</b> e quello del campo a prezzi relativamente competitivi.<br /><br />Auschwitz è diventata una località turistica. Ma di un turismo rispettoso. E il turismo ha portato ricchezza tantoché la stazione ferroviaria è sovradimensionata, molto più rispetto alle altre stazioncine che si incontrano lungo il percorso. Ha uno stile sovietico e invecchierà male, e molto. Non appena si esce da quella stazione ci si accorge come all’esterno sembri un supermercato grande, con una propria tristezza. Ma ci si accorge anche di come la città lì fuori sia piccola e a tratti desolata. Inizialmente ci si sente spaesati e sono solo i flussi turistici e i cartelli a indicare la strada verso il campo di concentramento. Intanto lì di fronte alla stazione delle tavole calde invitano alla sosta per pranzo. Hanno prezzi molto bassi: tanto da permettersi un intero pranzo a meno di 5€.<br /><br />Per spostarsi <b>dalla stazione al campo di concentramento </b>ci sono tre modi: 1) via bus, perdendo circa 5 minuti di tempo, 2) via taxi, perdendo alcuni zloti in più, 3) o a piedi, impiegando una ventina di minuti. La terza opzione è quella che scelgo. Si percorre dapprima il tratto che costeggia la ferrovia quindi si svolta a sinistra costeggiando quella che un tempo era la vecchia ferrovia, oggi dismessa e lasciata lì come testimonianza. Su quei binari migliaia di persone hanno percorso la strada della morte: e questo è un qualcosa che fa riflettere.<br /><br />L’arrivo al Campo di Concentramento di Auschwitz è anticipato dalla presenza di centinaia di bus turistici, giunti fin qui da tutta Europa. Facciamo i biglietti. <b>Prima di entrare nel Campo vanno fatte delle precisazioni</b>:<br /><br />1. Auschwitz è composta da 3 campi, distanti l’uno dall’altro.<br />2. Nel momento in cui si faranno i biglietti si verrà suddivisi per lingua di appartenenza.<br />3. L’ingresso al Campo è gratuito, ma la guida è a pagamento. </div><div style="text-align: justify;">4. Ognuno è sincronizzato con la guida attraverso una radiolina.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmENROMWr9GiqIksdoUzIyzUqZ8MghLmKEmptil4ucoOAZTkZDWAtHSmnPx9t8gdnNjAkhZQfwRRUxVeiysTHxgBcyrdBWai6bLWkhRvvdvAzkCReGkteVUotx9ARCO-CCUUNOuwL727Y/s640/auschwitz-i-3671389_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmENROMWr9GiqIksdoUzIyzUqZ8MghLmKEmptil4ucoOAZTkZDWAtHSmnPx9t8gdnNjAkhZQfwRRUxVeiysTHxgBcyrdBWai6bLWkhRvvdvAzkCReGkteVUotx9ARCO-CCUUNOuwL727Y/s16000/auschwitz-i-3671389_640.jpg" title="visitare Auschwitz" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Auschwitz, l'ingresso al Campo<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/peter89ba-3561877/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3671389">Peter Tóth</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3671389">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br />La guida turistica che affianca il gruppo parla fluentemente l’italiano. E conosce bene il cinema italiano. Ci fa una precisazione: il film di Roberto Benigni, “La vita è bella” dà un’immagine di Auschwitz non veritiera, aggiungendo che non si può usare un velato umorismo per raccontare una tragedia del genere. Dopodiché siamo davanti l’ingresso: impossibile non alzare lo sguardo verso la maledetta scritta “ARBEIT MACHT FREI” (il lavoro rende liberi). Il tour comincia con alcuni dati sul primo campo: <b>70.000 persone persero la vita ad Auschwitz I</b>, per lo più prigionieri russi e intellettuali polacchi. Morti per la fame, per le scarse condizioni igieniche, di stenti, di freddo, di malattie o per omicidio. I metodi per uccidere erano diversi, ma i principali erano 2: con la fucilazione o col gas. Una volta compiuto l’omicidio il corpo veniva portato nei forni crematori per cancellare qualsiasi traccia.<br /><br />Il primo edificio ospitava le mense gli altri restanti 28 blocchi erano utilizzati per i detenuti. Alcuni di questi sono visitabili e utilizzati come stanze espositive (blocchi 4, 5, 6 e 7). Nei corridoi di questi blocchi sono esposte le fotografie dei prigionieri deportati, con la loro data di arrivo e quella di morte. In pochi superavano i 2 mesi, soprattutto nei primi anni. Successivamente c’era chi riusciva a sopravvivere più tempo anche perché le esecuzioni toglievano manodopera. Colpiscono <b>gli oggetti personali dei detenuti</b>. Fra cui quella valigia “Kafka” di Praga: nessun parente dello scrittore, bensì il bagaglio di una famosa suora ebrea. In un'altra sono conservate le protesi in legno e in ferro. Quindi tanti occhiali, barattoli di latta, creme corporee, stoviglie, vestiti e scarpe.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmj7wn0hiAotO0XtjCL6B_dO_HcOzrmQdAg3I3wU9sihuQ6GNadJRTDJRukud8JPBZg8KEeGX6yPYJtrQvDk5U3TmwQITnoLgDVSCKBy5G9J0WiKDYIRQQhEjY7fFP6BfEdJ0N4L0up8s/s640/Auschwitz+%252851%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmj7wn0hiAotO0XtjCL6B_dO_HcOzrmQdAg3I3wU9sihuQ6GNadJRTDJRukud8JPBZg8KEeGX6yPYJtrQvDk5U3TmwQITnoLgDVSCKBy5G9J0WiKDYIRQQhEjY7fFP6BfEdJ0N4L0up8s/w300-h400/Auschwitz+%252851%2529.JPG" title="visitare Auschwitz" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Auschwitz, la stanza delle valigie<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />In una stanza molto grande l’odore si fa forte e pungente. Quasi insopportabile. Ospita una teca di vetro lunga una ventina di metri e larga circa tre, in cui <b>sono raccolti un’infinità di capelli</b>. Appartenevano ai detenuti che all’ingresso nel campo venivano rasati. Gli stessi capelli venivano rivenduti come parrucche o addirittura utilizzati per comporre stoffe: a tal proposito una di queste è conservata difronte la stessa teca. Si scende ne sotterranei con le celle di tortura. Alcune di queste erano strette e alte in modo che il detenuto non poteva chinarsi ed era costretto a dormire in piedi. Questi spazi claustrofobici saranno una costante nel campo. E infine a chiudere la visita nel campo 1 sono il muro delle esecuzioni e i forni creatori.<br /><br />All’esterno del campo si prende <b>una navetta per il Campo di Birkenau </b>a circa 5 km lungo la campagna. Rispetto a quello di Auschwitz è molto più famoso anche perché è qui che si trova quell’edificio sotto cui passano i binari della ferrovia. Venne costruito nel 1941 dagli stessi detenuti, per ospitare un numero maggiore di prigionieri. Le costruzioni in laterizio furono sostituite con le baracche in legno, molto più economiche.<br />La certezza del campo era una sola: <b>qui si entrava per morire</b>. Può essere visitato interamente, entrando nelle singole costruzioni.<br /><br />In fondo al campo si trova il memoriale in pietra sotto cui c’è una delle fosse comuni. Oltre restano le torri di vedetta e infine il bosco. Fuggire nel bosco era quasi impossibile anche perché il filo che delimitava il campo dava una scarica elettrica mortale. La guida ci precisa che ancora oggi si trovano resti umani nel bosco, naturalmente impossibili da identificare.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCuD2rjQ23jkB7O9HHaOEYc7whz9khcHp1WwQDgh8liZsFAh1GcPIbGvCoEqoY2QdFY2o93HKS7K__y1EAAPBKXwkv8_nXDhnKe-pKDXH4S0yOJNWT3ZHbUje5DcJRfw8hfVgfCfsaPx0/s640/Auschwitz+%252898%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz Birkenau" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCuD2rjQ23jkB7O9HHaOEYc7whz9khcHp1WwQDgh8liZsFAh1GcPIbGvCoEqoY2QdFY2o93HKS7K__y1EAAPBKXwkv8_nXDhnKe-pKDXH4S0yOJNWT3ZHbUje5DcJRfw8hfVgfCfsaPx0/s16000/Auschwitz+%252898%2529.JPG" title="visitare Auschwitz" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Auschwitz Birkenau<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>AD AUSCHWITZ SULLE TRACCE DI PRIMO LEVI</b><br /><br />Il libro <b>“Se questo è un uomo” è un capolavoro della letteratura del ‘900</b>. Venne scritto da Primo Levi che riversò in quelle pagine tutto il dramma vissuto in prima persona presso il campo di lavoro di Auschwitz Monowitz, meglio noto come Auschwitz III. L’italiano entrò nel campo il 22 febbraio 1944 e vi restò per circa un anno, diventando uno dei superstiti più longevi ad aver vissuto lì. Ne uscirà solo il 27 gennaio 1945, quando l’esercito russo libererà il campo. Una data che è stata scelta, fra l’altro, per celebrare la <b>Giornata Mondiale della Memoria</b>. Grazie al libro sappiamo come era strutturato il campo e la precisa destinazione dei singoli “block” contenuti al suo interno.<br /><br />Il campo sorse a ridosso di una nuova industria, fatta costruire dai tedeschi per la produzione di gomma sintetica: la <b>Buna Werke</b>. Ma nonostante l’esoso investimento, e le migliaia di morti, la fabbrica non entrò mai in funzione venendo anche bombardata a più riprese dagli alleati. Sta di fatto che Primo Levi la descrisse minuziosamente e con essa tutti i principali lavoratori che si trovava difronte durante tutto quell’anno. Raccontò come la destinazione del campo non era quella di sterminare i prigionieri, bensì di massimizzare la forza lavoro. Se un prigioniero si feriva aveva diritto all’infermeria. Se poi quella ferita destava ulteriori problemi, allora il prigioniero finiva nelle camere a gas della vicina Birkenau, a 7 km di distanza.<br /><br />Primo Levi <b>fu uno dei 20 sopravvissuti dei 650 italiani giunti lì assieme a lui</b>. Nello stesso campo di concentramento, proprio nel periodo di Levi, era presente anche <b>Elie Wiesel</b>, Premio Nobel per la Letteratura 1986. Fu l’autore del libro “La Notte” e durante quella detenzione perse tutta la sua famiglia.<br /><br />Oggi <b>il Campo di Concentramento di Auschwitz-Monowitz non esiste più</b>. Fu distrutto nel dopoguerra e venne interamente “mangiato” dalla città in espansione. Ma <b>resta la fabbrica Buna Werke</b>. È stata divisa in due proprietà, entrambi appartenenti a società industriali: la Chemoservos-Dwory SA, produttrice di strutture metalliche da costruzione, e la Synthos Dwory Sp., filiale del Gruppo Synthos SA produttrice di gomma sintetica, lattice e polistirolo ed altri prodotti chimici.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH3weZBICgmkrIOUDl1RYsoxaIeRyGWysAAQaf_P3FMHb2yd_HJbIAeYKIQxThInXugO4qCzKu62JgiIzRGrX8tADSHhPpZeCiEKKPXyrJlL4n5RLWg2IclrY2dAxG_3TKXwLuQh0GskQ/s640/poland-2423537_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH3weZBICgmkrIOUDl1RYsoxaIeRyGWysAAQaf_P3FMHb2yd_HJbIAeYKIQxThInXugO4qCzKu62JgiIzRGrX8tADSHhPpZeCiEKKPXyrJlL4n5RLWg2IclrY2dAxG_3TKXwLuQh0GskQ/s16000/poland-2423537_640.jpg" title="visitare auschwitz" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">6° Block<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/larahcv-5320615/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2423537">larahcv</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2423537">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><b>COME ARRIVARE AD AUSCHWITZ</b><br /><br />Il modo più semplice per raggiungere Auschwitz è d<b>alla città di Cracovia</b>: il suo aeroporto internazionale la collega in tutto il mondo. Dalla Stazione Centrale di Cracovia si prenderà il treno diretto a Oswiecim (nome polacco di Auschwitz). In circa un'ora si giungerà alla Stazione di Auschwitz. Da lì si potrà arrivare al Campo di Auschwitz o con il bus navetta, o con un taxi, o a piedi. <br /><br /><br /><b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DI AUSCHWITZ</b><br /><br />La città più importante vicina ad Auschwitz è quella di <b>Cracovia</b>. Quasi tutti i visitatori del Campo di Concentramento giungono qui proprio da questa città, vuoi per il suo aeroporto che la collega alle maggiori città del mondo, vuoi per le innumerevoli attrazioni che possiede. A Cracovia è consigliato un tour della città che ripercorra gli anni dell'invasione nazista, in particolar modo <a href="https://www.iviaggididante.com/2021/02/cracovia-oskar-schindler.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">una visita al ghetto ebraico e alla Fabbrica di Oskar Schindler</span></a>. <br /><br />Sempre nei dintorni di Cracovia si potranno visitare le <b>Miniere di Sale</b>. Sono una rete di cunicoli che corre per centinaia di km sotto terra. La loro particolarità sta nel possedere delle stanze completamente arredate con elementi scolpiti nel sale.<br /><br /><br /><b>ACQUISTARE I BIGLIETTI ONLINE</b><br /><br />Una prenotazione preventiva è sempre consigliata, soprattutto nei periodi di maggior affluenza turistica. Nella migliore delle ipotesi si rischia di ritrovarsi ad attendere diverse ore prima di trovare un posto libero e aspettare in una città in cui non c'è nulla da vedere oltre al Campo potrebbe far perdere del tempo. Sul sito ufficiale <a href="http://auschwitz.org/en/visiting/opening-hours/" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">sono disponibili gli orari di ingresso al Campo</span></a>. <br />Il Campo può essere visita senza una guida solo prima delle 10:00 e dopo le 16:00. <br /><br />Per acquistare i biglietti online <a href="https://visit.auschwitz.org/?lang=en" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">ci si può collegare sul sito ufficiale del Campo</span></a>. <br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7G-kCVYKYtN9ubfuwZjX9YrxI3jWV8ACERZTDVnbT9lfkfnh0PSBcgIoGrrkt5bgZ8iDjRk-LMm9-j_aMJJc6OFrCOvoEqFRs3vrun5p7hyphenhyphenQmIG5tYj2bjKgmBW3mKWtYu1ouoxlHyus/s640/Auschwitz+%252834%2529.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Auschwitz" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7G-kCVYKYtN9ubfuwZjX9YrxI3jWV8ACERZTDVnbT9lfkfnh0PSBcgIoGrrkt5bgZ8iDjRk-LMm9-j_aMJJc6OFrCOvoEqFRs3vrun5p7hyphenhyphenQmIG5tYj2bjKgmBW3mKWtYu1ouoxlHyus/s16000/Auschwitz+%252834%2529.JPG" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Auschwitz, i Blocks<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br />Prima di visitare il Campo di Concentramento di Auschwitz consiglio un ripasso della storia. Sia attraverso dei libri, sia con film e filmati d’epoca. Ecco alcuni consigli.<br /><br />Libri:<br /><i>- “Se questo è un uomo” di Primo Levi <br />- “La Notte” di Elie Wiesel <br />- “Noi bambine di Auschwitz” di Andra e Tatiana Bucci <br />- “La memoria rende liberi” di Enrico Mentana e Liliana Segre <br />- “Diario 1941-1943” di Etty Hillesum<br /></i><br />Film: <br /><i>- “Schindler’s List” di Steven Spielberg <br />- “Jona che visse nella balena” di Roberto Faenza <br />- “La vita è bella” di Roberto Benigni - “Il Pianista” di Roman Polanski</i><br /><br />Un secondo consiglio è quello di visitare il Campo con le guide. Riusciranno a trasformare una visita in un'esperienza. Conoscono molti più aneddoti rispetto a quelli che si possono leggere sui libri e soprattutto hanno avuto a che fare con i superstiti di Auschwitz, raccogliendo le loro testimonianze.<br /><br />Il terzo consiglio è di vestirsi in maniera comoda e sobria. Comoda in quanto si camminerà, e molto, durante l'intera visita che può durare diverse ore. Mai dimenticare l'acqua.<br /><br />E infine ultimo consiglio, ma non scontato, è quello di portare il massimo rispetto per questo luogo. Moralmente vietati atteggiamenti ironici e selfie inutili. Inoltre sul sito ufficiale del Campo è stata stilata una lista di regole, <a href="http://www.auschwitz.org/gfx/auschwitz/userfiles/_public/visit/15_en.pdf" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">consultabile in questo link</span></a>. Le foto non sono consentite in tutte le stanze e il cavalletto può essere usato solo sotto specifica richiesta.<br /><br /><br />Ti potrebbero interessare questi articoli<br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2021/02/cracovia-oskar-schindler.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">La Cracovia di Oskar Schindler: dalla Fabbrica al quartiere ebraico</span></a> <br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/10/visitare-campo-concentramento-terezin.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare il Campo di Concentramento di Terezin</span></a><br /><br /><i>Articolo scritto: Febbraio 2021.<br />Ultima modifica: Febbraio 2021.</i><br /></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-12633507153106849582021-02-06T12:12:00.007+01:002021-02-08T00:06:20.414+01:00La Cracovia di Oskar Schindler: dalla Fabbrica al quartiere ebraico<div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b>La città di Cracovia fa da sfondo a una pagina difficile del '900: l'allestimento e il successivo rastrellamento del Ghetto Ebraico. In quegli anni cruenti una figura emerse: quella di Oskar Schindler. Colui che con la sua fabbrica riuscirà a salvare le vite di migliaia di ebrei.</b><br /><br /><br /></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: 0px; margin-right: 0px; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTuenIa86tiG8jLIt_HT23_arr_17RlVrTF039H7BpsXOUt5qc0fGWAVCulf2KvteL_LyBS5RiNvPjnvNORR6UQX7xkEYqeYJvBs33ExKk1QfViOQ9Inz0A6pF4F2ziHDfA9cEx3YZM8g/s640/street-4480484_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTuenIa86tiG8jLIt_HT23_arr_17RlVrTF039H7BpsXOUt5qc0fGWAVCulf2KvteL_LyBS5RiNvPjnvNORR6UQX7xkEYqeYJvBs33ExKk1QfViOQ9Inz0A6pF4F2ziHDfA9cEx3YZM8g/s16000/street-4480484_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #f3f3f3;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/dimitrisvetsikas1969-1857980/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4480484">Dimitris Vetsikas</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4480484">Pixabay</a></span></span></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Cracovia fu una piacevole scoperta. La scelsi come prima tappa del mio Interrail nel centro Europa, trascorrendovi alcune giornate intense. Giornate che correvano veloci, vissute il giorno e la notte, in questa città che vive nei suoi ricordi. Ricordi lontani e recenti, fatti di palazzi classicheggianti e di casermoni sovietici: insieme plasmano un’atmosfera mai satura.<br /><br />Ma se scelsi Cracovia c’era un motivo: volevo vedere <b>quei luoghi raccontati nel film “Schindler’s List”</b>. D’altronde è stata una delle pellicole più premiate nella storia e ha saputo raccontare i drammi del ghetto ebraico di Cracovia, durante l’occupazione nazista. <b>Oskar Schindler </b>non era originario di questa città e vi restò per pochi anni: tuttavia il suo nome è presente in tutti i tour turistici.<br /><br />Della sua storia furono scritti il libro “La lista di Schindler”, dell’australiano <i>Thomas Keneally</i>, e la già citata trasposizione cinematografica, ad opera di <b>Steven Spielberg</b>. Quei luoghi, immortalati nel film, sono gli stessi che si possono visitare ancora oggi: a Cracovia.<b><br /><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRlaTCugIx0dRNqK7P7uUgx0HkblTI-Xabg6nvbJ0kiLPEzyCXtWGztAg5Co5K3sIPIiOmddEBeo_tYp0B8g2Hn7bh4BlPCsrA2THOWhr_cf4QJ9Y_BUBBstq0wXslUYJCZnICr5E__Fk/s640/Cracovia+Schindler+%25283%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="schidlers list cracovia" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRlaTCugIx0dRNqK7P7uUgx0HkblTI-Xabg6nvbJ0kiLPEzyCXtWGztAg5Co5K3sIPIiOmddEBeo_tYp0B8g2Hn7bh4BlPCsrA2THOWhr_cf4QJ9Y_BUBBstq0wXslUYJCZnICr5E__Fk/s16000/Cracovia+Schindler+%25283%2529.jpg" title="fabbrica schindler cracovia" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il ciak utilizzato sul set del film<br /></td></tr></tbody></table><br /><b><br />LA STORIA DI OSKAR SCHINDLER<br /><br /></b>Oskar Schindler nacque in Cecoslovacchia nel 1908. Svolse diversi lavori, senza mai eccellere. Andò in bancarotta, gettandosi nella politica. Entrò nel Partito dei Tedeschi dei Sudeti e fu reclutato dall’<i>Abwehr</i>, il servizio segreto militare del partito nazista tedesco. Divenne una spia. Ma dopo esser stato arrestato dal governo ceco rischiò la condanna a morte. Si salvò con l’annessione tedesca della Cecoslovacchia.<br /><br />Strinse amicizie influenti fra la <i>Gestapo</i>, arrivando a farsi conoscere nell’ambiente nazista del tempo. Nel frattempo rilevò a un basso costo, dalla comunità ebraica, la fabbrica di utensili per la cucina Rekord, rinominandola <i>Deutsche Emaillewaren-Fabrik</i>. <b>Prese come contabile l’ebreo Itzhak Stern</b>: colui che diverrà, nel tempo, la sua spalla. Assunse una manodopera ebrea a costi molto convenienti e nonostante le leggi razziali naziste, intrattenne affari con la comunità polacca. Gli ebrei provenivano dal ghetto che nel frattempo era stato allestito dalle SS. Durante la guerra la fabbrica costruì solo attrezzatura bellica.<br /><br />Nel 1942, dopo i rastrellamenti di Cracovia (Liquidazione del Ghetto) e la successiva deportazione nel <b>Campo di Concentramento di Krakow-Plaszow</b>, Schindler restò colpito dal trattamento con cui gli ebrei venivano torturati e uccisi senza alcun fine. Così sfruttò le sue capacità comunicative e divenne amico di <i>Amon Goth</i>, il comandante del campo di concentramento: da lui riuscì a comprare 900 ebrei, portandoli in Cecoslovacchia per farli lavorare in un’altra sua fabbrica. Stilò una lista di nomi: la famosa “Schindler’s List”, salvando quegli ebrei da una sicura morte. <br /><br />Dopo aver salvato oltre 1000 vite, Schindler attese la fine della guerra e fuggì in Argentina: d’altronde era stato un membro del partito nazista. Tornò in Germania nel 1958 e chiarì la sua situazione durante la guerra. Nel 1967 <b>gli fu riconosciuto il titolo di Giusto fra le Nazioni</b> e per l’occasione piantò un albero nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme. Restò in contatto con molti degli ebrei da lui salvati, prima di morire nel 1974.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-FMRz3bcgL5kr1GyewyJVYKIogAZkUTa4tl_qqUEiHVqXfbrVVi_pZeQq8T0MPvqCnELqDqCxHILBcavqBLx9_pIVLy-9MIxZy3voOJaQW5IUOGJsuRtBov9Ry9NR1uexq4Y8_wcGv3k/s640/Cracovia+Schindler+%25281%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="oskar schindler fabbrica" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-FMRz3bcgL5kr1GyewyJVYKIogAZkUTa4tl_qqUEiHVqXfbrVVi_pZeQq8T0MPvqCnELqDqCxHILBcavqBLx9_pIVLy-9MIxZy3voOJaQW5IUOGJsuRtBov9Ry9NR1uexq4Y8_wcGv3k/w640-h480/Cracovia+Schindler+%25281%2529.jpg" title="oskar schindler factory" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cracovia, la Fabbrica di Oskar Schindler<br /></td></tr></tbody></table> <br /></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><b>VISITARE LA FABBRICA DI OSKAR SCHINDLER A CRACOVIA</b><br /><br />La Fabbrica di Oskar Schindler è considerata fra le attrazioni principali di Cracovia tanto da essere inserita in molti tour tematici per la città. Il più delle volte sono tour dedicati alla persecuzione ebraica che partono dal vicino ghetto e si concludono fra le mura della fabbrica. Oltre il fiume Vistola, per la precisione all’indirizzo<i> Lipowa 4</i>. <b>All’interno della Fabbrica è ricavato un museo</b>, ma attenzione: non è dedicato alla figura di Oskar Schindler. Dell’imprenditore sono conservati alcuni cimeli, delle fotografie e la sua scrivania personale. Il resto della collezione racconta gli anni dell’occupazione nazista.<br /><br /><div>La stessa Fabbrica è stata una dei set del film “Schindler’s List”. Soprattutto l’esterno, caratterizzato dal famoso ingresso in cui ogni mattina entrava la manodopera ebraica. <b>Alcuni oggetti di scena</b> sono conservati nel bar al piano terra, laddove sulle vetrate sono presenti le fotografie degli ebrei di Oskar. Fra questi Itzhak Stern.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJmpz0h6sOt3pLxg_OwRQpwUN7BH19yT9zfxeeb6Y0xTkupsaXnEquVzpXVcrzMluZG0VTMzMg-bgu5KzfyP6sfawfSeaRu55qINxX8ZonumnZC86IRFr7eWqrKJZtI3MH13xzmdhyzIw/s640/Cracovia+Schindler+%25282%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a><br /><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVbH6j71Yi5UdqPAVc2Ok-v7CKreNJ3vXSPvq2-0ZZJQd3mnHDccwIFCh3iFQTr2dSS5DRmEJCd26cQZDtdY2z_jzFnOxfCRmoEzQa1CYfh1TsNGAb7C8PD4P_b40J8bc7hdobWvO7Ir0/s640/Cracovia+Schindler+%25282%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVbH6j71Yi5UdqPAVc2Ok-v7CKreNJ3vXSPvq2-0ZZJQd3mnHDccwIFCh3iFQTr2dSS5DRmEJCd26cQZDtdY2z_jzFnOxfCRmoEzQa1CYfh1TsNGAb7C8PD4P_b40J8bc7hdobWvO7Ir0/w640-h480/Cracovia+Schindler+%25282%2529.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cracovia, la Fabbrica di Oskar Schindler</td></tr></tbody></table><br /><br /><b>IL GHETTO EBRAICO DI CRACOVIA</b><br /><br />Poco
prima dell’occupazione nazista la città di Cracovia contava una
comunità di 68000 ebrei, la maggior parte dei quali residenti nel
quartiere di Kaziemierz. Ma con le nuove disposizioni centrali, e le
leggi razziali, si allestì un nuovo quartiere cittadino da utilizzare
come ghetto. Esso era il quartiere di Podgorze. Da qui furono cacciati i
3000 abitanti polacchi per far posto a 15000 ebrei. I restanti ebrei,
di quella prima comunità, furono trasferiti fuori città o immediatamente
mandati nei campi di concentramento. Il quartiere era piccolo,
schiacciato fra la ferrovia e il fiume Vistola. E proprio oltre la linea
ferroviaria si trovava la Fabbrica di Schindler.<br /><br />Lì si consumò
una delle pagine più cruente della storia, ossia quella della
Liquidazione del Ghetto di Cracovia: tutte gli abitanti ebrei furono
cacciati dalle abitazioni e stipati in convogli diretti nei campi di
concentramento e sterminio. In quella sola giornata morirono 700
persone, trucidate per le strade: per lo più persone inadatte a lavori
nei campi di concentramento, quali anziani, bambini e infermi.<br /><br />Gran
parte delle esecuzioni si svolsero nell’attuale piazza centrale di
Podgorze: Plac Bohaterow Getta (“Piazza degli Eroi del Ghetto”). Sulla
stessa sono oggi installate 70 sedie per mantenere viva la memoria. Ma
perché delle sedie? Per via di una fotografia, in cui si vede una
bambina che trasporta la sedia di scuola durante i trasferimenti nel
ghetto.<br /><br />Un ultimo luogo merita una visita. E quel luogo si trova
proprio in Plac Bohaterow Getta. All’angolo si può osservare un ex
farmacia su cui si può leggere: Apteka Pod Orlem. Apparteneva all’unico
abitante non ebreo del ghetto: Tadeusz Pankiewicz. Fu lui che scrisse il
libro “Una farmacia del ghetto di Cracovia”. Egli distribuì medicinali
fra la popolazione ebrea, rimediò clandestinamente generi alimentari e
mise in salvo delle persone, rischiando ogni giorno la vita. Anche a
lui, come a Oskar Schindler, fu insignito il titolo di Giusto fra le
Nazioni.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidI2gWlAlnJVdzrrkTmAph2sC-VGd_BtTgNAoVcug7pDIugXuVnRY08OG5WosTh3E5lBziE2OJW2bPkhcb0FplXRlKuYlMXWsDDLGdPCQvsZYUXQa_ycAIsvPIsO8OXQ50oXJ7Eb-ihdI/s640/cemetery-1533010_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="428" data-original-width="640" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidI2gWlAlnJVdzrrkTmAph2sC-VGd_BtTgNAoVcug7pDIugXuVnRY08OG5WosTh3E5lBziE2OJW2bPkhcb0FplXRlKuYlMXWsDDLGdPCQvsZYUXQa_ycAIsvPIsO8OXQ50oXJ7Eb-ihdI/w640-h428/cemetery-1533010_640.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il cimitero ebraico<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/mrsbrown-692504/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1533010">Eveline de Bruin</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=1533010">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><br /><b>CRACOVIA: TUTTO QUELLO CHE BISOGNA VEDERE </b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il
ghetto ebraico e la Fabbrica di Oskar Schindler sono solo due delle
attrazioni che questa città possiede e possono essere inserite
all’interno di un percorso giornaliero dedicato alla storia recente
della città. Ma ci sono molte altre attrazioni, quasi tutte concentrate
in un raggio di pochi chilometri.<br /><br /><b>1. Il Castello di Cracovia.</b>
Denominato Wavel, esso è il monumento più importante della città e
forse di tutta la Polonia. Sia perché qui venivano incoronati i sovrani
del Regno, poco prima che Varsavia divenisse la capitale, sia perché vi è
contenuta la Cappella Reale.<br /><br /><b>2. La Cattedrale del Wavel.</b>
È l’edificio di culto più importante della Polonia. Conserva al suo
interno le reliquie del santo patrono e di generazioni di sovrani della
Polonia.<b><br /><br />3. Il quartiere Kazimierz.</b> Fino a una
trentina di anni fa il quartiere destava in uno stato di degrado
tuttavia con il film “Schindler’s List” c’è stato un progressivo
recupero. Consigliata la visita al <b>Cimitero Ebraico Antico</b> che
fino al XIX venne dismesso. Fu recuperato dopo la seconda guerra
mondiale e oggi ospita 700 lapidi ammassate fra loro. Infine qui si
trova l’ultima delle 7 sinagoghe rimaste nel quartiere: la <i>Sinagoga Remuh</i>.<b><br /><br />4. Il Rynek Glowny.</b>
È il cuore pulsante della parte vecchia di Cracovia: Stare Maisto. Qui
si trovano alcuni dei palazzi più importanti della città. Consigliata
una sosta alla caffetteria Naworolsky: la stessa in cui sostarono
personaggi illustri, fra cui <i>Lenin</i>.<br /><br /><b>5. La Torre del Municipio.</b>
Con i suoi 70 metri sovrasta Cracovia. La parte più interessante nella
visita a questo monumento non sta nelle stanze interne, in cui è
raccontata la storia locale, ma in quella terrazza superiore in cui si
potrà osservare la città dall’alto.<br /><br /><b>6. La Basilica di Santa Maria</b>.
