Gaeta
L’autobus termina la sua corsa presso Piazza Traniello.
Scendono assieme a me una borda di vecchietti inferociti dalla lunga ed estenuante
corsa che sbottano, imprecano e si danno strattoni. Mi gettano a terra la
valigia, facendomi salire nervoso mentre il lettore mp3 continua a bombardarmi
le orecchie. Sono in pieno centro. Welcome to Gaeta. Alle mie spalle si apre il Mar Tirreno,
azzurrissimo, solcato da imbarcazioni delle più disparate tipologie: dalla
semplice barchetta dove un bambino accompagna il fratellino, sino al grande
yacht, sulla quale belle ragazze si mettono in vetrina con i loro fisici e
costumi. Per un attimo abbandono le onde e mi dirigo alla ricerca della
pensione prenotata. Domando ad un passante: conosce la Pensione Civitina? E lui:
questa è Piazza Traniello, fanno il caffè! Inizialmente non capisco il nesso, ma
quello sguardo anziano di quel passante, solcato dalle rughe, mi fa sorridere.
Quindi verso un giovane, stessa domanda, nessuna risposta. Comincio seriamente
a pensare che non esista nessuna Civitina e che sarò costretto ad alloggiare
dentro il primo hotel costosissimo nel centro storico. Per fortuna mi viene in
soccorso una signora, spiegandomi la dritta via.
La pensione, in realtà , è vicinissima a Piazza Traniello. Basta sottopassare un
arco, costeggiare la caserma dei carabinieri e risalire tanti di quei scalini
da farti arrivare a destinazione esausto. Esternamente è carina, internamente
no! Ad accogliermi, dal balcone, una signora anziana che si gode il fresco dell’
esterno sopra una sedia. Mi invita a salire al primo piano e si rintana all’interno.
Entrando mi accorgo che il luogo non è dei più affascinanti. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, con mobilio e cimeli risalenti agli anni 50’ o 60’. Rimango colpito da un quadro realizzato interamente con le monete da 10 e 20 lire, accostate fra di loro in modo da formare un fiore. È stato chiodato lungo la scalinata che conduce al piano superiore, forse un po’ troppo bassa per un ragazzo come me. Do la prima testata a metà . Una seconda prima di arrivare al pianerottolo, mentre la valigia sbanda da una parete all’altra. L’aria è insopportabile: odore di chiuso. E mentre spengo il lettore mp3, vengo accolto con gentilezza e perplessità dalla signora. Mi chiama (e mi chiamerà per sempre) “Giovanotto”! Giovanotto ma lei non ha prenotato?! Sentirsi pronunciare queste parole al termine di un noioso viaggio, di una faticosissima scalinata e dopo aver sbattuto la testa in due occasioni, non è il massimo. Le spiego il tutto e capisco che non era lei la signora con la quale avevo parlato per via telefonica. Insomma, per farla corta, quei dieci minuti successivi sono stati accompagnati dalla frenesia. Ottengo una matrimoniale al primo piano, avvolta in una cappa di muffa, deumidificata dall’apposito condizionatore. Bagno all’esterno con tanto di larve di non so quale insetto a pendere dalla finestra. Mi accontento, d’altronde devo trascorrere qui una sola nottata.
Entrando mi accorgo che il luogo non è dei più affascinanti. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, con mobilio e cimeli risalenti agli anni 50’ o 60’. Rimango colpito da un quadro realizzato interamente con le monete da 10 e 20 lire, accostate fra di loro in modo da formare un fiore. È stato chiodato lungo la scalinata che conduce al piano superiore, forse un po’ troppo bassa per un ragazzo come me. Do la prima testata a metà . Una seconda prima di arrivare al pianerottolo, mentre la valigia sbanda da una parete all’altra. L’aria è insopportabile: odore di chiuso. E mentre spengo il lettore mp3, vengo accolto con gentilezza e perplessità dalla signora. Mi chiama (e mi chiamerà per sempre) “Giovanotto”! Giovanotto ma lei non ha prenotato?! Sentirsi pronunciare queste parole al termine di un noioso viaggio, di una faticosissima scalinata e dopo aver sbattuto la testa in due occasioni, non è il massimo. Le spiego il tutto e capisco che non era lei la signora con la quale avevo parlato per via telefonica. Insomma, per farla corta, quei dieci minuti successivi sono stati accompagnati dalla frenesia. Ottengo una matrimoniale al primo piano, avvolta in una cappa di muffa, deumidificata dall’apposito condizionatore. Bagno all’esterno con tanto di larve di non so quale insetto a pendere dalla finestra. Mi accontento, d’altronde devo trascorrere qui una sola nottata.
