Bruxelles, una mattinata nella capitale
L’ultima giornata a Bruxelles, e in Belgio, si apre con una bella mattinata di sole. Lascio l’Urban Hostel e i miei sette compagni di stanza (un paio giapponesi). Mi dirigo a piedi verso il quartiere di Marolles, per visitare il famoso mercato delle pulci di Place du Jeu. Le strade sono vuote, le attività commerciali chiuse. Mi godo il silenzio della città.
Il mercatino di Place du Jeu. Ho avuto la fortuna di visitarlo in due occasioni: la prima nel tardo pomeriggio, quando del mercatino restavano i soli cocci di ceramica incastrati nelle fughe delle betonelle e qualche foto antica trascinata dal vento; e nella prima mattinata, quando i furgoni carichi cominciavano a scaricare la merce da esporre su ampi teli. La cosa più bella di questo spazio, è che non sai mai cosa vi troverai. Gli espositori hanno età differenti fra loro e soprattutto appartengono a diverse culture. Quelli belgi sono specializzati nella vendita di oggettistica, i mediorientali nel vestiario e nei prodotti di tecnologia. Non si sa la provenienza della merce esposta: l’importante è gettarla sul proprio telone e sperare in un buon ricavo. Passeggiando è facile imbattersi in contrattazioni sul prezzo della merce.
Il mercatino di Place du Jeu. Ho avuto la fortuna di visitarlo in due occasioni: la prima nel tardo pomeriggio, quando del mercatino restavano i soli cocci di ceramica incastrati nelle fughe delle betonelle e qualche foto antica trascinata dal vento; e nella prima mattinata, quando i furgoni carichi cominciavano a scaricare la merce da esporre su ampi teli. La cosa più bella di questo spazio, è che non sai mai cosa vi troverai. Gli espositori hanno età differenti fra loro e soprattutto appartengono a diverse culture. Quelli belgi sono specializzati nella vendita di oggettistica, i mediorientali nel vestiario e nei prodotti di tecnologia. Non si sa la provenienza della merce esposta: l’importante è gettarla sul proprio telone e sperare in un buon ricavo. Passeggiando è facile imbattersi in contrattazioni sul prezzo della merce.
Bruxelles, mercatino di Place du Jeu |
Mi sposto verso il centro. La città lentamente si sveglia. Le famiglie lasciano le abitazioni: i figli entrano nelle proprie scuole, i genitori si dirigono a lavoro. Qualcuno legge le notizie dal tavolo di un bar, altri alzano la serranda. Il sole si leva in cielo, le auto invadono le strade e il silenzio lascia spazio al frastuono della capitale. Davanti a me il simbolo religioso della città.
Concattedrale di San Michele e Santa Gudula. È la chiesa più importante della città, nonostante sia inferiore di grandezza rispetto alla basilica del Sacro Cuore. La storia del sito comincia attorno l’anno mille, con una cappella dedicata a San Michele, in quello che era l’incrocio viario delle due strade maggiori di Bruxelles. Venne ingrandita nel 1047, divenendo una collegiata e ospitò le spoglie di Santa Gudula. Venne distrutta da un incendio e risistemata per il 1072. Nel 1200, sotto ordine del conte Enrico I di Brabante, venne costruito un nuovo corpo occidentale, accompagnato da due torri. Nel 1226 fu costruito l’attuale corpo della chiesa, in stile brabantino. Esternamente è formata da una facciata turrita, con tre portali strombati e sormontati da ghimberghe. Al posto del rosone è stata preferita una polifora. Le torri sono alte 64 metri. Lateralmente si possono notare i contrafforti e il transetto sporgente. Internamente è suddivisa in tre navate, con terminazione con coro e abside.
