Visitare Auschwitz-Birkenau sulle tracce di Primo Levi

Nella storia dei campi di concentramento e di sterminio quello di Auschwitz-Birkenau è considerato il più importante. Si trova alle porte di Cracovia e ha visto nel giro di 4 anni la morte di 1.000.000 di prigionieri, la maggior parte ebrei.


Auschwitz Birkenau
Auschwitz, l'ingresso del Campo di Birkenau
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I libri di storia hanno il pregio di fornirci un’esatta cronologia degli eventi e di raccontarci ciò che è stato. Ma non riusciranno mai a trasmetterci le emozioni. Questo limite è colmabile in una sola maniera: andando incontro alla storia, visitando quelli che sono i luoghi in cui la storia si è svolta. Ed è proprio per questo motivo che decisi di visitare il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Un atto dovuto che mi ha permesso di tastare da vicino i drammatici fatti dei primi anni ’40 quando la dignità umana venne lasciata fuori dalle recinzioni del campo.

La visita nel campo è un’esperienza significativa che tocca la coscienza. Si alternano sentimenti di dolore, rabbia, compassione e ribrezzo. Si impara che quella frase “per non dimenticare” è incompleta: andrebbe aggiunga anche l’espressione “per conoscere”. È solo arrivando fin qui, a 60 km da Cracovia, si potrà avere una precisa idea d’insieme. Per questa volta ho deciso di riportare nell’articolo una pagina del mio diario.

Auschwitz
Auschwitz, filo spinato fra i Blocks
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LA VISITA AL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ-BIRKENAU

Oswiecim è il nome polacco di Auschwitz. Ed è un qualcosa utile da sapere, soprattutto quando ci si deve spostare in treno dalla Stazione Centrale di Cracovia per giungere in questa città a 60 km. Ci vuole circa un'oretta, con treni che partono ad ogni ora. D’altronde nella stessa Cracovia sono molti gli operatori turistici che ti vendono il biglietto del treno e quello del campo a prezzi relativamente competitivi.

Auschwitz è diventata una località turistica. Ma di un turismo rispettoso. E il turismo ha portato ricchezza tantoché la stazione ferroviaria è sovradimensionata, molto più rispetto alle altre stazioncine che si incontrano lungo il percorso. Ha uno stile sovietico e invecchierà male, e molto. Non appena si esce da quella stazione ci si accorge come all’esterno sembri un supermercato grande, con una propria tristezza. Ma ci si accorge anche di come la città lì fuori sia piccola e a tratti desolata. Inizialmente ci si sente spaesati e sono solo i flussi turistici e i cartelli a indicare la strada verso il campo di concentramento. Intanto lì di fronte alla stazione delle tavole calde invitano alla sosta per pranzo. Hanno prezzi molto bassi: tanto da permettersi un intero pranzo a meno di 5€.

Per spostarsi dalla stazione al campo di concentramento ci sono tre modi: 1) via bus, perdendo circa 5 minuti di tempo, 2) via taxi, perdendo alcuni zloti in più, 3) o a piedi, impiegando una ventina di minuti. La terza opzione è quella che scelgo. Si percorre dapprima il tratto che costeggia la ferrovia quindi si svolta a sinistra costeggiando quella che un tempo era la vecchia ferrovia, oggi dismessa e lasciata lì come testimonianza. Su quei binari migliaia di persone hanno percorso la strada della morte: e questo è un qualcosa che fa riflettere.

L’arrivo al Campo di Concentramento di Auschwitz è anticipato dalla presenza di centinaia di bus turistici, giunti fin qui da tutta Europa. Facciamo i biglietti. Prima di entrare nel Campo vanno fatte delle precisazioni:

1. Auschwitz è composta da 3 campi, distanti l’uno dall’altro.
2. Nel momento in cui si faranno i biglietti si verrà suddivisi per lingua di appartenenza.
3. L’ingresso al Campo è gratuito, ma la guida è a pagamento.
4. Ognuno è sincronizzato con la guida attraverso una radiolina.

Auschwitz
Auschwitz, l'ingresso al Campo
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La guida turistica che affianca il gruppo parla fluentemente l’italiano. E conosce bene il cinema italiano. Ci fa una precisazione: il film di Roberto Benigni, “La vita è bella” dà un’immagine di Auschwitz non veritiera, aggiungendo che non si può usare un velato umorismo per raccontare una tragedia del genere. Dopodiché siamo davanti l’ingresso: impossibile non alzare lo sguardo verso la maledetta scritta “ARBEIT MACHT FREI” (il lavoro rende liberi). Il tour comincia con alcuni dati sul primo campo: 70.000 persone persero la vita ad Auschwitz I, per lo più prigionieri russi e intellettuali polacchi. Morti per la fame, per le scarse condizioni igieniche, di stenti, di freddo, di malattie o per omicidio. I metodi per uccidere erano diversi, ma i principali erano 2: con la fucilazione o col gas. Una volta compiuto l’omicidio il corpo veniva portato nei forni crematori per cancellare qualsiasi traccia.

