Visitare Monte Sole e i luoghi della Strage di Marzabotto

Nel paese di Marzabotto, a pochi minuti da Bologna, la storia racconta della piĆ¹ grande strage di civili nella seconda guerra mondiale. Il tutto avvenne nel vicino Monte Sole. Visitare questi luoghi non serve solo a ricordare, ma soprattutto a conoscere ciĆ² che successe qui.

Questa ĆØ memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del piĆ¹ vile sterminio di popolo
voluto dai nazisti di von Kesselring
e  dai loro soldati di ventura
dell’ultima servitĆ¹ di SalĆ²
per ritorcere azioni di guerra partigiana.

I milleottocentotrenta dell’altipiano
fucilati ed arsi
da oscura cronaca contadina e operaia
entrano nella storia del mondo
col nome di Marzabotto.
Terribile e giusta la loro gloria:
indica ai potenti le leggi del diritto,
il civile consenso
per governare anche il cuore dell’uomo,
non chiede compianto o ira,
onore invece di libere armi
davanti alle montagne e alle selve
dove il Lupo e la sua Brigata
piegarono piĆ¹ volte
i nemici della libertĆ .

La loro morte copre uno spazio immenso,
in esso uomini di ogni terra
non dimenticano Marzabotto,
il suo feroce evo
di barbarie contemporanea.

Salvatore Quasimodo


UN PO' DI STORIA: LA STRAGE DI MARZABOTTO

Era il 29 settembre 1944 e la guerra era oramai agli scontri finali. Gli alleati risalivano la penisola italiana, i tedeschi indietreggiavano verso la Linea Gotica. Quest'ultima divideva la nazione in due e passava proprio per l'appennino tosco emiliano, precisamente a Monte Sole, laddove sorgevano delle piccole frazioni del comune di Marzabotto. Ad aiutare gli alleati c'erano i partigiani della Brigata Stella Rossa, guidati da "Lupo" Musolesi, il piĆ¹ famoso partigiano. Essi divennero i primi nemici tedeschi e li fronteggiarono con attentati e sparatorie dirette. La Brigata Stella Rossa sorvegliava la valle proprio da Monte Sole. 

I tedeschi arrivarono a Monte Sole non solo per combattere i partigiani, ma per uccidere l'intera popolazione della valle. Volevano colpirli direttamente e indirettamente, uccidendo le loro famiglie. CosƬ in quella giornata fronteggiarono i partigiani, avendo la meglio, e massacrarono 775 civili. Il crimine efferato fu uno dei piĆ¹ brutti della storia delle guerre occidentali. La strage prese il nome del paese di cui facevano parte quelle frazioni: Marzabotto.


VISITARE I LUOGHI DI MONTE SOLE

Per visitare quei luoghi della strage si deve lasciare il paese alle spalle e proseguire verso Monte Sole. Su una strada che non ĆØ delle migliori. Stretta, ripida e alle volte esposta. Con una fitta vegetazione che invade la strada, tornante dopo tornante. E in tutto ciĆ² la marcia si riduce per poter trovare il traino indispensabile per quel tratto irto. Ma poi l’arrivo ĆØ dietro l’angolo e ha l’aspetto di una P di parcheggio che ti invita a lasciare la macchina e a proseguire a piedi. Certo: si potrebbe continuare dato che la strada prosegue oltre ed ha anche altre uscite. Tuttavia ĆØ bello fermarsi per poter vivere l’esperienza a piedi, come la si dovrebbe vivere.

A piedi, come gli abitanti di queste localitĆ  che non avevano altro mezzo al di fuori di un carretto. A piedi, come i partigiani che si spingevano da una parte all’altra del monte, nascondendosi dai crucchi, organizzando attentati. A piedi, come quei soldati tedeschi che arrivarono per giustiziare, senza mediazioni, senza patti. E a piedi ĆØ giusto rivivere la localitĆ , e con essa cercare di immaginarsi la storia che ĆØ stata. Quella che ha sporcato Monte Sole del sangue piĆ¹ dolce e innocente. Quella che ha regalato, ad un prezzo bastardo, una pagina di storia a questa comunitĆ . Che giorno dopo giorno si ingiallisce, dietro ricordi sbiaditi, inneggiamenti al fascismo e testimoni che progressivamente scompaiono.

