Cosa vedere a Bologna restando sotto i suoi portici
Bologna ha la dimensione di una grande città e i connotati di un paesone e in ogni via del centro si respira la stessa atmosfera, fatta di una cultura visibile, di una mediazione di pensiero e di una sensazione dove tutte le ambizioni possano essere concretizzate. A “Bologna non si perde neanche un bambino” scrisse Lucio Dalla in una sua canzone, il che è vero. I tanti punti di riferimento, sono tutti all’interno di quell’esagono che dà forma alla città , un perimetro in cui i protagonisti sono i portici. E in questa mia ricerca personale ho vissuto la Bologna all’ombra, quella dove puoi uscire senza l’ombrello, quella che come una serpentina si inoltra nelle abitazioni: la Bologna dei portici.
Un percorso di una giornata, per vivere i luoghi più famosi della città restando sotto i portici, alla scoperta dei simboli di Bologna, ma anche di curiosità e di segreti. Di piccoli episodi e grandi attrazioni, partendo dal cuore della città : Piazza Maggiore, o per dirla alla Lucio Dalla, “Piazza Grande”.
1. La partenza dai Portici di Piazza Maggiore.
Il tour di Bologna sotto i portici comincia al fianco della Basilica di San Petronio, laddove è stata installata la terrazza panoramica. Qui c’è un edificio che rappresenta già di per se la città : l’Archiginnasio. Fu progettato nel 1562 da Antonio Morandi, lì dove un tempo vi erano le scuole bolognesi. L’edificio fu utilizzato come sede dell’Università di Bologna almeno fino al 1805, anno in cui venne spostata nell’attuale Via Zamboni. Nonostante la perdita della sua funzione iniziale, continuò a essere il luogo della cultura per eccellenza, andando a ospitare una delle biblioteche più belle d’Italia. Qui sono conservati ed esposti libri molto antichi, ma anche manoscritti e pergamene. Sarà possibile sedersi a studiare in una sala di quasi 600 anni, con i banchi in legno di un tempo, nello spazio dove Rossini suonò la sua prima opera.
Al fianco dell’Archiginnasio si ha il Museo Civico Archeologico, che fa angolo con Via dei Musei. Spostandosi momentaneamente su questa via si incontrerà la Libreria Nanni, una delle librerie più antiche di Italia. C’è una sezione esterna al locale dove si potranno acquistare libri, di ogni genere, con pochi euro.
Arrivati all’interno di Piazza Maggiore si entra nel portico fra il Palazzo del Podestà e il Palazzo Re Enzo. Sul fondo, in prospettiva, la statua del Nettuno. Nel mezzo fra i due edifici c’è una volta ribattezzata “il telefono senza fili”, dal nome che ricorda l’invenzione del bolognese Guglielmo Marconi. Questa volta in pietra ha una particolarità , ossia quella di creare un effetto acustico che fa divertire chi lo sperimenta. Per verificarlo occorre essere almeno in due e porsi nei due pilastri opposti sulla diagonale, con il viso rivolto verso il muro. Parlandosi, anche a bassa voce, si udirà la voce della persona al pilastro opposto nitidamente, come in una telefonata. Ma non ci sono fili, non c’è elettricità . Solo un effetto acustico.
Archiginnasio |
Libreria Nanni |
2. Da Piazza Maggiore a Via dell’Indipendenza.
L’incrocio davanti Piazza Maggiore, che collega Via Bassi, Via Rizzoli e Via dell’Indipendenza, ha la forma di una “T”, tantoché quando viene pedonalizzato si parla di “T-Days”. Sotto il livello stradale un tempo c’erano gallerie commerciali, almeno fino agli anni ’80, oggi completamente chiuse. Si attraversa la strada e si arriva al primo portico di Via Indipendenza. Se ci si pone sotto la seconda volta, davanti (almeno per il momento) al negozio della “O Bag”, si potrà leggere la scritta “Canabis Protectio”, che ha fatto incuriosire per la sua singolarità . Via Indipendenza è la via dello Shopping e i grandi brand hanno inserito le loro attività all’interno di tutti gli spazi disponibili, compreso un edificio in stile liberty con sala da danza al piano superiore, che oggi ospita la H&M, e un teatro.