L’impianto originale era duecentesco, tuttavia i restauri successivi
hanno stravolto l’impianto architettonico. Colpisce la facciata turrita,
con due torri di diversa altezza. Al suo interno è un trionfo di
romanico, gotico e barocco. Qui si è ambientata la leggenda dell’Hejnal
Mariacki: ricorda il giorno in cui il custode della chiesa fu trafitto
da una lancia, mentre suonava le campane per annunciare l’arrivo delle
truppe nemiche.<br /><br /><b>7. La Dama con l’Ermellino.</b> Il capolavoro di Leonardo da Vinci è esposto presso il Museo Czartoryski. <br /><br /> <b>8. Santuario di Skalka.</b>
La chiesa è situata presso un argine del fiume Vistola, nelle vicinanze
del quartiere ebraico. È meta di pellegrinaggio cristiano in quanto qui
venne in visita il papa (di casa) Giovanni Paolo II. Al suo interno
sono sepolte alcune celebrità polacche, fra cui il Premio Nobel per la
Letteratura <i>Czeslaw Milosz</i>.<br /><br /><b>9. I Campi di Concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau e Krakow-Plaszow. </b>Auschwitz
si trova a 40 km dalla città e non ha bisogno di presentazioni. Scrissi
un articolo a riguardo. Del Campo di Concentramento di Plaszow resta
ben poco, come la Villa dell’Ufficiale di Caserma. La stessa in cui
visse l’ufficiale nazista Amon Goeth: colui che giustiziava gli ebrei
sparando dal proprio balcone, con un fucile di precisione.<br /><br /><b>10. Miniere di Sale.</b>
Si trovano a pochi km da Cracovia e sono registrate fra i Patrimoni
UNESCO. Constano in 300 km di cunicoli e grotte in cui è presente un
lago salato. Ma la protagonista è la Cappella di Santa Kinga in cui
tutti gli elementi presenti sono scolpiti nel sale.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5x-RDXcVNN-A0bpr7WMlgrzP-2KeAflrprDFC7dAr9JVe14Ebpzl6vxga22zoIKNBHWhATv0OnGZTzUYwvM_EIVlzwsLVHXn1qBWzCEw1TxgzVyFlHoTySho3C5CsmwFcSOFN3xH3-7A/s640/castle-5963917_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5x-RDXcVNN-A0bpr7WMlgrzP-2KeAflrprDFC7dAr9JVe14Ebpzl6vxga22zoIKNBHWhATv0OnGZTzUYwvM_EIVlzwsLVHXn1qBWzCEw1TxgzVyFlHoTySho3C5CsmwFcSOFN3xH3-7A/s16000/castle-5963917_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Castello di Wavel<br /><span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/usincox-17228149/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=5963917">usincox</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=5963917">Pixabay</a></span></span></td></tr></tbody></table><br /><div><div style="text-align: left;"><b><br /></b><div style="text-align: justify;"><b>COME MUOVERSI A CRACOVIA</b><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Cracovia
è una città relativamente piccola. Il suo centro storico lo si può
girare a piedi o con un qualsiasi mezzo lento. Solo per i trasferimenti
extraurbani sono consigliati i mezzi pubblici.<br /></div><br /></div><b><br />COME ARRIVARE A CRACOVIA <br /><br /></b><div style="text-align: justify;">La città è collegata al resto d’Europa dall’<b>Aeroporto di Cracovia-Balice</b>. Si trova a una ventina di minuti di autobus dalla città ed è ben collegato. <br /><br /><br /><b>DOVE DORMIRE A CRACOVIA</b><br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Nel mio soggiorno a Cracovia alloggiai presso il <i>Freedom Hostel</i>.
Venni poi a sapere che il palazzo in cui è ospitato fu utilizzato dalle
truppe naziste per compiere torture. Tuttavia i prezzi molto
accessibili, e la vicinanza al centro storico, rendono la soluzione
ideale.<i><br /><br /></i><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGs8SD_qGcztUpnTfbNFsnJDuPMi_9NxH0S9Znjj-04KKgPd6t08uROvLxmovn0NRg6KqJsWvQvI89MDrhQiwe_0odljB9FjR5s0GKDR3aswNfc2LIgbeI-6x076wOtPELWl7src-h5f0/s640/Cracovia+Schindler+%25284%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="481" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGs8SD_qGcztUpnTfbNFsnJDuPMi_9NxH0S9Znjj-04KKgPd6t08uROvLxmovn0NRg6KqJsWvQvI89MDrhQiwe_0odljB9FjR5s0GKDR3aswNfc2LIgbeI-6x076wOtPELWl7src-h5f0/s16000/Cracovia+Schindler+%25284%2529.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cracovia, cortile del Freedom Hostel<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Ti potrebbero interessare questi articoli:<br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2021/02/visitare-auschwitz.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare Auschwitz-Birkenau sulle tracce di Primo Levi</span></a><br />- <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/10/visitare-campo-concentramento-terezin.html" target="_blank"><span style="color: #3d85c6;">Visitare il Campo di Concentramento di Terezin</span></a><br /><br /><br /><i><i>Articolo scritto: Febbraio 2021.<br /></i>Ultima modifica: Febbraio 2021. </i></div></div></div></div></div></div></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Cracovia, Polonia50.064650099999987 19.944979921.754416263821142 -15.2112701 78.374883936178833 55.1012299tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-48951968965864256112020-12-24T00:47:00.001+01:002021-04-21T10:44:32.632+02:00Viaggio in Sicilia sull'itinerario di Guy de Maupassant<div style="text-align: justify;"><b>Oltre a essere stato uno dei maggiori scrittori della storia, Guy de Maupassant fu un gande viaggiatore. Nel 1885, anno in cui pubblicò il suo più celebre romanzo Bel Amì, partì per l'Italia e scese fino in Africa. Arrivò in Sicilia e raccontò l'isola nel suo libro "Viaggio in Sicilia". Seguì l'itinerario di Richard Wagner. </b><br /><br />Nella seconda metà dell’800, non appena si ristabilirono gli equilibri internazionali, il fenomeno del Grand Tour tornò di moda, perdendo comunque quel gran fascino del secolo precedente. Furono pochi i letterati che scelsero di girare l’Europa in lungo e in largo. Fra questi c’era un giovane francese: Guy de Maupassant. Uno scrittore che si era fatto largo nella società letteraria grazie al suo romanzo d’esordio “Una vita”. Partì alla volta dell’Italia e quindi del Mediterraneo. Apprezzò Napoli e rinnegò Roma, fino allo sbarco in Sicilia: per seguire le orme di Richard Wagner.<b><br /><br /></b><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1TPpbl7YH7FYsBCBd2xhGIlbKynStuH5-aEmIDo02cCESLi4pTCRWt_ZOW7B8AohQKcHqNwIrCM0PPcdhAzrv2LfisEg2x-uv9aOkRwu3n9BmEKhtzfrRRKvoHYkw3v5t-6Sd_FjUOh8/s640/architecture-3140967_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1TPpbl7YH7FYsBCBd2xhGIlbKynStuH5-aEmIDo02cCESLi4pTCRWt_ZOW7B8AohQKcHqNwIrCM0PPcdhAzrv2LfisEg2x-uv9aOkRwu3n9BmEKhtzfrRRKvoHYkw3v5t-6Sd_FjUOh8/s16000/architecture-3140967_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #cccccc;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/antonio_cali-7955356/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3140967">Antonio_cali</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3140967">Pixabay</a></span></span></td></tr></tbody></table><b><br /><br /><br />LA SICILIA SCONSIGLIATA <br /><br /></b><br /><i>Nelle prime pagine del libro, raccontate a diario, lo scrittore precisa: “In Francia, si è convinti che la Sicilia sia un paese arcaico, impervio e perfino malsicuro da visitare”. L’isola era malvista e sconsigliata, eppure il giovane Guy non ascoltò le voci e si spinse fino a questa terra, desideroso di scoprire le bellezze artistiche. Già al tempo era consigliato il viaggio in nave da Napoli, per evitare di attraversare il sud Italia lungo le strade campane, lucane e calabresi. Bastava una notte di navigazione, proprio come oggi. Ed escludendo la tratta aerea, in molti giungono a Palermo col traghetto.</i><b><br /><br /><br />PALERMO</b><br /><br /><i>“Di tanto in tanto accade, beninteso, che qualche viaggiatore, che passa per audace, s’avventuri fino a Palermo e, al ritorno, elogi tale città, ritenendola molto interessante”.</i><br /><br /><i>Guy de Maupassant descrisse Palermo come una città singolare e allegra. Raccontò del arrivo al porto, dei carretti tipici siciliani, decorati con raffigurazioni di grandi eventi storici. Riconobbe Napoleone fra i disegni e si perse nell’euforia del momento. Si entusiasmò dinanzi la Cappella Palatina, tanto da definirla “la più bella che esista al mondo”. La descrisse con cura soffermandosi sui mosaici e sulla monumentalità dello spazio. Quindi si spostò verso l’Albergo delle Palme: lo stesso in cui abitò Richard Wagner. Il proprietario dell’albergo del tempo mostrò allo scrittore la stanza del compositore tedesco e gli raccontò alcuni aneddoti.</i><br /><br />La <b>Cappella Palatina</b> ha uno stile normanno-bizantino e si trova all’interno del <b>Palazzo dei Normanni</b>. È uno dei siti UNESCO della Sicilia e fu concepita come luogo di culto privato. A rendere l’ambiente monumentale è la presenza dei mosaici in oro che raffigurano scene religiose. Su tutti si evidenzia il <b>Cristo Pantocratore</b>. A poche centinaia di metri si potrà visitare, o meglio ancora pernottare nell’<b>Albergo delle Palme</b>, oggi denominato ufficialmente Grand Hotel et Des Palmes, traduzione in francese. Oltre a Richard Wagner, visse nell’albergo anche Raymond Russel, fino al giorno della sua morte.<br /><br /><i>L’esplorazione di Palermo continuò. Visitò la parte ricca della città, con le sue vie larghe, e la parte povera, caratterizzata da piccoli vicoli su cui si affacciavano abitazioni spesso di fortuna. E mentre girovagò senza una precisa meta, si accorse di una fotografia che ritraeva un sotterraneo in cui i morti erano esposti. Era il Cimitero dei Cappuccini, al tempo noto quasi esclusivamente in Sicilia, non ancora raccontato nelle guide turistiche di tutto il mondo. Ma soprattutto la sua mummia più famosa, quella della bambina Rosalia Lombardo, sarebbe stata condotta in questo spazio solo 35 anni più tardi, nel 1918.</i><br /><br />Le <b>Catacombe dei Cappuccini </b>sono annesse alla <b>Chiesa di Santa Maria della Pace</b>. Al loro interno sono esposte qualcosa come 8000 salme, quasi tutte mummie, in posizione eretta o fetale. Alcune distese. Essendo il processo di mummificazione costoso potevano permetterselo solo persone di un certo ceto sociale, per lo più la borghesia palermitana. Alcuni sono sepolti assieme ai propri famigliari, dietro balaustre di contenimento e separazione. Infine è nota la storia di Rosalia Lombardo: la mummia più famosa d'Italia e fra le più importanti al mondo. Si è conservata al meglio e la si potrebbe confondere con una bambola.<br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZS8QW2mD4bylWZkOhMB2IYCxUBQBjH8IZXXIVXXjC4yJTBj6YgTKYeQmRFhUj63XqPSVHkxnEj8APnmc-Axmr8M2jpSI8a6F9kvIg4d6A7ZummoWnDa-TTY07h68-dx_u8HBRjLCcsaE/s640/palermo-695693_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZS8QW2mD4bylWZkOhMB2IYCxUBQBjH8IZXXIVXXjC4yJTBj6YgTKYeQmRFhUj63XqPSVHkxnEj8APnmc-Axmr8M2jpSI8a6F9kvIg4d6A7ZummoWnDa-TTY07h68-dx_u8HBRjLCcsaE/s16000/palermo-695693_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Cristo Pantocratore nella Cappella Palatina<br /><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #cccccc;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/crilaman-518363/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=695693">crilaman</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=695693">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>MONREALE</b><span style="line-height: 107%; mso-bidi-font-size: 8.0pt;"><br /><br /><i>Guy de Maupassant lasciò
Palermo e si spinse sulle montagne, nella vicina Monreale. La strada per
arrivarvi era originale e variopinta, ma anche sporca. Raccontò del Duomo di
Monreale, dei suoi interni, soffermandosi sui mosaici. Ma soprattutto del
chiostro definendolo come il più bello fra tutti quegli esistenti. Ne apprezzò
l’intimità che vi si provava nel soffermarcisi e citò i versi di Victor Hugo
per descrivere il momento: “Qualcosa di bello come un sorriso umano sul profilo
dei propilei”. Uscendo dal convento adiacente il Duomo raccontò degli aranci in
fiore e della montagna in cui il Castellaccio di San Martino dominava il
paesaggio. Quest’ultimo, al tempo, non aveva un sentiero per arrivarvi e Guy fu
costretto a noleggiare una guida locale che si arrampicasse con lui.</i></span><span style="line-height: 107%; mso-bidi-font-size: 8.0pt;"><br /><br />Il <b>Duomo di Monreale </b>fu
costruito a partire dal 1174 ed è uno dei patrimoni UNESCO. Se all’esterno è
caratterizzato da due torri campanarie, che esaltano il portico in marmo, all’interno è
composto da tre navate con terminazione absidale. Sull’abside principale si impone la figura del Cristo Pentacratore, a risaltare fra l'oro dei mosaici. <br />Il Castellaccio di Monreale, invece, si trova sul Monte Caputo. È l'unico esempio siciliano di monastero-fortezza, con uno stile arabo-normanno. Fu abbandonato nel XVI secolo e recuperato come rifugio dal CAI solo nel 1906. <br /><br /><br /></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkhSyioRfFzhPnM_gWqWl6pvIa1lFeSXWyJ3nUFv_DuZXtrsBla5UJhMpL9eQmPdq3YYXXtiPPCDBH7O4FsL1WJ7yaDTySFEfePGKpDS7aorE3RgqnWXceZUd-D_fEuf3DwiHIvONVMMw/s640/italia-2692926_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="DUOMO MONREALE" border="0" data-original-height="428" data-original-width="640" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkhSyioRfFzhPnM_gWqWl6pvIa1lFeSXWyJ3nUFv_DuZXtrsBla5UJhMpL9eQmPdq3YYXXtiPPCDBH7O4FsL1WJ7yaDTySFEfePGKpDS7aorE3RgqnWXceZUd-D_fEuf3DwiHIvONVMMw/w640-h428/italia-2692926_640.jpg" title="SICILIA VISITARE" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Il Duomo di Monreale</span><span style="color: #cccccc;"><span style="font-size: xx-small;"><br />Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/tomek999-2147147/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2692926">tomek999</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2692926">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="line-height: 107%; mso-bidi-font-size: 8.0pt;"><br /><b>SEGESTA E SELINUNTE</b><br /><br /><i>Lasciata Palermo, Guy de Maupassant si spostò a ovest, nel trapanese. Non descrisse le tante meraviglie della provincia, ma si soffermò solo su una: Segesta. </i></span><i>Qui scoprì la Grecia, tanto da esclamare “La Sicilia ha realizzato questo sogno: mi ha rivelato la Grecia”. Si impressionò nel vedere il tempio a ridosso del dirupo e si innamorò del rapporto fra l’architettura e il contesto naturale. Sostò nel teatro, in cui l’acustica era rimasta la stessa nei secoli. E quindi scese fino a Selinunte prima di spostarsi in direzione Agrigento.</i><br /><br />Segesta e Selinunte vanno visitate insieme. Sia per la loro effettiva vicinanza, sia perché possiedono due fra i più importanti siti archeologici della Magna Grecia. A <b>Segesta </b>si trova il Tempio Grande, risalente al V secolo a.C., e il Teatro, costruito sul crimale del Monte Barbaro, alle spalle dell'Agorà. Quello di <b>Selinunte </b>è oggi considerato come il Parco Archeologico più grande d'Europa. I templi sono posti sia in quella che era l'Acropoli, sia in una collina poco distante. Si avrà l'opportunità di camminare fra i resti della città, un tempo fra le maggiori nel Mediterraneo.<br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5gK7kgHqd0Qc6plpSFPsNbBI490P-g-Hp72z32axWIYMLhP9fn0KwTu63PSdgJALwTVOCvVBuQYlfvj9gdaCpEzzdIlrM484D0DyzNM2xmT6anEzZ1BH3tpLwmVd1j4QkKsJVdfyLmo4/s640/sicily-3030738_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5gK7kgHqd0Qc6plpSFPsNbBI490P-g-Hp72z32axWIYMLhP9fn0KwTu63PSdgJALwTVOCvVBuQYlfvj9gdaCpEzzdIlrM484D0DyzNM2xmT6anEzZ1BH3tpLwmVd1j4QkKsJVdfyLmo4/s16000/sicily-3030738_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Tempio Grande di Segesta<br /><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #cccccc;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/nonmisvegliate-7011191/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3030738">nonmisvegliate</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3030738">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>AGRIGENTO</b><br /><br /><i>La Girgenti, visitata da Guy de Maupassant, venne descritta con accuratezza. L'Acropoli era un maestoso insieme di templi su una terra rossa nuda, priva di arbusti e fili d'erba. Passeggiò fra i templi dedicati agli dei, fermandosi in quello di Giunone Lacinia e in quello di Giove. Quindi descrisse una singolare contrada secondo cui si arriva nel regno autentico di Satana, ricco di zolfo liquido in cui vengono bolliti i dannati. Ma anche una collina, chiamata Maccaluba, composta d'argilla e calcare, con bolle di gas che generarono in superficie coni bollenti. E infine si concentrò sulle miniere dedicate all'estrazione dello zolfo. È proprio qui Guy de Maupassant, nel vedere bambini lavoratori, lanciò una critica: "questo sfruttamento dell'infanzia è una delle cose più penose e rivoltanti che si possono vedere".</i><br /><br />Il parco archeologico della <b>Valle dei Templi</b> si è conservato al meglio consegnando alla storia una testimonianza tangibile di quella che fu la dominazione greca. Al suo interno si potranno visitare 11 templi dorici, tre santurari, diverse necropoli, agorà, fortificazioni. Ma anche sistemi idraulici. Al di fuori dell'Acropoli è consigliata una visita all'intera città e ai suoi dintorni. Soprattutto alla <b>casa natale di Luigi Pirandello</b>: al tempo del passaggio di Guy de Maupassant lo scrittore italiano aveva solo 16 anni e non era ancora famoso. <br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqqj4xmh61AL3t1ogSu_ba81uoPK938cIqg8Z0Z_l-tWNjLrPgE8BNrgKkg8oo_97502oItsRqEOZALDI7ezbLrAFhzDtpDSBkmbK_qOUGbk1gX7s0tML3o9WkTKExDI_R11QXU7BnMe4/s640/sicily-3749518_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqqj4xmh61AL3t1ogSu_ba81uoPK938cIqg8Z0Z_l-tWNjLrPgE8BNrgKkg8oo_97502oItsRqEOZALDI7ezbLrAFhzDtpDSBkmbK_qOUGbk1gX7s0tML3o9WkTKExDI_R11QXU7BnMe4/s16000/sicily-3749518_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Valle dei Templi<br /><span style="color: #cccccc;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/pixaline-1569622/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3749518">Pixaline</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3749518">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>L'ISOLA DI VULCANO</b><br /><br /><i>Da Messina, con un battello a vapore partito a Mezzanotte, Guy de Maupassant raggiunge quest'isola del Mar Tirreno. Definisce la traversata "un suicidio", in cui i passeggeri di prima classe non trovano nemmeno i posti a sedere. Passò fra "Scilla e Cariddi", ossia fra la Sicilia e la Calabria, fino a giungere a Lipari. Da lì, con una barca noleggiata, raggiunse Vulcano. La descrisse come un isolotto selvaggio in cui sono presenti orti e vigneti. Arrivò fino alla vetta del Vulcano, a 400 m s.l.m., e si affacciò sul cratere. Al rientro giunse a Messina, secondo lui non recante "nulla di notevole". </i><br /><br />Le <b>Isole Eolie</b> sono una punta di diamante nel turismo italiano. Coniugano la natura più selvaggia e incontrollabile, soprattutto per i vulcani di <b>Stromboli </b>e Vulcano, alla mano dell'uomo che ha saputo rendere queste località ancor più particolari. I centri abitati di Lipari e Panarea possiedono uno stile Mediterraneo ricercato. Molto consigliata <b>Pollara</b>, anche perché fu scelta come set per il film "Il Postino" di Massimo Troisi. <b>Vulcano </b>è un'isola in cui trascorrere una piacevole giornata di mare. Sono diverse le spiagge e le callette in cui accamparsi. La sabbia è nera, tipica delle località vulcaniche. <br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-ZDH6AzaByXpdMM_X3rzmi2zpcBd9iNUS03klQ6w3-4ww1z8fvW9WaZCncZx4E6TC7gTztEomUv5ODL-T2hi9HPHU9okbxRe7PAqZifvnyIjobAidDRubyD3RzdTVSlqxO4aCqpylZgc/s640/vulcano-4375106_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-ZDH6AzaByXpdMM_X3rzmi2zpcBd9iNUS03klQ6w3-4ww1z8fvW9WaZCncZx4E6TC7gTztEomUv5ODL-T2hi9HPHU9okbxRe7PAqZifvnyIjobAidDRubyD3RzdTVSlqxO4aCqpylZgc/s16000/vulcano-4375106_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Isola di Vulcano<br /><span style="color: #cccccc;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/jobefoto-13186193/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4375106">JOBEFOTO</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4375106">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>TAORMINA E CATANIA</b><br /><br /><i>Lasciata Messina, Guy de Maupassant si spostò in treno verso Catania. Scese a Taormina e si innamorò della città. Tanto da esclamare "se un uomo che dovesse passare un solo giorno in Sicilia, mi chiedesse Cosa devo vedere? risponderei senza esitare: Taormina". La sosta nel teatro, con l'Etna sul fondo, lo emozionò. Pernottò al Grand Hotel San Domenico, lo stesso in cui alloggiarono Oscar Wilde, Gabriele D'Annunzio, Maria Callas e il già citato - idolo di Guy - Richard Wagner. Quindi ripartì in direzione Catania.</i><br /><br />Nelle To do List dei propri viaggi deve essere inserita la città di <b>Taormina</b>. È sospesa su una larga montagna e guarda non solo il mare, ma anche l'Etna. E proprio il vulcano può essere osservato da una posizione di pregio: dal <b>Teatro Greco Romano</b>, simbolo della città. E poi c'è la <b>Villa Comunale</b> col tipico giardino all'inglese, il Duomo, le spiagge e l'<b>Isola Bella</b> a ridosso della costa.<br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihOd33tfH4yMzcanq80ZpgmXfidfsmHIIF0g-vryTMtr0FPFFC1oKmXgockDBd3xHNE_p-d3QEqy-m3mKofpZErl_dc44PJg6IvLQ10C2FWYzgUQlm6VJkzBnRpDHkiDK1Zf5RkV7XqK4/s640/building-5824090_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="303" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihOd33tfH4yMzcanq80ZpgmXfidfsmHIIF0g-vryTMtr0FPFFC1oKmXgockDBd3xHNE_p-d3QEqy-m3mKofpZErl_dc44PJg6IvLQ10C2FWYzgUQlm6VJkzBnRpDHkiDK1Zf5RkV7XqK4/s16000/building-5824090_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Teatro di Taormina<br /><span style="color: #cccccc;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/ver_ena-19041448/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=5824090">Verena Schiffers</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=5824090">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>NICOLOSI</b><br /><br /><i>Da Catania lo scrittore francese giunse nella vicina Nicolosi. Non si suffermò nel centro abitato ma partì per un'escursione alle pendici dell'Etna. Descrisse la sua giornata, i luoghi attraversati e le persone incontrate. Si soffermò nella Casa nel Bosco, alle pendici del Monte Rinazzi, e quindi nella Casa degli Inglesi: in quest'ultima fu installata la sede dell'Osservatorio Vulcanologico Etneo Vincenzo Bellini, distrutto nel 1971 da un'eruzione. Dalla sommità vide un paesaggio con un raggio di 400 km. Scorse Lipari, le coste calabresi e l'Isola di Malta, a malapena visibile nell'orizzonte. </i><br /><br /><br /><b>SIRACUSA</b><br /><br /><i>La grande devozione per la Venere Landolina (o Venere di Siracusa) lo condusse fin qui. Girò per le vie della città soffermandosi dapprima alle Latomie, immensi scavi a cielo aperto in origine cave e successivamente prigioni, e poi nelle catacombe. Le ultime tappe prima della partenza verso l'Africa: verso un nuovo viaggio per lo scrittore Guy de Maupassant. </i><br /><br />Dal porto al litorale, dal Castello Maniace fino all'isola di <b>Ortigia</b>. Siracusa è un polo attrattivo per il turista in grado di incantare per i suoi luoghi unici al mondo. Consigliata una visita al <b>Duomo</b>, in perfetto stile barocco, ma anche all'<b>Orecchio di Dioniso</b>, ossia una parete rocciosa spaccata. E non può mancare una visita agli scavi archeologici, al teatro greco e all'anfiteatro romano. <br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpbZLWTC9Il512GdnUTIklQTpP77E7EVYuC5SF3oBugRdzW1v_YZq02jeMsiIZKMNUoqELzVN-u-UI9E25kBeBgYELMdsryLxnFwef7256WI6td6HaEg1-8G3baltEE05crc4q2EmxbaM/s640/sicily-4793099_640.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpbZLWTC9Il512GdnUTIklQTpP77E7EVYuC5SF3oBugRdzW1v_YZq02jeMsiIZKMNUoqELzVN-u-UI9E25kBeBgYELMdsryLxnFwef7256WI6td6HaEg1-8G3baltEE05crc4q2EmxbaM/s16000/sicily-4793099_640.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Siracusa, Piazza Duomo<br /><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #cccccc;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/tama66-1032521/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4793099">Peter H</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4793099">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>INFORMAZIONI SUL LIBRO </b><br /> <br /> <i>Titolo: "Viaggio in Sicilia" <br /> Autore: Guy de Maupassant <br /> Editore: Pietro Vittorietti Editore <br /> Pagine: 144</i></div><br /><i><br />Articolo scritto: Dicembre 2020.<br />Ultima modifica: Dicembre 2020. </i><br />Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com1Palermo PA, Italia38.11569 13.36148689.8054561638211553 -21.7947632 66.425923836178839 48.5177368tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-88290985250128497892020-11-24T18:35:00.004+01:002021-04-14T14:55:14.733+02:00La Madonna del Faggio: un gioiello dell'Appennino Bolognese<div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b>Il Santuario della Madonna del Faggio è un luogo magico. È completamente immerso nella natura e lo si può raggiungere con un trekking di 15 minuti. Fu qui che la Madonna apparve a un pastorello.<br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTrKTdCAXa9_aBhajTTAc3pNBfTtJEGp-wVJXtgYeSbFkHbCY8vOmI-Oqn9JlrH8BkLKGAcatGgKKh718LBWkwP_DXxFf5MWsER1eFo40_0WkwegerTnHbeDDyIXCsQpY8lsB2KVW8vjg/s640/Madonna+del+Faggio7.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Madonna del Faggio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTrKTdCAXa9_aBhajTTAc3pNBfTtJEGp-wVJXtgYeSbFkHbCY8vOmI-Oqn9JlrH8BkLKGAcatGgKKh718LBWkwP_DXxFf5MWsER1eFo40_0WkwegerTnHbeDDyIXCsQpY8lsB2KVW8vjg/s16000/Madonna+del+Faggio7.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madonna del Faggio</td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><br /><br /><br />Sembra di essere all’interno di un racconto di magia, come nelle ambientazioni di Tolkien. Eppure questo luogo esiste e non è figlio di una scenografia. È comunque un esempio di come la mano dell’uomo non sempre distrugga la natura: ma alle volte riesca a valorizzarla, con una sua opera materiale. Il <b>Santuario della Madonna del Faggio</b> è fra questi luoghi e riesce a mettere insieme quel connubio che rende tutto speciale.<br /><br />Per l’appunto magico. Un connubio che nasce dalla natura e attraversa la fede, fino ad abbracciare l’architettura e l’arte. Ne vien fuori un puzzle in cui tutto si incastra alla perfezione delineando un disegno che colpisce chi lo osserva. Se poi per raggiungere quel sito occorre <b>camminare fra i boschi</b>, allora tutto diviene speciale.<br /><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHId1M0SL9TbrpDk3DdZw8ufc6onWTTfUL042q3XINWpkGXFyngWznrv-nhUtVdWDh19vzeXCMSELlFeoyGcWWQIvTBD7g8Z9ef4boRGRuofo98wSKyxx0mPGYFNv82GUgZwe5WGtY82E/s640/Madonna+del+Faggio2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Madonna del Faggio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHId1M0SL9TbrpDk3DdZw8ufc6onWTTfUL042q3XINWpkGXFyngWznrv-nhUtVdWDh19vzeXCMSELlFeoyGcWWQIvTBD7g8Z9ef4boRGRuofo98wSKyxx0mPGYFNv82GUgZwe5WGtY82E/s16000/Madonna+del+Faggio2.jpg" /></a></div><br /><br /><b>IL TREKKING PER ARRIVARE AL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL FAGGIO</b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Una
volta parcheggiata la macchina occorre spostarsi verso la barra in
ferro che segna l’inizio del sentiero. Al fianco della stessa ci sarà un
casotto tecnico. Il sentiero è molto semplice, adatto a tutti. È
interamente ricoperto dall’ombra degli alberi e si inoltra nel fitto
bosco. Dapprima in leggera salita, quindi in discesa Fino all’arrivo al
Santuario della Madonna del Faggio. Santuario che viene anticipato da un
ponticello in pietra che permette di oltrepassare il <b>Rio Scorticato in
Vallimenga</b>.<br /></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">La visione del Santuario all’interno del contesto
naturale è un qualcosa che colpisce. Possiede un portico sulla facciata
principale e sui fianchi sinistro e destro, oltre a un piccolo
campanile. Indipendente dalla costruzione c’è una <b>fontana </b>costruita nel
1789, recentemente ristrutturata. Il tutto viene valorizzato dal rio che
scorre al fianco del santuario, separato dallo stesso da un basso
muretto.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2MZe_FNJuIxdzFCt12k6BBZPBRzfXE1r-ABIDgw3RQA0rE4DEIReTjXa1R2bYlRPoj5wCRIv-PHYM8ae9cHABBwsq6u2l16-xwZ4TGP1YGPhe-AkA4tUYFa1WyrXbs3UZ554HJYMrShM/s640/Madonna+del+Faggio3.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Madonna del Faggio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2MZe_FNJuIxdzFCt12k6BBZPBRzfXE1r-ABIDgw3RQA0rE4DEIReTjXa1R2bYlRPoj5wCRIv-PHYM8ae9cHABBwsq6u2l16-xwZ4TGP1YGPhe-AkA4tUYFa1WyrXbs3UZ554HJYMrShM/s16000/Madonna+del+Faggio3.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madonna del Faggio</td></tr></tbody></table><br /><br /><div style="text-align: justify;">Ma è alle spalle del Santuario che si può visitare un
luogo speciale: quello dove apparve la <b>Madonna</b>. Un fatto storico
risalente al 1672 quando la Vergine fu vista da un pastorello sopra un
faggio. D’allora questo luogo fu meta di pellegrinaggio e la costruzione
del Santuario fu la giusta conseguenza di un evento così importante. Di
quel faggio resta visibile il solo fusto tagliato, posto all’interno di
un’edicola di fortuna situata a 250 metri dalla chiesa. In questo punto
del bosco è piacevole fermarsi per sentire i suoni della natura.<br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Ma
in quale momento dell’anno vale la pena visitare questo luogo?