Da quel parcheggio, preso d’assalto nelle belle domeniche, e soprattutto il giorno dell’anniversario dell’eccidio di Monte Sole, in prossimitĆ  del Poggiolo, si risale nel punto informativo ritrovandosi su una distesa di verde che guarda la valle e viene difesa dai monti. C’ĆØ un piccolo laghetto circondato da alberi, ci sono le tante panchine sparse in cui fermarsi per un pic-nic. Ci sono gli escursionisti del weekend che armati di tute in goretex e bacchette si incamminano lungo i sentieri segnalati. Ma ci sono anche i curiosi, come me, che ahimĆØ – e ahinoi – non sono mai arrivati a studiare quella pagina di storia dedicata alla Strage di Marzabotto. Visitare questi luoghi non ĆØ soltanto un inno al “non dimenticare”, ma soprattutto “al conoscere”.

Le indicazioni sono esaustive, l’applicazione sul telefono – Monte Sole APP – fornisce un quadro d’insieme della strage e dei luoghi associati. E in questo modo si puĆ² cominciare il percorso. Ma prima di intraprenderlo ĆØ giusto dire una cosa: lo si dovrĆ  percorrere immaginando ciĆ² che era successo. Dai partigiani nascosti fra la vegetazione, ai tedeschi in arrivo, fino alla popolazione locale (per lo piĆ¹ donne, bambini, anziani) disarmata, inerme e inoffensiva. Arrendevole al nemico: non per la paura, ma perchĆ© un mancato lieto fine del genere non se lo sarebbero mai immaginati. 

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La piana, prossimitĆ  Il Poggiolo



I LUOGHI DELL’ECCIDIO

Si sale, lasciandosi alle spalle il parcheggio e il ristorante “Il Poggiolo”, ritrovandosi subito a ridosso della Scuola di Pace Monte Sole. Un polo che promuove l’educazione alla pace, fra popoli e culture diverse, contro la xenofobia, il razzismo e le forme di violenza sull’uomo e sull’ambiente. Il tutto attraverso attivitĆ  didattiche ed eventi formativi, mirate soprattutto verso i piĆ¹ giovani, coloro che dovranno portare avanti l’ereditĆ  della testimonianza negli anni che verranno. Al fianco della stessa si trova ciĆ² che rimane della Chiesa di San Martino e di quella che era una frazione, in cui vivevano 432 abitanti. La strage non si consumĆ² il 29 settembre, come nel resto del monte, ma il 30. L’episodio che fece scattare l’ira dei tedeschi fu il rientro nella frazione di Dante Paselli, che precedentemente si era nascosto nei boschi. AndĆ² alla ricerca di sua moglie e la incontrĆ² davanti alla chiesa. I tedeschi pensarono fosse un partigiano e lo fucilarono. Assieme a lui sua moglie e suo figlio. Generalizzarono e ritennero che tutti gli uomini di quella frazione fossero partigiani. CosƬ mitragliarono, difronte casa Lorenzini, le loro donne, i loro bambini e i genitori anziani. In realtĆ  quegli uomini erano semplicemente nascosti. 


Di fronte alla Scuola di Pace si trova il monumento dedicato alle vittime della strage. Comprende un muretto di un’abitazione che fu, con una stele eretta e un Cristo crocifisso parzialmente degradato. Come una ferita aperta che forse il tempo rimarginerĆ . Alle spalle del monumento la vallata diventa collina e si perde nell’azzurro del cielo. Oltre quella collina comincia la strada che conduce verso alcune delle localitĆ  protagoniste dell’eccidio. Erano delle frazioni posizionate a breve distanza l’una dall’altra, rappresentate da una chiesa che vi sorgeva come faro. E tutto attorno alcune case rurali, e piĆ¹ lontano cascine e abitazioni povere, con i loro fienili e le stalle per gli animali. La prima che si incontra ĆØ la frazione di Caprara di Sopra, di cui restano in piedi i soli muretti divisori delle case distrutte in quegli anni. A un occhio non allenato questi potrebbero sembrare i resti di un insediamento romano, o forse quelli di una fornace medievale. Ma in realtĆ  erano le abitazioni di chi morƬ in quei giorni. CiĆ² che rimane ĆØ un saliscendi di terrazzamenti in pietra, in cui si riconoscono i perimetri delle abitazioni e le scale. Con l’immaginazione e con fotografie di repertorio si avrĆ  un’idea parziale dell’insieme. Qui furono uccise, con uno scoppio di granata Amalia Musolesi e la figlia Bruna, oltre al partigiano Pietro Casalini. Ma anche Augusta Possati, uccisa da una cannonata sparata verso lei. 