Palazzo Liberty in Via Indipendenza |
3. Via Righi con piccola svolta n Via Piella
Arrivati in corrispondenza di Via Righi si lascia Via dell’Indipendenza. La vera attrazione è in una traversa di Via Righi, nominata Via Piella. Qui su di un muro arancione è presente una piccola finestrella. Aprendola ci si ritrova su un canale di Bologna che ricorda la Serenissima. Non a caso questa prospettiva è stata ribattezzata “La Piccola Venezia”. C’è anche un piccolo ponticello da cui è possibile vedere il canale senza ostacoli architettonici, ma l’impatto visivo è molto inferiore.
La Piccola Venezia |
4. Da Via delle Moline fino a Largo Respighi.
In Via delle Moline si comincia a respirare l’atmosfera universitaria di Bologna. Questa strada, su cui oggi si affacciano molte attività commerciali dedite alla ristorazione, era un tempo un polo preindustriale che si basava sulla vicinanza al Canale di Reno. Qui l’animazione era portata da tutti gli artigiani che avevano le loro botteghe, il più delle quali funzionanti grazie ai mulini (ecco spiegato il nome della via). C’erano anche dei maniscalchi, cavallerai, filatoi a far sviluppare un piccolo polo che faceva girare l’economia della città .
5. Piazza Verdi
Bologna è conosciuta da secoli come una città universitaria e se dovessimo ricercare il luogo nevralgico in cui tutti gli studenti si incontrano, allora penseremo a Piazza Verdi. In quel perimetro rettangolare, circondato da edifici storici, si ha una delle più grandi contraddizioni della città : qui vi si affacciano studenti, professori, extracomunitari, forze dell’ordine e borghesia bolognese nel dopo teatro. Tutto coesiste in un rullo che spinge Piazza Verdi a cambiare giorno dopo giorno. A essere diversa rispetto all’ieri, sempre pronta a ospitare una sommossa o una protesta. Come quella del ’68, o quella del ’77, in cui le mura raccontano i duri scontri in cui perse la vita (in una via vicina) lo studente Lorusso, freddato da un colpo di arma da fuoco. Ma Piazza Verdi è anche cultura e il simbolo è la sua biblioteca. E vita notturna, in cui gli studenti si riuniscono nei locali de “La Scuderia” per cominciare la serata. Al fianco di questo locale, pieno in ogni ora del giorno, c’è la testimonianza di un’insegna, che ricorda una cooperativa universitaria per la stampa dei libri, oggi dislocata in una via limitrofa. E infine il Comitato Piazza Verdi, che cerca di offrire servizi per mantenere ordine in questa piazza che ieri, oggi, e in futuro, continuerà a rappresentare il luogo dove tutto coesiste e tutto si diffonde.
Teatro di Piazza Verdi |
Piazza Verdi |
6. Da Piazza Verdi a Via Zamboni
Se pensi a Via Zamboni, pensi all’Università di Bologna. Già , perché qui fu spostata la sede dell’Ateneo precedentemente situato nell’Archiginnasio. Il volere fu di Napoleone e già dal 1805 la sede nuova fu collocata all’interno di Palazzo Poggi. Qui, su una torre, fu installata anni prima la Specola, ossia un osservatorio astronomico che tutt’oggi è in funzione. .
I murales che negli anni si dipingono sulle pareti non restano, e il più delle volte si alternano a nuovi, le persone che vi passano cambiano in base ai tempi che stiamo vivendo, e solo una cosa rimane: la concezione che qui tutto ruota attorno allo studente.
Via Zamboni |
Ingresso facoltà di Giurisprudenza |
7. Le torri
Al termine di Via Zamboni si arriva nell’incrocio più importante di Bologna, quello di Piazza Ravegnana. Qui si intersecano alcune delle vie più note della città e nel punto della loro unione si trovano le due Torri, fra i simboli della città : la Garisenda e quella degli Asinelli. Facevano parte di tutte quelle torri cittadine che un tempo riempivano Bologna, facendola paragonare a una New York medievale. Oggi ne restano in piedi una ventina, dislocate per tutto il centro storico. Per arrivare alle Torri si lasciano momentaneamente i portici. Da osservare la bottega al pian terreno della torre, una delle più antiche della città .