Sicuramente durante il fenomeno del <b>foliage</b>, ossia quel periodo
autunnale che dura circa una settimana in cui le foglie degli alberi
cambiano tonalità fino a cadere a terra.<br /></div><div style="text-align: left;"><br />Tempistiche: 30 minuti a/r.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiDj6ksMocNy-wQZtpGJ-2zH_lPuJpt4z2RqYvJ1CnXz50Wy8RtYgWdV7BR-3VcmEE_0rTFoUGJgHiQVjTdVQYz5_JavOga-vPAeAj6Qf7WI0aQkxiAKt1BZxsOpO0NhITmxD0IYkJsp4/s640/Madonna+del+Faggio.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Madonna del Faggio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiDj6ksMocNy-wQZtpGJ-2zH_lPuJpt4z2RqYvJ1CnXz50Wy8RtYgWdV7BR-3VcmEE_0rTFoUGJgHiQVjTdVQYz5_JavOga-vPAeAj6Qf7WI0aQkxiAKt1BZxsOpO0NhITmxD0IYkJsp4/s16000/Madonna+del+Faggio.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madonna del Faggio, il punto dove apparve la Madonna<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><b>COME ARRIVARE AL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL FAGGIO</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il
Santuario della Madonna del Faggio si trova nell’omonima località,
frazione di Castelluccio, comune di Alto Reno Terme. Per arrivarvi
occorre raggiungere il comune di Porretta Terme, situato lungo la SS64
(Porrettana) che collega Bologna a Pistoia. Da lì risalire verso la
frazione di Castelluccio e quindi seguire le indicazioni per Pennola.
L’ultimo tratto è su sterrato e permette di arrivare fino alla barra che
segna la fine della strada. Qui c’è un piccolo parcheggio in cui
riescono a sostare una ventina di automobili.<br /></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL FAGGIO</b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Il
circondario è ricco di luoghi da visitare. Nelle immediate vicinanze si
trova il <b>borgo di Tresana</b>. Consigliata una visita ai centri di Porretta
Terme e <b>Lizzano in Belvedere</b>, ma anche un giro nel vicino Lago di
Suviana. Risalendo verso la montagna si potrà scoprire il Santuario
della Madonna dell’Acero, punto di partenza per l’escursione alle
<b>Cascate del Dardagna</b>. Quindi il comprensorio che permette di salire al
<a href="https://www.iviaggididante.com/2020/10/trekking-corno-alle-scale.html" target="_blank"><b>Corno alle Scale</b></a> e al <b>Lago di Suviana</b>. Infine per gli appassionati di
giornalismo e storia consiglio una visita sui <b>luoghi di Enzo Biagi</b>,
presso la frazione di Pianaccio a Lizzano in Belvedere.<br /><br /></div><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br /><div><div style="text-align: justify;">Il
più grande consiglio è quello di fare attenzione alla strada. L’ultimo
tratto – che dalla località di Mulino di Tognarino arriva fino al
parcheggio – è impervio e potrebbe portare a noie. Il parterre è
irregolare ed è composto da pietre, terra e sassi. Con una macchina 4x4,
o dall’assetto rialzato, il problema non sussiste. Ma per tutte le
altre sì. Con la mia Fiat Punto ho toccato un paio di volte e ho
rischiato di restare impantanato in un’occasione. Inoltre la strada è
larga poco meno di 3 metri e non permette il transito in contemporanea
di due veicoli, salvo nei pochi slarghi. Insomma massima attenzione e
non consiglio di essere in troppi in una macchina dall’assetto basso. <br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg61eyy9tMhmaw_XS3M0vEyGQjzWDaPVXJju-VAG_24x7xoqNjcGbxNcQjAZ0qANvX9G8asvrieJEDav_vKZcpxezkaS_RAo13KuaJ1DLw8hFPINwhNJqwXMW3XV84JQ1PToO7nsA9OqqA/s640/Madonna+del+Faggio6.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Madonna del Faggio" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg61eyy9tMhmaw_XS3M0vEyGQjzWDaPVXJju-VAG_24x7xoqNjcGbxNcQjAZ0qANvX9G8asvrieJEDav_vKZcpxezkaS_RAo13KuaJ1DLw8hFPINwhNJqwXMW3XV84JQ1PToO7nsA9OqqA/s16000/Madonna+del+Faggio6.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La faggeta<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><i>Articolo scritto: Novembre 2020.</i></div><i>Ultima modifica: Novembre 2020. </i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com040046 Porretta Terme BO, Italia44.1276017 10.897051715.817367863821154 -24.2591983 72.437835536178852 46.0533017tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-20859055782342116142020-11-23T16:30:00.004+01:002021-05-18T15:16:23.196+02:00Visitare i luoghi di Terzani a Orsigna: il sentiero e l'Albero con gli Occhi<div><div style="text-align: justify;"><b>Al confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna, in una piccola frazione del pistoiese, il giornalista Tiziano Terzani visse gli ultimi giorni della sua vita. Si ritirò qui, attendendo la sua morte, dopo aver vissuto anni come corrispondente in Asia. E forse ancora oggi è a Orsigna: come spirito, come cenere.<br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWSEEWSiswGSCkTnHfDXMGRTDVQVO0XsFJGZaGH6WrvxrljwrG5cjhsVyinFgwTAHI1tcfyKDhHueaQmdV4l0DWbEuQFAtfTea5rjrKWbmcn2sulvuAn2tF1QT2YtxG2Uqf2LJdMcZXi4/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Sentiero Terzani Orsigna" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWSEEWSiswGSCkTnHfDXMGRTDVQVO0XsFJGZaGH6WrvxrljwrG5cjhsVyinFgwTAHI1tcfyKDhHueaQmdV4l0DWbEuQFAtfTea5rjrKWbmcn2sulvuAn2tF1QT2YtxG2Uqf2LJdMcZXi4/s16000/Sentiero+Terzani+Orsigna5.jpg" title="Albero Occhi Orsigna" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bandiere di preghiera tibetane appese sull'Albero con gli Occhi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Uno dei libri più belli da leggere è “La fine è il mio inizio”, un libro che ripercorre la vita del giornalista Tiziano Terzani in un dialogo fra lui e suo figlio Folco. Il libro è un susseguirsi di aneddoti e insegnamenti che non sono rivolti soltanto da padre in figlio: ma da persona all’umanità. Terzani è stato un saggio: l’ultimo saggio spirituale che l’Italia ha avuto. Eppure la sua vita è stata un viaggio. Un crescendo di emozioni che lo ha portato a vivere intensamente, riuscendo a scoprire culture, riuscendo a scoprire se stesso.<br /><br />Terzani era una persona libera. Lontana da influenze esterne, lontano da quella cultura occidentale da cui si era disintossicato. Vicino alla gente comune, vicino a quella natura che tanto aveva ricercato nella sua vita. Una vita che da Firenze lo portò sin da piccolo in questa sperduta località di nome Orsigna. In cerca di aria pulita da respirare, secondo prescrizioni mediche. Poi la maturità e i lavori prima di diventare giornalista. Prima dell’Asia e di pubblicazioni continue.<br /><br />Il suo è un caso: una persona che è famosa più dopo la morte che in vita. Con la sua filosofia è riuscito a essere di attualità nella nostra società. A diventare una guida per le nuove generazioni. E in molti vogliono ripercorrere le sue orme. Magari seguendo gli itinerari asiatici, in particolar modo quella Turtle House in Thailandia. Ma per chi vuole ricercarlo senza uscire dai confini nazionali allora deve andare a Orsigna: in quei boschi in cui il giornalista trascorse gli ultimi giorni della sua vita. Un’indiscrezione ci dice che le sue ceneri siano state sparse qui, in un luogo segreto. E solo una persona, un suo amico d’infanzia, è a conoscenza di quale sia quel luogo.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOvwti6X38ZV49eKh3mXbQOgZayjpbvpuhTmqpxXpoVT8E_QUAHKu27-Yh-O9fsP6kqKFIVjN-3RYftNuCyHXLmikqoBPtWPkL4TzSDgP0Pfr-KAh1-sFZdQGxs-m-sNkgzRHRLzs-T8s/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Albero con gli Occhi" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOvwti6X38ZV49eKh3mXbQOgZayjpbvpuhTmqpxXpoVT8E_QUAHKu27-Yh-O9fsP6kqKFIVjN-3RYftNuCyHXLmikqoBPtWPkL4TzSDgP0Pfr-KAh1-sFZdQGxs-m-sNkgzRHRLzs-T8s/s16000/Sentiero+Terzani+Orsigna7.jpg" title="Sentiero Terzani Orsigna" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Albero con gli Occhi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>IL TREKKING PER ARRIVARE ALL’ALBERO CON GLI OCCHI</b><br /><div style="text-align: justify;">Dal parcheggio di Case Cucciani comincia il percorso. Qui si trova un cartello in legno su cui è riportata una canta:<br /><br />“Valle
natia. Non vi riconosco non assomigli a quando ero bambino la foresta
dei prati ha preso il posto ma non vi è più farfalla né uccellino nei
miei ricordi vedo questa valle rattoppata da campi seminati<br /></div><div style="text-align: justify;">
Miriadi di fiori con farfalle giovani e ragazzine per i prati... Qua e
là ovili, punti di ritrovo sia delle genti come degli armenti Un dire
vecchio appariva nuovo rinsaldava la pace tra le genti... Lungo il
torrente, i broccioli, le trote ombreggiavano fino alle sorgenti
bottacci e gore mai furono vuote. L'uomo che dice bella questa valle non
valuta cos'era nel passato. Abbandonando greggi, prati e calle le
radici di vita si è tagliato.” <br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Sentiero Terzani Orsigna" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMaZMVLHFGZY3CwjLVEK5S8i4xuzZS5hlfkKIAlllqkbNYSoWe7EOrd55FnDmOlhGhDP2UdOrPhOGd7_TzAbIVLA-dtFdSEoVZYJwv5a9Vyi9_7X6njx_z6FRvvjyLrUCf1Gi6pyaN_lA/s16000/Sentiero+Terzani+Orsigna6.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Albero con gli occhi Orsigna" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cartello nei pressi del parcheggio di Case Cucciani<br /></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMaZMVLHFGZY3CwjLVEK5S8i4xuzZS5hlfkKIAlllqkbNYSoWe7EOrd55FnDmOlhGhDP2UdOrPhOGd7_TzAbIVLA-dtFdSEoVZYJwv5a9Vyi9_7X6njx_z6FRvvjyLrUCf1Gi6pyaN_lA/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> </a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> </div><div style="text-align: justify;">Il cartello anticipa quella che è
l’identità del luogo: un connubio fra natura, spiritualità e racconto.
Lo si lascia alle spalle e si prosegue in quell’agglomerato di case che
dà il nome al luogo. Queste sembrano di recente fattura e nascondono
abitazioni più antiche alle loro spalle. Si deve necessariamente passare
nello spiazzo antistante, con quella sensazione di invasione di
proprietà privata. Ma in realtà è un luogo aperto ai passanti.<br /></div><div><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWzonVWDzIroS-bd2fUScUo3FCVFM3h7MF22B6YSFoTiUvZ443D9YV2Qbrb1pWrkFvGt7hL1xYsF2aJBLO4n_35iFbJUc1iKt3yHBbJAMxQ5hy4JBgrrlCISO9kagS-ZloHVpDPAj2Ifs/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Sentiero Terzani Orsigna" border="0" data-original-height="442" data-original-width="640" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWzonVWDzIroS-bd2fUScUo3FCVFM3h7MF22B6YSFoTiUvZ443D9YV2Qbrb1pWrkFvGt7hL1xYsF2aJBLO4n_35iFbJUc1iKt3yHBbJAMxQ5hy4JBgrrlCISO9kagS-ZloHVpDPAj2Ifs/w400-h276/Sentiero+Terzani+Orsigna.jpg" title="Albero con gli Occhi" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il complesso di Case Cucciani</td></tr></tbody></table><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Seguendo
le indicazioni si arriva all’inizio del sentiero, riconoscibile da quel
tunnel naturale che si apre nel bosco. Al fianco si troveranno alcuni
bastoni utilizzati dagli escursionisti, abbandonati per i successivi
viandanti. La maggior parte di questi viene lasciato direttamente a
ridosso dell’albero con gli occhi. Si entra così nel bosco e si cammina
su un terreno argilloso, a tratti fangoso. Ma molto semplice da
intraprendere. Una leggera salita e dopo 15 minuti, sulla sinistra, il
cartello “Alberto con gli occhi” segnalerà l’arrivo.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOMt1y4irTonZZ-j7wDOTrzK-_-ic5H_SuMfd1gET9t4WqeffuoaTGPEEZNOTiApZ6VYnz86rjKYmOYQWPJkRjMVlzXUBriwF6kuued-yVC10Bf1_X4uy72kbpiiTpMr7PIUTqtSMnKIQ/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Sentiero Terzani Orsigna" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOMt1y4irTonZZ-j7wDOTrzK-_-ic5H_SuMfd1gET9t4WqeffuoaTGPEEZNOTiApZ6VYnz86rjKYmOYQWPJkRjMVlzXUBriwF6kuued-yVC10Bf1_X4uy72kbpiiTpMr7PIUTqtSMnKIQ/w400-h300/Sentiero+Terzani+Orsigna2.jpg" title="Sentiero Albero con gli Occhi" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il complesso di Case Cucciani</td></tr></tbody></table><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Per vederlo
occorre farsi largo fra i rametti del cespuglio. Ci si ritroverà in una
radura con un grande faggio al centro, rivolto verso il panorama. Su di
esso lo stesso Tiziano Terzani mise degli occhi finti, secondo una
tradizione asiatica. Attorno all’albero ci si siede in semicerchio non
solo per rilassarsi ma anche per ricercare quell’energia spirituale a
cui Terzani ci ha abituati. Sull’albero ognuno lascia dei cimeli:
oggetti, bandierine, bastoni e fotografie. Ma anche scarpe.<br /></div><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Il
tour terminerebbe qui. Eppure consiglio di continuare lungo il sentiero e
di fermarsi nella natura. Magari per un piacevole pranzo seduti sugli
alberi caduti, oppure per trovare nuovi punti panoramici che si
affaccino sulla valle. Ma attenzione: alcuni sentieri non rientrano
nella competenza del CAI e pertanto non risultano tracciati con la
classica bicromia bianco-rossa.<br /></div><br />Tempistiche: 30 minuti a/r.<br /><br /><br /><b>L’ALBERO CON GLI OCCHI: COME NASCE QUESTO SIMBOLO</b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><div>Nel
documentario dedicato agli ultimi mesi di vita di Tiziano Terzani,
denominato “Anam, il senzanome”, il giornalista spiega come sia nata
l’idea di mettere due occhi a un albero. Secondo lui la nostra società
si sente libera di tagliare un albero, in quanto lo vede come una
creatura inanimata. Ma nel momento in cui ad esso vengono messi degli
occhi, allora l’albero assume un aspetto più umano che ci colpisce.
Questo insegnamento fu la grande eredità che Terzani lasciò a suo
nipote. E oggi quell’insegnamento è divenuto un messaggio all’intera
umanità.<br /></div></div><div style="text-align: left;"><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzAZIDPSuncVpDymhk6aeKJZIlw0FJ313YeonF9g7MZFTnwgVMEe6H33dkkJbUYIYjl9PkHvsQmXVh9J01h_wlk3T7z8iZRyDyWYaAHeodV8-8sgDzn8dKbrJvT3AXXD0nwn5hyphenhyphenOuLtDs/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Albero con gli occhi terzani" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzAZIDPSuncVpDymhk6aeKJZIlw0FJ313YeonF9g7MZFTnwgVMEe6H33dkkJbUYIYjl9PkHvsQmXVh9J01h_wlk3T7z8iZRyDyWYaAHeodV8-8sgDzn8dKbrJvT3AXXD0nwn5hyphenhyphenOuLtDs/s16000/Sentiero+Terzani+Orsigna4.jpg" title="Sentiero terzani Orsigna" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Albero con gli Occhi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>LA CASA DI TIZIANO TERZANI A ORSIGNA</b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">500
metri prima del sentiero che conduce all’albero con gli occhi si trova
un’abitazione denominata Casa Contadino. La stessa appartiene ancora
alla famiglia Terzani. Tuttavia c’è da fare una precisazione: è una
proprietà privata e il rispetto per chi ci abita è fondamentale. Il
figlio di Tiziano Terzani, Folco, si è più volte lamentato per
intrusioni di curiosi.<br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A ORSIGNA</b><br /><br />La
frazione di Orsigna, che è la più lontana dal suo capoluogo Pistoia, si
trova al confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna. La si raggiunge
seguendo la SP632, direttamente collegata alla Porrettana (SS64) che
collega Bologna a Pistoia. Per arrivarci occorre svoltare in quella che è
la Via dell’Orsigna, accessibile dalla frazione di Pracchia, a seguito
di una scomoda curva a gomito. Da lì la strada risale, attraversa la
piccola Orsigna e dopo una serie di curve a gomito porta a destinazione.<br /><br />Per
impostare il maps occorre digitare “Parcheggio Case Cucciani”. Qui ci
sarà un piccolo parcheggio in cui entrano una decina di automobili.<br /><br /><br /><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE DI ORSIGNA</b><br /><br />Dalla
Valle dell’Orsigna partono alcuni sentieri. Permettono di raggiungere
località come Il Passo del Termine, a 2335 m) o il versante orientale
del Monte Gennaio. Da quest’ultimo si può giungere fino al Passo del
Cancellino e quindi al Lago Scaffaiolo e al Corno alle Scale.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbgUsrGPLd5rDS4XE23n3ZsSbV_zCyZNPEF9Y49U80DL5hRJ3AEDr3gG1ES-LnvcPYvLkZvxqncIOEB_vUM3IuDShHYwaUNg9T2FdGKG4nsmSItH6Mcb17wL2vfKaiMkUfZOkzs4aDrbg/s640/Sentiero+Terzani+Orsigna3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Albero con gli Occhi" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbgUsrGPLd5rDS4XE23n3ZsSbV_zCyZNPEF9Y49U80DL5hRJ3AEDr3gG1ES-LnvcPYvLkZvxqncIOEB_vUM3IuDShHYwaUNg9T2FdGKG4nsmSItH6Mcb17wL2vfKaiMkUfZOkzs4aDrbg/s16000/Sentiero+Terzani+Orsigna3.jpg" title="Tiziano Terzani Sentiero Orsigna" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Albero con gli Occhi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>CONSIGLI</b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">La
strada per arrivare fino all’inizio del sentiero non è delle migliori. È
molto stretta, scomoda nel momento in cui due macchine si incontrino in
senso opposto. Attenzione ai parcheggi: ce ne sono pochi. Nel bosco ci
sono alcuni casotti dei cacciatori: meglio non entrarvi o non passarvi
davanti, onde essere scambiati per animali.<br /><br />Per approfondire
consiglio di leggere il libro “La fine è il mio inizio” e di vedere
l’omonimo film. Inoltre importante il documentario “Anam, il senzanome”.
