La Notte nell′Ilex, la festa in stile medievo d′Abruzzo

La Notte nell'Ilex è una delle feste più famose d'Abruzzo che si tiene ogni anno a Elice, nell'entroterra pescarese. All'ombra della bella addormentata un paese torna indietro nel tempo fino ad arrivare al medioevo. Tutto si converte, dalle ambientazioni ai costumi, e l'atmosfera avvolge il visitatore.

Dieci anni fa, allora appena uscito dalle scuole superiori, decisi di andare a Elice assieme ad alcuni dei miei amici, allora neopatentati. Si svolgeva la “Sagra della Mugnaia”, un evento tipico nel comune in questione. Non eravamo a conoscenza di Notte nell’Ilex, tantomeno della presenza di figuranti in abiti medievali o di piccoli spettacoli nel borgo. Tutto fu una sorpresa. Da lì in poi una evoluzione continua che ha portato la festa a diventare un appuntamento fisso della regione. Sono cresciuti i numeri dei figuranti in parallelo con quello degli spettatori. È cresciuta la fama della festa.




LA NOTTE NELL'ILEX

Per accedere alla festa occorre pagare un biglietto di ingresso, acquistabile direttamente nello stand o su internet. Il costo varia a seconda dell’età e del numero dei giorni previsti per la visita. Si parcheggia negli appositi spazi organizzati e si arriva a piedi verso l’ingresso del borgo.





Una volta entrati nell’area delimitata in cui si terrà la manifestazione, si risale il viale costeggiando il belvedere sulla sinistra. Si arriva in Piazza della Vittoria che, data la sua ampia superficie, è il luogo più adatto per ospitare gli spettacoli. Si tengono all’interno di un recinto con palco e trono come fondale, delimitato da sedute lignee per gli spettatori. Al fianco si può usufruire del servizio cambio vestiti – a pagamento – in cui ci si tolgono momentaneamente i propri vestiti per indossare quelli medievali. Ma c’è anche il cambio monete che permette di acquistare all’interno della manifestazione con un conio locale e non in euro.




Dalla piazza si entra in una via lunga. Sulla sinistra consente di arrivare al castello attraversando la bottega artistica, la nuova installazione dell’anno. Sulla destra conduce verso l’angolo più gotico della manifestazione: lebbrosario, ospedale e cerusico. Ma anche l’astronomo. La via termina con il coniatore di monete che in tempo reale, e con strumenti rudimentali, crea dal nulla le monete che verranno successivamente diffuse nel borgo per la manifestazione. Alle spalle dello stand, oltrepassando l’isolato, vi è la taverna, uno dei punti più suggestivi di Ilex.




Non lo nascondo: è la mia attrazione preferita. E a breve spiegherò il perché. Presa al di fuori della sagra è una semplice cantina voltata, ma durante i giorni della festa diventa uno spazio interessante, composto da due stanze contigue e collegate da uno squarcio nella parete. A impreziosire l’ambiente ci sono delle botti – su cui siedono le meretrici, prostitute medievali – e le tavolate in legno. Le meretrici si muovono lentamente, con aria sensuale. Piccole gesta e occhi morbidi per coinvolgere il visitatore. Quello che però è la cosa più bella della taverna – e che me la fa apprezzare più del resto – è l’atmosfera che forse ai giorni nostri è impossibile ritrovare: sei in una specie di bar ma non stai bevendo birra, bensì idromele; hai le candele a illuminarti e non delle lampade soffuse; la voce alta è una delle regole non scritte da osservare.




Dalla taverna si risale verso Piazza della Libertà. È al di sotto del castello ed è caratterizzata dalla presenza di piccoli archetti che si affacciano verso la Majella. Gli stand allestiti qui sono tanti e hanno delle destinazioni diverse: c’è quello che vende la frutta e i prodotti dell’orto e chi le spezie, quello che ti mostra le armi di un tempo e i combattimenti fra milizie e chi mette in esposizione gli arnesi per operare. Ma soprattutto ci sono gli stand per il tiro con l’arco. Ho scoperto di essere (un minimo) portato, ma forse la mia è solo una fortuna.