Bottega al piano terra della Torre degli Asinelli |
8. Strada Maggiore
Strada Maggiore è una delle vie più importanti della città e ha mantenuto il ruolo di grande arteria di collegamento fino ai giorni nostri. Vi si accede alle spalle delle due Torri, ritrovandosi nel portico che circonda la Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano. Qui sono presenti edifici storici che raccontano la storia di Bologna. A partire da Palazzo Rizzoli, in cui visse il politico, chirurgo e medico Francesco Rizzoli, e dove dal 1876 al 1890 soggiornò Giosuè Carducci, negli anni d’oro della sua vita bolognese. Poco più avanti troviamo la prima abitazione di Bologna costruita in muratura, anziché utilizzare il legno: questo palazzetto è ai numeri civici 15 e 17, e una stele qui posta ricorda che la casa fu abitata dal Vescovo Ruggeri, colui che fece morire il conte Ugolino della Gherardesca, entrambi citati nella Divina Commedia. Al fianco del palazzo c’è il Vicolo Alemagna, che prende nome da un’osteria medievale in cui si riunivano gli studenti tedeschi di Bologna.
L’edificio più famoso di Strada Maggiore è Palazzo degli Isolani. È reso celebre da due fattori: 1) Possiede il porticato più suggestivo, con travi in quercia che arrivano a un’altezza di nove metri, 2) sul soffitto del portico sono tutt’oggi visibili tre frecce scagliate, chissà quanti secoli fa, verso l’alto. Dal Palazzo degli Isolani, si accede all’interno della corte, in un percorso progettato nel 1451 che dal lato medievale della costruzione conduce fino a quella rinascimentale dall’altra parte dell’isolato, in Piazza Santo Stefano. Il nome “degli Isolani” è dovuto alla patria di origine dei suoi proprietari: l’Isola di Cipro.
Proseguendo su Strada Maggiore ci arriva in uno slargo in cui il portico circonda una piazza a pianta rettangolare. Prende il nome di Portico dei Servi, in cui Pasolini ambientò una scena del film “Edipo Re”. Sulla Piazza, in cui ogni anno si svolge la fiera di Santa Lucia coi mercatini di natale, è presente la Basilica dei Servi, dalla costruzione distribuita in tre secoli. Qui ci sono firme eccellenti dell’arte italiana, fra cui Cimabue e Guido Reni.
La prima abitazione in muratura di Bologna |
Portico dei Servi |
Palazzo degli Isolani |
9. Via Fondazza
Se dovessimo fornire a un turista la cartina di Bologna, si interesserebbe a Via Fondazza per un solo motivo: qui è situata la casa natale del pittore Giorgio Morandi. Eppure quel palazzo, anch’esso porticato, è l’ultima delle cose da ricercare in questa via. Qui è nata un’idea molto forte che, da una piccola via di un trecento metri circa, si è diffusa in tutto il mondo, arrivando negli States, in Brasile e in altre regioni della terra. L’idea si chiama “Social Street”, un progetto che parte dai social network per creare una socialità fisica, ribaltando la stessa idea per cui era nato facebook. Con questa Social Street gli abitanti della via, appartenenti alla vecchia generazione che qui abita da molti anni, hanno trovato il modo di convivere con la nuova generazione, per lo più fatta di gente extracomunitaria. Le persone si incontrano online per discutere di temi, organizzare iniziative o più semplicemente svolgere attività di “buon vicinato”. Queste discussioni si riflettono sulla realtà e divengono il motore trainante di una via che cambia e che ritorna agli schemi primordiali di città . Alcune attività commerciali offrono lavoro agli immigrati, ci sono libri gratuiti da prendere (book-crossing) fuori dalle attività commerciali, ma anche biciclette per muoversi senza doverne acquistare per forza una.
In una traversa di Via Fondazza, Via San Petronio Vecchio, si trova la Libreria “Libri Liberi” in cui tutti i libri sono gratuiti. Tutto funziona col sistema del book-crossing: io prendo il libro che mi serve, senza pagarlo, e nel caso te ne porto un altro.