<br /></div><div><br /><i><br />Articolo scritto: Novembre 2020.<br />Ultima modifica: Novembre 2020.</i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com051100 Orsigna PT, Italia44.0752076 10.888192415.764973763821153 -24.2680576 72.385441436178837 46.0444424tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-79941212998794193902020-11-23T01:19:00.000+01:002020-11-23T01:20:30.399+01:00Visitare i luoghi di Vasco Rossi a Zocca<div><div style="text-align: justify;"><b>Vasco Rossi è nato e vive tutt’oggi nel paese di Zocca, nell’entroterra modenese. Nel corso degli anni i suoi fans hanno trasformato i luoghi del cantautore, in particolar modo l’attuale casa, in mete di pellegrinaggio.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0rBqyWyDUFE3sIEvjy5u-ouIIU9NbK7T85Ipx3pNw-pxbw5q7zY44FJXIW4BJ9dSTl-5KuYRGeFym-_aKRutYQPpBfHKs5z8KiQcSZNvrUkvRjnpa2tooqurfMaVPcnjmdHwgHSlJCYo/s640/Vasco+Zocca9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Zocca Vasco Rossi" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0rBqyWyDUFE3sIEvjy5u-ouIIU9NbK7T85Ipx3pNw-pxbw5q7zY44FJXIW4BJ9dSTl-5KuYRGeFym-_aKRutYQPpBfHKs5z8KiQcSZNvrUkvRjnpa2tooqurfMaVPcnjmdHwgHSlJCYo/s16000/Vasco+Zocca9.jpg" title="casa Vasco Rossi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Zocca, la casa di Vasco Rossi<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br />Sembra di trovarsi all’interno di un set. L’intero centro di Zocca ruota attorno la figura di Vasco Rossi. Le foto sono stampate in gigantografie e appese lungo il corso, le frasi riempiono le vetrine dei negozi e un pannello in legno permette di farsi una foto ricordo. Non è difficile riconosce i pellegrini giunti fin qui per Vasco. Si differenziano dai locali e invadono tutti quegli spazi che hanno a che fare col cantautore.<br /></div><br /></div><div style="text-align: justify;">A cominciare dal <b>Bar Triste</b>, appartenente al suo amico fraterno Mario Persici, colui a cui è dedicata una strofa della canzone Senorita (“e ringraziando Dio non mi chiamo Mario”). Al suo interno sono appese delle foto e i fan hanno lasciato delle scritte. Al di sopra di questo bar c’è la <b>casa natale di Vasco Rossi </b>di cui è possibile visitare il solo pianerottolo. È giusto sottolinearlo: qui venne composta Albachiara.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0btkfuhFFu0G-cAQn-sEUx8hG3RzDiN_yPAwkgzsUAtStoQseDAahnCQqKMcVcFEL9-AvScffpfrQ57I2CCj0XSJ0XEgMCAFNinCtGYlSOgRgcu3IV_rldg3rfbsYNt0r_oZ-FiKdKmw/s640/Vasco+Zocca6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Zocca Vasco Rossi" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0btkfuhFFu0G-cAQn-sEUx8hG3RzDiN_yPAwkgzsUAtStoQseDAahnCQqKMcVcFEL9-AvScffpfrQ57I2CCj0XSJ0XEgMCAFNinCtGYlSOgRgcu3IV_rldg3rfbsYNt0r_oZ-FiKdKmw/s16000/Vasco+Zocca6.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Stampa appesa nel centro di Zocca<br /></td></tr></tbody></table><br /><div><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Un secondo bar molto amato è il <b>Bar Bibap</b>. È un ex cinema e gli interni sono del tutto particolari. Un mix fra un pub e un saloon in cui ritrovare la stella con l’autografo e la statua di Vasco. Davanti al Bibap il <b>Ristorante Pizzeria l’Aquila</b>. Quindi c’è un luogo che è divenuto il punto d’incontro per i fan giunti fin qui. È l’<b>Edicola di Santi Marinella</b>, a due passi dal Bar Trieste.<br /><br />E infine ci sono due luoghi che appartengono a <b>Massimo Riva</b>: storico amico e chitarrista di Vasco Rossi, morto nel 1999 per una crisi respiratoria, a seguito di un’iniezione di eroina. A Massimo Riva è dedicata la Scuola di Musica. In molti si fermano nel cimitero di Zocca per omaggiare la sua <b>tomba</b>.<br /><br />Un ultimo luogo legato a Vasco, seppur per una scritta, è quello del <b>Santuario di Verucchia</b>. Vasco Rossi, e sua madre, hanno fatto delle donazioni per l’acquisto dei banchi e quel gesto è riportato nelle targhette sul legno.<br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPV2mkvVN0mNnJPeMhUIjuhp10WviWkKUW4cMSisD2-ZIatfIf-ykNvAsbFjiXCP0KzwVBW23PZ5m9n5goKvtlGVN6B9BXgaKnhwB7C5NeA828DjdaBswaVCLSGi6Npt1wnleqQZjb0dI/s640/Vasco+Zocca5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Vasco Rossi Zocca" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPV2mkvVN0mNnJPeMhUIjuhp10WviWkKUW4cMSisD2-ZIatfIf-ykNvAsbFjiXCP0KzwVBW23PZ5m9n5goKvtlGVN6B9BXgaKnhwB7C5NeA828DjdaBswaVCLSGi6Npt1wnleqQZjb0dI/s16000/Vasco+Zocca5.jpg" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><br /><br /><b>LA CASA DI VASCO ROSSI</b><br /><br />I fan del cantautore hanno adottato la sua casa come meta di pellegrinaggio. Lo dimostra il fatto che tutti gli spazi esterni – mura, cancello, ringhiere – sono stati imbrattati da vernice. Le frasi, le scritte e i <b>murales </b>si sono sovrapposti arrivando fino alla strada, sull’asfalto. E così l’intera salita che porta alla casa di Vasco è un continuo di testi delle sue canzoni. Di <b>frasi celebri</b>, raccolte in un disordine che colpisce. Sembra di ritrovarsi in un santuario laico. Dove si spera nell’apparizione di quel dio laico. Qualcuno prova a guardare oltre il cancello, salendo sulle spalle del compagno. Altri si appostano lì fuori, in attesa del rientro.<br /><br />In tutto ciò la via più tranquilla di un piccolo paese di campagna diviene il luogo più visitato del circondario. I vicini di casa vivono la situazione con finta discrezione, evitando di interagire con i fan. Per arrivare alla casa di Vasco Rossi occorre lasciare il centro di Zocca. Dirigersi dapprima su Via Roma, quindi su Via Rosola. Svoltando su Viale Gramsci e da lì risalendo la prima via sulla sinistra, denominata Via Divisione Tridentina.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh87CQy2MbIU9nFQBN_iO7363y95ej1ypEOoeIRtOwFaHNbxWn4rI26FVJLLo6_Q-5Ra517PNVs7mkfoHUHghAZ7G0sA_h2ojyRYyi0TEPtI_BrNmRbHHLhyphenhyphenUNqJF98nCncEntEz7QKboQ/s640/Vasco+Zocca2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Vasco Rossi Zocca" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh87CQy2MbIU9nFQBN_iO7363y95ej1ypEOoeIRtOwFaHNbxWn4rI26FVJLLo6_Q-5Ra517PNVs7mkfoHUHghAZ7G0sA_h2ojyRYyi0TEPtI_BrNmRbHHLhyphenhyphenUNqJF98nCncEntEz7QKboQ/s16000/Vasco+Zocca2.jpg" title="Vasco Rossi casa" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Zocca, l'ingresso della casa di Vasco Rossi </td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A ZOCCA</b><br /><br />Il paese di Zocca si trova in provincia di Modena anche sé è più vicina a Bologna. Per chi giunge da nord lungo la A1 l’uscita è quella di Modena Sud. Da lì proseguire lungo la SP623 e quindi sulla SP4. Per chi giunge da sud, sempre lungo la A14, uscita Valsamoggia. Quindi SP75 e successive indicazioni per Zocca.<br /><br /><br /><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE DI ZOCCA</b><br /><br />A pochi minuti da Zocca è molto consigliata una visita al <b>Parco dei Sassi di Roccamalatina</b>. Qui si potrà camminare nei boschi lungo percorsi semplici. La cosa bella di questa località è quella di ritrovarsi in piccoli agglomerati e rifugi sparsi nella natura. Inoltre i percorsi sono adatti per gli amanti delle mountain bike e del Down Hill. Restando nel modenese è consigliata una sosta a <b>Vignola </b>per ammirarne la sua <b>Rocca</b>, il suo borghetto e soprattutto la scala elicoidale progettata da Jacopo Barozzi detto “Il Vignola”. Piacevole anche un passaggio a <b>Castelvetro di Modena</b> in cui perdersi fra i tanti vigneti. Merita una visita anche il capoluogo Modena. Infine sul versante bolognese non sono distanti la <b>Cascata del Labante</b>, la <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/06/visitare-la-rocchetta-mattei.html" target="_blank"><b>Rocchetta Mattei</b></a> e il <a href="https://www.iviaggididante.com/2020/02/visitare-monte-sole-luoghi-della-strage-marzabotto.html" target="_blank"><b>Parco di Monte Sole a Marzabotto</b></a>.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRnziE5C5hSnoO6t2GtUjlOGcgCHCeoM1696ufBSSza9cbXx9InVDrdujIa7aY-YmiYz-pPkHd35rVSJ1WLbyk80bPISFmdej3_DQ1dBZZTczXOmlsfFMJY9hVEhexegXEV2RPCSttiG0/s640/Vasco+Zocca8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Zocca Vasco Rossi" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRnziE5C5hSnoO6t2GtUjlOGcgCHCeoM1696ufBSSza9cbXx9InVDrdujIa7aY-YmiYz-pPkHd35rVSJ1WLbyk80bPISFmdej3_DQ1dBZZTczXOmlsfFMJY9hVEhexegXEV2RPCSttiG0/s16000/Vasco+Zocca8.jpg" /></a></div><br /><i>Articolo scritto: novembre 2020.<br />Ultima modifica: Novembre 2020.</i> <br /></div></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com041059 Zocca MO, Italia44.3448808 10.995228716.034646963821153 -24.1610213 72.655114636178837 46.1514787tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-28314751762436902542020-11-23T00:02:00.004+01:002020-11-23T00:03:14.062+01:00Il Borgo di Colle Ameno: sogno utopico di città ideale<div style="text-align: justify;"><b>Nella periferia bolognese, per l’esattezza nel comune di Sasso Marconi, il Borgo di Colle Ameno si presenta come luogo del tutto particolare. La sua storia mette insieme l’agricoltura alle idee illuministe secondo un pensiero europeo del tempo.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkAXVbD2F9iD59UFbF8yik94Dj5jDg6pf3R-fXrF32Trl3DoGurhuT3_9KvXopyrCoGh_l4kn8h3Eq_O7-3RXsn4Idq0V3ppPlfuAteMOdN9TPq7HysKQHAO7053JbyLeMQ8rXBEENuZc/s640/Colle+Ameno8.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Borgo di Colle Ameno" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkAXVbD2F9iD59UFbF8yik94Dj5jDg6pf3R-fXrF32Trl3DoGurhuT3_9KvXopyrCoGh_l4kn8h3Eq_O7-3RXsn4Idq0V3ppPlfuAteMOdN9TPq7HysKQHAO7053JbyLeMQ8rXBEENuZc/s16000/Colle+Ameno8.jpg" title="Colle Ameno bologna" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Borgo di Colle Ameno, una delle porte del borgo<br /></td></tr></tbody></table><br /><br />In uno dei primi esami universitari che sostenni dovetti studiare delle strutture abitative denominate <b>falansteri</b>, ipotizzate dal politologo francese Charles Fourier. Erano delle vere e proprie unità indipendenti e autosufficienti che <b>mettevano assieme la città alla campagna</b>. L’idea si dimostrò un’utopia, anche se in alcune località gli esperimenti di falansteri durarono per molti anni.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><div style="text-align: justify;">Anche la periferia bolognese ebbe il suo falansterio. E con molta probabilità prima che i falansteri stessi venissero ipotizzati. Quel primo luogo in cui l’agricoltura avrebbe plasmato una nuova società era il Borgo di Colle Ameno. Esso <b>fu luogo di villeggiatura della famiglia Davia</b> che ne fece un luogo di villeggiatura. Il complesso venne acquistato dalla famiglia Ghisilieri e grazie al Marchese Filippo Carlo si ebbe il cambio del nome: da Le Predose a Colle Ameno.<br /><br />Il sogno del Marchese era quello di far nascere al fianco della villa un agglomerato di abitazioni che col tempo avessero portato allo sviluppo di una piccola città autonoma. Una città con centro di studi e sperimentazione, con una tipografia e una biblioteca. Con un museo archeologico e un ospedale. Attorno alla villa signorile sorsero botteghe di ogni genere, come quella di un maniscalco o una farmacia. Tuttavia nel giro di 30 anni il progetto utopico del marchese perse fascino e la villa tornò a essere quello per cui era stata pensata: un luogo di villeggiatura.<br /><br />Dopo la seconda guerra mondiale la villa ebbe dei proprietari. L’ultimo lasciò il complesso in donazione al comune di <b>Sasso Marconi</b>, nel 1974. Da quel momento in poi sono partiti dei lavori di restauro che hanno permesso il recupero della villa neoclassica e del borghetto.</div><div style="text-align: justify;"> </div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGI2xee8efQcnLmV6Ek1OBuNlhEMm_9O9taAjMuRL4wdXtI3ztMAqRWqOLEPgnzE9JE35GyNmBEFGkRrA-pmTzAHY98-UtdOlfUKGTOLQxqHb0v5tG5rQ91GYBorbiQA6Yy5Nvt_ffn9Q/s640/Colle+Ameno7.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Borgo di Colle Ameno" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGI2xee8efQcnLmV6Ek1OBuNlhEMm_9O9taAjMuRL4wdXtI3ztMAqRWqOLEPgnzE9JE35GyNmBEFGkRrA-pmTzAHY98-UtdOlfUKGTOLQxqHb0v5tG5rQ91GYBorbiQA6Yy5Nvt_ffn9Q/s16000/Colle+Ameno7.jpg" title="borgo ameno" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Borgo di Colle Ameno </td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div><br /><b>IL BORGO DI COLLE AMENO OGGI</b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">La tonalità di rosso con cui sono stati dipinte le abitazioni del borgo non passa inosservata. Contrastano col colore giallo tenue della villa, differenziata in modo da esaltarne l’importanza. Del borgo colpisce quella porta d’ingresso, con un muro che corre per tutto il perimetro, interrompendosi in più punti. C’è <b>una piccola via principale </b>su cui si affacciano le case. Alle spalle una piazzetta ha un forno a legna comune.<br /><br />Ci sono inoltre <b>spazi per la collettività </b>e un ristorante che porta il nome del borgo. Sembra di ritrovarsi in un luogo del tutto strano, fuori dal tempo. È suggestiva anche la posizione: praticamente a ridosso della Via Porrettana ma con un’indipendenza ottenuta da un filare di siepi alte. Dall’altra parte si gode una vista di pregio sulla valle. Infine ci sono dei ruderi non ancora ristrutturati.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinOeGTq6NOuxLjhaVjdI0CpdUgdc-n1dpnISxP4eglxBflWjBUcRERSMjdLeelrwJJdjAE-1HzawFf62rZk8MzUHYEjT2f-b6kOqIfy7c7HplOqxOJd0phwYqbBC3CJU-3Elt4_i_PUfU/s640/Colle+Ameno6.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Borgo di Colle Ameno" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinOeGTq6NOuxLjhaVjdI0CpdUgdc-n1dpnISxP4eglxBflWjBUcRERSMjdLeelrwJJdjAE-1HzawFf62rZk8MzUHYEjT2f-b6kOqIfy7c7HplOqxOJd0phwYqbBC3CJU-3Elt4_i_PUfU/s16000/Colle+Ameno6.jpg" title="Borgo Ameno" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Borgo di Colle Ameno</td></tr></tbody></table><br /><div><br /><br /><b>L’ECCIDIO DI BORGO DI COLLE AMENO</b><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Dopo aver rastrellato i civili presso la località di Monte Sole, nella vicina Marzabotto, i tedeschi scesero verso il fiume Reno e arrivarono a Sasso Marconi. Si insediarono dal 6 ottobre 1944 qui a Borgo Ameno e utilizzarono il luogo come campo di concentramento e smistamento dei prigionieri civili di sesso maschile, con età fra i 18 e i 55 anni. La posizione strategica permetteva ai tedeschi di operare con facilità, ponendo dei posti di blocco lungo la Via Porrettana e catturando quei civili che transitavano sulla stessa, alcuni dei quali sottoposti a sfollamento obbligatorio.<br /><br />I prigionieri venivano sottoposti a una selezione, sulla base di un’efficienza lavorativa. Quelli più validi venivano inviati nei campi di lavoro in Germania, a quelli meno giovani ma comunque validi furono fatte realizzare fortificazioni e trincee della linea gotica. Infine quelli malati o invalidi venivano fucilati. Si stima un numero di persone transitate qui pari a 3-4000, con permanenza di 3-4 giorni.<br /><br />Fra il 6 ottobre e il 24 dicembre un numero mai definito di civili furono uccisi. Di questi vennero ritrovati solo 19 corpi, distribuiti in fosse comuni sparse nel luogo. Alcuni corpi non furono mai identificati.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcrkYrTiVxjfM9rMxj10ywBbih4vJ0WoX-Y1C5Crfix7TDgR2YZLEqVLxCN3XVh4RuqaPtWqPf0X_qZD_PXeMFmuO-rHLatGbbKCsupyht_9ujd97Qv87spO3nIMdWBzz5L8VnZeIzhfI/s640/Colle+Ameno4.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Borgo di Colle Ameno" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcrkYrTiVxjfM9rMxj10ywBbih4vJ0WoX-Y1C5Crfix7TDgR2YZLEqVLxCN3XVh4RuqaPtWqPf0X_qZD_PXeMFmuO-rHLatGbbKCsupyht_9ujd97Qv87spO3nIMdWBzz5L8VnZeIzhfI/s16000/Colle+Ameno4.jpg" title="Borgo Ameno" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Borgo di Colle Ameno</td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A BORGO DI COLLE AMENO</b><br /><br />Il Borgo di Colle Ameno si trova nel comune di Sasso Marconi, nella frazione di Borghetti. Per chi arriva dall’autostrada l’uscita autostradale è quella di Sasso Marconi. Da qui bisogna immettersi sulla SS64, la “Porrettana”, che collega Bologna a Pistoia. Il borgo è nascosto da un filare di siepi. Tuttavia l’ingresso è ben segnalato e conduce fino all’ampio parcheggio.<br /><br /><br /><b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DI BORGO DI COLLE AMENO</b><br /><br />A 1 km da Borgo di Colle Ameno si può visitare la Fondazione Guglielmo Marconi. In quella villa visse e sperimentò lo scienziato bolognese. Al di sotto c’è un mausoleo che ospita la sua tomba. Vale la pena visitare l’intero territorio di Sasso Marconi, spingendosi fino alla suggestiva Rupe di Sasso. Molto consigliata la visita ai luoghi dell’eccidio di Marzabotto, fra l’omonimo comune e il parco di Monte Sole.<br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTdL605CKlhDql78H_y5cajGo1E7lFtwN-D_E3HL_yrSD36aIcZiFQSymlxrxEyOGf0s7bfW86bPCCr3t816Ds993e7ySG6dRhQ7gtecJnUkSRJdOm_Y7nBonMjUbfF4LU8QcKWw1I9y8/s640/Colle+Ameno1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Borgo di Colle Ameno" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTdL605CKlhDql78H_y5cajGo1E7lFtwN-D_E3HL_yrSD36aIcZiFQSymlxrxEyOGf0s7bfW86bPCCr3t816Ds993e7ySG6dRhQ7gtecJnUkSRJdOm_Y7nBonMjUbfF4LU8QcKWw1I9y8/s16000/Colle+Ameno1.jpg" title="Borgo Ameno" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Borgo di Colle Ameno</td></tr></tbody></table><br /><br /><i>Articolo scritto: Novembre 2020.</i><i><br />Ultima modifica: Nettembre 2020.</i><br /></div></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Borgo di Colle ameno, 3/1, 40037 Sasso Marconi BO, Italia44.4219668 11.26302516.111732963821154 -23.893225 72.732200636178845 46.419275tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-26212201116800955352020-11-22T19:28:00.000+01:002020-11-22T19:28:40.799+01:00Visitare il Monastero di Torba e il parco archeologico di Castelseprio<div style="text-align: right;"></div><div style="text-align: justify;"><b>Il Monastero di Torba è uno dei luoghi più suggestivi della Lombardia. Oltre a possedere una storia che fonda le sue origini al tempo dei romani, il monastero è divenuto il primo luogo del Fondo Ambiente Italiano. Nel 2011 è stato inserito nei siti UNESCO.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1vS_VkfQ7Efl1eGRLs2sEnppQjTEbFmzoUs1hIS3LElWHnyuXD6tm9wKI6XMwz_KmksAEx5q7l9TR6rxNPE6wUyimzEvVhtUuEwvwt5ehDlHP0Z86qWVQXCZY6TVUeKzhABOC93OZLH4/s640/Monastero+Torba.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Monastero di Torba" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1vS_VkfQ7Efl1eGRLs2sEnppQjTEbFmzoUs1hIS3LElWHnyuXD6tm9wKI6XMwz_KmksAEx5q7l9TR6rxNPE6wUyimzEvVhtUuEwvwt5ehDlHP0Z86qWVQXCZY6TVUeKzhABOC93OZLH4/s16000/Monastero+Torba.JPG" title="Torba FAI" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Monastero di Torba, vista dai giardini<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /></div><div style="text-align: left;"></div><div style="text-align: justify;">La storia del <b>Monastero di Torba</b> risale ai tempi dei romani quando l’insediamento di <b>Castel Seprio </b>era un castrum utilizzato per scopi militari. Con la distruzione e l’abbandono della civitas, alcuni edifici furono recuperati da gruppi religiosi, che si insediarono in questa località in cerca di un luogo spirituale. Fu così che nel VIII secolo un gruppo di monache benedettine si stabilì in quella che era una torre difensiva: l’attuale monastero. Costruirono e predisposero nuovi spazi per il culto, come una sala di preghiera, un refettorio e le celle. Ma anche un portico a tre arcate e nel XI secolo la piccola chiesa dedicata a Maria. Oltre al culto le monache sfruttavano la natura circostante a fini agricoli.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Monastero restò attivo fino al 1799 quando i moti rivoluzionari francesi, e le campagne napoleoniche, portarono alla soppressione degli ordini religiosi: Torba perse lo status di Monastero. La costruzione fu così riadattata per le sole mansioni agricole. Venne murato il portico e la chiesa fu trasformata in magazzino per carri. Gli affreschi furono ricoperti da un nuovo intonaco.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><div style="text-align: justify;">Tutto questo fino al 1971 anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Pochi anni dopo, nel 1977, il complesso oramai danneggiato e abbandonato fu acquistato da Giulia Maria Mozzoni Crespi: <b>la fondatrice del Fondo Ambiente Italiano (FAI)</b>. Il Monastero di Torba divenne a tutti gli effetti il primo luogo del FAI. La Crespi è scomparsa recentemente, nel 2020.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyRfpQhqtD9L30uHIKPJcOheytJ6t7xrCl3v_LINZOfvcDl8BfS3kL01jyByEmhu86jFWr7zuOIQjIlZLKTeahsvfcpgWRf8DSIc5NHMlM-ZHCCvBE-9zDBJ0-2OQcrHIABsIGvm6PwPg/s640/Monastero+Torba2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Monastero di Torba" border="0" data-original-height="478" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyRfpQhqtD9L30uHIKPJcOheytJ6t7xrCl3v_LINZOfvcDl8BfS3kL01jyByEmhu86jFWr7zuOIQjIlZLKTeahsvfcpgWRf8DSIc5NHMlM-ZHCCvBE-9zDBJ0-2OQcrHIABsIGvm6PwPg/s16000/Monastero+Torba2.JPG" title="Torre di Torba" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La torre del Monastero di Torba</td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>VISITARE IL MONASTERO DI TORBA</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il tour comincia dalla biglietteria d’ingresso - in cui è presente un bookshop - posta al termine di un vialetto che risale dal parcheggio. L’ingresso è gratuito per gli iscritti al FAI, con agevolazioni per studenti, famiglie e gruppi. Una volta entrati ci si ritrova nel grande cortile e si ha la possibilità di vagare sia all’interno del <b>Monastero</b>, sia nella natura, laddove sono presenti le rovine del castrum di Castel Seprio. Il tour solitamente inizia dal Monastero, posizionato sulla destra. La presenza dei portici testimonia come un tempo l’ordine monastico offriva riparo a pellegrini e viaggiatori, che potevano quindi utilizzare gli spazi al coperto come riparo.<br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Salendo nei piani superiori si giunge in quella che è la<b> Torre di Torba</b>, possedente la maggior parte degli spazi al chiuso visitabili. Nacque come torre di avvistamento dei romani, la più avanzata verso il fiume Olona. Successivamente venne riadattata per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di <b>Aliberga</b>. Al secondo piano c’è l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo era presente un altare. L’intera visita nelle stanze è arricchita da filmati e audioguide che ne raccontano la storia.<br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Uscendo all’esterno si può visitare la Chiesa di Santa Maria. Essa fu costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale, raccolte dal vicino fiume Olona. Si presenta a pianta unica con parte absidale rialzata e cripta al di sotto della stessa. Di grande fattura quelli che sono <b>i resti degli affreschi</b>, col tempo ricoperti da intonaci e successivamente perduti parzialmente.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQkZlgYH0pw2UA6x0FfYDu21MQyO3s4TpEGue8fEnI8wy0XELdYk5QChVaRW5QwyaMrwQnS9l-s_0EHxYLUdIU9fpDwjj7pp3ZGRCLnkNGxIz-jZI6edHVqjgdlHQM1QUjHfo1Qca227I/s640/Monastero+Torba6.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Monastero di Torba" border="0" data-original-height="453" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQkZlgYH0pw2UA6x0FfYDu21MQyO3s4TpEGue8fEnI8wy0XELdYk5QChVaRW5QwyaMrwQnS9l-s_0EHxYLUdIU9fpDwjj7pp3ZGRCLnkNGxIz-jZI6edHVqjgdlHQM1QUjHfo1Qca227I/s16000/Monastero+Torba6.JPG" title="torba affreschi" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Affreschi nel Monastero di Torba<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CASTERLSEPRIO</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il Monastero di Torba si trova in quello che era il punto più a nord dell’insediamento fortificato di Castel Seprio. Esso è dichiarato, dal giugno 2011, <b>Patrimonio dell’Umanità</b> dall’UNESCO e venne riscoperto solo negli anni ’50. Dagli scavi è emersa una frequentazione del luogo a partire da una fase protostorica, relativa all’età del ferro. Tuttavia la fondazione del castrum risale al IV-V secolo, come linea difensiva contro le migrazioni dei popoli germanici. Durante il dominio bizantino e longobardo divenne un ampio distretto territoriale fino al rasamento al suolo da parte dei milanesi, nel 1285.<br /><br />Furono recuperati i soli edifici religiosi, fra cui il Monastero di Torba. Per un puro caso furono rinvenute le <b>tombe romane</b> nel ’700 e da lì degli affreschi. Fino alle contemporanee scoperte. Oggi i ruderi del castrum sono visitabili. Fra i monumenti consigliati ci sono il complesso basilicale di <b>San Giovanni Evangelista</b>, con la grande basilica, la cisterna e la zona cimiteriale. La chiesa di San Paolo, quasi del tutta crollata, la cascina-convento di San Giovanni e altri ruderi sparsi nel parco.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ9VPDl3yZbgXQ3slpW8SWqtYmm2tiqnFmZqevl7ohCoGCErkNHw3eyOLjF9sQxvZ4MHv6sv1AjSs7Ocwlk2bdQRzWfjNFIB3SxC5jJdvE8-wM4RglLaC9KzUu9YPX2FwoeEI3zMsdx9c/s640/Monastero+Torba5.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Chiesa di Santa Maria torba" border="0" data-original-height="482" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ9VPDl3yZbgXQ3slpW8SWqtYmm2tiqnFmZqevl7ohCoGCErkNHw3eyOLjF9sQxvZ4MHv6sv1AjSs7Ocwlk2bdQRzWfjNFIB3SxC5jJdvE8-wM4RglLaC9KzUu9YPX2FwoeEI3zMsdx9c/s16000/Monastero+Torba5.JPG" title="Monastero Torba" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Chiesa di Santa Maria nel Monastero di Torba<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /><br /><b>LA CHIESA DI SANTA MARIA FORIS PORTAS</b><br /><br />Nelle vicinanze del castrum, a 5 minuti a piedi, si trova la Chiesa di Santa Maria Foris Portas. Sorge su una collina, in quello che un tempo era un <b>sepolcreto preistorico</b>. Esternamente si presenta rustica, preceduta da un grande arco con atrio. Internamente ha una pianta rettangolare on abside. All’interno ci sono degli affreschi sopravvissuti al tempo che possiedono alcune caratteristiche pregevoli: una ricercata prospettiva e una tecnica pittorica realistica. Oltre a tematiche che attinte dai vangeli apocrifi.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpYlB35LWeS5Rb74PNTB2G5f2B7k8ckqKpdGjiB13CBkw9ykaiaSTTQMKYb1eLa_Dy9WN0-mfAZM9B2VdATkf9BafReMIEWSLF3Ss4WJNLheGpnU6_sa1X1VREtso0L41fcJwDwAeK9R0/s640/Monastero+Torba1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Chiesa di Santa Maria Foris Portas" border="0" data-original-height="478" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpYlB35LWeS5Rb74PNTB2G5f2B7k8ckqKpdGjiB13CBkw9ykaiaSTTQMKYb1eLa_Dy9WN0-mfAZM9B2VdATkf9BafReMIEWSLF3Ss4WJNLheGpnU6_sa1X1VREtso0L41fcJwDwAeK9R0/s16000/Monastero+Torba1.JPG" title="Monastero di Torba" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Chiesa di Santa Maria Foris Portas</td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE AL MONASTERO DI TORBA</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il Monastero di Torba si trova nell’omonima località di Torba, nel comune di Gornate Olona. Per chi giunge dall’autostrada dei laghi, la E62, che collega Milano a Varese/Como, l’uscita è quella di Busto Arsizio. Bisogna proseguire in direzione Fagnano Olona, quindi Cairate e allungare verso Castelseprio. Da lì seguire le indicazioni per Torba. Si può parcheggiare nell’apposita area di sosta al fianco del complesso. <br /><br /></div><br /><b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DEL MONASTERO DI TORBA </b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Nelle vicinanze del Monastero di Torba e del Parco Archeologico di Castelseprio è consigliata una visita al Museo della <b>Collegiata di Castiglione Olona</b>, da abbinare alla visita del paese. Una passeggiata piacevole potrebbe essere quella che porta al <b>Santuario della Madonnetta</b>. Un luogo molto curioso da visitare, invece, è il <b>Museo Fisogni</b>, che raccoglie la più grande collezione di pompe di benzina al mondo: di sicuro uno fra i musei più particolari che esistano. Per i tifosi del Milan, a pochissimi chilometri c'è il centro sportivo di Milanello.<br /><br /><br /><b>MANGIARE NEL MONASTERO DI TORBA</b><br /><br />Al piano terra del Monastero di Torba è stato ricavato un ristorante chiamato “La cucina del sole”. Oltre a essere molto suggestivo per via delle pareti in pietra e le travi a vista, gode di una vista sulla vicina valle. Non ci sono molti coperti e vale la pena fermarsi. Di mio ho preso un risotto al cocomero e delle crespelle ai funghi, il tutto accompagnato da del pane al carbone vegetale e una selezione di antipasti.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8B6NM0vzy1rLgvffmc7vuCkK5EXgbC_uA-zwaotHY53Pi7LfisQD3A8Peg566Xe0PjE6FVXYlapY6lTwqpnX7cA7Kez8rQn5lqZ8LIKusKe7AbwbwIVoRb3UQOk6JTqcHlVQOwg4ZHvQ/s640/Monastero+Torba3.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Monastero di Torba" border="0" data-original-height="476" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8B6NM0vzy1rLgvffmc7vuCkK5EXgbC_uA-zwaotHY53Pi7LfisQD3A8Peg566Xe0PjE6FVXYlapY6lTwqpnX7cA7Kez8rQn5lqZ8LIKusKe7AbwbwIVoRb3UQOk6JTqcHlVQOwg4ZHvQ/s16000/Monastero+Torba3.JPG" title="ristorante Monastero di Torba" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Cucina del Sole, nel Monastero di Torba</td></tr></tbody></table><br /><i><br />Articolo scritto: Novembre 2020. <br />Ultima modifica: Novembre 2020. </i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Via Stazione, 21040 Torba VA, Italia45.7296334 8.863526121.230783055173916 -26.2927239 70.228483744826079 44.0197761tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-90638583280592635852020-11-22T17:56:00.001+01:002020-11-22T17:56:12.192+01:00Il Lago di Resia e i tutti gli altri luoghi della serie Netflix "Curon"<div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b>Il paese di Curon Venosta è stato scelto come set dell’omonima serie Netflix “Curon”. La trama riprende delle leggende locali sorte all'ombra del campanile del Lago di Resia.