Roma, Caffè Sant′Eustachio
Da buon italiano: toglietemi tutto ma non il caffè. Può
sembrare una frase fatta, in realtà sottolinea quanto il caffè si sia
ritagliato una posizione importante durante la nostra giornata. Se prima la
frase utilizzata per una sosta era “facciamo pausa?”, adesso è divenuta
“caffè?”. Oppure casa che vai caffè che ti offrono. O ancora se incontri una
persona con la quale hai un bel rapporto pronuncerai “ti posso offrire un
caffè?”. E così via. Proviamo anche a fare un esperimento: usciamo di casa
chiudendo questa pagina di blog e incamminiamoci su una qualsiasi via della
città (o del paese), focalizzando l’attenzione sulle attività commerciali.
Lungo il tragitto, quale sarà quella maggiormente presente? I caffè [Nella mia,
Pescara, ne conto una ventina solo sul corso principale, lungo meno di trecento
metri].
E dei tanti bar che io e voi incroceremo, nessuno potrà competere con quei due
più famosi di Italia. Uno di questi è a Roma.
Facciamo una premessa: quello che vi sto per presentare è un Caffè famoso non per la bellezza, non perché al suo interno sono sorti circoli artistici; famoso solo per il suo espresso.
Spostandoci dal Pantheon in direzione Piazza Navona, ci troveremo a ridosso del Senato della Repubblica. Ponendoci al di sotto di Sant’Ivo alla Sapienza, esattamente sul retro della sua struttura, saremo nelle vicinanze della Basilica di Sant’Eustachio, sormontata da un cervo bianco con una croce conficcata fra le corna. Il santo era inizialmente un pagano, in seguito convertitosi. Al suo fianco un insegna blu in corsivo, con una seconda gialla sottostante, annunceranno la presenza del bar di Sant’Eustachio, locale storico romano targato 1938. Conserva il fascino di una piccola bottega e la presunzione di un grande locale. Tutto al suo interno è originale: dal mosaico sul pavimento sino agli arredi sulle pareti. I tavolini esterni sono soltanto sei e per godersi il caffè occorre prenderlo sul bancone storico, lo stesso sulla quale Fellini amava sostare. Cosa si nasconde in quella tazzina di caffè dal prezzo di 1.20€? Una miscela segreta, alla quale molti hanno provato a dare una spiegazione. La densità del caffè, unita al pregiato aroma, ne hanno fatto un orgoglio romano. Sul bancone non esistono bustine di zucchero e sono gli stessi baristi a domandarti se lo desideri zuccherato o meno.
Sant’Eustachio è anche una linea di prodotti di torrefazione. Sul retro del locale, in prossimità del bagno, una vetrina espone, come un museo, l’apparecchio di torrefazione a legna datato 1948 e ancora funzionante. Nonché caffè non trattato, chicchi già tostati in sacchi di iuta provenienti dai tanti angoli del pianeta.
Facciamo una premessa: quello che vi sto per presentare è un Caffè famoso non per la bellezza, non perché al suo interno sono sorti circoli artistici; famoso solo per il suo espresso.
Spostandoci dal Pantheon in direzione Piazza Navona, ci troveremo a ridosso del Senato della Repubblica. Ponendoci al di sotto di Sant’Ivo alla Sapienza, esattamente sul retro della sua struttura, saremo nelle vicinanze della Basilica di Sant’Eustachio, sormontata da un cervo bianco con una croce conficcata fra le corna. Il santo era inizialmente un pagano, in seguito convertitosi. Al suo fianco un insegna blu in corsivo, con una seconda gialla sottostante, annunceranno la presenza del bar di Sant’Eustachio, locale storico romano targato 1938. Conserva il fascino di una piccola bottega e la presunzione di un grande locale. Tutto al suo interno è originale: dal mosaico sul pavimento sino agli arredi sulle pareti. I tavolini esterni sono soltanto sei e per godersi il caffè occorre prenderlo sul bancone storico, lo stesso sulla quale Fellini amava sostare. Cosa si nasconde in quella tazzina di caffè dal prezzo di 1.20€? Una miscela segreta, alla quale molti hanno provato a dare una spiegazione. La densità del caffè, unita al pregiato aroma, ne hanno fatto un orgoglio romano. Sul bancone non esistono bustine di zucchero e sono gli stessi baristi a domandarti se lo desideri zuccherato o meno.
Sant’Eustachio è anche una linea di prodotti di torrefazione. Sul retro del locale, in prossimità del bagno, una vetrina espone, come un museo, l’apparecchio di torrefazione a legna datato 1948 e ancora funzionante. Nonché caffè non trattato, chicchi già tostati in sacchi di iuta provenienti dai tanti angoli del pianeta.
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