Abruzzo, il tratturo come esperienza turistica

"Settembre andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare”. Uno dei più famosi poeti della storia raccontava la transumanza in una poesia, forse perché D’Annunzio era rimasto legato alla sua terra natia, forse perché la transumanza ha rappresentato un appuntamento annuale di grande importanza. Soprattutto per l’Abruzzo, tantoché l’esistenza dei borghi è il più delle volte legato a questo evento. Si partiva dall’Aquila il 29 settembre per arrivare a Foggia l’8 ottobre. Col passare degli anni la transumanza ha perso la sua importanza, fino a quasi scomparire. E quello che dispiace è che il tratto L’Aquila – Navelli deve la sua ricchezza proprio alla transumanza.
 
A separare l’Aquila al borgo di Navelli c’è un corridoio pianeggiante di 35 km, bianco l’autunno, verde in primavera e giallo l’estate. Qui è stata costruita la strada statale che, un po’ come avviene in Trentino Alto Adige col Brennero, rappresenta una via vetrina, dove è possibile godersi il panorama circostante fatto di borghi e castelli. Quel cordone ombelicale nero asfalto non è l’unica via di collegamento. Al suo fianco c’è il Tratturo Magno. E proprio questo percorso solcato per secoli da pastori e bestiami rappresenta una nuova e possibile fonte di guadagno, questa volta basata sul turismo. 


La partenza avviene dal capoluogo abruzzese dell’Aquila, davanti la Basilica di Collemaggio. Al suo interno sono custodite le spoglie di Pietro da Morrone, meglio conosciuto come Celestino V, personaggio fra i più amati nella Regione. A lui è stato dedicato un cammino, che ripercorre il suo viaggio verso Roma, verso San Pietro, verso quella chiesa troppo distante dal suo credo. Oggi Collemaggio è tornata a splendere, dopo che il terremoto del 2009 ne aveva compromesso la stabilità. Le ferite della città non hanno smesso di sanguinare, le cicatrici sono palazzine lungo la strada costruite per evitare l’esodo. Davanti la facciata rettangolare, dal gran rosone circolare, i pastori si avviavano verso le puglie. 
Sulla strada si incontra il bivio di Barisciano, un punto di passaggio. Da qui si andava verso Santo Stefano di Sessanio, verso Calascio e la sua Rocca, verso Campo Imperatore. Il primo dei tre luoghi citati ha avuto un ruolo primario durante la transumanza, tanto da attirare la famiglia dei Medici di Firenze. Non vi si producevano solo le lenticchie (consigliate), ma si raccoglievano anche le lane tosate dai pastori. Le si trattavano per poi mandare a Napoli, dove subivano un trattamento di lavaggio prima di essere spedite a Firenze e quindi sul mercato mondiale. Santo Stefano è l’esempio perfetto di come il turismo abbia sostituito la transumanza senza alterarne l’identità. Quelle che erano abitazioni abbandonate sono state restaurate e trasformate in spazi dell’anima, dove è possibile alloggiare in un’atmosfera lontana dalla nostra. A regolare il tutto un concetto: le singole case non sono singoli l’alberghi, ma sono camere di una struttura maggiore dove la hall è la stessa piazza e dove i corridoi sono i dedali di vie del borgo. Anche Rocca Calascio deve la sua importanza alla transumanza. È stato un avamposto militare per il controllo della transumanza, difficile da espugnare e distrutto solo dal terremoto. Venne abbandonato agli inizi del XX secolo, per poi essere utilizzato come set cinematografico in pellicole quali “Ladyhawke” e “Il nome della rosa”. Il recupero completo è al momento difficile da immaginarsi, tuttavia possiamo asserire che non esiste un percorso turistico di visita della valle senza la Rocca di Calascio.
 
Oltre Barisciano c’è un paese che si mette in vetrina per il suo particolare castello: è San Pio delle Camere. Il “delle Camere” deriva dal fatto che qui un tempo vi erano delle piccole grotte naturali, per l’appunto camere, dove i pastori potevano rifugiarsi nelle ore notturne. Lasciavano il bestiame nel recinto triangolare del castello, creato solo ed esclusivamente per la protezione degli animali lungo la via della transumanza. Di fronte San Pio delle Camere c’è Prata D’Ansidonia, una località vicinissima alla città romana di Peltuinum. Le rovine e i ritrovamenti archeologici, hanno sottolineato come la transumanza fosse una realtà già al tempo dei sanniti e successivamente dei romani. 