Mi do una sciacquata e comincio il tour della città . Vago
senza una precisa meta. Inizialmente punto verso il centro storico venendo
attratto dalla cupola di una chiesetta di piccole dimensioni. È la chiesa di
San Giovanni a Mare, realizzata nel XII secolo. Consta di tre navate, un
pavimento pendente (dovuto probabilmente ai frequenti allagamenti dal mare) e
affreschi di pregevole fattura. La immortalo in un paio di scatti prima di
scegliere un bar come seconda tappa. Si susseguono una visita ai palazzi civici
più importanti, il Santuario della Santissima Annunziata, e la faticosa ascesa
verso la Chiesa di San Francesco, che domina il porto dall’alto.
Gaeta, Chiesa San Giovsnni a mare |
Gaeta, Cattedrale Santi Erasmo e Marciano |
La vita portuale dona colore alla città . Pescatori catturano pesci direttamente
con filo e amo, attendendo che il malcapitato abbocchi alla trappola. I
bagnanti prendono il sole sulle rocce, alternando un tuffo a una chiacchierata.
I finanzieri presidiano la strada salutando militari che tornano verso le loro
caserme. E io sono ancora con la macchinetta in mano, a sudare e a rinnegare il
forte sole. Decido di entrare in una libreria, ne uscirò con tre libri
acquistati. Pranzo con un panino e tre ore di sonno mi ridonano le
forze.
Gaeta, Chiesa San Francesco |
Gaeta, Chiesa San Francesco |
Gaeta, Chiesa San Francesco |
Il risveglio delle ore 16:00 è qualcosa di fantastico. Sono rinato, ho recuperato tutto il sonno sottratto alla notte. Mi cambio selezionando solo pantaloncini e maglietta. I Jeans tornano in valigia.
Salgo al castello angioino-aragonese, costruito intorno al VI secolo parallelamente alla guerra con i Goti. Attualmente desta in cattive condizioni. Una parte è stata adibita a caserma, l'altra fino a qualche anno fa aveva ospitato il famoso carcere militare. Vi fu confinato il generale nazista Herbert Kappler, assieme al noto Walter Reder.
Salgo al castello angioino-aragonese, costruito intorno al VI secolo parallelamente alla guerra con i Goti. Attualmente desta in cattive condizioni. Una parte è stata adibita a caserma, l'altra fino a qualche anno fa aveva ospitato il famoso carcere militare. Vi fu confinato il generale nazista Herbert Kappler, assieme al noto Walter Reder.
Gaeta, Portaerei |
La svolta giornaliera sta nel visitare la Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano. La bellissima facciata turrita accoglie il visitatore. Si sale una scalinata e si arriva in un atrio. La chiesa stessa è chiusa per lavori di restauro. La cripta è visitabile. Vengo accompagnato da una gentilissima ragazza che mi illustra le caratteristiche, anche quelle più nascoste, come l'altare che conserva le spoglie del santo. Faccio amicizia, mi viene presentata una seconda ragazza e con lei mi reco alla visita del museo cittadino. Prima arte contemporanea, con un Andy Warhol e un Keith Haring, seguita da una mostra itinerante del pittore locale Scipione Pulzone. Entro con un pizzico di scetticismo, esco arricchito dalla collezione.
Meglio tornare verso la pensione. Mi attende una serata tranquilla.
La mia doccia diviene una comica. Rischio la caduta per uccidere più zanzare. Allago il bagno. La finestra non ne vuole sapere di chiudersi e il vicinato, se lo volesse, potrebbe spiarmi. In più si affacciano alla porta, senza aprirla, due ragazze. Uscendo mi accorgo che di fianco alla mia stanza alloggia una bella compagnia.
La mia doccia diviene una comica. Rischio la caduta per uccidere più zanzare. Allago il bagno. La finestra non ne vuole sapere di chiudersi e il vicinato, se lo volesse, potrebbe spiarmi. In più si affacciano alla porta, senza aprirla, due ragazze. Uscendo mi accorgo che di fianco alla mia stanza alloggia una bella compagnia.
La serata la trascorro davanti una pizza e un buon libro. Meglio riposare, domani mi aspetta una lunga giornata.
Gaeta, Castello Angioino-Aragonese |
Gaeta, Murale dell'artista Borondo |
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