Casa natale di Giorgio Morandi |
Social Street di Via Fondazza |
10. Da Via Fondazza a Via Santo Stefano
Anche Via Santo Stefano è considerata una delle vie più note della città . Nasce da Piazza della Mercanzia per arrivare fino a Porta Santo Stefano, al tempo ingresso della città . Si slarga in prossimità delle sette chiese, in una Piazza dalla pianta triangolare molto amata. Ma le storie più belle sono raccolte nelle stradine che si affacciano su via Santo Stefano. La prima è Via Remorsella che per quanto fosse considerata pericolosa e malfamata, cambiò nome nei secoli scorsi. Solo ultimamente è tornata a chiamarsi come un tempo. Un’altra è Via di Rialto, per ricordare la presenza di un rio che scorreva qui. C’erano mulini e botteghe artigiane, oggi del tutto perse. E infine Via dei Cartolai, in cui erano presenti quelle attività commerciali dedite alla stampa e alla lavorazione delle pergamene.
Da Via Santo Stefano si continua su Via Farini. Sull’immediata sinistra una salita conduce presso Piazza San Giovanni in Monte.
Piazza Santo Stefano |
Piazza Santo Stefano |
11. Via Farini
Non appena termina Via Santo Stefano si arriva in un incrocio a “Y”. Proseguendo a destra si arriva in Piazza Santo Stefano, andando a sinistra si entra su via Farini. Una via elegante, paragonabile a una “Rue de Rivoli” parigina, dove gli edifici più importanti bolognesi si affacciano al di fuori del caos di una Via Rizzoli (la parallela). Nell’angolo che si forma con la piazza alle spalle della Basilica di San Petronio, c’è il Portico del Paviglione, famoso in quanto era il punto di ritrovo dei nullafacenti bolognesi, che qui si riunivano per commentare i passanti. Un po’ come nella sceneggiatura de “I Vitelloni”, dove Flaiano raccontava i disoccupati pescaresi degli anni ’50. In quell’angolo c’è ancora il Bar Zanarini, il più famoso (e costoso) della città . Al suo fianco la Libreria Zanichelli, frequentata anche da Giosuè Carducci.
Non appena termina Via Santo Stefano si arriva in un incrocio a “Y”. Proseguendo a destra si arriva in Piazza Santo Stefano, andando a sinistra si entra su via Farini. Una via elegante, paragonabile a una “Rue de Rivoli” parigina, dove gli edifici più importanti bolognesi si affacciano al di fuori del caos di una Via Rizzoli (la parallela). Nell’angolo che si forma con la piazza alle spalle della Basilica di San Petronio, c’è il Portico del Paviglione, famoso in quanto era il punto di ritrovo dei nullafacenti bolognesi, che qui si riunivano per commentare i passanti. Un po’ come nella sceneggiatura de “I Vitelloni”, dove Flaiano raccontava i disoccupati pescaresi degli anni ’50. In quell’angolo c’è ancora il Bar Zanarini, il più famoso (e costoso) della città . Al suo fianco la Libreria Zanichelli, frequentata anche da Giosuè Carducci.
Portico del Paviglione |
12. Via Garibaldi
I portici di Via Garibaldi conducono fino alla sede della Banca d’Italia, prima di terminare in prossimità del numero civico 3. In questo palazzo, caratterizzato da un cortile interno con giardino, era presente la tipografia Azzoguidi, la più antica di Bologna. In questa sede, dai rulli di stampa, uscì la prima copia del giornale di Bologna, “Il Resto del Carlino”. Una targa posta al fianco del portone ne ricorda l’aneddoto. Ma da cosa deriva il nome di questo giornale? Quando si acquistavano i sigari, si pagavano in Carlini, equivalente a una moneta da dieci centesimi. Il resto reso all’acquirente, veniva speso in giornale. Da qui l’idea di destinare “il resto del carlino” in un quotidiano.
Procedendo lungo la via si arriva a ridosso di una piazza, in cui è situata la Basilica di San Domenico. La sua costruzione risale al XIII secolo, con inaugurazione nel 1228. Fu rimaneggiata nel XVIII secolo. Ha una facciata a capanna, con portale centrale sormontato da un rosone. All’interno è divisa in tre navate, con transetto, coro e cappelle laterali. La nota più interessante riguarda le firme di grandi artisti che qui hanno dipinto: Michelangelo Buonarroti, Nicola Pisano, il Guercino, Ludovico Carracci, Filippino Lippi e Guido Reni.
