La mia prima notte umbra è stata allietata da una dolce
melodia proveniente dal piano di sotto. Qualcuno si stava esercitando con
l’arpa, o forse uno strumento simile, scandendo le ore e facendomi crollare sul
soffice materasso del letto matrimoniale. Deve essere stato un buon sonno,
tantoché non appena ho visto la luce solare diffondersi dalle persiane, ho
avuto la matta voglia di sollevarmi e preparami. Mi sono alzato e
immediatamente ho spalancato le ante della finestra in modo che venisse ricolorata
la buia stanza e svegliata Valentina, ancora persa nei suoi sogni. Mi sono
poggiato per qualche secondo col gomito sul davanzale della finestra. Gli occhi
si chiudevano, tuttavia ho focalizzato la mia attenzione sul giardino
sottostante l’hotel e lungo la valle sulla quale svetta Orvieto. Erano le nove
del mattino e i suoni che mi circondavano erano quasi impercettibili. Ogni
tanto sentivi la presenza di una vettura solcare la carreggiata, oppure il
portellone del bagagliaio chiudersi, che annunciava l’arrivo o la partenza di
qualche altro turista nella struttura. Comunque, senza rimanere troppo allungo
indaffarato, mi sono chiuso in bagno per una bella doccia mattutina.
In quel momento risultavo uno dei più attivi della comitiva. Uscivo dalla
stanza e controllavo l’orario per rispettare l’appuntamento col resto del
gruppo. In seguito, scoprendo di essere l’unico già pronto, mi spostavo da una
porta all’altra del pianerottolo per svegliare gli altri, bussando loro e non
rispondendo. “Dante lo sappiamo che sei tu!” Si udiva dal retro la porta. Alla
fine mi conoscono tutti e sanno quanto io possa essere iperattivo durante i
viaggi. Non appena eravamo tutti pronti, scendevamo al piano inferiore per
gustarci la colazione. Io ne approfittavo anche per osservare meglio l’Hotel
dei Discepoli e per fare un salto nella grande chiesa annessa alla struttura.
Dopo aver caricato le valigie in macchina potevamo partire, direzione Todi!
Ripercorrevamo le vie del giorno precedente. Salutavamo con
un arrivederci il centro storico di Orvieto, nascosto al di là di quelle alte
mura. Cercavo di scorgere dal finestrino un piccolo richiamo della facciata del
duomo troppo nascosta e lontana per svelarsi alla mia vista.
La Volkswagen Polo di Simone sfrecciava lungo le campagne umbre a una velocità
costante. Nell’abitacolo eravamo tutti silenziosi e ogni tanto usciva una
battuta sulla notte appena trascorsa o sulla guida di Manuel lì davanti a noi.
Svoltavamo verso il Lago di Corbara, distante una cinquantina di chilometri dal
centro di Orvieto, proseguendo in direzione Todi e costeggiando ancora una
volta il Fiume Tevere. Con una luce mattutina le sue acque godevano di un
colore differente, molto più vivo rispetto a quello visto nella giornata
precedente. Ma Todi non è in fondo così distante e dopo meno di un’ora di
macchina ce la ritrovammo davanti.
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Chiesa della Consolazione |
Inizialmente non riuscivo ad immaginarmela. Ho studiato
alcune delle sue architetture per l’esame di storia, tuttavia non sono in grado
di ricostruire una foto d’insieme del sito, pensando ai singoli monumenti
assemblati idealmente su una planimetria piana. In realtà Todi è in collina e
per raggiungere la sua piazza principale occorre parcheggiare nello spiazzo
davanti alla bellissima Chiesa della Consolazione, facendosi un chilometro in
salita. Naturalmente ne approfitto per scattare qualche fotografia alla Chiesa,
ruotandovi intorno per scegliere l’angolazione giusta e per sfruttare a mio
piacimento la collocazione del sole.
