Tutti a bordo della Transiberiana d′Italia
Correva il 1980 quando il giornalista Luciano Zeppegno descriveva la tratta Sulmona – Isernia a bordo di un treno, mentre fuori dal finestrino la neve scendeva e il lago ghiacciava. Quel paesaggio bianco e al naturale gli ricordò le steppe russe, tanto da soprannominare questo viaggio come la Transiberiana d’Italia. L’articolo fu pubblicato per “Gente Viaggi”, successivamente dimenticato. Negli ultimi anni quel nomignolo sarà riutilizzato per dar nome a un progetto del tutto innovativo.
In principio fu una legge, quasi un secolo e mezzo fa. L’ordine era di collegare l’appena nata Italia con un sistema viario e ferroviario. Venne fatto il progetto e nel 1892 cominciarono i lavori. Nel tempo record di cinque anni la Sulmona – Carpinone venne completata. Un tracciato di 129 km, con pendenza massima del 28‰ e con raggio massimo di 250 metri, che passa dai 348 m s.l.m. di Sulmona ai 1268 di Rivisondoli – Pescocostanzo, per poi riscendere ai 475 di Isernia. E nel mezzo la natura incontaminata. La tratta venne sospesa definitivamente il 10 dicembre del 2011, dopo la disposizione della Regione Abruzzo. A seguito della decisione vi è stata una raccolta firme per la riapertura e successivamente un progetto per il restauro della tratta a fini prettamente turistici. Furono così organizzati i primi appuntamenti, noti col nome della “Transiberiana d’Italia”. In occasione di uno dei viaggi, sono stato invitato a documentare il tutto e diventare ambasciatore dell’iniziativa. Parto alla volta di Isernia per partecipare all’antica Fiera Espositiva Agroalimentare della Cipolla, una tradizione che si svolge durante la Festa dei Santi Pietro e Paolo e che fonda le sue origini nel XV secolo. L’organizzazione è affidata all’Associazione Culturale “Le Rotaie”.
Si parte da Sulmona. La partenza è fissata alle ore 09:00 del mattino. Il tempo di un caffè e una brioche che il capostazione fischia la partenza del treno. Gli ultimi arrivati salgono sui vagoni antichi, prestando attenzione agli alti scalini in legno. Noi ci accomodiamo nel terzo vagone, su sedili in legno scomodi quanto affascinanti. Un addetto installa la scritta “Isernia – Sulmona” al fianco del locomotore e il treno può partire. In un era dove la lentezza è diventata un lusso, è un piacere procedere a bassa velocità. Si riesce a godere della bellezza del paesaggio fuori ai finestrini.
La prima tappa è la stazione di Campo di Giove, anch’essa dismessa. Ci fanno scendere sulla banchina, dove ad attenderci ci sono produttori locali. In un primo stand si vendono derivati pecorini, in un secondo fritti di ogni genere. I prezzi sono molto economici e consentono a tutti l’assaggio. Ai fianchi della ferrovia vi è una collina di alberi: furono posizionati lì durante la costruzione del tracciato e avevano lo scopo di contenere le piene di neve e contrastare le valanghe. La seconda tappa la stazione di Rivisondoli – Pescocostanzo.
Sul treno non manca nulla. Nel secondo vagone è stato allestito uno spazio per la degustazione di prodotti tipici del luogo. Viene offerto del pane con salsa di asparagi e frutti del bosco. Ma non solo: durante la marcia un gruppo di cantori, “I lupi della Majella”, intrattengono il pubblico con canzoni tipiche e ballate in dialetto.
Arriviamo a Isernia, quando l’orologio della stazione segna l’una esatta. Sulla banchina i pendolari rimangono affascinati nel vedere il treno antico: alcuni scattano fotografie, altri si interessano all’iniziativa. Noi ci spostiamo all’esterno della struttura, ritrovandoci nella piazza antistante. Scendiamo lungo Corso Garibaldi per scoprire le bellezze della città. Oltrepassiamo la Villa Comunale e arriviamo in prossimità della Cattedrale di San Pietro Apostolo. Purtroppo è momentaneamente chiusa, nonostante la festa cittadina in corso sia dedicata anche al santo. Tuttavia il protettore della città non è San Pietro Apostolo, ma Celestino V, il papa eremita molisano di nascita e abruzzese d’adozione. La sua dimora si trova nella piazza che prende il suo nome. Qui è conservata anche la Fontana Fraternita, di età romana. Dalle sue cannelle, poste all’interno di sei arcate, viene sgorgata ancora acqua. Vi sono due sarcofagi all’interno e una scritta: secondo una ricostruzione essa apparteneva alla tomba di Ponzio Pilato.
Pranziamo in un ottimo ristorante, nelle vicinanze della Villa Comunale. Si chiama "Retrogusto" ed è una braceria e pizzeria. Ci viene servito il menù del giorno, che recupera il tema della cipolla. Come primo un piatto di carbonara rivisitato con cipolle, per secondo frittata di cipolle di Isernia e patate con insalata mista e infine macedonia. Servizio impeccabile e atmosfera piacevole. Assolutamente consigliato.
Ci rimettiamo in marcia e ci spostiamo verso l’antica Fiera Espositiva Agroalimentare delle Cipolle. Sottopassiamo le arcate del tracciato ferroviario ed entriamo in una via allestita con le bancarelle. Si vende di tutto e l’evento tende a somigliare al semplice mercato rionale della domenica. Al termine della via una serie di espositori, per lo più contadini, da un senso alla cosa. Vendono qualsiasi tipo di cipolla, dalla più piccola a quella gigante. Anche in questo caso prezzi molto economici. Chiediamo informazioni sulla coltura e sulla provenienza dei prodotti: sono tutti locali e vengono coltivati in modo tradizionale. Entriamo nel palazzo dei congressi fiancheggiante dove si sta tenendo una conferenza sul tema della cipolla. Quindi ritorniamo verso la stazione.
Il viaggio di ritorno è più piacevole dell’andata. Ci fermiamo solo in una occasione, seppur restando sopra i treni. Il sole scende nell’orizzonte e rinfresca l’aria afosa. I paesaggi mutano il colore e non possiamo far altro che mettere la testa fuori al finestrino e scattare una fotografia. Sfidiamo l’aria in faccia, la polvere del motore e le tante gallerie. Ma ne vale la pena. Rientriamo in stazione per le 21:00, rispettando appieno l’orario. Termina così una delle avventure più belle da fare fra l’Abruzzo e il Molise.
Vuoi salire sulla Transiberiana d’Italia? Invia una mail a prenotazioni@lerotaie.com
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