Roma, vado a vedere Papa Francesco!
Sveglia fissata alle ore 5:00 del mattino. Appuntamento al
pullman alle 6:00. Considerando nella tratta Pescara - Roma si impiegano circa
due ore e mezzo di marcia, a velocità costante di 100 – 130 km/h, il nostro
arrivo era previsto per le ore 9:00 del mattino. Appuntamento al solito parcheggio,
del solito supermercato, davanti alla solita ottima pasticceria. Mi aspettavo un
solo pullman, invece eccone altri sette con i motori già accesi, lo sportello
del vano portabagagli aperto, e gli autisti a fare comunella nello spiazzo
antistante. Il flusso di persone si era concentrato nei pressi della
pasticceria: c’era chi andava a fare colazione, chi si scambiava saluti alla
“caramba”, ed infine chi - come me –
malediva il fatto di aver abbandonato il proprio caldo letto. Gli
organizzatori, distribuiti uno su ogni pullman, scorazzavano negli angoli della
piazza con fogli per l’appello in mano. Il loro non doveva essere affatto un
buongiorno, lo stress del mettere assieme oltre quattrocento persone non era
cosa facile. Abbiamo trovato con grande facilità il responsabile del pullman
che ci avrebbe ospitato. La fortuna è stata quella di salire immediatamente a
bordo, accomodarsi sul sedile leggermente ribassato e attaccare il lettore
musicale. Per poi risvegliarsi lungo la strada.
La sosta in autogrill può divenire ancor più sacra della
visita al Papa, soprattutto quando a bordo una nutrita schiera di anziani grida
la necessita del bagno. È quello che accadde. Passata l’oretta e mezzo di
autostrada, giungemmo nei pressi del confine fra l’Abruzzo e il Lazio. L’autostrada
dei Parchi possiede solamente tre autogrill, due situati a pochi chilometri l’uno
dall’altro, mentre il terzo nel chietino. Quello più grande è a Carsoli, dalle
forme simili a quelle di un centro commerciale, dove puoi trovare di tutto, dal
souvenir sino all’insaccato umbro. L’autista, a seguito delle continue
lamentele, prese il microfono, tranquillizzando la folla sull’immediata sosta. “A
breve faremo una sosta di dieci minuti. Però non ci fermeremo a Carsoli perché
è sempre pieno”. E aggiunse: “Ci fermeremo all’autogrill seguente”. Passammo
davanti al primo, tirando dritto. Nello spiazzale non si vedevano pullman parcheggiati,
soltanto vetture, segno che non era pieno. Arrivammo nei pressi del secondo e
la sorpresa fu vedere l’autogrill, davvero piccolo, circondato da una decina di
pullman: tutti gli autisti furbi avevano avuto la stessa idea, morale della
favola per andare in bagno fila impossibile, per prendere un cappuccino lotta
continua. E si litigava sul serio. Nessuno tollerava quei tizi della fila che
agevolavano i conoscenti facendoli inserire davanti al loro posto. Gli insulti
aumentavano, la fila non si decideva a muoversi. Un signore anziano ricevette
il suo cappuccino e senza nemmeno accorgersene si sbrodolò, facendo scendere il
liquido sulla giacchetta, sporcandosi completamente. Qualcun altro bloccava la
fila per giocare al gratta e vinci, sperando nella provvidenza divina. Altri
insultavano chi sorpassava. Ma non fa niente, fra poco saremo tutti davanti a
Papa Francesco e la bontà trionferà .
È noto: il traffico di Roma ti fa perdere il tempo e le
staffe. Per raggiungere Città del Vaticano, dal raccordo anulare, abbiamo
impiegato forse altri 45 minuti. Nel frattempo la signora al mio fianco,
proveniente da chissà quale paesino dell’Abruzzo, attirava la mia attenzione.