Seguendo il perimetro del castello si arriva al suo ingresso. Premetto: è chiuso al pubblico e la struttura versa in uno stato di abbandono parziale. Solo le stanze al pian terreno sono sfruttate come rimessa e spogliatoio per i figuranti mentre i piani superiori sono lasciati morire alle intemperie. È paradossale: una festa medievale senza il castello, quando quel castello esiste ed è pure al centro del paese. Insomma, un ulteriore grande passo per la festa potrebbe essere offerto dal recupero intelligente di questa architettura.




Il castello è collegato alla Chiesa di San Martino ed entrambi ridanno su Piazza Castello. Qui è installata la postazione saracena con delle tende molto grandi che ricordano quelle dei tuareg nel deserto. Poco più avanti, al fianco del campanile, uno stand illustra le fasi del ricamo col tombolo, mentre dalla vicina stanza si tengono spettacolini interni. Sulla sinistra del campanile si scende e si incontrano la postazione del falegname e quella dell’architetto. In quest’ultima è possibile lavorare la pietra, o meglio, provare a farlo. Il taglio è difficile e necessita di una grande sega a due prese.




Dal campanile, sulla destra, si prosegue lungo Via Roma. Ci si può fermare al bar e gustarsi un cocktail con vista sulla Bella Addormentata. Al di sotto di quella Piazza (Piazza Belvedere) ci sono le stanze della tortura e del convento, oltre allo spazio del tintore e al giardino delle spezie. Continuando sulla via si giunge al giocattolaio e quindi alla cartomante. Non va dimenticato il tribunale appena sotto. Se si risale verso il castello tagliando per le vie interne si può incontrare il teatrino delle marionette ma soprattutto il cerificio, dove viene lavorata la cera per trasformarla in candela.





Gli stand non finiscono qui, molti sono ricavati in angoli del borgo, altri in piccole botteghe ai piani inferiori delle abitazioni. E ce ne sono ancora molti altri da poter elencare. Il consiglio è quello di procurarsi una mappa della manifestazione e perdersi per le vie nell’Ilex. Depennare gli stand visti e continuare, con la minor frenesia possibile, verso il resto.


LA PASTA ALLA MUGNAIA È D’OBBLIGO 
La riuscita della Notte nell’Ilex non dipende solo dalla rievocazione medievale e dalla bravura dei figuranti. Dipende anche dal cibo. Siamo in Abruzzo e lo si sa, qui si mangia bene! E qualsiasi sia la sagra i prodotti principali della dieta regionale saranno venduti e consumati. Il piatto forte di Elice è uno: la mugnaia. È un piatto che si divide i natali con la vicina Bisenti ed è molto spessa e dura. Da consumare con il sugo al pomodoro accompagnato da della carne. A Elice è stato lasciato uno spazio apposta per la cena in strada: nell’area cuscinetto fra i parcheggi e il borgo con gli spettacoli medievali.


I FIGURANTI E IL CALORE DI UN PAESE 

Durante la Notte nell’Ilex si incontrano quattro tipologie di persone: i figuranti, che sono le persone vestite con abiti tipici che hanno un ruolo di rilievo nella festa. Non sono soltanto attori liberi di girare per il borgo coinvolgendo gli spettatori, ma anche persone dello staff organizzativo (come gli stacca biglietti); lo staff organizzativo, non vestito e che ricopre dalla funzione organizzativa a quella logistica; gli spettatori semplici, di cui fanno parte tutte le persone che vengono nel borgo come visitatori; gli spettatori figuranti, che sono dei visitatori che hanno affittato un vestito medievale ed interpretano – a loro modo – un personaggio durante la festa.




Nei giorni della festa ho avuto modo di interagire con le prime due figure pocanzi descritte: coi figuranti e con lo staff organizzativo. E ho appreso molto sulla festa. Partiamo dal presupposto che la Notte nell’Ilex non è un evento che comincia nei primi giorni di Agosto per concludersi a metà del mese. Inizia molto tempo prima, quando i tanti figuranti – alcuni appartenenti a categorie distinte – si allenano per la riuscita dell’evento. Contemporaneamente il borgo deve essere allestito con tutto il necessario, quali vestiti, maschere e le scenografie. Queste ultime sono quasi tutte in legno e necessitano di un allestimento delle botteghe che può durare settimane. 

