Positano
La prima
volta che ho sentito parlare di Positano avevo pochi anni e dal piccolo schermo
trasmettevano la sigla della omonima serie televisiva che ti si metteva in
testa e non ne usciva più. La seconda volta che ho sentito parlare di Positano
ero già più grandicello, ai bordi di una bancarella di napoletani. Osservavo
quelle ciabatte dalle filature intrecciate che sinceramente non mi facevano ne
caldo ne freddo. La terza volta che ho sentito parlare di Positano, ero nella
stessa Positano ascoltando una guida turistica.
Ho trascorso qui una sola mattinata, di una calda giornata estiva di metÃ
agosto. Abbiamo percorso la bellissima costiera amalfitana e siamo arrivati
giusto in tempo per uno spuntino post colazione. Gli stomaci, ancora vuoti,
borbottavano durante la discesa sugli infiniti scalini e la ossessiva ricerca
dell’ombra ci invitava a scegliere strade diagonali rispetto a quelle assiali
soleggiate.
Ci siamo soffermati su una terrazza panoramica meravigliati dal mare aperto e
dal vicino golfo di Napoli. Il tempo di scattare delle fotografie, con gli
occhi strizzati per l’eccessiva luce. E la fila per il miglior punto su cui
essere immortalati, condivisa con tedeschi e giapponesi.
Gli stessi giapponesi, Dio solo sa quanti ne puoi trovare in un ristorantino
sul porto, ti sbattevano violentemente distratti da uno scorcio o da una
bancarella. Si voltavano, ti chiedevano scusa sorridendoti e non ti restava
altro che ridere assieme a loro, sentirti un loro parente alla lontana,
continuando a strizzare gli occhi, come quelli loro, per l’estenuante sole. La
prossima volta un bel cappello..
Le scalinate che scendono dalle sovrastanti terrazze si snodano per la città .
Offrono fotografie diverse: alcune ridanno sul mare, alcune su una chiesetta
completamente bianca, altri su case ravvivate da essenze floreali colorate. La
mia preferita scende fra abitazioni e una parete in terra. La sua larghezza non
sfiorerà nemmeno il metro, eppure il traffico delle persone è scorrevole. Ci
conduce ai bordi di un ristorantino e veniamo accolti dal proprietario. Si
mette in mostra, ci domanda se vogliamo mangiare, ricordiamo lui che sono
ancora le dieci di mattina. Ci racconta una storia: "vedete questa scalinata
qui? Avrà forse 500 scalini e io la percorrevo tutti i giorni per andare a
scuola. Ero grassottello nonostante tutto". Attorno alla sua figura si
affacciarono altre persone interessate al racconto. La sua simpatia continuava
anche nei consigli. "Visitate il belvedere attraversando il mio ristorante. In
fondo al salone si apre un corridoio scavato nella roccia, proseguite oltre il
bagno, appena scorgete la luce uscite. Vi ritroverete sul mare".
Seguivamo i suoi consigli. Attraversavamo il corridoio adibito a rimessa; con
la sua temperatura raffreddata dalla terra, consentiva il naturale
raffreddamento di generi alimentari, pronti ad essere serviti sul tavolo della
terrazza. Il corridoio terminava su una prospettiva sul mare. Uscivamo ed
eravamo sulla via del belvedere, che scorreva per tutto il versante nord del
paese, per un paio di chilometri.
Appoggiati al suo muretto guardavamo la città di Positano affacciata sul
tirreno. Ricordava la tribuna di uno stadio di calcio. E fra tutte quelle case
una chiesa assai grande, quella si Santa Maria Assunta. Bellissima la sua
storia. Si narra che tanti e tanti anni fa, una nave, diretta sulle coste
napoletane, trasportava un dipinto bizantino raffigurante la Madonna. Dinanzi
alla futura città , il quadro della Madonna cominciò a parlare, sussurrando
“posa posa”. Alché tutti gridarono al miracolo. Attraccarono e lasciarono il
dipinto della Vergine su una chiesetta. La mattina seguente il dipinto venne
ritrovato sul mare, là dove sorge l’attuale Chiesa di Santa Maria Assunta.
L’espressione “posa posa”, diede probabilmente il nome alla città , anche se
teorie storiche e non religiose o culturali, attribuiscono il nome “Positano” a
un antico popolo. Assolutamente da visitare.
La nostra visita termina fra le tante bancarelle e negozietti. Lunga la fila
per comprare una granita, ancora di più per una semplice bottiglietta d’acqua.
I panni restano immobili sugli attaccapanni sollecitati da mani impertinenti di
signore. Le ciabattine che prima erano esposte sopra le scatole, adesso vengono
trasportate in buste. Ognuno col suo regalo da portare a casa. Ognuno col suo
sorriso spontaneo. Forse Positano mi ha davvero riservato una bella giornata.
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