Il primo edificio ospitava le mense gli altri restanti 28 blocchi erano utilizzati per i detenuti. Alcuni di questi sono visitabili e utilizzati come stanze espositive (blocchi 4, 5, 6 e 7). Nei corridoi di questi blocchi sono esposte le fotografie dei prigionieri deportati, con la loro data di arrivo e quella di morte. In pochi superavano i 2 mesi, soprattutto nei primi anni. Successivamente c’era chi riusciva a sopravvivere più tempo anche perché le esecuzioni toglievano manodopera. Colpiscono gli oggetti personali dei detenuti. Fra cui quella valigia “Kafka” di Praga: nessun parente dello scrittore, bensì il bagaglio di una famosa suora ebrea. In un'altra sono conservate le protesi in legno e in ferro. Quindi tanti occhiali, barattoli di latta, creme corporee, stoviglie, vestiti e scarpe.

Auschwitz
Auschwitz, la stanza delle valigie


In una stanza molto grande l’odore si fa forte e pungente. Quasi insopportabile. Ospita una teca di vetro lunga una ventina di metri e larga circa tre, in cui sono raccolti un’infinità di capelli. Appartenevano ai detenuti che all’ingresso nel campo venivano rasati. Gli stessi capelli venivano rivenduti come parrucche o addirittura utilizzati per comporre stoffe: a tal proposito una di queste è conservata difronte la stessa teca. Si scende ne sotterranei con le celle di tortura. Alcune di queste erano strette e alte in modo che il detenuto non poteva chinarsi ed era costretto a dormire in piedi. Questi spazi claustrofobici saranno una costante nel campo. E infine a chiudere la visita nel campo 1 sono il muro delle esecuzioni e i forni creatori.

All’esterno del campo si prende una navetta per il Campo di Birkenau a circa 5 km lungo la campagna. Rispetto a quello di Auschwitz è molto più famoso anche perché è qui che si trova quell’edificio sotto cui passano i binari della ferrovia. Venne costruito nel 1941 dagli stessi detenuti, per ospitare un numero maggiore di prigionieri. Le costruzioni in laterizio furono sostituite con le baracche in legno, molto più economiche.
La certezza del campo era una sola: qui si entrava per morire. Può essere visitato interamente, entrando nelle singole costruzioni.

In fondo al campo si trova il memoriale in pietra sotto cui c’è una delle fosse comuni. Oltre restano le torri di vedetta e infine il bosco. Fuggire nel bosco era quasi impossibile anche perché il filo che delimitava il campo dava una scarica elettrica mortale. La guida ci precisa che ancora oggi si trovano resti umani nel bosco, naturalmente impossibili da identificare.

Auschwitz Birkenau
Auschwitz Birkenau



AD AUSCHWITZ SULLE TRACCE DI PRIMO LEVI

Il libro “Se questo è un uomo” è un capolavoro della letteratura del ‘900. Venne scritto da Primo Levi che riversò in quelle pagine tutto il dramma vissuto in prima persona presso il campo di lavoro di Auschwitz Monowitz, meglio noto come Auschwitz III. L’italiano entrò nel campo il 22 febbraio 1944 e vi restò per circa un anno, diventando uno dei superstiti più longevi ad aver vissuto lì. Ne uscirà solo il 27 gennaio 1945, quando l’esercito russo libererà il campo. Una data che è stata scelta, fra l’altro, per celebrare la Giornata Mondiale della Memoria. Grazie al libro sappiamo come era strutturato il campo e la precisa destinazione dei singoli “block” contenuti al suo interno.

Il campo sorse a ridosso di una nuova industria, fatta costruire dai tedeschi per la produzione di gomma sintetica: la Buna Werke. Ma nonostante l’esoso investimento, e le migliaia di morti, la fabbrica non entrò mai in funzione venendo anche bombardata a più riprese dagli alleati. Sta di fatto che Primo Levi la descrisse minuziosamente e con essa tutti i principali lavoratori che si trovava difronte durante tutto quell’anno. Raccontò come la destinazione del campo non era quella di sterminare i prigionieri, bensì di massimizzare la forza lavoro. Se un prigioniero si feriva aveva diritto all’infermeria. Se poi quella ferita destava ulteriori problemi, allora il prigioniero finiva nelle camere a gas della vicina Birkenau, a 7 km di distanza.

