Il capolavoro italiano di Keith Haring: il murale Tuttomondo a Pisa

Era il 1989 quando il famoso artista Keith Haring disegnò, per la città di Pisa, il murale Tuttomondo. Un'opera unica nel suo genere con una storia che sembra essere uscita da un romanzo. L'ultima grande firma dell'artista americano: prima della sua morte prematura.


keith haring pisa
Il Murale Tuttomondo di Keith Haring



Il centro storico di Pisa non ha nulla a che vedere con un quartiere underground della East Coast americana. E anche sforzandosi sarebbe difficile ricercare in quelle eleganti facciate del corso un dettaglio che richiami l’oltreoceano. Forse le insegne dei fast-food potrebbero illudere, forse le vetrine dai neon lampeggianti potrebbero richiamare una strada newyorkese. Ma siamo lontani, in tutto. Se poi si provasse a disegnare un murale nel centro cittadino, esso rischierebbe di stonare nell’insieme.

Eppure una contaminazione c’è stata. O meglio: c’è. E ha creato un ponte fra l’America e Pisa. Una contaminazione così particolare e atipica in quel contesto urbano da esserne diventata uno dei simboli. Uno di quei puntini da inserire nelle cartine turistiche stampate per i visitatori, a competere con altre grandi attrazioni più famose, come la Torre di Pisa. Questa è la storia di un angolo di New York all’interno della città di Pisa. Questa è la storia felice di un incontro fortuito divenuto arte. Questa è la storia del murale Tuttomondo di Keith Haring.

Perché un’artista di fama mondiale come Keith Haring si è ritrovato a misurarsi con il muro bianco di un palazzo al centro di Pisa? Proprio lui, che aveva cominciato imbrattando metropolitane e muri della East Coast americana. Con quel disegno, per l’appunto dal nome Tuttomondo, l’artista creerà uno stargate fra l’America e Pisa: due mondi per una volta vicini. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo le tappe che portarono alla realizzazione dell’opera.


KEITH HARING A PISA: COME NASCE IL TUTTO

La storia nasce oltreoceano, a quasi 7000 km da Pisa. Per la precisione in un angolo della Grande Mela in cui un gruppo musicale di origine indiana stava tenendo uno di quei concertini in maschera. A fermarsi ad ascoltare quelle note sul marciapiede newyorkese ci furono due ragazzi. Il primo era Piergiorgio Castellani, un 19enne toscano di Pontedera, partito per l’America per accompagnare il padre in un viaggio di lavoro. Il secondo Keith Haring, 29enne artista di fama mondiale, di cui non occorrono ulteriori descrizioni. Sebbene le quotazioni di Haring in quegli anni fossero alle stelle, il volto dell’artista non era conosciuto, quantomeno da chi non si interessava di arte.

E fu questa la grande fortuna di Piergiorgio Castellani: quella di riconoscere in quel pubblico il volto dell’artista che aveva conosciuto nelle riviste d’arte a cui si era abbonato, una su tutte Interview di Andy Warhol. Corse verso Keith Haring, dal riccio disordinato e l’occhiale tondeggiante, e lo tempestò di elogi. La reazione di Haring fu inaspettata, perché a differenza di altri grandi artisti non scappò da quel ragazzo entusiasmato dalla situazione, anzi restò ad ascoltarlo. Rispose alle sue domande, fra cui una più diretta: perché non realizzi un’opera permanente in Italia? Haring aveva già lavorato a Milano e a Roma, ma entrambe le opere erano installazioni. L’idea di realizzare un qualcosa di permanente in Italia lo affascinò subito. Così invitò Piergiorgio nel suo studio. I due restarono in contatto per tutto l’anno corrente e seguente, organizzandosi per l’eventuale murale che Keith Haring avrebbe dovuto dipingere.