Per uno spettatore quello che si vede è solo la piccolissima parte del lavoro che c’è dietro. Vedi lo spettacolo e giudichi la performance dell’attore e del figurante. Vedi le scenografie e valuti la bellezza (o meno) del tutto. Passeggi nel borgo e ti accorgi più delle cose che stonano con l’ambientazione rispetto a quelle che la creano. Quello che c’è sotto - non voglio ricacciare la storia della punta dell’iceberg perché troppo inflazionata – è un grande impegno che dura per 365 giorni l’anno, da quando la festa termina a quando ricomincia.

Collabora quasi tutto il borgo alla riuscita dell’evento – confermo il “quasi tutto” – ed è interessante vedere come persone che puoi incontrare tutto l’anno a Elice si rivestano e interpretino delle parti solo per quei dieci giorni, così ancor più interessante il reinventarsi dei lavori che svolgono. Insomma, se alcuni si lamentano della festa e della chiusura del borgo, altri si rimboccano le maniche e portano avanti questo evento, nel miglior modo possibile.

Ma i figuranti sono quasi tutti esterni a Elice. Alcuni vengono dai paesi limitrofi, altri da tutta Italia. Immaginate voi come giri l’economia in questi casi: ognuno necessita di alloggi, di cibo e di servizi. Per dieci giorni vivono qui e contribuiscono alla riuscita dell’evento. Appartengono ad associazioni o a gruppi teatrali e svolgono diverse funzioni: ci sono gli specializzati nel tiro con l’arco e nella riproduzione di scene di combattimento, altri nel teatro di strada e nell’improvvisazione. Alcuni nel canto e infine altri in lavori antichi oggi perduti.




Tutti i figuranti sfilano all’interno del borgo, e all’esterno nell’area cena, per aprire la serata (solitamente verso le 21-21:30). In prima fila un apri fila membro dello staff, seguito dai tamburieri (interessante come la loro capogruppo alzi le bacchette a seconda del ritmo desiderato) e dalla famiglia reale. Quindi dame, cortigiane e castellani, cavalieri, clericali e semplici persone. La parte finale viene riservata alle figure più gotiche, come le creature di fantasia, alcune delle quali sui trampoli. Quindi meretrici e il carretto dei lebbrosi a chiudere il corteo. Finita la sfilata ognuno ai propri posti per avviare tutti gli spettacoli.

Se questo è quello che avviene durante la serata, dal primo pomeriggio in poi il borgo è un viavai di figuranti e tecnici. In molti si vestono già da metà pomeriggio e restano nel borgo per essere fotografati. Altri appena prima della sfilata, concedendosi maggiore tempo libero. Il trucco si fa in una abitazione all’interno del borgo, dove i truccatori modellano il viso, i corpi e i capelli di alcuni figuranti. Soprattutto delle gotiche e dei lebbrosi, che dovranno essere il più verosimili possibili.




Alle 19:00 appena fuori l’area delimitata della festa, un gruppo di signore prepara il mangiare per tutti i figuranti e gli addetti. Pasta alla pecorara o mugnaia, cucinata in porzioni industriali con grandi bacinelle. Il tutto viene accompagnato da una caccia al numeretto e da una lunga fila suggestiva: di mio ero l’unico non vestito e avevo davanti Dante Alighieri e dietro un boia.

Se prima della Notte nell’Ilex è il cibo a far staccare la testa ai partecipanti, dopo la festa alcuni dei festeggiano assieme e brindano alla serata terminata. Ma la regina resta la festa dell’ultimo giorno, dalle 2 alle 8 del mattino.


COME RAGGIUNGERE ELICE 

Da Città Sant’Angelo – uscita autostrada A14 – seguire le indicazioni per Montesilvano/Penne sulla SS16. Continuare verso Elice sulla SP1.


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Articolo Scritto: Agosto 2016.
Ultima Modifica: Aprile 2020.

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