Primo Levi fu uno dei 20 sopravvissuti dei 650 italiani giunti lì assieme a lui. Nello stesso campo di concentramento, proprio nel periodo di Levi, era presente anche Elie Wiesel, Premio Nobel per la Letteratura 1986. Fu l’autore del libro “La Notte” e durante quella detenzione perse tutta la sua famiglia.

Oggi il Campo di Concentramento di Auschwitz-Monowitz non esiste più. Fu distrutto nel dopoguerra e venne interamente “mangiato” dalla città in espansione. Ma resta la fabbrica Buna Werke. È stata divisa in due proprietà, entrambi appartenenti a società industriali: la Chemoservos-Dwory SA, produttrice di strutture metalliche da costruzione, e la Synthos Dwory Sp., filiale del Gruppo Synthos SA produttrice di gomma sintetica, lattice e polistirolo ed altri prodotti chimici.

Auschwitz
6° Block
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COME ARRIVARE AD AUSCHWITZ

Il modo più semplice per raggiungere Auschwitz è dalla città di Cracovia: il suo aeroporto internazionale la collega in tutto il mondo. Dalla Stazione Centrale di Cracovia si prenderà il treno diretto a Oswiecim (nome polacco di Auschwitz). In circa un'ora si giungerà alla Stazione di Auschwitz. Da lì si potrà arrivare al Campo di Auschwitz o con il bus navetta, o con un taxi, o a piedi.


COSA VEDERE NEI DINTORNI DI AUSCHWITZ

La città più importante vicina ad Auschwitz è quella di Cracovia. Quasi tutti i visitatori del Campo di Concentramento giungono qui proprio da questa città, vuoi per il suo aeroporto che la collega alle maggiori città del mondo, vuoi per le innumerevoli attrazioni che possiede. A Cracovia è consigliato un tour della città che ripercorra gli anni dell'invasione nazista, in particolar modo una visita al ghetto ebraico e alla Fabbrica di Oskar Schindler.

Sempre nei dintorni di Cracovia si potranno visitare le Miniere di Sale. Sono una rete di cunicoli che corre per centinaia di km sotto terra. La loro particolarità sta nel possedere delle stanze completamente arredate con elementi scolpiti nel sale.


ACQUISTARE I BIGLIETTI ONLINE

Una prenotazione preventiva è sempre consigliata, soprattutto nei periodi di maggior affluenza turistica. Nella migliore delle ipotesi si rischia di ritrovarsi ad attendere diverse ore prima di trovare un posto libero e aspettare in una città in cui non c'è nulla da vedere oltre al Campo potrebbe far perdere del tempo. Sul sito ufficiale sono disponibili gli orari di ingresso al Campo.
Il Campo può essere visita senza una guida solo prima delle 10:00 e dopo le 16:00.

Per acquistare i biglietti online ci si può collegare sul sito ufficiale del Campo.

Auschwitz
Auschwitz, i Blocks



CONSIGLI

Prima di visitare il Campo di Concentramento di Auschwitz consiglio un ripasso della storia. Sia attraverso dei libri, sia con film e filmati d’epoca. Ecco alcuni consigli.

Libri:
- “Se questo è un uomo” di Primo Levi
- “La Notte” di Elie Wiesel
- “Noi bambine di Auschwitz” di Andra e Tatiana Bucci
- “La memoria rende liberi” di Enrico Mentana e Liliana Segre
- “Diario 1941-1943” di Etty Hillesum

Film:
- “Schindler’s List” di Steven Spielberg
- “Jona che visse nella balena” di Roberto Faenza
- “La vita è bella” di Roberto Benigni - “Il Pianista” di Roman Polanski


Un secondo consiglio è quello di visitare il Campo con le guide. Riusciranno a trasformare una visita in un'esperienza. Conoscono molti più aneddoti rispetto a quelli che si possono leggere sui libri e soprattutto hanno avuto a che fare con i superstiti di Auschwitz, raccogliendo le loro testimonianze.

Il terzo consiglio è di vestirsi in maniera comoda e sobria. Comoda in quanto si camminerà, e molto, durante l'intera visita che può durare diverse ore. Mai dimenticare l'acqua.

E infine ultimo consiglio, ma non scontato, è quello di portare il massimo rispetto per questo luogo. Moralmente vietati atteggiamenti ironici e selfie inutili. Inoltre sul sito ufficiale del Campo è stata stilata una lista di regole, consultabile in questo link. Le foto non sono consentite in tutte le stanze e il cavalletto può essere usato solo sotto specifica richiesta.


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Articolo scritto: Febbraio 2021.
Ultima modifica: Febbraio 2021.

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