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Chiesa della Consolazione |
Raggiungo gli altri, inoltratisi già per le vie del paese. Impieghiamo davvero
poco per giungere in Piazza del Popolo, cuore pulsante di una località
artistica che ancora oggi vive della sua storia e grazie ad essa porta avanti
una politica turistica che la vede sempre piena di visitatori. A circondare la
famosa Piazza, dalla forma rettangolare, sono edifici per lo più medievali in
grado di creare una cortina scenografica che termina verso il Duomo dell’Annunziata,
in particolare sulla sua bianca scalinata.
Arriviamo nel giorno del mercato. Certo ci si aspettano bancarelle che vanno
dai prodotti agricoli sino ai tessuti. In realtà è un mercatino dell’usato e in
parte dell’antiquariato. Trovi quello che ti vende una vecchia Nikon, o il
gioielliere di bigiotteria antica. Oppure uno specchio dalla cornice dorata,
che riflettendo l’immagine della Piazza sembra divenire un quadro simile a
quelli realizzati dal Canaletto o da altri vedutisti. Lo utilizzo per un
simpatico autoscatto.
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Piazza del Popolo |
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Piazza del Popolo |
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Duomo dell'Annunziata |
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Teatro Comunale |
Gli altri continuano a vagare per la Piazza. Un paio vanno in gelateria, le
ragazze rimangono attratte dalla bancarella delle stoffe, io mi reco verso la
Chiesa di San Fortunato, appena studiata all’università. È poco distante dalla
Piazza, infatti basta immettersi su Via A. Ciuffelli e percorrerla per poche
decine di metri.
Si vede che sono un turista. Vago con la testa fra le nuvole
meravigliandomi di ciò che mi circonda. La mia macchinetta appesa al collo,
sbatte ripetutamente sul mio bacino ogni passo che faccio; e dulcis in fundo
tengo gli occhiali da sole appoggiati su quelli da vista, fregandomene di
eventuali commenti di altre persone.
San Fortunato mi compare dietro l’angolo in tutta la sua
maestosità. Possiede una facciata molto particolare, divisa in due blocchi: il
primo è in marmo bianco con richiami al romanico e presenta i tre portali di
ingresso che conducono nelle rispettive navate; il secondo blocco non è stato
lavorato e si presenta con una texture grattata. Viene sovrastato da un timpano
che corre per quasi tutta la larghezza della facciata, lasciando intravedere il
retrostante campanile. A valorizzare la facciata ci pensa la scenografia antistante. Una alta
scalinata conduce sino ad un giardino, dalla quale partono due diagonali che
corrispondono ai viali lastricati.
Probabilmente il progetto prevedeva un qualcosa di molto più solenne, e lo
dimostra il fatto che nello spazio lasciato per il rosone è stata ricavata una
semplice finestra che stona col resto dell’architettura. Internamente il
discorso cambia e il luogo acquisisce un suo fascino.
Sono l’unico a salire sul campanile pagando la stupida cifra di 2€. Purtroppo
non gode in uno stato di ottima conservazione ed è pullulato da una colonia di
piccioni che si ricordano di lasciare i loro escrementi lungo tutta la
scalinata di salita, nonché sulla campana. Perciò diviene un arte a schivare lo
sporco il che non mi fa godere a pieno il panorama. Riscendendo dalla scalinata e reimmettendomi nella navata laterale, trovo la tomba di Jacopone da Todi. Scrisse: "Povertate, poco amata, pochi t'hanno desponsata" attaccando la ricca Chiesa del tempo.
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San Fortunato |
Andiamo alla ricerca di un ristorantino e lo troviamo in uno
slargo di Corso Cavour. Al termine via sino alle macchine, fotografando come
ultima attrazione la Rocca che cinge il borgo. Si sale sulle vetture
festeggiando questa quarta tappa del tour portata al termine. Le prossime?
Ponte Felcino e Perugia.
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Slargo di Corso Cavour |
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Rocca |
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