Intanto Piergiorgio si mise alla ricerca di un muro cittadino da affidare ai colori dell’artista. Dapprima tentò Firenze, ma il massimo che gli fu concesso furono dei muri periferici inadatti. Quindi tentò con Pisa e qui ottenne la facciata cieca di un palazzo all’inizio del corso, con una superficie di 180 mq: quella del Convento frati servi di Maria. Essa è situata in un punto strategico, laddove la stazione ferroviaria e degli autobus sono vicine. Haring si liberò delle ultime commissioni assegnate a lui e nel 1989 si dedicò alla realizzazione del murale Tuttomondo: stava nascendo un pezzo di America nel centro di Pisa.


Murale Tuttomondo Keith Haring
Il Murale Tuttomondo di Keith Haring



KEITH HARING A PISA


Nel giugno del 1989 Keith Haring sbarca in Italia. Provato dalla malattia che velocemente lo stava portando alla morte, Haring era preoccupato. Tuttavia quella preoccupazione lasciò spazio a una forte ammirazione: verso la comunità pisana. Non si aspettò quello che stava per accadere: la collettività partecipò attivamente alla realizzazione dell’opera, aiutandolo, incoraggiandolo e accogliendolo. Haring prese una camera d’hotel proprio di fronte al muro e la sera prima dell’inizio dei lavori cenò assieme ai frati del convento la cui facciata cieca avrebbe ospitato l’opera. Lui, laico e in contrasto con gli ideali cattolici, in un momento di forte condivisione con chi vive per la religione. Dietro a un pasto, in un momento di grande intensità.

Nel frattempo la Caparol Center di Vicopisano ridipinse di bianco l’intera facciata e donò le pitture necessarie all’artista. Sul luogo si radunarono curiosi, esperti d’arte, galleristi ma anche street dancer e amanti dell’underground. Tutti lì: a offrire il proprio sostegno. E Pisa divenne per quattro giorni un’appendice di New York. L’artista nel frattempo si meravigliava di come l’opera fosse vissuta dalla collettività ancor prima di essere terminata ed elogiò – nei suoi diari – questa città, a più riprese.

Dopo 4 giorni il murale fu terminato. Ma non gli venne dato un nome. Keith Haring non nominava le sue opere e molte hanno preso il nome dal luogo in cui erano state realizzate. Eppure gli fecero una domanda: quale nome darebbe a un’opera del genere? Lui, ricordandosi dell’aiuto e del sostegno ricevuto, definì quel murale “Tuttomondo”, perché ai suoi piedi, durante la realizzazione, aveva un mondo a disposizione. Il ricordo di quei giorni magici finì pochi mesi più tardi, all’inizio del 1990, quando la morte di Keith Haring rituonò a Pisa. La città perse un figlio adottato dalla collettività.


Keith Haring Pisa
La firma di Keith Haring nel murale Tuttomondo



COME ARRIVARE AL MURALE TUTTOMONDO DI KEITH HARING

Il murale si trova nella Piazzetta Keith Haring, slargo di Via Riccardo Zandonai. È molto vicino a Piazza Vittorio Emanuele II, centro nevralgico della città. Inoltre il corso è distante un centinaio di metri. Vi si può arrivare facilmente in autobus o in treno. Dalle stesse stazioni basterà risalire Via Gramsci e da lì entrare nella piazza precedentemente citata.


COSA VEDERE NELLE VICINANZE

Trovandosi nel centro storico di Pisa si avrà il modo di visitare facilmente le principali attrazioni cittadine. Il simbolo per eccellenza della città, la Torre di Pisa, si trova a circa 1 km di distanza. Lungo il corso, e nelle vie limitrofe, ci si potrà ritrovare difronte a eleganti palazzi e chiese di differenti epoche storiche. Consigliata una sosta nella casa natale di Galileo Galilei.


Il Murale Tuttomondo Keith Haring
Il Murale Tuttomondo di Keith Haring



Articolo scritto: Novembre 2020.
Ultima modifica: Novembre 2020.

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