La prima sede del Resto del Carlino |
13. Da Via Marsili a Via Saragozza
Anche Via Marsili, imboccabile davanti la Basilica di San Domenico, è priva di portici. Gli unici sono delle rastremazioni dei piani superiori, non classificabili in questa categoria. Il palazzo che si incontra all’incrocio con Via Garibaldi occupa un intero isolato e apparteneva a una facoltosa famiglia bolognese. Michele dei Mattuiani (che dà il nome al palazzo e alla via laterale) aveva come moglie tale Mea. Essa fece invaghire il signore di Cremona, giunto fino a Bologna al servizio di suo zio, il Conte Ugolino. Lui le scrisse una terzina per esaltarne la bellezza. Lei le rispose “picche”: in una terzina scrisse “Dov’è l’errore non è diletto intero”, restando fedele al marito.
Superata Via Marsili si entra in Via Urbana. È una via famosa per un aneddoto. Qui sono conservate le statue in terracotta di Sant’Antonio e San Bonaventura. Furono posizionate in un’edicola nel 1582 e subirono le incurie del tempo. Ma nel 1913, il futuro Papa Benedetto XV restò vittima di un incidente e la sua carrozza venne investita da un tram. Nessuno si fece male e si gridò al miracolo. Il futuro papa fece restaurare, a sue spese, le due statue in segno di riconoscimento per il pericolo sventato.
E finalmente si arriva su Via Saragozza, la via che esalta la filosofia del portico bolognese. Il luogo simbolo della città , che collega il centro alla prima periferia. Via Saragozza più che una semplice arteria è uno stile di vita. Uno spazio dell’anima, in cui rispecchiarsi e restare affascinati. Qui si mescolano l’antico e il moderno, la borghesia e la popolarità , il giallo e l’arancio dei portici. Le attività commerciali, i profumi dei fruttivendoli, l’odore di paste sfornate di prima mattina. Il suono delle tazzine sbattere sul piattino, i copertoni delle biciclette slittare sul pavimento. Una via che va oltre Porta Saragozza, per arrivare fino al Meloncello. Nel frattempo la sagoma immaginaria della biciletta del protagonista di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, le chiacchiere del “Bar Margherita” di Pupi Avati.
Via Saragozza |
14. Il Meloncello
Via Saragozza termina con un portico, forse il più bello della città . Fu progettato laddove scorre il Rio Meloncello (da cui prese il nome) dall’architetto Dotti, fra il 1719 e il 1732. Al suo fianco è situata la Pasticceria Billi, che risale agli anni ’30 dell’800.
Il Meloncello |
15. Via Pietro de Coubertin
Una piccola deviazione, per passeggiare sotto i portici, al fianco dello Stadio Dall’Ara. Uno stadio cittadino, costruito a partire dal 1925, quando la prima pietra venne posta dal Re Vittorio Emanuele III. Il progetto voluto dal partito Fascista, riprende il modello degli anfiteatri romani, con sovrapposizione di arcate e uso del mattone rosso. La prima partita vide contrapposta l’Italia alla Spagna: gli azzurri si imposero per 2-0. Il Bologna Calcio, che nel frattempo aveva abbandonato lo Sterlino, perse la prima in casa. Nel 1929 venne aggiunta la famosa Torre di Maratona, il simbolo dello stadio.
Ingresso Stadio Dall'Ara |
16. Il portico di San Luca
Dal portico del Meloncello si accede ai 666 portici, alternati da 15 cappelle, che compongono il cammino di San Luca. Si estendono per quasi quattro chilometri e risalgono la collina fino al santuario. Un alternanza di scalini e piani inclinati, dallo stesso stile e colore dei portici di Via Saragozza, come se fossero un tutt’uno. Sulle pareti le firme di quelle famiglie che, con i loro fondi, hanno permesso la costruzione di un portico che è fra i Guinness World Record per estensione.
Portico di San Luca |
Portico di San Luca |
17. Il Santuario di San Luca
Il viaggio alla scoperta di Bologna, sotto i suoi portici, si conclude sul colle della Guardia, in cui sorge una delle chiese bolognesi più belle.
Ciao Dante! Che bella idea quella di raccontare la Bologna sotto i portici. Fra due settimane sarò lì anche io e non vedo l'ora di scoprire questi angolini. A presto :D
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