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIVO-n64Ize_ll4NqRLr_0A-1VMiQ3vLaw1t3y6EZ2LOFgu4qlJWMVnEVwavX0J-Kqc8othQCwIFgfjjkapgkAMnRKru-9B4W3BRpbCVf91fBgfbgiSbKC6_iF2TqpRswIsN3VNeEay_4/s640/reschensee-3740306_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Curon ambientazione" border="0" data-original-height="359" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIVO-n64Ize_ll4NqRLr_0A-1VMiQ3vLaw1t3y6EZ2LOFgu4qlJWMVnEVwavX0J-Kqc8othQCwIFgfjjkapgkAMnRKru-9B4W3BRpbCVf91fBgfbgiSbKC6_iF2TqpRswIsN3VNeEay_4/s16000/reschensee-3740306_640.jpg" title="Luoghi serie Curon" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il campanile nel Lago di Resia<br /><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #cccccc;">Foto di Tommy Rau on Pixabay - Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/tommy_rau-6366094/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3740306">Tommy_Rau</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=3740306">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br />Quello che successe alla fine degli anni ’40, per il paese di <b>Curon Venosta</b>, fu un qualcosa di drammatico. L’intero paese fu distrutto per lasciar posto alle acque del <b>Lago di Resia</b>. Un episodio importante, che ha distrutto per sempre l’identità del luogo. Un solo monumento venne risparmiato: il vecchio campanile. Ed è questo l’unico elemento che resta della vecchia Curon.<br /><br />Grazie a quel campanile, parzialmente sommerso, Curon Venosta è divenuta una famosa attrazione turistica. Con l’avvento di Internet, e dei social media, in molti sono giunti fin qui per vedere quel campanile. La particolare atmosfera ha fatto sì che qui fosse girata <b>la serie Netlix “Curon”</b>, con una trama che fantasiosamente si ispira a credenze locali.<b><br /><br /><br />LA STORIA DI CURON VENOSTA<br /><br /></b>Osservando la posizione di Curon Venosta, in una cartina geografica, ci si accorge di come essa sia <b>l’ultimo centro abitato italiano prima del confine austriaco</b>. E come tutti i luoghi di confine ha avuto un passato non facile, fatto di guerre e ripercussioni. Poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, Curon Venosta apparteneva all’impero austroungarico. Successivamente venne annessa all’Italia. E già da qui le prime violenze. Erano preferiti solo gli abitanti che parlavano italiano. Quelli che conoscevano la sola lingua tedesca vennero invitati ad andarsene o furono vittime di persecuzioni.<br /><br />A peggiorare la situazione ci fu il regime fascista che cominciò un processo di <b>italianizzazione delle terre di confine</b>. Cambiarono i nomi delle località, furono abolite le lingue del tedesco, ladino e tirolese, e la pubblica amministrazione fu affidata ai soli italiani. Inoltre venne favorita l’immigrazione di famiglie provenienti da altre località italiane. Fu così che le comunità altoatesine vennero stravolte. Col popolamento delle valli anche le industrie si affacciarono nell’Alto Adige. Una fra tutte quella della produzione di elettricità. Il gruppo Montecatini, al tempo Comitato Promotore della Società Elettrica Alto Adige, propose <b>la costruzione di una centrale idroelettrica</b>. Il tutto per garantire un servizio elettrico all’intera provincia. Ma ciò implicava la creazione di un<b> lago artificiale</b>. Un lago che sarebbe stato creato proprio lì: dove era presente il primo agglomerato di Curon Venosta.<br /><br />A complicare il pane ci fu una tecnica subdola per <b>nascondere il progetto agli abitanti</b>: ossia quello di mettere annunci sui futuri espropri nella sola lingua italiana. In questo modo quasi tutta la popolazione si ritrovò a non reclamare. E di conseguenza il progetto ebbe vita facile. Cosicché nel 1940 ci furono i primi espropri. Le proteste iniziarono e coinvolsero l’opinione pubblica arrivando alla stampa di tutta Europa: al tempo concentrata sui fatti della Seconda Guerra Mondiale. Ma non ci fu modo di fermare il tutto: i lavori cominciarono.</div><div style="text-align: justify;"><br />Furono installate cariche esplosive in tutte le case, oramai abbandonate, del borgo. Furono fatte suonare le campane della chiesa un’ultima volta, il 16 luglio 1950. Quindi sette giorni dopo venne fatto saltare tutto in aria, davanti gli abitanti attoniti. Ma <b>un solo elemento fu risparmiato</b>. E non si sa precisamente il perché. Si riporta che <b>il campanile della chiesa trecentesca di Santa Caterina d’Alessandria</b> fu lasciato lì come simbolo. Ma la versione contrasta con chi parla di mancano innesco della dinamite. Sta di fatto che il solo campanile restò in piedi. Fu tutto allagato e una nuova Curon Venosta venne costruita, più a monte.<br /><br />Alcuni lasciarono il borgo a seguito dell’accaduto. E tutt’oggi un leggero risentimento per l’accaduto aleggia nei ricordi delle persone che in quel 1950 c’erano, soprattutto negli anziani. Dopo anni il paese si è ripopolato e la particolarità del campanile parzialmente sommerso ha permesso al paese di possedere un’attrazione turistica singolare.<br /><br /><br /><b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkDxt9y1PDRvjZEfL8xUtN9jUe46mwUtrOnE7ZShAzql9hDyA4JtqFNkkaPk5O8wuCEr5GtNNcdHQZJ32ILn6W2QCXJO0Y7PRwvIM7Onm6PanS1IXp8oVI7dCPyKk97I9QyB7UYK1-xNs/s640/reschensee-2352249_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Curon luoghi serie" border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkDxt9y1PDRvjZEfL8xUtN9jUe46mwUtrOnE7ZShAzql9hDyA4JtqFNkkaPk5O8wuCEr5GtNNcdHQZJ32ILn6W2QCXJO0Y7PRwvIM7Onm6PanS1IXp8oVI7dCPyKk97I9QyB7UYK1-xNs/s16000/reschensee-2352249_640.jpg" title="Lago Resia Curon" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il campanile nel Lago di Resia<br /><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: #cccccc;">Foto da Pixabay - Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/photosforyou-124319/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2352210">photosforyou</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2352210">Pixabay</a></span></span><br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br />LA LEGGENDA DELLE CAMPANE</b><br /><br />Una leggenda viene raccontata a Curon, la stessa che è stata recuperata nella serie Netflix. Essa dice che in alcuni giornate, soprattutto in quelle più ventose, <b>si possa ascoltare il suono delle campane</b> provenire dal campanile nel lago. Tuttavia le campane sono state rimosse durante la demolizione del paese. Ed ecco come questi suoni, percepiti soggettivamente, abbiano alimentato la leggenda. Nella serie Netflix il suono delle campane ha un ruolo chiave nella storia. Quasi centrale. Ma non posso spoilerare nulla.<b><br /><br /><br />I LUOGHI DELLA SERIE TV CURON</b><br /><br />Nonostante la serie prenda il nome dal paese, non tutte le riprese sono state girate a Curon Venosta. Il set è stato allestito a Bolzano nell’arco di tre mesi e si è articolato in più località, tutte nella cornice dell’Alto Adige. I luoghi principali sono situati (naturalmente) fra Curon Venosta e il Lago di Resia. In particolar modo si riconosce la Chiesa Parrocchiale di Santa Caterina. Altre scene sono state realizzate nel vicino paese di Malles Venosta. Per le scene interne alla baita è stata scelta Baita Mexico, a Passo Mendola, in Val di Non. Non mancano all’appello il Lago di Caldaro e il comune di San Felice.<br /><br />Infine nella serie si fa spesso riferimento allo Sbarramento<b> Pian dei Morti</b>. Esiste realmente e si trova a 2000 metri di quota, presso il confine austriaco. Il nome non deriva da una storia pressoché drammatica, ma dall’italianizzazione della parola tedesca Plamort. In questa zona si trovano alcuni dei bunker di guerra più importanti della <b>Val Venosta</b>. Gli stessi in cui sono state girate alcune scene del film.<br /><br /><br /><b>COME ARRIVARE A CURON VENOSTA<br /><br /></b>Per giungere fino a Curon Venosta, e al Lago di Resia, occorre arrivare in autostrada fino all’uscita Bolzano Sud. Da qui imboccare la SS38 fino a Merano, superando il Passo dello Stelvio e risalendo. Una volta superata la frazione Oris (di Lasa), continuare sulla SS40 in direzione Passo Resia. Una volta superata la galleria si vedrà il campanile nel lago sulla destra.<b><br /><br /><br />COSA VEDERE NELLE VICINANZE DI CURON VENOSTA</b><br /><br />La visita al Lago di Resia deve implicare <b>una visita all’intera Val Venosta</b>. Qui si potranno osservare non solo borghi caratteristici, ma anche località naturali di alto pregio. Cominciando dalla <b>Cascata di Parcines </b>che scende per circa 100 metri di altezza. Quindi <b>le sorgenti del fiume Adige</b>, che oltre a dare il nome alla regione è il secondo fiume più lungo d’Italia. Quindi in prossimità di Merano sono consigliati i <b>Sentieri delle Rogge</b>, caratterizzati da una serie di canali d’acqua un tempo utilizzati per l’irrigazione dei campi. Piacevole una visita al paese di <b>Glorenza</b>, ma anche a Sluderno per vedere il <b>Castel Coira</b>. Infine consigliato visitare quella che è considerata l’abbazia benedettina più ad alta quota d’Europa: l’<b>Abbazia di Monte Maria</b>.<i><br /><br /><br />Articolo Scritto: novembre 2020.</i><i><br />Ultima modifica: Novembre 2020. </i></div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Lago di Rèsia, 39027 Curon Venosta BZ, Italia46.8045504 10.530919418.494316563821151 -24.625330599999998 75.114784236178849 45.6871694tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-11280605026522636272020-11-22T17:17:00.000+01:002021-05-18T15:16:41.249+02:00Il capolavoro italiano di Keith Haring: il murale Tuttomondo a Pisa<div><div style="text-align: justify;"><b>Era il 1989 quando il famoso artista Keith Haring disegnò, per la città di Pisa, il murale Tuttomondo. Un'opera unica nel suo genere con una storia che sembra essere uscita da un romanzo. L'ultima grande firma dell'artista americano: prima della sua morte prematura.<br /><br /><br /></b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWVpoPu2zrIzXtfi6MA8OqDVkb-uOBz7FBeDRhB2VvQy8RIbaADJRedq4glaDry48wklRBmuk6Ca_yk9-8jlSWHHqUZdhaZPyWowLn3bzAYmE0GOmYDNzlvDfGXD0k9-V67tirmGeQ1go/s640/Tuttomondo+Keith+Haring.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="keith haring pisa" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWVpoPu2zrIzXtfi6MA8OqDVkb-uOBz7FBeDRhB2VvQy8RIbaADJRedq4glaDry48wklRBmuk6Ca_yk9-8jlSWHHqUZdhaZPyWowLn3bzAYmE0GOmYDNzlvDfGXD0k9-V67tirmGeQ1go/s16000/Tuttomondo+Keith+Haring.JPG" title="tuttomondo pisa" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Murale Tuttomondo di Keith Haring<br /></td></tr></tbody></table><br /><br /><br />Il centro storico di Pisa non ha nulla a che vedere con un quartiere underground della East Coast americana. E anche sforzandosi sarebbe difficile ricercare in quelle eleganti facciate del corso un dettaglio che richiami l’oltreoceano. Forse le insegne dei fast-food potrebbero illudere, forse le vetrine dai neon lampeggianti potrebbero richiamare una strada newyorkese. Ma siamo lontani, in tutto. Se poi si provasse a disegnare <b>un murale nel centro cittadino</b>, esso rischierebbe di stonare nell’insieme.<br /></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Eppure una contaminazione c’è stata. O meglio: c’è. E ha creato <b>un ponte fra l’America e Pisa</b>. Una contaminazione così particolare e atipica in quel contesto urbano da esserne diventata uno dei simboli. Uno di quei puntini da inserire nelle cartine turistiche stampate per i visitatori, a competere con altre grandi attrazioni più famose, come la Torre di Pisa. Questa è la storia di un angolo di New York all’interno della città di Pisa. Questa è la storia felice di un incontro fortuito divenuto arte. Questa è la storia del murale <b>Tuttomondo di Keith Haring</b>.<br /><br />Perché un’artista di fama mondiale come Keith Haring si è ritrovato a misurarsi con il muro bianco di un palazzo al centro di Pisa? Proprio lui, che aveva cominciato imbrattando metropolitane e muri della East Coast americana. Con quel disegno, per l’appunto dal nome Tuttomondo, l’artista creerà uno stargate fra l’America e Pisa: due mondi per una volta vicini. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo le tappe che portarono alla realizzazione dell’opera.<br /></div><div><br /><br /><b>KEITH HARING A PISA: COME NASCE IL TUTTO</b><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">La storia nasce oltreoceano, a quasi 7000 km da Pisa. Per la precisione in un angolo della Grande Mela in cui un gruppo musicale di origine indiana stava tenendo uno di quei concertini in maschera. A fermarsi ad ascoltare quelle note sul marciapiede newyorkese ci furono due ragazzi. Il primo era <b>Piergiorgio Castellani</b>, un 19enne toscano di Pontedera, partito per l’America per accompagnare il padre in un viaggio di lavoro. Il secondo Keith Haring, 29enne artista di fama mondiale, di cui non occorrono ulteriori descrizioni. Sebbene le quotazioni di Haring in quegli anni fossero alle stelle, il volto dell’artista non era conosciuto, quantomeno da chi non si interessava di arte.<br /><br />E fu questa la grande fortuna di Piergiorgio Castellani: quella di riconoscere in quel pubblico il volto dell’artista che aveva conosciuto nelle riviste d’arte a cui si era abbonato, una su tutte Interview di Andy Warhol. Corse verso Keith Haring, dal riccio disordinato e l’occhiale tondeggiante, e lo tempestò di elogi. La reazione di Haring fu inaspettata, perché a differenza di altri grandi artisti non scappò da quel ragazzo entusiasmato dalla situazione, anzi restò ad ascoltarlo. Rispose alle sue domande, fra cui una più diretta: <b>perché non realizzi un’opera permanente in Italia?</b> Haring aveva già lavorato a Milano e a Roma, ma entrambe le opere erano installazioni. L’idea di realizzare un qualcosa di permanente in Italia lo affascinò subito. Così invitò Piergiorgio nel suo studio. I due restarono in contatto per tutto l’anno corrente e seguente, organizzandosi per l’eventuale murale che Keith Haring avrebbe dovuto dipingere.<br /><br />Intanto Piergiorgio si mise alla ricerca di un muro cittadino da affidare ai colori dell’artista. Dapprima tentò Firenze, ma il massimo che gli fu concesso furono dei muri periferici inadatti. Quindi tentò con Pisa e qui ottenne la facciata cieca di un palazzo all’inizio del corso, con una superficie di 180 mq: quella del <b>Convento frati servi di Maria</b>. Essa è situata in un punto strategico, laddove la stazione ferroviaria e degli autobus sono vicine. Haring si liberò delle ultime commissioni assegnate a lui e nel 1989 si dedicò alla realizzazione del murale Tuttomondo: stava nascendo un pezzo di America nel centro di Pisa.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEji9YKy8bEGEvJJ-3IBR2idSel1NX64PRZuL8AVqMETSYPrwbkLERyh23Wvsz_OfD0ybVj9JjOgm6ReH4gcl40Oe5F1fhVOmnS-gnf50vnO2a8RT3FX0uV4mQQkgVizrBJ_wD_Ulaehcig/s640/Tuttomondo+Keith+Haring1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Murale Tuttomondo Keith Haring" border="0" data-original-height="465" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEji9YKy8bEGEvJJ-3IBR2idSel1NX64PRZuL8AVqMETSYPrwbkLERyh23Wvsz_OfD0ybVj9JjOgm6ReH4gcl40Oe5F1fhVOmnS-gnf50vnO2a8RT3FX0uV4mQQkgVizrBJ_wD_Ulaehcig/s16000/Tuttomondo+Keith+Haring1.JPG" title="Keith Haring Pisa" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Murale Tuttomondo di Keith Haring</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /><br /><b>KEITH HARING A PISA</b><br /><br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Nel <b>giugno del 1989 </b>Keith Haring sbarca in Italia. Provato dalla malattia che velocemente lo stava portando alla morte, Haring era preoccupato. Tuttavia quella preoccupazione lasciò spazio a una forte ammirazione: verso la comunità pisana. Non si aspettò quello che stava per accadere: <b>la collettività partecipò attivamente alla realizzazione dell’oper</b>a, aiutandolo, incoraggiandolo e accogliendolo. Haring prese una camera d’hotel proprio di fronte al muro e la sera prima dell’inizio dei lavori cenò assieme ai frati del convento la cui facciata cieca avrebbe ospitato l’opera. Lui, laico e in contrasto con gli ideali cattolici, in un momento di forte condivisione con chi vive per la religione. Dietro a un pasto, in un momento di grande intensità.<br /><br />Nel frattempo la Caparol Center di Vicopisano ridipinse di bianco l’intera facciata e donò le pitture necessarie all’artista. Sul luogo si radunarono curiosi, esperti d’arte, galleristi ma anche street dancer e amanti dell’underground. Tutti lì: a offrire il proprio sostegno. E <b>Pisa divenne per quattro giorni un’appendice di New York</b>. L’artista nel frattempo si meravigliava di come l’opera fosse vissuta dalla collettività ancor prima di essere terminata ed elogiò – nei suoi diari – questa città, a più riprese.<br /><br />Dopo 4 giorni il murale fu terminato. Ma non gli venne dato un nome. Keith Haring non nominava le sue opere e molte hanno preso il nome dal luogo in cui erano state realizzate. Eppure gli fecero una domanda: quale nome darebbe a un’opera del genere? Lui, ricordandosi dell’aiuto e del sostegno ricevuto, definì quel murale “Tuttomondo”, perché ai suoi piedi, durante la realizzazione, aveva <b>un mondo a disposizione</b>. Il ricordo di quei giorni magici finì pochi mesi più tardi, all’inizio del 1990, quando la morte di Keith Haring rituonò a Pisa. La città perse un figlio adottato dalla collettività.<br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_kJANMfbDvm2uK0gDuQqbnUe_cR5wrFn4Cay8fqBwqXBlHdhpU6t04H4chDxZNZyTmvDJIvWJ2yKjJ_643q7WmBDybOxYnG0s3wTRHhxE5QxP8zKm3_HTIAKPMK1OtfRjuFTDaz7F57A/s640/Tuttomondo+Keith+Haring3.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Keith Haring Pisa" border="0" data-original-height="617" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_kJANMfbDvm2uK0gDuQqbnUe_cR5wrFn4Cay8fqBwqXBlHdhpU6t04H4chDxZNZyTmvDJIvWJ2yKjJ_643q7WmBDybOxYnG0s3wTRHhxE5QxP8zKm3_HTIAKPMK1OtfRjuFTDaz7F57A/s16000/Tuttomondo+Keith+Haring3.JPG" title="Tuttomondo Pisa" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La firma di Keith Haring nel murale Tuttomondo<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: left;"><br /><br /><b>COME ARRIVARE AL MURALE TUTTOMONDO DI KEITH HARING</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il murale si trova nella Piazzetta Keith Haring, slargo di Via Riccardo Zandonai. È molto vicino a Piazza Vittorio Emanuele II, centro nevralgico della città. Inoltre il corso è distante un centinaio di metri. Vi si può arrivare facilmente in autobus o in treno. Dalle stesse stazioni basterà risalire Via Gramsci e da lì entrare nella piazza precedentemente citata.<br /></div><br /><br /><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE</b><br /><br /><div style="text-align: justify;">Trovandosi nel centro storico di Pisa si avrà il modo di visitare facilmente le principali attrazioni cittadine. Il simbolo per eccellenza della città, la <b>Torre di Pisa</b>, si trova a circa 1 km di distanza. Lungo il corso, e nelle vie limitrofe, ci si potrà ritrovare difronte a eleganti palazzi e chiese di differenti epoche storiche. Consigliata una sosta nella c<b>asa natale di Galileo Galilei</b>. <br /><br /><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSZQUISabPv3tQLl8ymSOs-0cU85xSn0H2qjOaWdDvxVt26YC8ji6U64uwZHSkNkQVHCPr38wzhFzFrf5EFkoBdK4-QWdQKBVtPIvjbXc2ZNS_q0TnrWODmx8IHCcolNbmJ8IpZRa8dn0/s640/Tuttomondo+Keith+Haring2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Il Murale Tuttomondo Keith Haring" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSZQUISabPv3tQLl8ymSOs-0cU85xSn0H2qjOaWdDvxVt26YC8ji6U64uwZHSkNkQVHCPr38wzhFzFrf5EFkoBdK4-QWdQKBVtPIvjbXc2ZNS_q0TnrWODmx8IHCcolNbmJ8IpZRa8dn0/s16000/Tuttomondo+Keith+Haring2.JPG" title="Keith Haring Pisa" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Murale Tuttomondo di Keith Haring</td></tr></tbody></table><br /><br /><br /><i>Articolo scritto: Novembre 2020. <br />Ultima modifica: Novembre 2020. </i> </div>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Via Riccardo Zandonai, 56125 Pisa PI, Italia43.711182099999988 10.398319515.400948263821142 -24.7579305 72.02141593617884 45.5545695tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-13682752738736240872020-11-21T23:39:00.000+01:002020-11-21T23:57:26.922+01:00In viaggio fra i borghi d'Italia: il nuovo libro di Andrea Petroni<p style="text-align: justify;"><b> Il secondo libro del Travel Blogger Andrea Petroni, di vologratis.com, è dedicato ai borghi d’Italia. È una raccolta di 72 destinazioni narrate da chi li vive e li ama. In viaggio tra i borghi d’Italia è una guida scritta interamente nel periodo del lockdown. </b></p><p style="text-align: justify;"><b> </b></p><p style="text-align: justify;"><b></b></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMWu1juoqqO8bPYZndOw6YZsZ-i5G0WUplULASLeajyYXE6szA7VNNGk_NvXSFUu6H9fuyMy9K-0rMlex3RGf2kdJp-175wokGnMsasS9f3nEt9Ecjp9BSvzrpar73rCBNz40sLSmlaUA/s640/Viaggio+tra+i+borghi+d%2527italia+Andrea+Petroni.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="viaggio tra i borghi d'italia Petroni" border="0" data-original-height="481" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMWu1juoqqO8bPYZndOw6YZsZ-i5G0WUplULASLeajyYXE6szA7VNNGk_NvXSFUu6H9fuyMy9K-0rMlex3RGf2kdJp-175wokGnMsasS9f3nEt9Ecjp9BSvzrpar73rCBNz40sLSmlaUA/s16000/Viaggio+tra+i+borghi+d%2527italia+Andrea+Petroni.jpg" title="libri borghi italia" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In viaggio tra i borghi d'Italia di Andrea Petroni<br /></td></tr></tbody></table><b> </b><br /> <p></p><p style="text-align: justify;">Era il marzo 2020 e Andrea, come tutti gli altri Andrea d’Italia, era chiuso nella propria abitazione a seguire con ansia i numeri in aumento della <b>pandemia dell’anno</b>. A seguire le disposizioni e ad accettare l’impossibilità di uscire. Andrea, a differenza degli altri Andrea d’Italia, non è abituato a stare chiuso in casa. <b>La sua casa è il mondo</b>. Quel mondo che fuori dalla sua finestra si presenta come tante pagine bianche su cui scrivere. Pagine che già sono state colorate in altre occasioni e raccontate nel suo blog. <br /><br />Così chiudere un viaggiatore nella propria abitazione è come chiudere un bambino in una stanza senza il proprio giocattolo. Eppure dalla noia, <b>dall’impossibilità di fare ciò che piacerebbe fare, nascono sempre delle grandi idee</b>. E chissà in quale momento Andrea ha pensato di trasformare quell’inerzia in un progetto in cui credere. Un progetto lontano dal gate di un aeroporto figlio di un periodo così strano, così intenso. <br /></p><p style="text-align: left;"></p><p style="text-align: justify;">Mentre il coronavirus distruggeva le certezze, soprattutto quelle di chi vive per i viaggi, e mentre il turismo collassava come non mai, la mente di Andrea andava oltre: verso quello che sarebbe stato il dopo. “Cosa ci sarà dopo la pandemia? E come potrò contribuire, a mio modo, alla rinascita?”. La domanda che diventava pensiero. Il pensiero che si trasformava in un’idea. E l’idea in un progetto. Quel progetto avrebbe acceso i fari verso uno dei simboli della penisola italiana: <b>i borghi</b>. E a testimoniare la vita negli stessi sarebbero stati gli occhi di chi li vive in prima persona. Il tutto per far conoscere luoghi inediti, aneddoti personali. Ma soprattutto per <b>spingere le destinazioni italiane</b>. <br /><br />Espose la sua idea alla casa editrice Dario Flaccovio, con cui aveva già pubblicato il libro “Professione Travel Blogger: trasforma la tua passione per i viaggi in un lavoro”. La casa editrice accettò l’idea e nel giro di pochi giorni fu lanciato un bando dal titolo "Racconta il tuo borgo" e ripartiamo viaggiando in Italia. Parteciparono in molti e una selezione scelse i migliori. Ognuno aveva <b>un proprio stile narrativo e fotografico</b>, ognuno conservava una storia unica nel suo genere, ambientata in un borgo. Tutte le regioni italiane furono incluse e le destinazioni divennero 72. Fra queste destinazioni una è stata raccontata da me. <br /><br /><br /><b>COSA HO APPREZZATO DELLA GUIDA “IN VIAGGIO TRA I BORGHI D’ITALIA” </b> </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Ho comprato la guida il giorno in cui è uscita. La gran curiosità del ritrovarmi per la prima volta in libreria mi aveva messo una piacevole ansia. Ho letto il libro in poco tempo, appuntandomi le destinazioni che avrei voluto visitare in futuro e cercando delle conferme in quelle già visitate. Mi è piaciuta molto la diversità dei racconti e il modo in cui le persone partecipanti hanno narrato il loro luogo del cuore. D’altronde raccontare la propria terra fa in modo che quelle parole assumano una carica emotiva diversa. Una specie di aurea che rende il tutto più vivo. E soprattutto ho apprezzato la non banalità dei luoghi. Potevano essere inserite destinazioni note, e invece eccone 72 non così famose, ma che hanno comunque un qualcosa da raccontare. <br /><br />Grazie ai consigli contenuti nella guida ho visitato alcune di queste località dopo la riapertura: <b>Bagno Vignoni</b>, per vedere la famosa piazza centrale che è in realtà una grande vasca d’acqua, <b>San Leo</b>, con la sua rocca, <b>Grizzana Morandi</b>, per la Rocchetta Mattei. E mi ha fatto molto piacere ritrovare una pagina dedicata a Città Sant’Angelo, il borgo da cui discendono tre dei miei nonni. <br /></p><p style="text-align: left;"> <br /><b> </b></p><p style="text-align: left;"><b>IL MIO CONTRIBUTO NELLA GUIDA “IN VIAGGIO TRA I BORGHI D’ITALIA” </b></p><p style="text-align: left;"><b> </b><br /></p><p style="text-align: justify;">A pagina 146 della guida si potrà leggere un racconto vissuto da me in prima persona. È ambientato in quel piccolo gioiello d’Abruzzo in cui il tempo si è fermato, conservando un’atmosfera senza tempo in cui perdersi. Si tratta del borgo di <a href="https://www.iviaggididante.com/2013/10/santo-stefano-di-sessanio.html" target="_blank"><b>Santo Stefano di Sessanio</b></a> che visitai per la prima volta nel lontano 2007, per poi tornarci in più occasioni. Come nelle feste di capodanno del 2009, trascorse sia con i miei amici, sia in compagnia di <a href="https://www.iviaggididante.com/2014/02/capodanno-con-lucio-dalla.html" target="_blank"><b>Lucio Dalla</b></a>. Scelse questo angolo di Abruzzo per trascorrere un momento di pace e dedicò ai pochissimi presenti un concerto presso il piccolo cantinone del paese. Fra un bicchiere di Montepulciano e una selezione di formaggi trascorsi una delle serate più belle della mia vita. E quel ricordo mi portò a ritornare a Santo Stefano di Sessanio in molte occasioni successive, alle volte alloggiando nella splendida cornice del <a href="https://www.iviaggididante.com/2017/01/sextantio-santo-stefano-sessanio-albergo.html" target="_blank"><b>Sextantio</b></a>. <br /></p><p style="text-align: left;"> </p><p style="text-align: left;"><br /><b> </b></p><p style="text-align: justify;"><b>INFORMAZIONI SULL’AUTORE </b></p><p style="text-align: justify;"><b> </b></p><p style="text-align: justify;">Considerato <b>uno dei migliori blogger d’Italia</b>, Andrea Petroni ha aperto
il suo blog – Vologratis.org nel 2009, il tutto dopo un licenziamento
dall’azienda per cui lavorava. Ha trasformato la fine di un contratto in
un’opportunità e ha investito sempre più su questa
professione-passione. Vanta presenze sulle reti Mediaset e Rai, sulle
principali radio italiane, sulle maggiori testate giornalistiche
d’Italia. Ha pubblicato due libri e collaborato con centinaia di partner
nel mondo del turismo. Il suo primo libro è stato “Professione Travel
Blogger: trasforma la tua passione per i viaggi in un lavoro”. <br /><br /></p><p style="text-align: justify;"> <br /><b>INTERVISTA ALL’AUTORE </b><br /><br /><span style="color: #444444;">La penisola italiana ha una eterogeneità di paesaggi e il più delle volte i borghi sembrano adattarsi ai luoghi in cui sono stati costruiti. Faccio un esempio: i borghi di mare hanno spesso quei colori tipici del mediterraneo, mentre i borghi di montagna sembrano dei presepi. Secondo te esiste quello che potremo definire come “minimo comune multiplo” fra tutti i borghi, ossia quella caratteristica che puoi ritrovare in una San Candido come in una Donnalucata? </span><br /><br /><span style="color: #999999;">Sembrerà banale come risposta ma il "minimo comune multiplo" tra tutti i borghi è l'italianità. Molto spesso, proprio a proposito del libro, mi è stata posta la domanda "hai trovato differenze tra nord e sud?". Ho sempre risposto con "assolutamente no". La cultura, la tradizione, la storia ci legano con un filo indissolubile dalle alpi all'estrema isola della Sicilia. Ho notato un legame profondo con le proprie radici, un amore viscerale che parte dal luogo natio e abbraccia l'intera penisola. Questo mi fa ben sperare per il futuro. Dobbiamo solo cercare di non cadere nel tranello di chi vuole metterci gli uni contro gli altri perché da questa pesantissima crisi se ne esce solo uniti. </span><br /><br /><span style="color: #444444;">Come scrivevo nelle precedenti righe, dopo aver acquistato la tua guida ho visitato tre località che tu hai consigliato al suo interno. Hai visitato dei borghi riportati nella tua guida dopo averli scoperti dai racconti che ti sono stati inviati? </span><br /><br /><span style="color: #999999;">Certo. Ne ho visitati diversi. L'ultimo in ordine di tempo è stato Vitorchiano nella mia regione, il Lazio. Un curiosissimo borgo medievale costruito su una rupe di peperino nel quale si trova uno dei rarissimi moai dell'Isola di Pasqua al di fuori della sua patria d'origine. In molti altri ero già stato negli scorsi anni e spero comunque di visitarli tutti entro il prossimo anno. ce la farò? Chissà... </span><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #444444;">Non appena arrivo in un borgo la prima cosa che faccio è quella di prendermi un caffè e fare quattro chiacchiere col barista. Lo so, sono strano. Ma invece tu quando ti ritrovi per la prima volta a visitare un borgo, qual è la primissima cosa che fai? </span><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">Cerco subito un posto in cui mangiare perché, soprattutto nei
piccoli borghi, credo che la conoscenza parta proprio dal gusto. Dai
cibi e dai sapori tradizionali con richiami ancestrali capaci di farti
immergere sin da subito nella cultura locale. Poi come te faccio quattro
chiacchiere con il cameriere o con il ristoratore. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #444444;">Durante il concorso che hai lanciato sono arrivati molti più racconti
rispetto ai 72 pubblicati. Questo potrebbe implicare la nascita di una
seconda guida? </span></p><p style="text-align: left;"></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">Di racconti ne sono arrivati più di 500 ed è stata durissima sceglierne
92 (inizialmente ne avevamo previsti un massimo di 80). Ma non so se ci
sarà una seconda guida realizzata ripescando tra i racconti non
selezionati. Per carità, tutti molto belli, ma l'iniziativa è stata
interessante per la sua unicità. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #444444;">Quest’anno è stato devastante per il turismo italiano. Tuttavia dalle
crisi nascono sempre le idee del domani e la tua guida ne è l’esempio.