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La frazione di Caprara di Sopra


Alle spalle di quella frazione c’era il Monte Caprara, divenuto parte integrante della linea gotica II, o linea verde. Su queste pendici si scontrarono la brigata partigiana Stella Rossa e l’esercito tedesco, in un duello feroce che portĆ² alla morte di molti combattenti italiani. Ma non solo: pochi mesi dopo sarebbe stata bombardato dagli alleati, per distruggere i rifugi tedeschi. Prima dell’arrivo dell’esercito sudafricano, con i loro carrarmati. La seconda frazione lungo la strada ĆØ quella che piĆ¹ raccontata fra tutte. Sia per il numero di persone uccise lƬ in contemporanea, sia per le sotto storie che il tempo ci ha tramandato grazie alle testimonianze di chi si salvĆ². ƈ la localitĆ  di Casaglia. E a differenza delle altre essa ha un protagonista adottato dalla storia. Il parroco della Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia: Don Ubaldo Marchioni. Ma andiamo con ordine.

Lungo la frazione di Casaglia vivevano 716 abitanti, tutti impiegati nell’agricoltura e nell’allevamento. Da questi terreni si ricavavano funghi, castagne, legname e prodotti della terra. Ma anche prodotti derivati dagli animali, che finivano nelle tavole della borghesia bolognese. Con l’arrivo dei tedeschi, in quel 29 settembre 1944, i civili rimasti nelle loro abitazioni, per lo piĆ¹ donne, bambini e anziani, si andarono a rifugiare in chiesa, sotto consiglio del parroco. La chiesa era in quei tempi di guerra un luogo sicuro. Soprattutto perchĆ© c’era un silenzioso accordo in cui nello spazio religioso ci si arrendeva a qualsiasi forma di violenza o combattimento. L’unica arma era la preghiera. Insomma: varcarono il portale della chiesa per non intromettersi in atti di guerra. Nel frattempo gli uomini si andarono a nascondere nella sterpaglia, fra gli alberi del monte e in rifugi di fortuna. Si pensĆ² che i tedeschi non fossero lƬ per uccidere i civili, ma per combattere i partigiani. 

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La Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia


Ma quando i tedeschi spalancarono la porta della chiesa si capirono subito le reali intenzioni. Interruppero il rosario e puntarono le armi sui civili, radunati sotto la preghiera di Don Ubaldo Marchioni. Invitarono tutti a uscire dalla chiesa, disponendosi in fila per andare nel vicinissimo cimitero di Casaglia. Una donna tentĆ² di fuggire lungo il declivio, ma venne giustiziata. In due salirono sul campanile, ma divennero topi in gabbia. Giustiziati. Infine una ragazza paralizzata restĆ² ferma, sulla sua sedia, incapacitata a muoversi. Giustiziata. Nel panico tutti i civili marciarono verso il cimitero, minacciati dai tedeschi. Don Ubaldo tentĆ² di chiedere una grazia: lui parlava il tedesco. Ma fu inutile. Lo stesso venne fatto rientrare in chiesa e fatto mettere dietro l’altare. Giustiziato. I restanti civili furono fatti disporre di fronte la cappella del cimitero, su piĆ¹ file, a seconda di altezze differenti: i piĆ¹ bassi (i bambini) davanti, i piĆ¹ alti nelle retrovie. Quindi una mitragliatrice e delle bombe a mano uccisero 195 persone. Un numero spaventoso. Qualcuno si salvĆ² sotto i cadaveri, ma erano un percentuale bassa, irrisoria. 

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Il cimitero di Casaglia


Al fianco di quel cimitero c’ĆØ una piccola stradina che scende lungo il terreno scosceso. Ma anche una stretta strada molto ripida. Le due si incontrano in prossimitĆ  della frazione di Cerpiano, altra protagonista di quei luoghi. A Cerpiano le mura perimetrali della chiesa sono rimaste in piedi. E anche la sagrestia e gli ambienti connessi. Si riconoscono alcune delle parti del complesso e quella che un tempo era la via. Qui c’era sia l’asilo, sia la scuola elementare. Ecco perchĆ© la maggior parte delle vittime erano bambini. I presenti furono fatti entrare nella chiesa e chiusi all’interno. Quindi vennero gettate verso di loro una serie di granate che esplodendo uccisero la maggior parte delle persone. Non accontentandosi mitragliarono i corpi, per assicurarsi la morte dei superstiti. Si salvarono due bambini e suor Antonietta Benni, colei che fornƬ sin da subito la versione dei fatti. 

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La frazione di Cerpiano


Riscendendo da Monte Sole verso Marzabotto ci si potrĆ  fermare presso la localitĆ  di Sperticano. Si trova lungo l’omonima via, attraversata per giungere fino ai luoghi della memoria. Era qui che i tedeschi avevano istituito un loro campo base, in cui le donne dovevano garantire loro cibo e divise pulite. Al contempo dovevano presenziare in alcuni banchetti in cui venivano maltrattate. Per difenderle un giorno si presentĆ² Don Giovanni Fornasini che riuscƬ, con una scusa, a ricondurle nelle loro abitazioni. Ma fu un gesto che si portĆ² con sĆ© l’ira dei tedeschi. Don Giovanni fu giustiziato e decapitato. Sempre nella frazione alcuni uomini si nascosero sotto una botola di una scuola, riuscendo a non farsi scovare dai tedeschi lƬ appostati, e venendo liberati solo successivamente dalle donne accorse in loro soccorso. 