Fra le curiosità della chiesa vi sono i capitelli corinzi: non possiedono foglie di acanto, ma quelle di cavolo, molto più diffuse in Belgio. La linea prospettica del soffitto, tende a curvare in prossimità dell’abside, per via di una deformazione del terreno. Le vetrate variano dal XVI al XIX secolo e in una di queste è raffigurato l’imperatore Carlo V mentre chiede perdono al Signore per il sacco di Roma. Una seconda vetrata racconta la storia degli ebrei che pugnalarono l’ostia: l’episodio aumentò l’antisemitismo fra i belgi, tuttavia qualche anno fa la chiesa ha riconosciuto il proprio errore in merito alla vicissitudine. Il pulpito è un gioiello. È suddiviso in tre parti: in quella inferiore il peccato, nell’intermedia lo spazio del parroco e in alto il paradiso. Sta a significare che per arrivare al paradiso, occorre passare per la chiesa.
Bruxelles, Concattedrale di San Michele e Santa Gudula |
Bruxelles, Concattedrale di San Michele e Santa Gudula |
Scendo la scalinata della concattedrale e vado a far colazione in un bar di Rue de la Madeleine, ordinando due pan au chocolate. All’uscita mi sposto verso il Museo delle Belle Arti. Passo nei Giardini del Monte delle Arti, costeggio la Biblioteca Reale Belga e risalgo la scalinata, preso d’assalto dagli artisti di strada. Il Museo Magritte, mia meta, è preannunciato da una finestra all’angolo, con riproduzione di una sua tela in trasparenza. Entro dall’ingresso del Museo delle Belle Arti.
Museo Magritte. Per visitare la mostra di Magritte, ho dovuto fare un viaggio nel viaggio: si entra a cento metri dal museo effettivo, si sale una scalinata, quindi salone principale, si svolta sulla destra, scale mobili, corridoio, salone espositivo, addetto che ti fa salire con l’ascensore, e finalmente arrivo all’ingresso della mostra. Molto complicato. La mostra è divisa su tre piani, interi, che ruotano attorno al vano ascensore. È articolata in base alla datazione delle opere esposte, con interni suddivisi da pareti nere che esaltano le opere esposte. Mi aspettavo un numero maggiore di opere famose, ed è stato brutto sapere che quelle più studiate appartengono a collezioni private. Tuttavia è stato bello vedere la tela “L’impero della luce”, fra le opere maggiori dell’artista. Dal terzo piano si scende fino al pian terreno. Nel piano underground vi è un negozio con souvenir dedicato a Magritte.
Museo Magritte. Per visitare la mostra di Magritte, ho dovuto fare un viaggio nel viaggio: si entra a cento metri dal museo effettivo, si sale una scalinata, quindi salone principale, si svolta sulla destra, scale mobili, corridoio, salone espositivo, addetto che ti fa salire con l’ascensore, e finalmente arrivo all’ingresso della mostra. Molto complicato. La mostra è divisa su tre piani, interi, che ruotano attorno al vano ascensore. È articolata in base alla datazione delle opere esposte, con interni suddivisi da pareti nere che esaltano le opere esposte. Mi aspettavo un numero maggiore di opere famose, ed è stato brutto sapere che quelle più studiate appartengono a collezioni private. Tuttavia è stato bello vedere la tela “L’impero della luce”, fra le opere maggiori dell’artista. Dal terzo piano si scende fino al pian terreno. Nel piano underground vi è un negozio con souvenir dedicato a Magritte.
Bruxelles, Museo delle belle arti |
Scendo lungo Rue Infante Isabelle, per poi accedere in una via laterale. Un puffo bianco, alto circa 3 metri, annuncia la presenza del MOOF (Museum of Original Figurines). Nel piano underground è collocato il museo.
MOOF. Tutto studiato per trasportare il visitatore nel mondo della carta disegnata. Una passeggiata, di circa un’ora, fra i più famosi personaggi dei fumetti ideati in Belgio, fedelmente riprodotti in scala reale. I puffi sono la prima attrazione, posti nel loro villaggio naturale. I personaggi sono gli stessi che si possono trovare nei tanti negozi di giocattoli. Quindi Asterix e Obelix, con due statue a grandezza umana. Ma il vero protagonista del museo è Tin Tin, il ragazzo ispettore nato dalla matita di Herge: sono riprodotti gli scenari delle più famose puntate. Al suo fianco la fedele Lulu, l’ammiraglio, il professore e i gemelli. La mostra è arricchita da disegni e filmati d’epoca. Al termine della visita si possono acquistare le riproduzioni, in tutte le dimensioni, dei personaggi. Attenzione ai prezzi: un busto di Tin Tin lo vendevano per 2000€.