Quale sarà il grande insegnamento del 2020? </span><br /><span style="color: #999999;"><br />Secondo me
l'insegnamento principale del 2020 sarà quello di non dare mai più nulla
per scontato. Insegnamento che può benissimo adattarsi a qualsiasi
ambito turistico, sia lato viaggiatore che lato operatore. L'unico merito che ha avuto questa terribile pandemia tra tutto il
dolore, l'orrore e il panico che ha scatenato, è stata quello di farci
riscoprire il nostro Bel Paese.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">Fino a febbraio 2020 molti di noi hanno scelto mete estere per weekend o
vacanze più lunghe, poi è arrivato il covid-19 che per forza di cose ci
ha fermati in Italia. Chi si dirigeva all'estero ha iniziato a
spostarsi nella nostra Penisola scoprendo posti pazzeschi, e secondo il
Bollettino ENIT n.8 del 15 settembre 2020 l'85% del 97% degli italiani
che hanno trascorso le vacanze tra mare, monti e città d'arte nostrane,
il prossimo anno tornerebbe nella stessa località. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">Potremmo vivere di solo turismo, quel turismo che ora è messo in
ginocchio ma che potrebbe essere la vera chiave di volta per la
rinascita economica dell'Italia. Amiamola, rispettiamola e
valorizziamola.</span></p><p style="text-align: left;"><br /><b> </b></p><p style="text-align: left;"><b>INFORMAZIONI SUL LIBRO </b><br /> <br /> <i>Titolo: "In viaggio tra i borghi d’Italia" <br /> Autore: Andrea Petroni <br /> Editore: Dario Flaccovio Editore <br /> Anno: 2020 <br /> Pagine: 208 <br /> Data di uscita: 01/07/2020 </i><br /><br /> <br /><b>DOVE ACQUISTARE LA GUIDA </b><br /><br />La guida è disponibile online e in tutte le librerie a 18,90€. Link per l’acquisto: https://www.amazon.it/viaggio-dItalia-fascino-preziosi-incastonati/dp/8857912159/ref=cm_cr_arp_d_product_top?ie=UTF8 <br /><i><br /> <br />Articolo scritto: Novembre 2020. <br />Ultima modifica: Novembre 2020. </i> </p>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-61562076146449747172020-11-20T17:08:00.015+01:002020-11-20T22:46:55.381+01:00Ande Dimenticate: nella Sierra peruviana con Manuel Santoro<div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b> Ande Dimenticate è il libro d’esordio dell’autore, e Travel Blogger, Manuel Santoro. È il racconto di viaggio in un Perù inedito, non solo per i luoghi attraversati, ma anche per le storie raccontate. La descrizione dei luoghi si sovrappone alla narrazione di quegli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia recente di questa nazione. </b></div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYMEXA-9CDjZoeL3JR2NcDtEmzvIxwUenYnBFnpsBNBdV4as0IxClmhdoj6AtxmyomFiDIfdlSJ_Y3s2mNVBMwEusANEARt6-ZB_SpMYXuqJsy2-Y6FHk2v67fAR99r6fWuRVNNC-1MyM/s640/Ande+DImenticate+Manuel+Santoro.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYMEXA-9CDjZoeL3JR2NcDtEmzvIxwUenYnBFnpsBNBdV4as0IxClmhdoj6AtxmyomFiDIfdlSJ_Y3s2mNVBMwEusANEARt6-ZB_SpMYXuqJsy2-Y6FHk2v67fAR99r6fWuRVNNC-1MyM/s16000/Ande+DImenticate+Manuel+Santoro.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ande Dimenticate di Manuel Santoro<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><p style="text-align: justify;">In un pomeriggio dello scorso inverno andai a trovare <b>Manuel Santoro</b> a casa sua. Ero di ripartenza, verso la città in cui lavoro. Non era stato un periodo facile e io e Manuel ci rivedemmo nello spazio di pochi minuti, il tempo di un saluto. Poco prima di andare via, Manuel prese un libro dallo scaffale e me lo regalò. Quel libro era “Il Caporale Lituma sulle Ande”, scritto da <i>Mario Vargas Llosa</i>. Fu proprio quel libro che avevo fra le mani ad ispirarlo per il suo viaggio verso le <b>Ande dimenticate</b>. <br /><br />Ci si confonde facilmente e si rischia di scambiare una guida romanzata in un libro di viaggio. Ande Dimenticate non solo non è un semplice libro di viaggio, ma è soprattutto un libro fuori rotta, che esula dal Perù più famoso e turistico: quello di Cuzco e Machu-Picchu. È <b>un racconto che nasce da una storia recente</b>. Cruda, ma ancora viva nel ricordo della popolazione. Una storia che in occidente è arrivata in una forma più leggera, venendo dimenticata in fretta, senza essere tramandata alle generazioni del 2000. <br /><br />Nel suo viaggio, raccontato fedelmente capitolo dopo capitolo, l’autore risale la corrente andando alla ricerca di quei luoghi, e di quelle persone, che si sono dovuti confrontare col <b>gruppo terroristico di Sendero Luminoso</b>: un’organizzazione terroristica di stampo maoista che si propose di sovvertire il sistema politico peruviano attraverso la lotta armata. Per farlo passò sopra i cadaveri di migliaia di persone, ree di non essersi piegate al terrore, ree di essersi trovare nel villaggio sbagliato al momento sbagliato. In quel Perù non c’erano regole: c’era una lotta di potere finita in disgrazia. <br /><br />Qualcuno si salvò e divenne testimone nel tempo. E sono proprio i superstiti a raccontare allo stesso Manuel le storie di quegli anni maledette. Testimonianze di anziani che hanno perso tutto, testimonianze di giovani che sono cresciuti con il timore di quei giorni. Il tutto leggibile nelle cicatrici, nei villaggi distrutti. Manuel come un <i>Bruce Chatwin</i> in Patagonia si lascia trasportare dagli eventi, come una foglia al vento. Spazia di villaggio in villaggio, soprattutto in quelli meno turistici: in cui avere paura di ritrovarsi da solo. Come in quel villaggio in cui si crede ancora nelle <b>figure mitologiche e demoniache dei pishtacos</b>: delle specie di boogieman, che arrivano quasi sempre dall’esterno. Il rischio per un turista – ed è successo – è di essere scambiati per un demone: di conseguenza essere uccisi. <br /><br />Con il libro di Mario Vargas Llosa nello zaino, Manuel prosegue il suo viaggio verso i luoghi raccontati ne “Il Caporale Lituma sulle Ande”. Incontra persone straordinarie nella loro semplicità. Si ritrova a dormire in <b>luoghi di fortuna nei villaggi sperduti</b> del Perù. Teme per la sua sicurezza quando uomini armati fanno irruzione nel bus su cui viaggiava. Ma è questo il prezzo di essere un cronista del mondo. Un vero viaggiatore. </p><p style="text-align: justify;"> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVY3FajMdVoTf18APHEOsVaJuLWYKONrmeaCpOxLg9Eqe5iN3GzULahdO0crCF7sL86g5r-eP2dR1QlYn594wZhyYF1Amj67G_2gF8hy1w1A4YbbygIsyyA22pQsmZqYlBz5D03DDoBNE/s640/Peru%25CC%2580_-10.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Ande dimenticate santoro" border="0" data-original-height="481" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVY3FajMdVoTf18APHEOsVaJuLWYKONrmeaCpOxLg9Eqe5iN3GzULahdO0crCF7sL86g5r-eP2dR1QlYn594wZhyYF1Amj67G_2gF8hy1w1A4YbbygIsyyA22pQsmZqYlBz5D03DDoBNE/s16000/Peru%25CC%2580_-10.jpg" title="libri peru" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Manuel Santoro<br /></td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;"><br /> <br /><b>COSA HO APPREZZATO DEL LIBRO “ANDE DIMENTICATE” </b><br /><br />Oltre a essere un libro che scorre velocemente, con una narrazione fluida e una descrizione mirata, di esso si apprezza soprattutto il racconto tipico dei grandi cronisti di viaggio. Sembra essere uscito direttamente dal <b>diario dell’autore</b>, senza rielaborazioni o aggiunte inutili. Non si è mai nella superficialità, ma sempre in una dimensione più profonda. Una dimensione in cui le storie sono figlie degli occhi di persone comuni. Ne vien fuori <b>un disegno d’insieme colorato</b>, e non per le belle fotografie contenute: ma per le immagini che le pagine disegnano nella mente. <br /> <br /><br /><b>INFORMAZIONI SUL LIBRO </b><br /><br />Titolo: "Ande Dimenticate" <br />Autore: Manuel Santoro <br />Editore: Alpine Studio <br />Anno: 2020 <br />Pagine: 186 <br />Data di uscita: 01/02/2020 </p><p style="text-align: justify;"> </p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE2OD7nd9tRbQxqKiB4VAIUKhdE0RO3R2yTrW-lJRxI9UYMtRQtlNXdGLyYdpHZNSqyTmjUzOELYXwz04s44DizocP1ndmW5xPWw-_ukzPyduUZWbAk5v81jZPrZd-Dl5BqEvIRFmUiWk/s640/Peru%25CC%2580_-38.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Ande dimenticate santoro" border="0" data-original-height="424" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE2OD7nd9tRbQxqKiB4VAIUKhdE0RO3R2yTrW-lJRxI9UYMtRQtlNXdGLyYdpHZNSqyTmjUzOELYXwz04s44DizocP1ndmW5xPWw-_ukzPyduUZWbAk5v81jZPrZd-Dl5BqEvIRFmUiWk/s16000/Peru%25CC%2580_-38.jpg" title="libri peru" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Manuel Santoro</td></tr></tbody></table><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p></p><p style="text-align: justify;"><br /><b> <br />INFORMAZIONI SULL’AUTORE </b><br /><br />Manuel Santoro è un Travel Blogger abruzzese, classe 1988. Dopo essersi laureato in Management per le Imprese dello Sport e del Turismo, ha costruito la sua carriera professionale attorno al mondo dei viaggi. Come freelancer, come digital creator e come accompagnatore di gruppi. Sceglie destinazioni insolite, alle volte non turistiche. “Ande Dimenticate” è il suo libro d’esordio. <br /> <br /><br /><b>INTERVISTA A MANUEL SANTORO </b><br /><br /><span style="color: #666666;">Mi ricordo ancora la tua prima volta in Perù. Eravamo molto più giovani. Un giorno comprasti il volo e nel giro di poco tempo partisti. Quale fu quella scintilla che ti portò a scegliere il Perù per cominciare a viaggiare, seriamente, con lo zaino in spalla? </span><br /><br /><span style="color: #999999;">Tutto è cominciato tanti anni prima. Ero bambino quando in tv osservavo con ammirazione i camion arancioni di Overland attraversare le strade delle Ande. Nel mio piccolo pensavo che un giorno anch'io avrei visitato quei luoghi. La scintilla è però scattata una volta ottenuta la prima laurea. Quale occasione migliore per regalarmi un viaggio tanto sognato? Ho acquistato un volo per la capitale, Lima, pronto a conoscere il sud del Paese, prima di dirigermi verso altre nazioni del Sud America.</span><br /><br /><span style="color: #666666;">Sei riuscito a raccontare storie incredibili, che forse non avremo mai scoperto senza il tuo libro. Hai dialogato molto con i locali, arrivando a “strappare” informazioni personali, alle volte dolorose. Quale è stata la storia che più ti ha colpito? </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">La prima storia che mi viene in mente nel ricordare il viaggio tra i luoghi colpiti durante il periodo di Sendero Luminoso è quella di Angel, uno dei pochi residenti del villaggio di Quispillacta. Angel visse la sua infanzia in una delle aree più colpite, a poche centinaia di metri da Chuschi, il centro abitato dove iniziò tutto con il primo attentato da parte del movimento. Gli attacchi di Sendero Luminoso e la presenza di terroristi nella zona provocarono una forte repressione da parte dell’esercito. Senza prove gli abitanti venivano additati come militanti. Le forze di sicurezza entrarono a casa sua, portarono via suo padre ed insieme ad altre sette persone giustiziato. </span><br /><br /><span style="color: #666666;">La storia contenuta nel libro “Il Caporale Lituma sulle Ande”, di Mario Vargas Llosa, ti ha ispirato per il tuo tour nelle Ande dimenticate. Ma quali sono quegli autori che ti ispirano, giorno dopo giorno, con le loro biografie e la loro filosofia di viaggio? </span><br /><br /><span style="color: #999999;">Probabilmente agli occhi dei più la mia biblioteca potrebbe sembrare un po' monotona dato che quasi tutti trattano tematiche di viaggio. Impossibile non citare maestri come Sepúlveda o Chatwin ma tra gli autori italiani che più hanno ispirato ci tengo a nominare Eddy Cattaneo o Jovanotti. </span><br /><br /><span style="color: #666666;">Alcuni tuoi lettori si appassioneranno alle storie contenute nel libro Ande Dimenticate. Magari vorranno ripetere il tuo itinerario. Tuttavia sono luoghi il più delle volte non turistici. Hai dei consigli da dare a queste persone? </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">Il mio consiglio più grande è proprio quello di partire da questi luoghi per conoscere l'anima più autentica di un Paese in grado di sorprendere in ogni suo aspetto. Tuttavia ci sono luoghi chiusi a se stessi (come giusto che sia per aree colpita ancora da fenomeni marginali di narcoterrorismo) come Chungui, ad esempio, in cui trovare un contatto locale prima della partenza potrebbe essere fondamentale onde evitare qualsiasi tipo di problematica.</span><br /><br /><span style="color: #666666;">Hai intenzione di tornare prossimamente in Perù, magari per un nuovo progetto? </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;">Assolutamente sì. Non mi stancherò mai di tornare in Perù. Nella mia testa già sto elaborando un progetto. Non posso ancora raccontare i dettagli ma posso anticipare che riguarderà il cambiamento climatico... </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6_MhOaewcWCDnpvSTSvg4sS5b9DONcfuh3E8tboJqo81cwgrqQ5lYGh9aqMEcOlkLP8yvNu9P8uzHEKtGIRVbMwRDVX04wypQ_Ifw35edbzPaieAKDmaOnFyzJepafrPkHd6Jk1s2Fh0/s640/Peru%25CC%2580_-65.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Ande dimenticate santoro" border="0" data-original-height="481" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6_MhOaewcWCDnpvSTSvg4sS5b9DONcfuh3E8tboJqo81cwgrqQ5lYGh9aqMEcOlkLP8yvNu9P8uzHEKtGIRVbMwRDVX04wypQ_Ifw35edbzPaieAKDmaOnFyzJepafrPkHd6Jk1s2Fh0/s16000/Peru%25CC%2580_-65.jpg" title="libri peru" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Manuel Santoro</td></tr></tbody></table><span style="color: #999999;"><br /> </span><br /><b> DOVE ACQUISTARE IL LIBRO “ANDE DIMENTICATE” </b><br /><br />Il libro è disponibile online e in tutte le librerie a 15,96€. Link per l’acquisto: https://www.amazon.it/dimenticate-Cronache-viaggio-Sierra-peruviana/dp/8899340986 <p></p><p style="text-align: left;"> <br /><i>Articolo scritto: Novembre 2020. <br />Ultima modifica: Novembre 2020.</i><br /></p><br />Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Ayacucho, Perù-13.1638737 -74.22356409999999-41.474107536178849 -109.37981409999999 15.146360136178846 -39.06731409999999tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-57091366979390988752020-10-30T23:07:00.001+01:002020-11-19T14:35:49.479+01:00Il trekking per il Corno alle Scale e il Lago Scaffaiolo<div style="text-align: justify;"><b>Fra i trekking più belli da fare nell’Appennino Tosco-Emiliano c’è quella che conduce al Corno alle Scale. Il giro panoramico comprenderà anche la visita al Lago Scaffaiolo e permetterà di camminare sulla cresta dei monti, fino alla destinazione. </b></div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><div style="text-align: justify;"><b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2wBYRWjN3Jb_IcoF5pR7_p_lvNwqmAY3qbsfffMkUGcb0oMN9gyz74eKRzIU6DuMequAC13gvyc1jz8Uk-0Gl19TOKAbY-6eFCEp_HM7s0CNJRlMQb8QsEgw9u5DWgCUaxj2EFaqgwyA/s640/Corno+alle+Scale+%252844%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="corno alle scale sentiero" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2wBYRWjN3Jb_IcoF5pR7_p_lvNwqmAY3qbsfffMkUGcb0oMN9gyz74eKRzIU6DuMequAC13gvyc1jz8Uk-0Gl19TOKAbY-6eFCEp_HM7s0CNJRlMQb8QsEgw9u5DWgCUaxj2EFaqgwyA/s16000/Corno+alle+Scale+%252844%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sentiero per il Corno alle Scale<br /></td></tr></tbody></table></b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /> </b></div><div style="text-align: justify;"><b> </b>Alcune escursioni sanno lasciarti quel qualcosa in più. Un piacevole ricordo che ti spinge a ritornare in più occasioni, magari con delle persone a cui tieni. Il sentiero che conduce al Corno alle Scale è fra questi. Non è difficile, è panoramico e attraversa dei luoghi unici nel loro genere. Insomma è un’escursione da fare e da rifare. <br /></div><p><br />In tutte le stagioni, anche perché d’inverno qui si scia, d’estate si sfruttano le belle e lunghe giornate di sole e in autunno si ha quel clima non troppo caldo, ideale per salire in vetta. Da molti <b>viene considerata come l’escursione più bella da fare lungo l’Appennino Tosco-Emiliano</b> e non si limita a condurre in vetta, ma permette di visitare anche un lago nascosto fra le montagne. <br /><br /> <br /><b>IL SENTIERO CHE CONDUCE AL CORNO ALLE SCALE </b><br /><br />La nostra escursione è cominciata alla fine della SP71, presso il Comprensorio Sciistico del Corno alle Scale. Ma sono diversi i punti da cui incamminarsi, uno su tutti quello del Rifugio Cavone. Abbiamo parcheggiato a bordo della strada, in uno dei tanti posti disponibili. <br /><br />Innanzitutto ci siamo diretti verso il ristorante “Alla Tavola del Cardinale”, ben visibile dal parcheggio, e da lì abbiamo risalito quella che durante il periodo invernale è una pista sciistica. La si riconosce per la presenza dei cannoni sparaneve e di alcune attrezzature per lo scii. Inoltre è fiancheggiata da due piccoli boschi. La salita non è difficile, tuttavia se intrapresa velocemente tende a stancare. Va detto che questo non è un sentiero e per orientarsi occorre continuare a salire tenendo d’occhio il<b> Rifugio Le Malghe</b>, interamente colorato di arancione, visibile sul fondo. L’arrivo al Rifugio Le Malghe (dopo 10 minuti) segna la prima tappa del percorso. </p><p></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpZcxfnHNDJ5UEoFmO1O5495ltGtPAk9KhvZbPWKRqXjWbRXckajMb6r7yb4al87lzHCdvzgifVIx4Nxp5S9WpA7yL5yPCpUXBJ8xJs5hicBFMPuDighjvlZnSitC783PJq-FOgK4ujgk/s640/Corno+alle+Scale+%25285%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpZcxfnHNDJ5UEoFmO1O5495ltGtPAk9KhvZbPWKRqXjWbRXckajMb6r7yb4al87lzHCdvzgifVIx4Nxp5S9WpA7yL5yPCpUXBJ8xJs5hicBFMPuDighjvlZnSitC783PJq-FOgK4ujgk/s16000/Corno+alle+Scale+%25285%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Rifugio Le Malghe</td></tr></tbody></table><p></p><p> </p><p>Dal Rifugio Le Malghe si potrà consultare una planimetria del territorio. Inoltre sarà ben visibile il Corno alle Scale, con la sua croce a svettare. Ci sarebbe il modo di seguire un sentiero più veloce e panoramico procedendo verso il blocco roccioso su cui si trova il Corno alle Scale. Tuttavia consiglio di fare il giro più lungo al fine di vedere tutte le bellezze del luogo. Lasciandosi il Rifugio Le Malghe e la vetta con la croce alle spalle, bisognerà risalire il sentiero che condurrà dapprima al <b>Rifugio Duca degli Abruzzi</b> e quindi al Lago Scaffaiolo.</p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw42IYzgfgE7iiDP2nPTPUq0kGtK7xbykdJBTiWkzUyfI0DAWdKwLXp58WjnvpAJ7_rkZf0k2dDfZ7TsZ6IhqKn2vNuur2JfxBe1S8kGcGKpUGSTtnycem3TCfnXAe15HKyrHGaHS4qx8/s640/Corno+alle+Scale+%252813%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="421" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw42IYzgfgE7iiDP2nPTPUq0kGtK7xbykdJBTiWkzUyfI0DAWdKwLXp58WjnvpAJ7_rkZf0k2dDfZ7TsZ6IhqKn2vNuur2JfxBe1S8kGcGKpUGSTtnycem3TCfnXAe15HKyrHGaHS4qx8/s16000/Corno+alle+Scale+%252813%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Rifugio Duca degli Abruzzi<br /></td></tr></tbody></table><br /> <br /><br />Si arriva facilmente al Rifugio Duca degli Abruzzi (dopo 15 minuti) che ha un record: è il più antico rifugio dell’Appennino Tosco-Emiliano. Fu inaugurato nel lontano 1878 e domina il<b> Lago Scaffaiolo</b> lì di fianco. Questo lago non è glaciale, bensì continua a esistere grazie alla particolare conformazione geologica e viene alimentato da acque piovane e neve sciolta. Al suo interno non ci sono pesci, ma solo dei particolari girini. <p></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijZ0XmnMgKSun1RykqtTaCeGB1a5uPf2s_50DNjBKYwi7ssaOg303KCB11LYib6p_mBeSHkaEOYURMIGIsDWtOmZ-gio848h67OrWJ1PWyuQl_bAkVOGibCCuPE8NzlMTPhQ2lHdXb_38/s16000/Corno+alle+Scale+%252819%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Trekking Corno alle Scale" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Lago Scaffaiolo<br /></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijZ0XmnMgKSun1RykqtTaCeGB1a5uPf2s_50DNjBKYwi7ssaOg303KCB11LYib6p_mBeSHkaEOYURMIGIsDWtOmZ-gio848h67OrWJ1PWyuQl_bAkVOGibCCuPE8NzlMTPhQ2lHdXb_38/s640/Corno+alle+Scale+%252819%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> </a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div> <br /><br /><p></p><p>Dal Lago Scaffaiolo si continua lungo il percorso andando verso il <b>Passo dei Tre Termin</b>i. Da qui in poi si camminerà lungo la cresta della montagna, fino ad arrivare a destinazione. Ma va detto: il sentiero è sufficientemente largo e non è difficile. Anzi. Inoltre sono da escludere le vertigini. Una seconda curiosità: sulla destra del sentiero si è in Toscana, sulla sinistra in Emilia Romagna. Si giunge così al <b>Passo dello Strofinatoio</b> (dopo 40 minuti) e si incontra un trittico di sentieri: quello sulla destra scende verso il <b>Passo del Cancellino</b>, quello a sinistra verso il (visibile) <b>Rifugio Sasseto</b>. Ma per arrivare al Corno alle Scale occorre continuare diritto, superando un blocco di rocce su cui occorrerà arrampicarsi. All’inizio quel cambio di passo potrebbe spaventare, ma in realtà è molto più facile di quanto si pensi. </p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwb9E57uqDurYtqaLkCX7tp_T_w5h47XV90NaMAxwuKlrGXe7EibvbhWhwWhLLXzkwBBK2G9hitvmSuynZ72o3JyZ_QUEGggAR_kzKgdC6GE9FSR9aaK8H759pKf6eoamukSCgXLbxT7w/s640/Corno+alle+Scale+%252837%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentieroCorno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwb9E57uqDurYtqaLkCX7tp_T_w5h47XV90NaMAxwuKlrGXe7EibvbhWhwWhLLXzkwBBK2G9hitvmSuynZ72o3JyZ_QUEGggAR_kzKgdC6GE9FSR9aaK8H759pKf6eoamukSCgXLbxT7w/s16000/Corno+alle+Scale+%252837%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sentiero per il Corno alle Scale</td></tr></tbody></table><br /> <p></p><p>Superato questo ostacolo si continuerà seguendo la cresta del monte. Si incontrerà un secondo gruppo di rocce, meno difficili ma più “noiose” (dopo 10 minuti). E piano piano si vedrà <b>la croce del Corno alle Scale </b>diventare sempre più grande e vicina, fino a ritrovarsi in vetta. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVyT9wADahoyRmk9tMIyMHgdwTF8xLJ_pqxuQDjCthE301ftBwNjPhDRNX98SD9DuQH5341xyJpsyjNuG75kMqz9CClGeN-6TLoad_f7S9q-pm5XPCHhfLrY9HU2VEqBQ6FxqPVogBUAU/s640/Corno+alle+Scale+%252863%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVyT9wADahoyRmk9tMIyMHgdwTF8xLJ_pqxuQDjCthE301ftBwNjPhDRNX98SD9DuQH5341xyJpsyjNuG75kMqz9CClGeN-6TLoad_f7S9q-pm5XPCHhfLrY9HU2VEqBQ6FxqPVogBUAU/s16000/Corno+alle+Scale+%252863%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sentiero per il Corno alle Scale</td></tr></tbody></table><p> </p><p></p><p>In vetta, a 1945 m s.l.m., non è stato facile restare per via del troppo vento. In autunno il freddo non permette di godersi al meglio il momento. Perciò abbiamo intrapreso subito dopo la discesa a ridosso della croce stessa, molto panoramica, che fiancheggia il burrone. Anch’essa non è difficile da percorrere, ma la presenza della scarpata a circa 2 metri dal sentiero potrebbe non piacere. Il sentiero scende molto velocemente e in meno di 20 minuti porta al <b>Rifugio delle Rocce</b>. Qui abbiamo sostato per pranzo, ponendoci sul fianco del rifugio non esposto ai venti. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSEjz0GhWxW7tHAdP8KTn4WvoNuK1pT6ytY5LaJ9bmhK_BBcLT-mUZOQXQFEyLgymBnfYTbZhtIzbyFsI0jN6EUBg14JZa_fz0dDxWkI7auMYxBZuGqlAqrnNo9IWaErJ0dMg2ZaSaWXQ/s640/Corno+alle+Scale+%252875%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSEjz0GhWxW7tHAdP8KTn4WvoNuK1pT6ytY5LaJ9bmhK_BBcLT-mUZOQXQFEyLgymBnfYTbZhtIzbyFsI0jN6EUBg14JZa_fz0dDxWkI7auMYxBZuGqlAqrnNo9IWaErJ0dMg2ZaSaWXQ/s16000/Corno+alle+Scale+%252875%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sentiero per il Corno alle Scale in prossimità della vetta<br /></td></tr></tbody></table><p> </p><p></p><p></p><p>Una volta terminato il pasto abbiamo proseguito lungo la mulattiera sotto il rifugio, utilizzata per trasportare i rifornimenti. Da essa, orientandoci visivamente, abbiamo tagliato nel boschetto sottostante fino ad arrivare a destinazione. In quest’ultima scelta abbiamo fatto una cosa che in montagna potrebbe essere pericolosa: quella di orientarsi visivamente, lasciando il sentiero. Non consiglio di imitare la cosa, soprattutto nelle ore pomeridiane in cui la luce si riduce. <br /><br /><i>Tempistiche a/r: 2 ore e 30 minuti. </i></p><p></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc9n77WEz6W0UebX4LeSDEdstarzLuI_3qhiEzi8ey506RkXJbm_-OlGSzDXB1XoO6mXfdyKlL4qHyiaC2HE_Ci1aYAH8iaqydw3_MUlIeMvOTc1LrRAVBy7WUkIKnXhZ4jYQACqsp7wA/s640/Corno+alle+Scale+%252883%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc9n77WEz6W0UebX4LeSDEdstarzLuI_3qhiEzi8ey506RkXJbm_-OlGSzDXB1XoO6mXfdyKlL4qHyiaC2HE_Ci1aYAH8iaqydw3_MUlIeMvOTc1LrRAVBy7WUkIKnXhZ4jYQACqsp7wA/s16000/Corno+alle+Scale+%252883%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La vista dalla vetta<br /></td></tr></tbody></table> <br /><p><br /><b> COME ARRIVARE PRESSO LA LOCALITÀ DI CAVONE (INIZIO SENTIERO) </b><br /><br />Per chi ha il navigatore basterà ricercare le indicazioni o per il “Rifugio Cavone”, o per il “Comprensorio Sciistico del Corno alle Scale”. Altrimenti lungo la Porrettana bisognerà dirigersi verso Lizzano in Belvedere e da lì in località Vidiciatico. Seguendo la SP71 si giungerà a destinazione.<br /> <br /><br /><b>COSA VEDERE NELLE VICINANZE DEL CORNO ALLE SCALE </b><br /><br />Riscendendo in macchina verso il Rifugio Hotel dell’Acero, si potrà vedere il Santuario della Madonna dell’Acero. Da lì intraprendere il sentiero che condurrà fino alle Cascate del Dardagna. Questa località è molto apprezzata durante la stagione autunnale per via del foliage.<br /><br /> <br /><b>IL DOPO ESCURSIONE </b><br /><br />Al termine di ogni escursione vado alla ricerca di un bar. Nelle stagioni calde per godermi una birra rigenerativa, nelle stagioni invernali per una bevanda calda. Mi è capitato sia di sostare presso il bar dell’Hotel dell’Acero, sia nella località di Vidiciatico. Quest’ultima è il primo centro abitato che si incontra sul percorso e di peculiarità ha il campanile della <b>Chiesa di San Pietro</b>. Continuando a scendere si giunge a Lizzano in Belvedere, località famosa soprattutto per i combattimenti della Seconda Guerra Mondiale.<br /><br /> <br /><b>CONSIGLI </b><br /><br />Lungo il percorso ho incontrato decine e decine di padroni con i loro cani. È un qualcosa sicuramente di bello. Ma ho annotato due cose: 1) c’erano dei cani terrorizzati dal percorso, soprattutto nei punti rocciosi, 2) ci sono tante processionarie a terra e per un cane potrebbero essere pericolosissime. <br /><br />A proposito di processionarie esse potrebbero attirare l’attenzione dei curiosi. Sono molto grandi e alle volte le si notano al bordo del percorso. Sono dei veri e propri bruchi, ma potrebbero rovinare l’escursione a chiunque. Se toccate rilasciano un composto urticante in grado di portare irritazioni cutanee, asma e congiuntivite. <br /><br />Non è un percorso difficile ed è potenzialmente alla portata di tutti. <br /><br />È fondamentale avere scarpe da trekking. Consigliato anche l’uso dei bastoncini. </p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwBLoTplLUX2kvqj5akpPTk2P_tU6Zd8tpor7S21PhcmMaLor3oU29eJyJ2z4ss3TTW6UtIGJBO_jqr6Blj4PaH-qp9icJOsv0-CVy94y3KxZe3Rp5_LHvN2z0vx1jqOCN4NTKxqFAaDE/s640/Corno+alle+Scale+%252830%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="sentiero Corno alle Scale" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwBLoTplLUX2kvqj5akpPTk2P_tU6Zd8tpor7S21PhcmMaLor3oU29eJyJ2z4ss3TTW6UtIGJBO_jqr6Blj4PaH-qp9icJOsv0-CVy94y3KxZe3Rp5_LHvN2z0vx1jqOCN4NTKxqFAaDE/s16000/Corno+alle+Scale+%252830%2529.jpg" title="Trekking Corno alle Scale" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sentiero per il Corno alle Scale</td></tr></tbody></table><br /><p><i>Articolo scritto: Ottobre 2020.<br />Ultima modifica: Ottobre 2020</i><br /></p>Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0Corno alle Scale, 40042 Lizzano in Belvedere BO, Italia44.1231061 10.830658115.812872263821156 -24.3255919 72.433339936178839 45.9869081tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-23612307552689132842020-06-23T01:08:00.002+02:002020-11-19T14:33:50.990+01:00Visitare la Rocchetta Mattei, il castello più particolare d′Italia<div style="text-align: justify;">