Qualche chilometro oltre sorgono due paesi limitrofi, citati spesso assieme: Caporciano e Bominaco. Al primo viene associata la sua chiesa madre, la Chiesa di Santa Maria di Caporciano, alla quale i pastori erano molto devoti. Il secondo possedeva una rocca – ben conservata – dalla quale si aveva una perfetta visione sulla valle e che garantiva una protezione dagli attacchi nemici. Anche a Bominaco si ha una chiesa importante: è quella di Santa Maria Assunta, posta al fianco dell’Oratorio dei Pellegrini, ribattezzato la “Cappella sistina d’Abruzzo”. Al suo interno gli affreschi del XII secolo coprono l’intera volta a sesto acuto e caratterizzano uno spazio solenne. 

Lungo il Tratturo magno, e sulla sinistra della statale, la Chiesa di Santa Maria in Centurelli anticipa l’arrivo a Navelli. Ci troviamo a 35 km dall’Aquila e la via della transumanza arriva in una località importantissima. La fortuna di Navelli si chiama zafferano, come lo chiamano qui “oro rosso” che da secoli garantisce una forte economia locale. All’interno di una chiesa del borgo è conservato un affresco raffigurante il Cardinale Borromeo. Perché sottolineare la cosa? Perché era un personaggio di spicco della chiesa milanese. Non a caso il piatto forte meneghino è il risotto allo zafferano. Pertanto ci testimonia quanto lo scambio economico fra l’Abruzzo e la Lombardia sia attivo da molti secoli. I campi sono pieni di piante di zafferano, le abitazioni del borgo sono vuote. La vecchia cinta è quasi disabitata e lo stato in cui gode il paese è di parziale abbandono. Tutto sembra lasciato così com’è: sulle pareti delle case delle scritte inneggiano la repubblica, altre vanno contro la monarchia. I segnali stradali e le insegne sono figlie degli anni ’70. Tutto è rimasto nel ricordo, e in quel ricordo si cela la vera identità del borgo. Il fascino resta inalterato, chiaro. In alto al paese svetta il castello – che è in realtà un palazzo rinascimentale – dalla pianta quadrata. Al suo interno si ospitano convegni, matrimoni e spettacoli, per un paese che non deve assolutamente morire. Il turismo diverrà la chiave del recupero: le prime abitazioni abbandonate sono divenute strutture ricettive, di gran classe. 


 
Da Navelli si giunge a un paese di lusso: Capestrano. È un altro borgo su cui i Medici di Firenze hanno investito. I pastori qui si fermavano per riposare e per tosare le loro pecore. Con i soldi ricevuti in cambio della lana potevano proseguire. 

Nell'ultimo secolo il Tratturo Magno ha perso la sua importanza nella transumanza. Tuttavia non ha perso la sua potenzialità economica: il turismo garantirà la rinascita di questo territorio e il turista verrà qui per vivere nuove esperienze, attive. È questa la missione di tratturi e cammini, che cerca di rivalorizzare il territorio attraverso una forma di turismo slow. Per concludere, quali esperienze ci riserva questo percorso di 40 km nel cuore dell'Abruzzo?

- Trekking sul Tratturo Magno assieme ai pastori: un'iniziativa che si svolge ogni anno a partire dal 29 settembre. 12 escursionisti lasciano L'Aquila e si incamminano verso Foggia. Volete un assaggio del percorso? Il regista Roberto Zazzara ha realizzato il documentario Transumanza - Transhumance.
- In sella sulla Mountain Bike: sono i percorsi migliori per gli appassionati della bicicletta. Non solo tratturi e sterrati, ma anche vie nel bosco.
- La valle a cavallo: sono molti i centri equestri nella valle. Si ripercorrono le vie della transumanza a quattro zampe.
- Sulle tracce del passato: moltissimi siti archeologici sparsi sulla valle, fra cui necropoli e città romane. Ma anche castelli e borghi semi abbandonati.
- Le vie dell'arte: i tanti borghi attraversati offrono una grande varietà artistica e culturale. Consigliati gli affreschi di Bominaco, le geometrie di Capestrano, le chiese di Caporciano. 
- Le vie del cibo: dallo zafferano di Navelli alle lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, passando per moltissimi altri prodotti che rendono famosa la valle.
- L'ospitalità abruzzese: la vera forza del turismo. Non vi aspettate gli alberghi convenzionali, ma antiche abitazioni riadattate a strutture ricettive. Consigliate le notti a Navelli, a Fontecchio, a Santo Stefano di Sessanio.

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