Si era coperta le gambe con pile invernale e considerando che era il cinque
Giugno, pativo il caldo anche per lei. Alle volte apriva la borsa, prendeva un
biscotto e lo mangiava alla rinfusa. Mentre masticava si voltava verso le sue
conoscenti pronunciando battute in dialetto e da quelle labbra aperte partivano
pepite di cibo che si depositavano sulla stoffa del sedile e forse addosso a
qualcuno dei passeggeri (me compreso). La sua risata era la peggiore. La stavo
odiando, ma non mi importava. Di lì a poco avrei avuto modo di vedere Papa
Francesco e sicuramente sarei diventato più buono. Intanto la maledivo.
I pullman hanno cessato la loro corsa presso il parcheggio
del Gianicolo. Il Vaticano era sulla destra a circa cinque minuti di cammino,
giusto il tempo di rimettersi le borse prestando la massima attenzione agli
scippatori che purtroppo rovinano la piazza. Lungo il tratto perdonale, ci
avranno affiancato non so quanti volti in cerca di denaro. Un primo chiedeva
soldi mostrando la foto di quello che spacciava per suo parente; un’altra ci
proponeva benedizioni; un ragazzo rumeno portava sulla mano destra un centinaio
di bandierine raffiguranti il Papa e le vendeva a prezzi bassi; infine una
zingara chiedeva del cibo per la sua piccola: avrà ottenuto tanti di quei
panini da fare invidia all’intera Caritas. Peccato che li abbia abbandonati al
fianco del colonnato, non le interessava mangiare, bensì il cash. Sono queste
le prime contraddizioni del fare beneficenza: ti trovi nella casa del Signore,
volenteroso di fare del bene, e nonostante tutto c’è chi getta il pane che tu
hai donato. Non fa niente. Stiamo andando a vedere Papa Francesco, fra poco queste
cose ci sembreranno futili.
Per accedere al colonnato di San Pietro bisogna passare i
controlli del metal detector. Una fila.. Da Pescara saremo stati più di mille,
aggiungici quelli da tutta Italia e fatti il conto. Di fianco a noi una
comunità cattolica proveniente da Aversa, con i cappellini blu. I primi
battibecchi cominciano qui. “Guardi che c’ero io”. “Senta io rispetto tutti ma
esigo altrettanto”. “Ecco i furbi”. Insomma fra teste calde, fomentatori,
furbi, io ero il solito che malediva il letto caldo abbandonato. Non ho nulla
contro la Chiesa, solo non è possibile subire uno stress continuo per vedere il
Papa passare con la sua macchina. Per fortuna al metal detector non avevano
trovato nulla addosso che facesse scattare la macchinetta. Ero passato e via
verso l’interno della Piazza. Quando si varca la seconda colonna del Bernini,
si è fuori dall’Italia, appunto nello Stato del Vaticano. I cellulari non
prendono più, vuoi per la Wind, vuoi perché contemporaneamente a te sono
connessi migliaia di persone nel raggio di un chilometro. Un poliziotto
italiano (dove sono le guardie svizzere?) ci veniva incontro e ci indicò la
strada per accomodarsi in uno dei settori dalla quale vedere Papa Francesco.
Come pecore dentro gli stazzi, ci fecero entrare in uno spazio recintato
collocato nei pressi di Via della Conciliazione. Molto distanti dal palco e in
più con un sole forte che ci logorava il capo. Ma non fa niente, fra qualche
minuto avremmo visto Papa Francesco.
Aprivo l’ombrello, portato per la possibile pioggia,
utilizzandolo come riparo dal sole. Quelli di Aversa fecero altrettanto e in
pochi minuti le pecore dentro lo stazzo seguivano il mio gesto. La recinzione
in legno che delimita la zona accessibile, da quella destinata al passaggio
della Papa mobile, era a soli tre metri da me, oltre una trentina di corpi
ammassati l’uno a ridosso dell’altro. In prima fila una famiglia olandese,
talmente alti da impedire la visuale per le file retrostanti. Il padre si mise
a litigare con un tizio, finendo con l’arrabbiarsi talmente tanto da
abbandonare l’area. Meglio, adesso potevamo osservare meglio la Piazza. Altro
grande ostacolo l’obelisco, che prospetticamente impediva la visione del palco.