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MARZABOTTO: I LUOGHI DEL RICORDO

La Strage di Marzabotto prende il nome del comune di cui fanno parte le localitĆ  elencate. Eppure la vera strage si ĆØ consumata sul Monte Sole. Tuttavia, dopo la fine della seconda guerra mondiale, si decise di spostare i corpi dei civili uccisi all'interno di un edificio costruito appositamente come memoriale. Fu cosƬ che nacque il Sacrario di Marzabotto. Esso fu completato nel 1960 e al suo interno ospita le numerose vittime civili che perirono durante l'eccidio e nei giorni antecedenti e posteriori. Al piano superiore, rialzato rispetto la strada, c'ĆØ la chiesa. In quello inferiore l'ossario con i nomi di tutti i caduti. Le foto all'ingresso sono accompagnate dal nome e dall'etĆ  delle vittime. 

Al fianco del Sacrario si trova la Casa della Cultura in cui sono presenti video, immagini, testimonianze, ma anche documenti atti a ricordare gli anni delle rappresaglie nazi-fasciste. 

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L'ingresso del Sacrario di Marzabotto



COME ARRIVARE A MONTE SOLE

Monte Sole fa parte del comune di Marzabotto e lo si raggiunge direttamente dallo stesso. Per chi arriva con l’A1 l’uscita autostradale ĆØ quella di “Sasso Marconi”. Da lƬ ci si immette sulla SS64 “Porrettana” verso Marzabotto. Per chi arriva dall’A14 occorrerĆ  uscire a Bologna Casalecchio, proseguendo sulla SP569 “Bazzanese”, per poi continuare sulla SS64 “Porrettana”.
Una volta giunti a Marzabotto ci si lascerĆ  il centro alle spalle e si svolterĆ  in Via Sperticano. Sulla sinistra ci sarĆ  un complesso commerciale. Da lƬ si passerĆ  al di sotto della ferrovia e si continuerĆ  sulla destra. Un ponte con una sola corsia condurrĆ  oltre il Reno. Subito dopo, al primo bivio, si svolterĆ  a destra su Via San Martino e si seguirĆ  la strada per altri 5 minuti, fino all’arrivo a Monte Sole.


COME MUOVERSI A MONTE SOLE

I luoghi del memoriale di Monte Sole sono fatti per essere visitati lentamente, a piedi o in bicicletta. Tuttavia i diversi monumenti sono raggiungibili anche in macchina, su carrarecce e strade in cemento. La frazione di Cerpiano si trova al termine di una discesa molto irta, particolarmente sconsigliata per chi va in bicicletta, rischiosa anche per chi vi scende, e quindi risale, in macchina. Per salire sul Monte ĆØ fondamentale arrivarci in automobile.


COSA VEDERE NELLE VICINANZE DI MARZABOTTO

A un quarto d’ora da Marzabotto si potranno visitare due delle principali attrazioni turistiche presenti nel circondario bolognese. 

1) La Casa di Guglielmo Marconi. Nella stessa si trovano i laboratori in cui il fisico sperimentĆ² la trasmissione delle onde radio, ma anche gli spazi in cui visse, il memoriale a lui dedicato e infine la statua colosso che lo rappresenta. Per raggiungerla occorre spostarsi verso Sasso Marconi.

2) La Rocchetta Mattei, un gioiello dell’ecclettismo che fu costruita nel XIX secolo. Ricorda un castello medievale, incrocio fra una Sintra e il Castello di Neuschwanstein.

Villa Marconi


CONSIGLI

Prima di visitare i luoghi della Strage di Marzabotto ĆØ fondamentale 
1. Aprire un libro di storia che tratti dell'argomento.
2. Oppure comprarsi un libro dedicato.
3. Guardarsi dei documentari in cui compaiono i testimoni rimasti ancora in vita.
4. Vedersi il film "L'uomo che verrĆ ", in cui la vicenda ĆØ raccontata fedelmente.
5. Scaricarsi l'applicazione APP Monte Sole.
6. Dopo la visita ricominciare la lista da capo, per avere chiare le idee.
7. E infine comodi durante la visita a Monte Sole.


Articolo scritto: Febbraio 2020.
Ultima modifica: Febbraio 2020.

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