Bruxelles, Moof |
Alle ore 11:00 Bruxelles vive uno dei momenti più frenetici della giornata. Per le strade fiumi di persone invadono gli spazi più famosi. Sono per lo più turisti, provenienti da ogni lato del mondo. Mi sposto nella Galleria Reale Sant’Uberto e mi perdo fra le vetrine delle cioccolaterie. Entro in una libreria, ricavata in uno spazio dallo stile liberty. E infine, senza nemmeno accorgermene, eccomi nella Grand Place.
Grand Place. Se dovessimo indicare il centro esatto di capitali quali Parigi e Roma, sarebbe difficile trovarlo. Bruxelles, invece, possiede un centro preciso che rappresenta l’intera città: si tratta della Grand Place. È uno spazio dalla forma quasi rettangolare, considerata una delle piazze più belle al mondo, tanto da essere iscritta nel patrimonio UNESCO. Vi si trovano due edifici importanti per la storia della città: il primo è l’Hotel de Ville (Municipio), caratterizzato dall’alta torre gotica, del 1454, progettata dal beato Jan Van Ruusbroec. Il secondo è la Maison du Roi, un tempo in legno con funzione di vendita del pane. Nel XV secolo la pietra sostituì il legno e i nuovi inquilini furono i Brabante. Oggi ospita un museo, con la collezione dei tesori reali. Ma non solo: vi sono i tanti vestiti indossati dalla statua del Manneken Pis, simbolo della città. I restanti edifici che si affacciano sulla Grand Place, sono le case delle corporazioni. La piazza è resa celebre da una festa, che si tiene qui ogni 15 agosto: la festa dell’infiorata. Per l’occasione la piazza viene ricoperta da un rettangolo di 75 x 25 metri di fiori colorati.
Bruxelles, l'Hotel de Ville |
Dalla Grand Place procedo verso Rue de l’Etuve. Sulla sinistra osservo il bassorilievo di Horta dedicato a Charles Buls. Poco più avanti una targa che ricorda il luogo in cui visse Verlaine. Alla fine della strada, in un angolo, e oltre una transenna, osservo il Manneken Pis, simbolo della città.
Manneken Pis. È una statua in bronzo, alta circa 50 cm, che rappresenta l’indipendenza della città di Bruxelles. Secondo la leggenda, questo bambino che sta urinando, spense la miccia di una bomba. Secondo altre fonti fu trovato da un ricco uomo della città, mentre era in quella postura. E infine la terza versione parla di un bambino che urinava durante una battaglia. In due dei tre casi si simboleggia il coraggio, riflesso nella società belga.
Manneken Pis. È una statua in bronzo, alta circa 50 cm, che rappresenta l’indipendenza della città di Bruxelles. Secondo la leggenda, questo bambino che sta urinando, spense la miccia di una bomba. Secondo altre fonti fu trovato da un ricco uomo della città, mentre era in quella postura. E infine la terza versione parla di un bambino che urinava durante una battaglia. In due dei tre casi si simboleggia il coraggio, riflesso nella società belga.
Bruxelles, il Manneken Pis |
Mi sposto verso le Boulevard M. Lemmonier, pieno di attività commerciali mediorientali. I prezzi sono minori, si trova di tutto. Passo davanti il Palazzo della Borsa e procedo verso la Stazione Midì. Salgo su un taxi, che mi porterà verso Charleroi. Il Palazzo di Giustizia, faro della città, diviene sempre più piccolo e lontano. La città lascia spazio alla campagna e saluto una delle capitali più belle d’Europa.
Bruxelles, il Palazzo della Borsa |
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