Pazienza. Alle mie spalle c’è chi si divertiva a darmi le strattonate con
l’ombrello aperto, chi si mangiava il primo panino e chi tentava di ricercare
visivamente l’amico all’interno della Piazza.
La Papa mobile compariva sul maxi schermo. Era il panico.
Tutte quelle persone che se ne stavano quiete e sedute a terra, divenivano una
grande massa che ci spingeva verso la recinzione. “Dov’è il Papa?”. “Eccolo,
laggiù”. “Lo vedo lo vedo eccolo”. “Quant’è bello”. Dalle retrovie arrivavano
minacce dirette a me. “Ragazzo vuoi chiudere l’ombrello?”. Lo avrei chiuso solo
al passaggio del Papa, considerate che per fare un giro della Piazza ci avrebbe
messo una mezz’oretta, l’insolazione sarebbe stata garantita. Ma non importa.
Di lì a poco tutti avrebbero visto il Papa e magari si sarebbero sentiti
appagati.
E Bergoglio passò proprio davanti a noi. Si fermò in
prossimità di un infermo, salutandolo e dando lui una benedizione. Le urla
“Francesco!” si moltiplicavano. Lo stress aumentava, mentre il mio ombrello
semirotto era tornato nella fodera. Mi sono domandato: vale la pena essere
cristiani in questa maniera, visitando il tempio del cristianesimo, predicando
bene, per poi ritrovarsi come massa di pecore a scannarsi l’una con l’altra,
litigare per futili motivi, schiacciare il prossimo solo per avere un posto in
prima fila, spingerti per ripicca? Forse no. Il Papa, questo Papa, uomo del
cambiamento, uomo del popolo, lo avrei voluto incontrare casualmente, magari
durante una passeggiata nel portico del Maderno, oppure nei pressi della
scalinata regia. Raccontargli della storia della Basilica, ricevendo in cambio
consigli di vita e perché no anche una benedizione, che non fa mai male. Ma
alla fine se tutti la pensassero come me, ci vorrebbero altri 10000 Papa
Francesco pronti ad ascoltare le tue nenie.
La mattinata è continuata con l’udienza, recitata in diverse
lingue. Immancabili le bandiere della Polonia, a sottolineare quanto Papa
Giovanni Paolo II sia ancora nei cuori delle persone. Lo stazzo nel frattempo
si era liberato, eravamo rimasti in pochi, compresi il gruppo di Aversa. Il
Papa salutava le tante comunità arrivate per l’occasione a Roma, parlava dell’ambiente,
del rispetto e della “cultura dello scarto”. Tornava sulla Papa mobile e rientrava negli
appartamenti vaticani, accompagnato da un’euforia generale, fatta di applausi e
urla.
Finiva qui la mattinata in Vaticano. Avevo avuto modo di ascoltare l'angelus di Papa Wojtyla, piazza piena; l'angelus di Papa Ratzinger, piazza semi vuota; e infine l'udienza di Papa Bergoglio.. folla impossibile da contenere. Tuttavia ne era valsa la pena.
PS: al ritorno la quiete del pullman era alterata dalla signora al mio fianco, che rideva su ogni minima battuta che veniva pronunciata da qualcuno. Ma in fondo ero stato da Papa Francesco, mi sentivo più buono.
Io trasformerei questa storia in una sceneggiatura :)
RispondiEliminaQuasi quasi! :) Claudia ti do un'anticipazione.. a breve aprirò un sezione del blog dedicata ad aneddoti di viaggio come questo! E lì usciranno sì le comiche! :D Un abbraccio grande :)
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