<b>La Rocchetta Mattei è uno dei castelli più particolari che ci siano in Italia. Per le sue geometrie ricorda una Sintra in Portogallo o l’Alhambra in Andalusia. Fu costruita per volere di Cesare Mattei: un ricco visionario bolognese. </b></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUJCRE1MF3PUztcrcfRALIPnQsgMnDTVWZwEHcyCzbqRppHNv10N_YezJbzEzonthGUUe3LfbPKnoXjkL4nIIx5WbHqXscQAnfpvmuKhludUBy1R0aEL1_IzvLArgw1Buogkyj1GaRWN4/s1600/Rocchetta+Mattei6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUJCRE1MF3PUztcrcfRALIPnQsgMnDTVWZwEHcyCzbqRppHNv10N_YezJbzEzonthGUUe3LfbPKnoXjkL4nIIx5WbHqXscQAnfpvmuKhludUBy1R0aEL1_IzvLArgw1Buogkyj1GaRWN4/s640/Rocchetta+Mattei6.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, il giardino pensile</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
Alcuni la definiscono un capolavoro, altri una sintesi kitsch di forme geometriche. Sta di fatto che la Rocchetta Mattei è un luogo affascinante nascosto fra le montagne emiliane, a circa un’ora da Bologna. Una costruzione eterea ed eterna che da oltre 150 anni affascina i visitatori giunti fino a <b>Grizzana Morandi</b>: un paese che prende il nome da quel Giorgio Morandi che qui soggiornò a lungo. <br />
<br />
La sua storia abbraccia i secoli e arriva fino al medioevo, quando le fortezze lungo il fiume Reno servivano per contenere le eventuali incursioni nemiche. Di quella rocca che fu, distrutta nel 1293, restarono i ruderi per secoli fino a quando un giovane imprenditore bolognese giunse qui, innamorandosene. Quell’imprenditore era proprio <b>Cesare Mattei</b>, colui che darà il nome alla Rocchetta che sarebbe sorta nel tempo. Il sogno di Mattei era quello di uno spazio eclettico che un po’ come la Sagrada Familia avrebbe richiesto un tempo di costruzione molto superiore rispetto alla vita media di una persona. <br />
<br />
La Rocchetta Mattei fu espansa nel tempo, succedendosi ai suoi possessori. Mattei morì nel 1896 lasciando il tutto al suo erede <b>Mario Venturoli</b>. Lo stesso la mantenne sua fino alla seconda guerra mondiale. Fino a quando la Rocchetta non venne ceduta a un imprenditore locale. Per molti anni divenne uno spazio di visita, quasi un parco giochi. Tuttavia nel 1986 fu abbandonata definitivamente e cadde in uno stato di degrado. Solo nel 2005 il comune di Grizzana Morandi avviò i lavori di restauro. Essi terminarono nel 2015 quando la Rocchetta fu aperta al pubblico. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1n5EWoqgA5vI8_bG4QYm8wJuZ2x9xaHZF4nfxDOreIeOWQvfjAfnSZZ9NF052sn2KsS-5VV6EngrdWkIljy79Ros4jrEBod-9pI-iePNh0_yoIenwwZNAm3rVxbFMUytWS33XNvL6VN8/s1600/Rocchetta+Mattei.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="460" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1n5EWoqgA5vI8_bG4QYm8wJuZ2x9xaHZF4nfxDOreIeOWQvfjAfnSZZ9NF052sn2KsS-5VV6EngrdWkIljy79Ros4jrEBod-9pI-iePNh0_yoIenwwZNAm3rVxbFMUytWS33XNvL6VN8/s1600/Rocchetta+Mattei.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, l'ingresso</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
<br />
<b>IL CONTE CESARE MATTEI </b><br />
<br />
La storia della Rocchetta Mattei è legata a quella del suo proprietario: Cesare Mattei. Fu lui a trasformarla da un forte medievale in un luogo etereo in cui l’arte e la visione si mescolano, in cui la follia e la genialità si sfiorano. Egli nacque il 1809 a Bologna, da una famiglia agiata. Vide morire i suoi genitori di malattia e restò talmente impressionato dalle cure del tempo, non capaci di alleviare le atroci sofferenze, da ricercare una metodi sperimentali in grado di rispondere alla medicina tradizionale. <br />
<br />
Quella risposta ebbe un nome: <b>elettromeopatia</b>. Una cura che – come lascia intendere il termine – unisce una cura omeopatica all’elettricità, al tempo un’innovazione a cui la società si abituò. E quell’idea, priva di fondamenti scientifici, fu un successo. Talmente grande da uscire dalla provincia bolognese e invadere il mondo, arrivando anche a personaggi famosi del tempo, come la Regina Vittoria, lo Zar di Russia e Gioacchino Rossini. <br />
<br />
Divenne milionario al tempo, tanto da possedere negozi specializzati in elettromeopatia in tutto il mondo, nonché un ospedale a Londra. Fondò la <b>Cassa di Risparmio di Bologna</b> e gestì il suo grande patrimonio acquistando a Riola il forte medievale in stato di rudere. Dallo stesso, attraverso addizioni architettoniche, arriverà alla Rocchetta Mattei. Quando morì nel 1896 – affranto da problemi psicologici – la costruzione del castello continuò, grazie agli interventi dell’ereditiere Mario Venturoli. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihdlxrSGYWuPcfU-fVh1BJkXAGyWJ5qKsdORzSxA7mnOPaT9Pf0cmmAvDLV43gbEZuiejIyte6DDRnk7zmNzg6uheofsOhq2Ul97COJw6VSakprzoWKopcJ0y2sH3oKhOMJmVhB_MfpTE/s1600/Rocchetta+Mattei9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihdlxrSGYWuPcfU-fVh1BJkXAGyWJ5qKsdORzSxA7mnOPaT9Pf0cmmAvDLV43gbEZuiejIyte6DDRnk7zmNzg6uheofsOhq2Ul97COJw6VSakprzoWKopcJ0y2sH3oKhOMJmVhB_MfpTE/s1600/Rocchetta+Mattei9.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, un busto all'ingresso</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
<br />
<b>LA VISITA ALLA ROCCHETTA MATTEI </b><br />
<br />
La visita alla Rocchetta non comincia da quello che storicamente fu l’ingresso principale, bensì da quello fatto costruire dall’ereditiere Venturoli. Si tratta di un ampio <b>scalone scavato nella roccia</b>, in cui si possono ammirare le forme geometriche degli archi e delle volte, oltre alle tante statue di leoni, putti, dei. Conduce nel <b>cortile centrale</b>, laddove un tempo scorreva l’acqua di una cascata che invadeva uno spazio floreale fatto di piante rampicanti e di uccelli esotici in libertà. Oggi resta la sola geometria, ben leggibile, e un tondo opera di Jacopo della Quecia. Il cortile smista nei tanti ambienti, fra cui la <b>Cappella</b>, posta al di sopra di una scalinata.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBeGMab9Vqh0_yNwh7Ltcr7i8fXll-MlgK6SSrAdYoAG6eLaegne-IaOSfmrK6fMuotgTLtRbheG5t752HW_82HvEeYgvkICAN2yGcJoT4J8-sTTWqbBmAoz2Y0jUmnFryt_jGfg8zMps/s1600/Rocchetta+Mattei8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBeGMab9Vqh0_yNwh7Ltcr7i8fXll-MlgK6SSrAdYoAG6eLaegne-IaOSfmrK6fMuotgTLtRbheG5t752HW_82HvEeYgvkICAN2yGcJoT4J8-sTTWqbBmAoz2Y0jUmnFryt_jGfg8zMps/s1600/Rocchetta+Mattei8.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, il cortile</td></tr>
</tbody></table>
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<span id="goog_573575974"></span><span id="goog_573575975"></span><br />
<br />
La cappella è ispirata alla <b>Moschea di Corboba</b>, in Spagna, con archi in bicromia che riempiono uno spazio alto e stretto. Lo stesso in cui è posta la tomba di Cesare Mattei. Sembra tutto realizzato in pietra, ma in realtà è una scenografia fatta di legno. Al fianco della cappella si giunge in quello che era il giardino pensile, posto al di sotto dell’orologio maestro azionato con corrente elettrica. Seguendo una passerella in finto legno si giunge in un punto panoramico aperto verso la valle. Ed è proprio lì che si accede in un cortile arabeggiante. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU9O2DP3T9BwQvqWaccqb69jOcvxd0K2J7FqjKeJLMTyNJO8kHKMrkznV9ht-JUUlWphUrjUyPmXJBaxDbn4JjCkFIl7g876WEtbUQAS7_gupVBBCRAZVMVRROeiAccpgn7UiODIMqlN4/s1600/Rocchetta+Mattei7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU9O2DP3T9BwQvqWaccqb69jOcvxd0K2J7FqjKeJLMTyNJO8kHKMrkznV9ht-JUUlWphUrjUyPmXJBaxDbn4JjCkFIl7g876WEtbUQAS7_gupVBBCRAZVMVRROeiAccpgn7UiODIMqlN4/s1600/Rocchetta+Mattei7.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, la Cappella</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
È il <b>Cortile dei Leoni</b> ed è chiaramente ispirato all’<b>Alhambra di Granada</b>. La cosa curiosa è che Cesare Mattei – che si proclamò il solo architetto della Rocchetta – non era mai stato all’estero se non a Londra, durante l’esposizione universale. Ma allora come conobbe le forme arabeggianti? Durante quell’esposizione acquistò dei Trattati riguardanti l’arte moresca. E la conferma arriva dalle scritte presenti nel cortile: le stesse riportate nel trattato. Da buon manager fece realizzare formelle col simbolo della rocchetta e intarsi col logo della sua azienda di elettromeopatia. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiccs7Z5BBEpa0qqJTEJVo1GPagHTmR1uxmpmVmu7PC-SbD3_8s5WLgjuk5BpMatJUbSQgVs-1lWEDfKPUXvWVzyntVfQ3w-IdLw8OXNZMMd0-FVmZ84P0ElPOCo2XNracLMPYY0JkRioc/s1600/Rocchetta+Mattei5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiccs7Z5BBEpa0qqJTEJVo1GPagHTmR1uxmpmVmu7PC-SbD3_8s5WLgjuk5BpMatJUbSQgVs-1lWEDfKPUXvWVzyntVfQ3w-IdLw8OXNZMMd0-FVmZ84P0ElPOCo2XNracLMPYY0JkRioc/s1600/Rocchetta+Mattei5.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, ilCortile dei Leoni</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
Nei piani superiori ci sono le camere da letto, figlie di uno<b> stile eclettico e liberty</b>. Gran parte dell’arredamento è andato perduto, trafugato e venduto nel tempo. Restano i motivi geometrici degli interni e gli splendidi affacci sul circondario. La sala più importante prende il nome di Sala della Pace e fu fatta realizzare dal Venturoli. Il tour continua nella sala da ballo, detta <b>Sala dei Novanta</b>. Il nome era un omaggio alla Regina Vittoria, arrivata all’età di 90 anni. In questa sala si può vedere il tondo di Cesare Mattei, oltre a parte dell’arredamento originale. E dalla stessa si scende nel giardino attraversando quelli che erano spazi ricettivi per gli ospiti della rocchetta fino a giungere all’ingresso principale della struttura, un tempo priva delle scale e posta a ridosso della roccia. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj262u8IFpoJJsKzg6KawPGSaStHcIX_j0Brcye8bRnhvVkIw8Y-KcPMQvUiylNKPpUQfup_lWJ5qfUjEsGrqt3n38x6s_-OdZ-MV69H1n3-Yh-lY-GXTp2xoK9wqwqQWTnsjhyphenhyphensltIDCs/s1600/Rocchetta+Mattei2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj262u8IFpoJJsKzg6KawPGSaStHcIX_j0Brcye8bRnhvVkIw8Y-KcPMQvUiylNKPpUQfup_lWJ5qfUjEsGrqt3n38x6s_-OdZ-MV69H1n3-Yh-lY-GXTp2xoK9wqwqQWTnsjhyphenhyphensltIDCs/s640/Rocchetta+Mattei2.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, la Sala dei Novanta</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
Un’ultima attrazione da vedere è il boschetto con una stradina sterrata che conduce in quella che era la camera di Cesare Mattei. Il vialetto, in cui fu installato anche un ponte levatoio, serviva per evitare il giro interno nella rocchetta. C’è da dire che il Mattei lo utilizzò fino alla sua morte, quando alla veneranda età di 87 anni sfidava le insidie della natura. <br />
<br />
Il tour termina in quello che era l’ingresso originale. Si fiancheggia l’ex ristorante della Rocchetta, oggi lasciato a deposito. Lo stesso, assieme alle case sparse nel circondario a mo’ di albergo diffuso, rappresenta il tentativo di trasformare la Rocchetta in un luogo ricettivo per i clienti della famiglia Mattei. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUMVtm63XumlZAqzLn_97MsmiB7qltL6dkaqYu-k9oDhZnbQKG_U65jObnqtBZxbE-u0GvdP9oa76qlijZLUiy-HuLMVusO-XKpso4lD4IOVoy3JZsaAOGbswv5E-NUb2nDRbeGnxyE9E/s1600/Rocchetta+Mattei1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" data-original-height="578" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUMVtm63XumlZAqzLn_97MsmiB7qltL6dkaqYu-k9oDhZnbQKG_U65jObnqtBZxbE-u0GvdP9oa76qlijZLUiy-HuLMVusO-XKpso4lD4IOVoy3JZsaAOGbswv5E-NUb2nDRbeGnxyE9E/s1600/Rocchetta+Mattei1.jpg" title="Visitare Rocchetta Mattei" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rocchetta Mattei, il giardino</td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
<b>PRENOTARE LA VISITA ALLA ROCCHETTA MATTEI </b><br />
<br />
La Rocchetta Mattei è visitabile nei weekend e in occasioni speciali. I gruppi di visita, di un massimo di 20 persone (ridotto nel caso di emergenze sanitarie come il Covid-19), partiranno ogni quarto d’ora. È obbligatoria la prenotazione. <br />
<br />
Il link per accedere direttamente al calendario delle visite, in modo da prenotarsi in tempo, è: <i>prenotazioni.rocchetta-mattei.it/Home/Calendar </i><br />
<br />
<br />
<b>COME ARRIVARE ALLA ROCCHETTA MATTEI </b><br />
<br />
La Rocchetta Mattei si trova nella frazione di Riola, comune di Grizzana Morandi. Per chi da nord, o dall’A14, bisognerà dirigersi in autostrada fino a Bologna Casalecchio e da lì procedere in direzione Firenze, uscendo a Sasso Marconi. Una volta arrivati a Sasso Marconi si oltrepassa il fiume Reno grazie al Ponte Leonardo da Vinci che detiene il record di ponte ad arcata unica più grande d’Italia. Da lì si prosegue in direzione Marzabotto. Una volta giunti a Marzabotto si continua per Vergato e quindi per Riola. A Riola si oltrepassa nuovamente il Reno e si risale lungo la SP62. <br />
<br />
Si potrà parcheggiare a ridosso dell’ingresso, laddove sono presenti circa una trentina di posti auto. Dal parcheggio, posto in prossimità di un curvone, si raggiungerà la cancellata d’ingresso della Rocchetta per ritrovarsi nella biglietteria. <br />
<br />
<br />
<b>COSA VEDERE NEI DINTORNI DELLA ROCCHETTA MATTEI </b><br />
<br />
Lungo la Via Porrettana si raggiungono alcuni dei luoghi più belli del bolognese. La Rocchetta Mattei è fra questi e si trova in un punto strategico per visitare il circondario. A meno di mezzora si trovano, infatti, alcune località che vale la pena visitare. <br />
<br />
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<span style="color: #666666;"><b>1. CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA </b></span></div>
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(1 km) Riola di Vergato. La chiesa è un’opera del famoso architetto finlandese Alvar Aalto e si trova nel centro della frazione di Riola di Vergato. Le sue geometrie, e il bianco degli interni, permettono alla luce di riflettersi sulle superfici, irradiando uno spazio a una sola navata spoglia e asettica. </div>
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<span style="color: #666666;"><b>2. BORGO LA SCOLA </b></span></div>
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(5 km) Un gioiello in cui le abitazioni sono valorizzate al meglio. Piccole vie, archi di collegamento e cortili fiorati, rendono questo una passeggiata piacevole. Il borgo, col suo silenzio, sembra essere immerso in una sua storia. </div>
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<span style="color: #666666;"><b>3. SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELLA CONSOLAZIONE DI MONTOVOLO </b></span><br />
<br />
(10 km) Grizzana Morandi. Il luogo ideale per godersi la natura, nell'isolamento di un santuario. Proprio qui, dove passa il Cammino degli Dei.</div>
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<span style="color: #666666;"><b>4. LAGO DI SUVIANA </b></span><br />
<br />
(15 km) Castel di Casio - Camugnano. Si tratta di un bacino idrico artificiale, da cui nasce il Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone. Qui si praticano attività sportive legate al lago, ma anche trekking e mountain bike. Si potrà ammirare la fauna selvatica, fra cui i cervi. </div>
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<br />
<span style="color: #666666;"><b>5. CASA DI GIORGIO MORANDI</b></span><br />
<br />
(17 km) Grizzana Morandi. Il pittore bolognese trascorse dapprima periodi di vacanza in questa località, e quindi vi si trasferì per un lungo periodo. Si potranno ammirare i Tre Fienili del Campiaro, raffigurati in molte delle sue opere. Inoltre il comune di Grizzana aggiunse Morandi nel suo nome a partire dal 1985.</div>
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<span style="color: #666666;"><b>6. GROTTA DEL BRABANTE </b></span></div>
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(19 km) Facile da raggiungere e ideale per una giornata in natura. La grotta, con la sua cascata, si trova a ridosso della strada, nelle vicinanze di un ampio parcheggio. Si potrà entrare all’interno della stessa per ammirare il bacino d’acqua cangiante. Inoltre da qui iniziano alcune escursioni in trekking. <br />
<br />
<br />
<span style="color: #666666;"><b>7. MARZABOTTO E IL PARCO STORICO DI MONTE SOLE</b></span></div>
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<br />
(27 km) La storia si è fermata in questo luogo scrivendone una delle pagine più brutte che si ricordino. Oggi Monte Sole è un luogo della Memoria, in cui i ruderi delle case e delle chiese testimoniano quello che fu l’eccidio di Marzabotto. <br />
<br />
<br />
<span style="color: #666666;"><b>8. VILLA DI EUGENIO MARCONI </b></span><br />
<br />
(31 km) Sasso Marconi. La Villa Griffone è il luogo in cui Guglielmo Marconi mise a punto il sistema di telegrafia senza fili. Ospita la fondazione dedicata allo scienziato, con un colosso nel giardino e la tomba nel mausoleo.</div>
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<b><span style="color: #666666;">9. LE CASCATE DEL DARDAGNA </span></b><br />
<br />
(36 m) Uno dei luoghi più belli dell'Appennino Tosco Emiliano, raggiungibile attraverso un trekking di un paio d'ore. </div>
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<i>Articolo Scritto: Giugno 2020. </i><br />
<i>Ultima Modifica: Giugno 2020. </i></div>
Dante Castellanohttp://www.blogger.com/profile/10887324249443090265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1162184985468974718.post-874286465997982762020-06-04T15:19:00.002+02:002020-11-20T17:15:13.434+01:00 50 cose da fare in Abruzzo almeno una volta nella vita - Parte 3<div style="text-align: justify;">
<b>La grande bellezza dell'Abruzzo sta nel possedere una forma di turismo che coniuga il territorio all'esperienza, lentezza al folklore. In questa terza e ultima parte sono state incluse escursioni del tutto particolari, luoghi di pregio, aneddoti poco conosciuti. Per altre 50 cose da fare qui in Abruzzo, almeno una volta nella vita.</b><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBPLn1cTg_22EAuqPbu1LtP6Dr-GQL86W-RPVWWFzEOnKT1PakLZ99N1NEE6sWGx9M9s1DGQvwF2S0ewDrpaPcN9vMftC3H-54hN9fShBTNKXhTm9FmuD-S7P9byhvlswxW8OlEEUn2RM/s1600/overflow-5043934_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBPLn1cTg_22EAuqPbu1LtP6Dr-GQL86W-RPVWWFzEOnKT1PakLZ99N1NEE6sWGx9M9s1DGQvwF2S0ewDrpaPcN9vMftC3H-54hN9fShBTNKXhTm9FmuD-S7P9byhvlswxW8OlEEUn2RM/s640/overflow-5043934_640.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto di Fabio Grandis<br />
dal sito https://pixabay.com/it/photos/trabocco-mare-abruzzo-cielo-5043934/<br />
<span style="color: #eeeeee;"><span style="font-size: xx-small;">Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/Chikilino-9126931/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=5043934">Fabio Grandis</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=5043934">Pixabay</a></span></span></td></tr>
</tbody></table>
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<i>Questo articolo è successivo ai primi due:</i></div>
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1) <span style="color: #3d85c6;"><a href="https://www.iviaggididante.com/2015/06/cosa-fare-abruzzo.html" target="_blank">50 cose da fare in Abruzzo almeno una volta nella vita</a></span></div>
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2) <span style="color: #3d85c6;"><a href="https://www.iviaggididante.com/2015/08/cose-da-fare-abruzzo.html" target="_blank">50 cose da fare in Abruzzo almeno una volta nella vita - Parte 2</a></span></div>
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<b>1. SCENDERE NELLE GOLE DEL SALINELLO </b></div>
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(Ripe di Civitella) Fra i Monti Gemelli si trova un canyon scavato dal Salinello, un fiume che tutt’oggi scorre nella località. Disegna un paesaggio in cui un ecosistema fra vegetazione e animali viene alterato solo dal passaggio dell’uomo e dai periodi di forte siccità. Di grande fascino la cascata, vera protagonista del luogo. Così come l’Eremo di Santa Maria Scalena e di San Francesco alle Scalelle, di cui restano i ruderi. E ancora la grotta rupestre di San Michele Arcangelo, all’inizio del percorso. </div>
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<b>2. VISITARE IL BORGO CHE NASCE DAL GESSO </b></div>
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(Gessopalena) Affascinante e silenzioso. Abbandonato e molto visitato. La storia del borgo di <b>Gessopalena Vecchia</b> termina con la distruzione del 1943 quando le truppe naziste minarono ogni singola casa per evitare i rifornimenti alleati. Sempre i nazisti rastrellarono la popolazione, nel cosiddetto eccidio di Sant’Agata. Oggi il borgo - in abbandono - è un luogo della memoria. </div>
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<b>3. PARTECIPARE ALL’ARROSTILAND </b></div>
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La pasquetta in Abruzzo è sacra. Il modo ideale per festeggiarla è quello di partecipare al più grande raduno per gli amanti degli arrosticini. L’Arrostiland è un evento che si tiene annualmente in una località differente, in grado di richiamare la partecipazione di migliaia di persone. Tutte insieme preparano gli arrosticini sulla fornacella, dando vita a una coltre di fumo che sovrasta l’intera manifestazione. E non possono mancare il vino e la musica: come nelle migliori feste abruzzesi. </div>
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<b>4. VISITARE LE PAGLIARE DI TIONE </b></div>
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Essendo la<b> Valle dell’Aterno</b> stretta e scoscesa, gli abitanti della stessa si trasferivano nei mesi più caldi negli altipiani che sovrastavano la stessa valle, al fine di coltivare i terreni lì presenti. Furono costruite abitazioni che andarono a comporre un villaggio con tanto di chiesa. Oggi molte di queste abitazioni, denominate Pagliare, sono state recuperate e riadattate come seconde abitazioni. </div>
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<b>5. VEDERE LA CASA AZZURRA </b></div>
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(Bolognano) In un borgo ci aspetterebbe di trovare tutto, tranne un’abitazione dai colori cangianti. <b>Casacielo</b>, il nome di questa casa in Via Cielo, ha una caratteristica: dall’intonaco fino ai dettagli è interamente colorata di azzurro. Ma non si tratta di una stravagante scelta dei proprietari, bensì di un’opera d’arte contemporanea dell’artista Mario Bottinelli Montadon. </div>
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<b>6. TORNARE INDIETRO DI 3000 ANNI </b></div>
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Fondata dai Sabini, <b>Amiternum </b>è uno dei siti archeologici più importanti d’Abruzzo. Fu conquistata dai romani e del loro passaggio restano ancora visibili un anfiteatro, un teatro e le mura di una domus di cui è leggibile la pianta. Ad Amiternum, inoltre, nacque lo storico Sallustio. </div>
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<b>7. SULLE TRACCE DI BEUYS CON UN BICCHIERE DI VINO FRA LE MANI </b></div>
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(Bolognano) Uno dei più grandi artisti del ‘900 scelse l’Abruzzo come terra in cui identificarsi. Quell’artista era Joseph Beuys. A Bolognano divenne cittadino onorario e collaborò all’ideazione di progetti artistici. Qui esclamò la celebre frase “Il vino è l’arte della vita”, oggi motto della cantina vinicola locale Zaccagnini. </div>
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<b>8. VEDERE IL FILM LADYHAWKE </b></div>
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La pellicola di Richard Donner fu girata in gran parte in Abruzzo. Nel Castello di Rocca Calascio fu ambientata la dimora del Monaco Imperius, con una scenografia che modificò l’edificio nell’insieme. È ancora presente il rudere con la finestrella da cui si affacciò il Monaco. Nelle valli vicine furono girate molte scene, così come a Campo Imperatore. Infine furono inclusi nella pellicola i borghi di Pereto e di Castel del Monte. </div>
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<b>9. RACCOGLIERE I FIORI DI ZAFFERANO </b></div>
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(Civitaretenga - Navelli) Fra i mesi di ottobre e novembre i fiori di zafferano germogliano per poi essere colti e lavorati da mani esperte. Grazie a questa nobile arte, portata avanti da una cooperativa provinciale, la produzione dello zafferano dell’Aquila continua. Alle volte vengono organizzati workshop per dimostrare come lo zafferano venga estratto e lavorato, il tutto cominciando dalle primissime ore del mattino. </div>
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<b>10. PASSEGGIARE FRA I CAMOSCI </b></div>
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(Civitella Alfedena) Tra le più note passeggiate escursionistiche della regione c’è quella della <b>Val di Rose</b>. Permette di raggiungere il Rifugio di Forca Resuni, in un percorso fra le faggete e le vallate. Il tutto con una vista panoramica dell’insieme. Ed è proprio qui che sarà possibile osservare i camosci appenninici, ma anche altri animali come i cavalli allo stato brado. </div>
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<b>11. AFFACCIARSI DAL BALCONE PIÙ FAMOSO DELLA REGIONE </b></div>
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Poco prima di raggiungere la vetta del Monte Camicia ci si ritroverà ad attraversare un punto panoramico in cui il sentiero costeggerà delle balconate naturali che scendono a strapiombo per migliaia di metri. Dalle stesse si godrà una vista panoramica verso il teramano, fino ad arrivare visivamente all’Adriatico. Il mare e le terre si mescoleranno all’azzurro del cielo rendendo quella vista come un quadro sfumato di infinito. </div>
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<b>12. ASSISTERE AL FOLIAGE </b></div>
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Nei primi giorni di novembre le faggete abruzzesi assumono tonalità calde che vanno dal giallo all’arancione, dal rosso intenso fino al marrone. E lentamente quelle foglie, staccandosi, si depositano al suolo colorando la strada e i boschi. Uno spettacolo naturale che dura pochissimi giorni. Il Foliage in Abruzzo è diventato un appuntamento fisso che porta gli amanti di questa stagione a spostarsi in località come il Bosco di Sant’Antonio a Pescocostanzo o verso Forca d’Acero al confine fra Abruzzo e Lazio. </div>
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<b>13. CUCINARE A VILLA SANTA MARIA </b></div>
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(Villa Santa Maria) La più famosa scuola di cucina italiana si trova nella provincia di Chieti e conserva questo titolo da secoli, almeno dal XIII secolo quando vi erano presenti delle botteghe per la formazione culinaria. Nel XVI qui vi nacque San Francesco Caracciolo, considerato il patrono dei cuochi. E proprio nel suo palazzo oggi viene ospitata la più importante scuola italiana dedicata agli chef. </div>
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<b>14. SCENDERE NELLE GROTTE </b></div>
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(Pietrasecca, Carsoli) L’ingresso della <b>Grotte di Pietrasecca </b>sembra essere uscito dal Signore degli Anelli o da Indiana Jones. Quella spaccatura nel canyon anticipa una lunga galleria di 270 m in cui le diramazioni conducono nelle varie stanze. Stalattiti e stalagmiti arricchiscono gli interni e disegnano quadri naturali ricchi di fascino. Nella Grotta del Cervo si entrerà nel cuore delle grotte, laddove sono stati rinvenuti resti animali di orsi, linci e anche monete di bronzo che testimoniano il passaggio dell’uomo in tempi lontani. </div>
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<b>15. AFFACCIARSI SULLE GOLE DI SAN VENANZIO </b></div>
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(Raiano) Il fascino degli eremi sta nella loro particolare posizione. L’<b>Eremo di San Venanzio </b>è fra i più affascinanti in quanto sovrasta quelle che sono le omonime gole. Dalla loggia superiore sarà possibile porsi al di sopra delle acque del fiume Aterno. </div>
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<b>16. ANDARE SULLE TRACCE DI JOHN FANTE </b></div>
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(Torricella Peligna) Considerato uno dei maggiori scrittori del ‘900, John Fante era originario dell’Abruzzo. Nonostante egli non abbia mai messo piede nella regione, nei suoi racconti si evincono personaggi che sembrano esser stati presi in prestito da quelle valli nel chietino. Per ricordarlo ogni anno a Torricella Peligna si tiene un festival letterario denominato “Il Dio di mio padre”. Allo stesso prese parte anche il figlio di John: Dan Fante. </div>
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<b>17. DIVERTIRSI AL LAGO DI CAMPOTOSTO </b></div>
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È il terzo bacino idrico artificiale d’Europa e si trova al confine col Lazio, tanto da poter vedere ciò che resta di Amatrice sullo sfondo. Qui si possono svolgere molte attività agonistiche: dal kayak alla canoa, passando per windsurf e kitesurf. Ma anche girare le località limitrofe a cavallo, in bicicletta o in moto. Fare trekking nei dintorni o pescare fra le acque del lago. </div>
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<b>18. VEDERE LA CASCATA DI ZOMPO LO SCHIOPPO </b></div>
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(Morino) La Cascata di Zompo lo Schioppo è la più alta dell’Appennino Centrale dopo quella del Rio Verde a Borrello. Le acque scendono per 80 metri sino a giungere al paese di Morino. Ci sono diversi punti da cui l’acqua sgorga: alcuni posti ad un’altezza maggiore, altri più in basso. Questi ultimi sono gli unici ad avere una portata costante di acqua, dipendente dalle stagioni e dalle precipitazioni. </div>
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<b>19. VEDERE LA BELLA ADDORMENTATA AL TRAMONTO </b></div>
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Uno spettacolo naturale che unisce la bellezza alla leggenda. La sua storia è stata decantata nel tempo, ripresa anche da grandi scrittori e tramandata dai pastori. La Bella Addormentata riposa dall’alba dei tempi nel mezzo della regione. Col suo profilo in cui si riconosce il viso, il seno e le gambe allungate. Le vette del Gran Sasso nell’insieme divengono una figura femminile, mitologica. Ma al tramonto diviene tutto magico e i colori vanno a esaltare quel profilo tanto caro agli abruzzesi. </div>
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<b>20. SFIDARE LE ROCCE A PENNADOMO </b></div>
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(Pennadomo) La conformazione geologica è ricca di falesie che si stagliano nel comune di Pennadomo. È qui che una manifestazione sportiva attira l’attenzione di free climber. A mani nude questi esperti arrampicatori sfidano le rocce e le vertigini al fine di arrivare sulla vetta di queste falesie. </div>
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<b>21. PASSEGGIARE FRA BORGHI ABBANDONATI </b></div>
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Borghi autosufficienti completamente abbandonati a seguito della Seconda Guerra Mondiale. Oggi, in un trekking lungo la <b>Valle Castellana</b>, è possibile riscoprire questi luoghi della memoria, con le loro abitazioni abbandonate, in cui il tempo scorre troppo velocemente, portandosi con sé le mura che lentamente crollano. </div>
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<b>22. ENTRARE NELLA GROTTA PIÙ AZZURRA D’ABRUZZO </b></div>
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(Barrea) Un tempo poco conosciuta oggi meta di appassionati di trekking. La <b>Grotta dello Schievo</b> è un gioiello naturalistico situato fra l’Abruzzo e il Lazio, raggiungibile dal comune di Barrea. Il trekking, non difficile ma comunque impegnativo, permette di risalire il torrente Rio Torto, fino a giungere dapprima alle cascate e quindi nella grotta. A colpire il visitatore saranno i colori cangianti. </div>
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<b>23. VEDERE LA CROAZIA DALL’ABRUZZO (E VICEVERSA) … FORSE </b></div>
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Va premesso: questo punto farà discutere. Il dibattito è aperto: Abruzzo e Croazia dialogano visivamente? Alcuni anni fa il fotografo croato Aleksandar Gospić pubblicò una serie di immagini scattate dalla Croazia in cui, sullo sfondo, si vedevano le sagome in contro luce della Majella e del Gran Sasso. Si aprì un dibattito, fra curiosi e scettici. Va comunque precisato che esistono migliaia di foto in cui si vedono i Monti Sibillini, nella parte sud delle vicine Marche, dalla Croazia. </div>
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In molti testimoniano di aver visto la Croazia dalla Majelletta e hanno, a tal dimostrazione, delle fotografie simili fra loro: fattore che escluderebbe l’ipotesi di nuvole scambiate per rilievi. </div>
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Supponendo sia possibile, in quali condizioni si potrebbero osservare le coste croate dall’Abruzzo? Non è un qualcosa di facile e scontato e per avvistare le coste croate occorrono alcuni fattori specifici. Primo: l’altezza. Occorre porsi in un punto panoramico molto alto che guarda il mare, idealmente sulla montagna. Secondo: bisogna farlo nelle prime ore del mattino quando il contrasto dell’alba esalterà le ombre dei rilievi. Terzo: bisogna sperare nel cielo terso. Ma, come detto, resta il dubbio: chi proverà a sfatarlo? </div>
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<b>24. SENTIRE IL VENTO IN FACCIA IN UNA DELLE STRADE PIÙ BELLE D’ITALIA </b></div>
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Per una volta è obbligatorio lasciare la macchina in garage. Meglio scegliere la moto. Come diceva Pirsig nel libro “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” in macchina guardi il paesaggio attraverso uno schermo, in moto sei dentro il paesaggio. E quale miglior modo per attraversare il <b>Passo delle Capannelle</b> se non su due ruote? </div>
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<b>25. AFFACCIARSI DALLA LOGGIA AMBLINGH </b></div>
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(Vasto) Un balcone che guarda il mare, con un panorama che non ha fine. O forse sì, sulle spiagge molisane e pugliesi, sulle Tremiti a confondersi con l’azzurro del cielo. La Loggia Ambligh, che prende il nome dal militare sepolto nella vicina Chiesa di Santa Maria Maggiore, non solo è affascinante di per sé, ma anche carica di cultura: qui si trova la casa natale di Gabriele Rossetti, il poeta padre di Dante Gabriel Rossetti e di Christina Rossetti. </div>
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<b>26. SCIARE A PRATI DI TIVO </b></div>
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(Pietracamela) Prati di Tivo rappresenta una delle maggiori località sciistiche degli appennini. L’opportunità sarà quella di sciare sul Corno Piccolo, con una vista del tutto suggestiva verso il Corno Grande. </div>
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<b>27. CAVALCARE LUNGO L’IPPOVIA PIÙ LUNGA D’ITALIA </b></div>
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Con i suoi 320 km l’Ippovia del Gran Sasso si è guadagnata il merito di essere la più lunga d’Italia. Il percorso è un anello attorno al massiccio del Gran Sasso, che abbraccia le provincie di Pescara, Teramo e l’Aquila. Si attraversano diverse località, in cui poter sostare: da Prati di Tivo a Rigopiano, toccando la Piana di Campo Imperatore, Assergi, la Valle dell’Aterno e la Valle del Tirino. </div>
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<b>28. RIEVOCARE LA BATTAGLIA DEI TURCHI </b></div>
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(Tollo) La prima domenica di agosto si svolge a Tollo la rievocazione della battaglia fra i turchi e i cristiani. A partecipare sono 80 figuranti, suddivisi in due squadre. </div>
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<b>29. SCOPRIRE L’ABRUZZO… IN UN LIBRO DI HEMINGWAY </b></div>
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<b>Addio alle Armi</b> può essere considerato come uno dei capolavori della letteratura di sempre. Il libro, figlio della penna di Ernst Hemingway, ha un piccolo passaggio dedicato all’Abruzzo. Egli parla dell’Aquila e del comune di Capracotta (oggi in Molise, al tempo in Abruzzo). Racconta aneddoti non vissuti in prima persona, ma raccontatigli. Emerge una nostalgia di un luogo mai vissuto che in un modo o nell’altro lo incuriosì. </div>
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<b>30. PASSEGGIARE NELLA FAGGETA VETUSTA </b></div>
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(Villavallelonga) Nella <b>Val Cervara</b>, al confine fra Abruzzo e Lazio, si trova una faggeta vetusta con alberi che superano i 500 anni. Considerando che un faggio ha una vita di 250 anni, questo luogo rappresenta un’eccezionalità in cui si è formato un ecosistema del tutto speciale. </div>
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<b>31. CREDERE ALLA STORIA DELLA PINNA </b></div>
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(Pennapiedimonte) Nella località Balzolo si può osservare la “pinna”, una conformazione rocciosa che ricorda una donna inginocchiata con la testa china. Secondo la leggenda questa donna sarebbe <b>Maja</b>, la madre del Dio Mercurio. E proprio da Maja derivò il nome “Majella”. </div>
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<b>32. RICERCARE LE TOMBE NEI BOSCHI </b></div>
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(Collelongo) Nei boschi della <b>Valle di Amplero </b>si trovano le tombe degli antichi guerrieri marsi. Per lo più lapidi che emergono dalla vegetazione e rendono il luogo suggestivo. </div>
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<b>33. TRACCE SECONDA GUERRA MONDIALE </b></div>
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L’Abruzzo ha avuto un luogo chiave durante la Seconda Guerra Mondiale. Non solo perché la stessa regione veniva divisa dalla <b>Linea Gustav</b>, ma anche per il susseguirsi bombardamenti e di battaglie qui combattute. Esistono molti luoghi della memoria: borghi, cimiteri, siti. Varrebbe la pena visitarli, non solo per non dimenticare, ma per conoscere. </div>
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<b>34. RIPERCORRERE IL SENTIERO DELLA LIBERTA’ </b></div>
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(Sulmona – Palena) Strade e sentieri, mulattiere e sterrati, in cui rivivere quell’8 settembre 1943, giorno in cui fu firmato l’armistizio della seconda guerra mondiale. Da qui passarono i prigionieri del Campo Fonte d’Amore, per lo più inglesi, americani, neozelandesi e sudafricani, scortati dai partigiani verso i territori liberati. </div>
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<b>35. GIRARE FRA I VIGNETI</b></div>
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L’Abruzzo possiede una cultura enologica di grande importanza, tanto da essere considerata fra le più importanti produttrici di vini in Italia. I vigneti, delle tenute, sono sparse su tutto il territorio regionale, in luoghi che possiedono le condizioni ambientali ideali. Caratterizzano il paesaggio, lo plasmano, rendendo il tutto affascinante, e tanto. </div>
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<b>36. CERCARE UNA DELLE TANTE THOLOS</b></div>
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Sparse in tutta la regione, le Tholos sono delle costruzioni a secco utilizzate dai pastori per rifugiarsi. La loro forma ricorda altre costruzioni primitive italiane, fra cui i trulli di Alberobello. </div>
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<b>37. OMBREGGIARSI SOTTO L’ABETE PIÙ ALTO D’ITALIA</b></div>
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(Rosello) L’<b>Abetina di Rosello</b> è definita “il Bosco Incantato”. In quest’area naturalistica, in cui cervi e lupi sono di casa, ci sono esemplari di abeti – cresciuti in natura – con un’altezza superiore ai 50 metri. </div>
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<b>38. SCOPRIRE CHI SARÀ IL NUOVO MASTROGIURATO</b></div>
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(Lanciano) La rievocazione storica del Mastrogiurato è uno degli appuntamenti di rilievo di Lanciano. Durante la celebrazione, che dura diversi giorni, viene eletto simbolicamente il mastrogiurato: una figura che nel medioevo affiancava il sindaco e il capitano svolgendo diversi ruoli. Questa manifestazione venne reistituita nel 1981. </div>
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<b>39. SCENDERE NELLE CATACOMBE</b></div>
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(Castelvecchio Subequo) Furono scoperte solo negli anni ’40 dello scorso secolo. Eppure queste catacombe del IV secolo ebbero la loro importanza. Le dimensioni sono assai lontane da quelle delle catacombe più famose, eppure hanno una lunghezza di 40 metri, per un corridoio di poco superiore al metro. </div>
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<b>40. VAGARE PER IL BORGO ABBANDONATO</b></div>
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Il borgo antico di <b>Corvara</b>, il più piccolo paese del pescarese, è quasi interamente abbandonato. Nonostante il suo grande fascino, e quelle case in pietra molto apprezzate da turisti e visitatori, tutto sembra essersi fermato nell’attesa di un futuro prossimo. </div>
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<b>41. ENTRARE IN UN ACQUEDOTTO</b></div>
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(Raiano) Costruito sotto l’Impero Romano, il <b>Canale delle Uccole</b> serviva per prelevare le acque della sorgente di Molina Aterno e farle arrivare fino a Corfinium. Il cunicolo è scavato interamente nella roccia, laddove sono presenti le Gole di San Venanzio. Ha una lunghezza di 5 km e lungo il percorso possiede 134 pozzetti, denominati per l’appunto “Uccole”. </div>
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<b>42. MANGIARE SAGNE VESTITI IN MASCHERA</b></div>
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(Castiglione Messer Marino) Una tradizione che unisce il folklore alla cucina, nata nel lontano 1800 per puro caso. Durante il <b>carnevale </b>le famiglie preparano le “sagne a lu cutter”, da mangiare – secondo la tradizione – con le mani. </div>
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<b>43. LASCIARSI TRASPORTARE DAL JAZZ</b></div>
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È fra i più importanti al mondo e ogni anno porta a Pescara artisti di fama mondiale che arricchiscono un calendario dedicato al Jazz. Al Festival del <b>Pescara Jazz</b>, il primissimo dedicato al genere musicale, nato nel 1969, sono passati artisti come Astor Piazzolla, Bryan May, Joan Baez, Bob Dylan, Miles Davis, Dave Brubeck, Pat Meetheny, Ella Fitzgerald. </div>
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<b>44. AFFACCIARSI SUL MARE DAL CASTELLO</b></div>
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(Ortona) Il <b>Castello Aragonese</b> di Ortona ha la caratteristica di avere il fronte cittadino in perfette condizioni, mentre il fronte lato mare è interamente crollato. Ne vien fuori una piazza interna protetta dai ruderi delle mura che si affaccia sulle acque dell'Adriatico. </div>
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<b>45. TORNARE INDIETRO DI 2000 ANNI</b></div>
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(Montenerodomo) Il sito archeologico di <b>Juvanum </b>risale al periodo romano e possiede le rovine di un foro, un tempio e una basilica, oltre ad altri edifici annessi e connessi. La bellezza del sito sta anche in quel contrasto fra rovine e vegetazione. </div>
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<b>46. RICERCARE LA CASA CHE HA SCONFITTO IL TERREMOTO</b></div>
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(Avezzano) Il terremoto della Marsica, del 1915, è stato uno dei più brutti della storia, tanto da causare la distruzione dell’intero territorio. Eppure un’abitazione riuscì nell’impresa di non crollare e di arrivare ai nostri giorni come unica superstite dell’Avezzano che fu. Si tratta di <b>Villa Palazzi</b> su Via Garibaldi, oggi considerata un monumento cittadino. </div>
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<b>47. FARSI TRASPORTARE DAL TORRENTE</b></div>
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Una delle esperienze più consigliate è quella del torrentismo. Coniuga natura e divertimento, coraggio e spensieratezza. Il tutto fra le rocce, salti, cascate, tunnel naturali, col gelo delle acque a mantenere attivi. In Abruzzo è consigliato il percorso sulle acque del <b>Fiume Aventino</b>, ai piedi del Monte Porrara. </div>
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<b>48. VEDERE IL CASTELLO PICCOLOMINI</b></div>
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(Celano) Con la sua mole è l’edificio più importante del territorio, tanto da essere visibile anche dalla lontana autostrada. Domina la valle ed è testimone di un cambiamento epocale: dal prosciugamento del Lago del Fucino fino all’urbanizzazione della territorio. </div>
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<b>49. PRENOTARE UNA CAMERA A 2433 m</b></div>
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Il <b>Rifugio Franchetti</b> è si trova sul Vallone delle Cornacchie ed è il punto ideale per raggiungere il Ghiacciaio del Calderone. Ha la particolarità di essere il più alto rifugio prenotabile degli Appennini. Da qui si potrà godere di una vista unica. </div>
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<b>50. SCOPRIRE CHE LA PAROLA “ITALIA” NASCE IN ABRUZZO</b></div>
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La prima volta che la parola “Italia” compare nella storia fu nel 91 a.C. quando i popoli (italici) che si ribellarono al dominio romano si unirono sotto la Lega Italica. Scelsero come capitale <b>Corfinio</b>. Per l’occasione fu coniata anche una moneta per l’appunto con la scritta “Italia”. Tuttavia tre anni più tardi i romani conquistarono quella che potremo definire come la primissima capitale italiana. </div>
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<i>Hai altri suggerimenti di cose da fare in Abruzzo non inserite né in questa lista, né nei precedenti due articoli? Scrivili nei commenti. In futuro potrebbe esserci una quarta lista.</i></div>
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<b>@Riproduzione Riservata</b></div>
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<span style="font-weight: bold;"></span><br />
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<span style="font-weight: bold;">Questo articolo è protetto da copyright. Non è possibile né copiarlo, né riprodurlo, né appropriarsi della sua paternità. La violazione delle norme sul diritto d'autore comporta sanzioni anche penali.</span></div>
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</span>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #666666; font-family: "Open Sans", sans-serif; font-size: 15px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.16px; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br style="margin: 0px; padding: 0px;" /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #666666; font-family: "Open Sans", sans-serif; font-size: 15px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.16px; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
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<i><i>Articolo Scritto: Giugno 2020.</i></i></div>
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<i><i>Ultima Modifica: </i><i>Giugno 2020</i><i>.</i></i></div>
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